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4th Forum Contest : 30 ANNI DI GUNDAM !

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view post Posted on 27/1/2009, 17:18     +1   -1
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30 ANNI DI GUNDAM !



SIGNORE E SIGNORI IL CONTEST
PER I 30 ANNI DI GUNDAM
E' PARTITO!!


ecco le opere che parteciperanno!
VOTATE TUTTI!!!!



PER VOTARE ANDATE NELLE DISCUSSIONI APPOSITE SEGNALATE
LE OPERE VANNO VOTATE TUTTE , i voti vanno da un massimo di 10 a un minimo di 5
Basta selezionare il voto e clikkare VOTA



le opere da votare si trovano nella nostra sezione CONCORSI:

http://gonagai.forumfree.net/?f=4181118



le discussioni in cui votare sono precedute dalle parole GUNDAM CONTEST




FANARTS




::maui::

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http://gonagai.forumfree.net/?t=37537029

COSEDIMARCO
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#entry308845608


EMICRANIO


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#entry308845278

YANEZ67

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#entry308844716


Shinji Kakaroth


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(turn a gundam)
http://gonagai.forumfree.net/?t=37495775



RUNKIRYA


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#entry308843762


Rubina71
CITAZIONE

Lassù nello spazio si combatte una guerra fratricida,
uomo contro uomo, fratello contro fratello.
La base bianca è pronta a partire con il suo carico misterioso,
un robot davvero portentoso! Un guerriero valoroso!
pilotato da un ragazzino coraggioso.
Portento della scienza, miracolo della tecnica,
frutto della logica e dell’elettronica, Gundam!
Anche il tuo cuore di metallo soffre a causa
di questa guerra assurda?
I tuoi occhi artificiali versano anche loro lacrime di dolore
per ogni uomo che per questa guerra muore?
Dentro di te combatte Amuro Ray,
vostro avversario il crudele Char!
Buono e cattivo, bianco e nero,
le due facce della stessa umanità!

http://gonagai.forumfree.net/?t=37496717


Reika76

CITAZIONE
PRESENZE
by Reika76
“Amor, ch'a nullo amato amar perdona”

Vorrebbe poter rispondere di sì, ma non ne è certo.

“Chi ama protegge ciò che è caro al suo cuore, più di ogni altra cosa.”

Eppure ha fallito miseramente.

Non avrebbe dovuto farla combattere, mai per alcuna ragione, ma era accecato dall'orgoglio, per un pilota così dotato e promettente , per la sete di vendetta che da sempre lo pervade.
Ed ora cosa resta? L'amarezza della solitudine.

Regola l'acqua sulla temperatura massima, un piccolo prezzo da pagare per ottenere ciò che vuole, lascia che il vapore saturi l'aria rendendola pesante, spessa e non sfugge neppure per un istante all'abbraccio caldo, la testa bassa, le mani appoggiate alle piastrelle.Aspetta che la condensa copra ogni cosa, prima di chiudere la manopola con un gesto secco.
Si avvolge un asciugamano intorno ai fianchi prima di lasciare il piccolo bagno annesso alla sua stanza.
Fa un respiro profondo, apre gli occhi e lei è lì.

Gli sorride come sempre, siede a gambe incrociate sulla sua branda .

"Char, quando la smetterai?"

Raccogliere le parole a formare frasi coerenti è difficile, è così bella avvolta nelle pieghe della tunica oro.
Allunga la mano per poi ritrarla di scatto, se lo facesse finirebbe tutto velocemente, ed ha bisogno di risposte, almeno questa volta, che alleggeriscano il peso che prova dentro.
Quante volte hanno già avuto questa conversazione? Non lo sa più neppure lui. Ciò che è certo è che ogni volta gli lascia un retrogusto amaro che è difficile mandare via.

"Char, a cosa stai pensando?" E' lei a tendersi verso di lui questa volta.

E' il suo profumo a colpirlo come uno schiaffo, così caldo e vivo, com'è possibile?
L'aroma del gelsomino misto a quello della sua pelle. Impossibile da dimenticare.

Chiude gli occhi sperando di riaprirli su un futuro diverso da quello in cui si trova. Dove c’è ancora spazio per lei.
Ma quando lo fa, nulla è cambiato, e allora non esita più, anche se sa con assoluta certezza che ciò che sta per dire metterà fine al loro incontro, esattamente come è stato per i precedenti.

E' fissandola negli occhi di liquido azzurro che pronuncia quella che sa essere la sua, la loro condanna:

"Perchè Lalah, perchè l'hai fatto?"

I contorni si fanno sfuocati, così come il vapore si disperde, anche la esile figura va svanendo, non senza avergli prima regalato un ultimo sguardo carico di sentimento.

"Perchè ti ho amato Char"

Char Aznable,l'invincibile cometa rossa, stringe i pugni mentre il dolore di nuovo lo schiaccia, perchè sa che il dramma sta tutto in quel verbo al passato.

“A chi più amiamo, meno dire sappiamo.”

Ed ora è tardi per le parole, tutto ciò che resta di lei, della sua presenza è l’ aroma di fiori che riempie la stanza.


http://gonagai.forumfree.net/?t=37496685


JOHN MURDOCK
CITAZIONE
TRA LE STELLE
Pat all’anagrafe faceva Guy Lemarchand. Quel suo alias non era l'abbreviazione di “Patrice”.
Era nato durante l’OYW in una colonia così periferica che del famoso conflitto i suoi residenti conobbero più il timore che l’orrore. Molti giovani locali erano partiti per il fronte terrestre, ma rientrando quasi tutti. E questo aveva convinto Pat di far parte di un Side speciale, e che se si fosse trovato nell’ambiente adatto alla sua “vera natura” ogni traccia residua di dabbenaggine sarebbe svanita. Tutta colpa di un paio di lezioni sulla Teoria dei NewType all’ultimo anno di scuola... Che certe cose fossero infatti solo il prodotto di leggi universali come la Statistica e la Fortuna, no, non lo tangeva proprio. Finché non fu l’ora di darsi da fare, e mille aspettative di gloria, e il suo Nobile Spirito, finirono in quel nomignolo. Patata.
Le selezioni attitudinali lo destinarono al supporto logistico, e i suoi tempi di adattamento alle operazioni a Gravità Ridotta risultarono più lunghi della media. Forse non era proprio vero che nascere nello spazio bastasse a far di te un Amuro Rei… Ai corsi di aggiornamento, però, si distinse sempre bene, inclusa la volta che a fargli da istruttore ci fu il famoso Astonage, uno che aveva dato del tu a gente come Quatro e lo stesso Amuro. Per questo gli si aprirono le porte, o meglio i ponti, della Haydn, un incrociatore federale che dicevano fosse la mitica Albion rimessa a nuovo. Incarico che gli fu prezioso due volte: nello spirito, spingendolo a dare il meglio per non disonorare un luogo che vide all’opera Nina e Moura nell’epico inseguimento a Delaz e Gatoh, e poi nel fisico, perché i Ponti di lancio erano così distanti che per raggiungere l’uno dall’altro si faceva delle gran sudate malgrado i classici nastri di scorrimento alle pareti.
E sulla Haydn trascorse 5 anni. A combattere. Disarmato. Combattere con lo spazio e col tempo. Trovando posto nella stiva di stoccaggio già ingombra di materiali e munizioni per altri materiali e munizioni; e assecondando quegli ufficiali che ti ordinavano di svolgere certi compiti nella metà del tempo di cui umanamente avevi bisogno. 65 voli, 22 battaglie, una media di 3 interventi al giorno; il più difficile dei quali fu arginare il vasto incendio nel ponte di tribordo dopo l’atterraggio di fortuna di un G-Fighter. Il pilota inesperto e sotto shock non aveva sganciato le armi né inviato la richiesta di ricovero d’emergenza in tempo perché il portellone s’aprisse del tutto; pagò con la vita, rischiando pure di portarsi dietro Pat e 8 compagni di reparto.
Nei turni di riposo, l’immagine di quel meteorite di fuoco e titanio che solcava improvvisamente l’hangar gli appariva ancora di quando in quando, e allora solo i sonniferi potevano farlo riposare. Una cosa proibita dai regolamenti. Nel laboratorio della Sala Riunioni c’era un motto: “L’ingegno non muore mai”; sul muro dello spogliatoio della sezione logistica qualcuno aveva scritto a pennarello “L’ingegnere non dorme mai”. Vero: sei sempre richiesto, perché c’è sempre qualcosa da riparare o adattare, e a volte d’urgenza. Urgenza vitale. Valvole, circuiti, caricatori; persino tubi e lampadine. Sempre pronti ad accorrere. Sempre. Ma riflessi appannati ti rendono impreciso e nervoso: quando c’era da riposare, bisognava riposare; e Pat lo sosteneva deciso. Anche se, come in questi casi, era solo una scusa per la sua incapacità di domare lo stress.
La Haydn era di rado in prima linea. Era tenuta a disposizione per supportare le avanguardie quando avevano difficoltà, e per l’attacco in massa quando avevano successo. Una posizione che però assommava spesso all’ansia di prender parte a operazioni disegnate da strateghi poco affidabili, anche un certo senso di frustrazione per il ruolo di eterna spalla, talora addirittura di spazzini quando non d’intrufoloni superflui e privilegiati… A bordo il ricambio dei piloti di MS era molto alto: tantissimi stavano lì solo il bimestre obbligatorio e si facevano trasferire in cerca di occasioni migliori. “Un soldato è prima un uomo e poi un eroe” era un bel motto: peccato che un pilota dalla bassa autostima non abbia mai reso buoni servizi. Chiaro: vai a sparger morte sulla tua stessa bara meccanica! Se non ti gasi un poco, esci di testa. E Pat aveva detto ciao e addio a decine di ragazzi e ragazze, avendo cura dei loro mezzi e sopportandone reclami e superbia. Alcuni di loro gli furono quasi amici, al punto da fargli sperare di poter sottrarre qualche componente di prima scelta per installarlo sul loro MS potenziandolo, altri gli furono così odiosi da sognare di lasciargli allentata quella certa connessione di sicurezza.
- E tu non vorresti emergere? Sì umiltà e timore, ma…davvero non sogni la grande occasione, Pat?
- Eh, devi esserci tagliato.
- Ma se sotto i riflettori sei un drago…!
Pat colse l’allusione e spintonò via bonariamente l’interlocutrice. Che poi era la vicecomandante dell’Haydn, donna bella e chiacchierata: dal suo essere figlia di un ex-asso zionista, al suo continuo litigare con lo Stato Maggiore, alle misteriose imbottiture del suo reggiseno; entrò nelle grazie di costei pian piano fino alla sorta d’amicizia in corso. Qualche favore, qualche sorpresa, qualche battuta rispettosa. Poco ma bene. Fino al giorno che la tolse proprio dai guai. Accettando di sostituirla in una riunione sui profughi. Lei doveva partecipare, ma era accaduto qualcosa, così lo pregò quasi in ginocchio di darle il cambio. Non era un capriccio o pigrizia e timidezza, e Pat non rifiutò. Così, mentre l’intrepida vicecomandante si lanciava nella sua impresa segreta, 80 kg di patate affette da panico da palcoscenico affrontarono una platea di varia e famelica autorità. La donna riuscì clamorosamente nella sua impresa d’emergenza; idem Pat.
Rimasero in contatto anche dopo il trasferimento di lei sull’ammiraglia della flotta (una promozione che nessuno dubitava le sarebbe presto toccata). E Pat non dubitò mai che quei 2 minuti d’applausi grazie a lei fossero stati la sola e vera Grande Ribalta della sua vita. Sì: il successo e il protagonismo gli erano sfrecciati davanti, ne aveva avuto un assaggio.
Come quando quel G-Fighter…
Sull’Haydn Pat aveva vissuto alcuni momenti importanti. Show e incendio a parte, vi aveva ricevuto la notizia della morte del padre, e consumato un’appagante relazione di oltre un anno con un’addetta alle mense.
- Meriti tante belle cose…
- Al massimo, l’occasione d’essere d’aiuto, và.
Ribatteva sempre così al ritornello. Trincerato dietro il ruolo sociale e la certezza che chi lo giudicasse bene giudicava male. L’avevano mai visto rimediare figuracce in classe? Litigare per un parcheggio? Abbuffarsi di snack? Sfuggire ai mendicanti? Sbuffare alla vista di un MS fresco di riparazioni che rientrava ridotto a rottame dopo aver combattuto una battaglia eroica ed emozionante? No. Ma lui lo aveva fatto. Si era visto farlo. "Che mondo sarebbe se cose importanti si richiedessero e premi si conferissero a gente così mediocre?"…
Discorsi che sentiva nel cuore, e che la sua ragazza non sopportava, considerandoli miserabili ed egoistici. Specie con un intero Sistema Solare da sgomberare di ciurme piratesche, revival zionisti, e autoproclamati conquistatori illuminati!
- Quando tutto l’equipaggio della WB si è armato per respingere i commandos di Ral tu ti saresti nascosto?!
- …No. Ma avrei dovuto forse, perché mi sarei preso senz’altro una palla qui e basta!
Di lì a poco era sceso il gelo fra loro due.
“Ingranaggio”, riusciva a pensare alla soglia del sonno. Rivedeva il maestro di meccanica, e le sue filosofie, che l’energia e gli ingranaggi hanno la stessa importanza nel funzionamento delle cose…ma poi la classe veniva spazzata via dall’asteroide di fuoco, il cuore impazziva, e la mano correva al tubetto di pillole.
All’alba di quel 2 marzo, una vibrazione intensa scosse la cuccetta di Pat; destatosi a galleggiare e pur tra le nebbie del sonno e della sorpresa, capì che il disco gravitazionale si stava fermando. Si vestì cercando di ricordare i dettagli della manutenzione dell’impianto, mentre il suono dell’allarme si faceva strada nel dormitorio.
Uscito, non trovò maniglie disponibili sul nastro trasportatore, indice che molta gente stava già percorrendo il corridoio. Cominciò a slanciarsi lungo le pareti come sott’acqua. A un collega che lo bloccò per chiedergli dove fosse stato fino a quel momento e dove fosse diretto ora, biascicò qualcosa sul disco rotto e la necessità di ripararlo presto, ma il primo lo scrollò subito perché si rendesse conto che la Haydn si trovava sotto attacco, in mezzo ad un’imboscata. Pat basito chiese chi avesse potuto e come fosse possibile, ma lasciò perdere immediatamente: era un genere di domande superflue per un tecnico. Non contava chi né come mai. Contava il danno fatto. A loro rimediare, sì, e presto. Presto.
I dischi gravitazionali stanno nei punti più bassi dello scafo delle navi, e ruotando ad altissime velocità generano quel minimo di gravità che consente la calcificazione delle ossa all’equipaggio e un ridotto galleggiamento d’oggetti e suppellettili. Non essendo proponibile l’impiego di un solo disco grande come l’intero vascello, ve ne sono numerosi divisi in zone. Era anche la ragione per cui molte navi hanno il noto aspetto modulare sgraziato. Ovviamente, i nemici di solito ti attaccano proprio dal basso per gettare improvviso scompiglio nei ponti superiori togliendoti la gravità.
L’attacco di chissà chi malgrado il quadrante pattugliato fosse stato definito tranquillo, aveva coinvolto la Haydn e la Maito, cui la prima faceva da scorta verso la Luna. Pat si ritrovò assegnato proprio al ponte di tribordo; quello per il rientro e il ricovero dei mezzi. Dapprima si dedicò ai carrelli degli attrezzi, quindi alla consolle delle gru, infine alle piattaforme idrauliche. Fra un cambio turno e l’altro, fra un’occhiata al portellone e l’altra, ebbe qualche informazione su cosa accadeva fuori.
- La nostra guarnigione è uscita quasi tutta in supporto alla Maito; tre MS stazionano sopra i ponti maggiori a nostra difesa, e il timoniere manovra per allontanarsi, così il fronte nemico s’allunga e assottiglia…
- E noi qui sopra chi abbiamo?
- Credo Tracker, col suo Nemo.
- Male. E’ più lento e potente dei GM: se lo beccano ed esplode, di sicuro ci scoperchia l’hangar…
- E’ un duro: vedrai che se la cava liscia, Pat.
- Sarà. Senti, vediamo di mettere al massimo l’aerazione, qui dentro: evitiamo di accumulare gas combustibili nel caso d’intrusioni, ok?
- Fallo tu, io devo correre alle munizioni.
- E in quanti restiamo qui?!…
Non ebbe risposta dal collega già diretto al condotto per il Ponte di lancio. Mentre saliva la scaletta, udì nel comunicatore portatile l’ordine di disporsi a ricevere un GM della Maito. Per esperienza, era sempre una seccatura in più offrire riparo a soldati e mezzi di altre navi, diversamente abituati e spesso sconosciuti. Un collega si lamentò che era già il 3° su 4 arrivi, come se Haydn e Maito si stessero scambiando gli equipaggi. La luce azzurra che annunciava l’apertura del Main Lock cominciò a ruotare; Pat calcolò di avere tutto il tempo per finire la doppia scalata fino ai controlli secondari dell’aeratore e salì, dal condotto di fuga detto “la trincea” (che circondava le piattaforme idrauliche di contatto ai lati della pista e che fungeva appunto oltreché da riparo per i tecnici e i piloti diretti ai mezzi o alle uscite, anche da zona di pausa, con la sua brava tappezzeria di graffiti vari, cassette mediche e giornalini) fino al camminamento sopraelevato che correva lungo la parete verso il Lock; si tirò sul volto la maschera protettiva e i tappi speciali, allacciando stretti i guanti. Aggrappato al corrimano e con la tuta sbattuta dal risucchio montante, destò la consolle dallo stand-by mentre il GM ospite metteva il muso sfrangiato nell’hangar 15 metri più avanti. Lo guardò passare constatando con sollievo l’assenza di fiamme vive; sperò comunque che chi manovrava la rete d’accoglienza contro cui si sarebbe appoggiato per frenare e posarsi sulla piattaforma fosse particolarmente delicato, dato che la sua SpryGun non sembrava sicurata, e sbattendo al suolo avrebbe potuto far partire qualche colpo. Era già successo.
Come sospettava, malgrado il risucchio dell’apertura la percentuale di metano ed elio stantia era alta, così cominciò ad evacuarne più possibile dai soffioni.
“Speriamo che Tracker lassù non si spaventi”, pensò figurandosi l’MS verde-blu sobbalzare come un bambino sorpreso dai geyser artificiali del baraccone dei brividi al Luna Park.
- Pat mi senti? Perdiamo pressione, che fai? Passo.
- Faccio fare il ruttino alla piccola. Perché non cominciate a chiudere il Main Lock invece? Passo.
- Vieni giù, abbiamo problemi col nuovo arrivato della Maito: dice di riparargli veloci il GM e tenere aperto perché “lui deve assolutamente ripartire subito” ad aiutare non so che amico suo…
- Eh?!
- Jeff sta provando a spiegargli come funziona qui, ma quello pianta rogne…!
- E fallo parlare col ponte di comando, no? Passo.
- Non ho nessuno agli InterCom… Siamo 5 qui, te compreso…
- Diavolo!… Senti, ne ho io uno qui. Intanto tu chiudi il Lock, e se quello reclama dì che è automatico. Chiudo.
Dall’InterCom non vennero buone notizie: l’operatrice Ella gli riferì dello scontro variabile, dei sistemi difensivi commutati sull’uso manuale per consentire al computer centrale di non perdere i fari radar di riferimento, compromessi dalla quantità di particelle Minovski disperse, e i danni localizzati ma significativi che stavano impedendo l’invio di tecnici di supporto al suo e agli altri hangar. Figurarsi se con un tale bollettino fosse possibile far rapporto e chiedere istruzioni per un fighetto della Maito che voleva tutti al suo servizio.
- Jeff, eccomi, lascialo a me… Ascolta bene, pilota: o ci dai mezz’ora per il tuo GM o t’infili in quel corridoio fino al settore 11, quello di lancio, e ti fai dare un altro mezzo.
- Mezz’ora?! Stellan non può resistere da solo! È contro Archangel che si sta battendo!…
Stupore stranito dei colleghi, ma Pat si calò nella parte e troncò il nodo di Gordio.
- Così è lui il nemico… Beh, che aspetti? Vai al ponte 11 e dì loro che ti mando io! Sono Hill detto “Diavolo” Stetson. Vai; vai!
Quello esitò, poi disse grazie e s’infilò di foga nel condotto. I compagni basiti gli chiesero di cosa parlava.
- Sono all’oscuro come voi, ma ora non pensate più al grintoso capellone che sbucherà in mensa gridando che lo manda “il diavolo stesso”, e piuttosto cominciamo subito a sgomberare quel rottame di GM dalle piattaforme stoccandolo sulla parete, dai.
- Sembrava sapesse quel che diceva…
- Oh, anch’io lo penso, Jeff. Solo che con la Haydn da salvare, non possiamo certo star dietro alle gare onorevoli di bravura dei nuovi Amurini e Charini di turno.
La benna componitrice abbrancò il GM e lo portò a contatto con la fascia elettromagnetica della parete sinistra, lasciandovelo appeso. Il Main Lock frattanto si chiuse.
- Che hai sentito all’InterCom, Pat?
- Plancia nel caos, tutti che vomitano…3 batterie ko e la corazza di ceramica di babordo in via di distacco “a puzzle”. Capisci?
- Mh…O scappare o schermarsi col fianco sano…il nostro.
- Infatti il timoniere manovra per inclinarci.
- Addio dischi.
- E se Tracker lassù è ancora vivo, lo richiameranno: prepariamoci a veder quella parete riempirsi di bugnoni.
- Ci sono agganciati i 2 container dei ricambi: magari...resiste di più…
- Vedremo, Jeff. Vedremo. Dai, mettiti tu alla Main Control Room.
- Roger.
I secondi passavano lentissimi, e il semi-galleggiamento, anche utile spostando carichi pesanti, cominciava a dar la sensazione di muoversi in un sogno. Di quelli brutti, e stupidi, e…che si spera sempre che non cambino registro di colpo diventando incubi.
“Possibile? L’ultimo volo della Haydn… L’ultimo volo mio…?”
- Pat! Messaggio dalla plancia! Se ho capito, c’è un Gundam Mark II della Maito qui fuori che…non so se deve… Pat…
- Come? Adesso?… Jeff, fatti conferm...
Mentre già cercava con lo sguardo il portellone, un tuono scosse l’hangar; veniva dalla parete, dove uno dei container appesi si sganciò per un attimo, restando appeso storto e poggiato contro il vicino, due metri sopra la consolle degli aeratori e l’InterCom usati prima. Una vertebra del collo, una del bacino e il ginocchio sinistro di Pat urlarono di dolore quando l’onda d’urto lo raggiunse buttandolo contro il bordo della trincea che aveva cominciato a salire, lasciandolo dolente e spaventato.
Il suolo tremò per un’altra esplosione più lontana. Il suono che ne proveniva rivelò che il disco di gravità del loro Ponte era sotto sforzo massimo. Gli attrezzi d’una cassetta si riversarono in aria come saette d’argento e le gru roteavano e ciondolavano impazzite. Perché ancora nessuno ordinava l’evacuazione?!
- Pat? Paaat!
- Qui… Sono...qui... Jeff, dove sei? E gli altri?
- Quassù, Pat! Gli altri li vedo, sembrano tutti bene… Ma l’impianto radio è saltato del tutto… E non so più se devo aprire il Main… Se Tracker cerca riparo…? Passo!...
Paura e dolore toglievano il fiato a Pat riverso nella trincea. Strinse i denti, socchiuse gli occhi e contrasse i muscoli delle cosce, slanciandosi verso il bordo della pedana e la scaletta. Udiva, in mezzo all’acufene, un soffio come di bombola o conduttura danneggiata; qualcosa nel profondo lo costringeva a precipitarsi verso la consolle della parete, mentre un angolo del cervello gl’ispirava l’immagine che da un istante all’altro un secondo demoniaco rintocco alla parete si sarebbe abbattuto, con chissà che esiti per lui che la percorreva.
Già: magari il Gundam non meritava né richiedeva di entrare…ma se le comunicazioni erano saltate e il Nemo di Tracker rimasto a difendere il loro Ponte in quell’inferno voleva cercare riparo?… Tracker… Un ragazzo d’oro… Presto!
Uno slancio; un altro. Il rombo del disco era oramai così esasperato da giungergli malgrado la distanza dal suolo. La schiena era un’incudine battuta, e stava perdendo sensibilità ai lombi… E poi l’attesa per quel colpo alla parete accanto…che forse si sarebbe piegata fino a schiacciarlo contro la balaustra…o forse si sarebbe squarciata vomitando nell’hangar un nuovo asteroide di fuoco…
Ma ecco l’InterCom! E l’aeratore.
- Plancia, qui Ponte 2… Impossibile operare, fateci evacuare; ripeto… Ella? Ella! Ella, ti prego, rispondimi!… Non lasciateci qui!…
Il fruscio indicava che c’erano comunicazioni in corso, chissà di chi, chissà per chi. E ora?
Pat sospirò, con un rantolo mozzato. Si girò. Sia Jeff alla Main Control Room sia gli altri tre compagni avevano il tunnel di fuga a portata; e Pat si convinse che fra le mille vibrazioni inconsulte che percepiva c’era qualcosa simile ai passi di un MS oltre il soffitto…
“Apri”, fece a Jeff con un ampio gesto, e abbracciò la balaustra irta di graffi. “Ma sì, in fondo chi diceva che là fuori sia un inferno? Se il colpo di prima era uno isolato… Se il timoniere ci ha portati fuori mischia… Se la Maito è all’altezza… Se lì fuori c’era questo mitico Stellan, nuovo eroe… Perché fare tante tragedie?!” Con uno stupido sorriso sulle labbra, Pat guardò il Main Lock socchiudersi, intravide la striscia nera dello spazio e cominciò a lasciarsi scivolare verso il buio dell’incoscienza dal dolore. Di colpo una granata detonò ad apertura in corso, producendo un botto stordente e una vampa accecante. Sorpresa e risucchio crescente fecero cadere Pat, ma una botta agli stinchi sul bordo della trincea ne spezzò la caduta, consentendogli per la ridottissima gravità di ripararsi il capo salvandosi. L’ennesima onda di adrenalina gl’impedì di svenire, si drizzò e percepì enormi masse muoversi sulla pista aldilà delle piattaforme.
Un Gundam e un Hizack erano penetrati, battagliando e inseguendosi, nell’hangar. Non parevano badare ad altro che non fosse il proprio rivale, colpendo con furia e maestria. Beam Saber e Heat Fork si scontrarono 2 volte, poi entrambi balzarono e al terzo impatto generarono scintille che incendiarono l’elio accumulatosi sul soffitto. La fiammata travolse entrambi scagliandoli al suolo ai lati opposti dell’ambiente, restandovi seduti come in punizione o esausti, sotto la pioggia d'estintori. Pat si chiese se i due piloti fossero vivi, ma di colpo il mitra Gatling sul cranio del Gundam fece fuoco alla cieca, e l’Hizack armeggiava con la rastrelliera di Hand Granades che aveva sul fianco. La fiammata doveva aver bruciato ad entrambi le telecamere e i due nemici irriducibili cercavano ora di colpirsi “percependosi” chissà come.
Il punto era che l’esplosione di un MS avrebbe coinvolto l’altro, disintegrando l’hangar, polverizzando il Ponte, e segando in due la Haydn.
I bossoli dei colpi schizzavano dappertutto, lenti ma capaci comunque di frantumar ossa, e Pat s’accucciò nella trincea urlando.
- Jeff, stacca i magneti, staccali subitoo!
L’intero hangar parve avere un sussulto e le luci lamparono, mentre dalle pareti cominciarono a piovere tutti i carichi sospesi. Il GM appena stoccato cadde sull’Hizack, e i containers di destra sul Gundam, lasciandolo a finire le cartucce contro il pavimento fra le sue gambe disarticolate.
Pat ancora tremante contò fino a 6, e s’inerpicò sulla parete della trincea fino ad ergersi sulla pedana idraulica allagata di bossoli. Due colleghi lo imitarono nei pressi dell’Hizack. Ridicoli e vincenti come morti viventi di serie C. Pat colpì due volte il comunicatore sperando di non averlo fulminato.
- Pat sei vivo? State bene?
- Jeff… Blocca il Main Lock, vuoi? Squadra! Tiriamo fuori questi due…questi due.
Presi, li condussero alla stanza di controllo secondaria, entrambi tenuti sotto minaccia di TaserGun, sia l’asso della Maito, sia il temibile campione aggressore. Che poi era una ragazza.
Stellan e Archangel, gli eroi designati, col loro aspetto battagliero, stessa fiera determinazione a brillare negli sguardi.
- Ora fermi qui; vi ripariamo i MS, e sparite subito. Chiaro?!
Volevano obiettare, ovviamente, specie Stellan convinto di aver perlomeno catturato la rivale.
- Eviterò il rapporto su come la vostra scriteriata condotta abbia messo tutti in pericolo, ma non voglio obiezioni. Ok!?… Squadra: l’ultimo sforzo, dai.
Sgombrarono, aggiustarono, e si rappezzarono; i tecnici residui del Ponte 2 della Haydn che volava chissà dove e chissà in che stato.
Soprattutto intervenire sull’Hizack dalla doppia antenna e dalla livrea inconsueta fu difficile, ma Jeff ebbe l’idea di trapiantargli un blocco ausiliario del GM. Audace; irregolare. Funzionò.
Ogni tanto Pat gettava lo sguardo oltre il lastrone dell’improvvisata cella d’onore. I due erano rimasti a fissarsi con ostilità per un po’, e poi avevano preso a scambiare qualche frase altera e convinta. Quando vennero liberati e raggiunsero i rispettivi abitacoli sulle catapulte d’emergenza non dissero nulla, frustrati per l’esito e la figura ottenuti, ma probabilmente di qualcosa si erano resi conto, visto che indirizzarono allo staff di Pat un saluto sull’attenti prima di farsi inghiottire dai ventri meccanici dei loro mezzi. E partire sparati nella notte spaziale.
“Che tipi: il genere di scemi teatrali che non saranno mai felici neanche vincendo una guerra da soli. E tu, Pat? Sarai mai felice tu?… Magari. Più o meno.”
Come immaginabile, i condotti d’emergenza erano bloccati, ma il destino prepotente non aveva più bussato alla parete, così non restò loro altro che attendere la fine del viaggio, forse la Luna, o magari una stazione della Anaheim, per poter rivedere il resto della ciurma e lasciare quell’hangar.
Ore, che trascorsero cantando assieme qualche hit, discutendo di donne, di baseball, anestetizzando meglio possibile piccole ferite e dolori. Più o meno grandi, più o meno importanti, anche loro.
John Murdock



http://gonagai.forumfree.net/?t=37496443



GRANDE BLU
CITAZIONE
Messaggio in Bottiglia
di Grande Blu (Vanna)

Dedicato ad Aster, Debris e Gemini.

Questo messaggio è per voi, umani della Terra o sparsi nella galassia. E so che un giorno potrete decifrarlo.
Il mio popolo incontrò per la prima volta la vostra specie in quello che chiamate anno 79 dell’Era Spaziale, proprio nel bel mezzo della “Guerra di Un Anno”.
Era la prima volta che incontravamo creature composte di materia, e questo destò grandissima curiosità. Invisibili ai vostri occhi, ci muovevamo tra voi, osservando ogni aspetto della vostra vita.
Per i miei simili eravate solo un’esotica curiosità che progettava foschi piani per il proprio futuro. Ben presto si stancarono di osservarvi, e liquidarono il conflitto fra voi come “una mortale bizzarria da materia vivente”.
Io non ero d’accordo, perché avevo scoperto similitudini straordinarie fra i nostri popoli.
Diversamente da voi, noi non siamo di materia. Potremmo dire che siamo energia vivente allo stato solido.
Tuttavia anche noi definiamo il nostro popolo con un nome.
Voi siete Federazione e Zeon, noi siamo Yeb.
Gli individui della vostra specie, come nella nostra, si dividono in maschi e femmine.
Nella vostra società, ogni individuo è distinto dai suoi simili da un nome: Amuro Ray, Char Aznable.
Lo stesso avviene da noi. Io sono una femmina, e mi chiamo Tyyl-Nak.
Con questi punti in comune, mi sembrava importante proseguire la ricerca. A dispetto delle enormi differenze.
I vostri corpi agiscono grazie agli ordini impartiti dalla mente. Il pensiero diventa movimento.
Nei nostri, il movimento è contemporaneo del pensiero. Anzi, potremmo dire che il movimento è pensiero.
Non solo, ma noi non abbiamo bisogno di suoni o parole per comunicare. E’ sempre il pensiero, a raggiungere la mente dell’altro, a toccarla, e sempre con il pensiero esprimiamo emozioni, avvolgendo parzialmente o totalmente il nostro interlocutore.

M’incuriosiva molto il fatto che, nonostante foste un popolo solo, proveniente da un unico pianeta, vi scagliaste gli uni contro gli altri tanto ferocemente. E i progetti per l’immediato futuro di alcuni fra voi erano persino più inquietanti del vostro accanimento a combattervi.
Studiai il vostro pianeta e la sua storia, e compresi che quanto vi accadeva oggi aveva fortissimi legami con il vostro passato.
Il motivo delle vostre guerre era sempre uno: denaro, potere e un dominio il più vasto possibile.
Era molto difficile per me capire le vostre ragioni, ma dovevo riuscirci ad ogni costo.

“Non ti sei ancora stancata di giocare con gli esseri di materia?” Sobbalzai, quando questo pensiero beffardo e un po’ altezzoso toccò la mia mente. Ero così concentrata, che non avevo percepito sopraggiungere il pensiero, né chi lo aveva formulato.
YY-Mok…
“A dire il vero, Consigliere, se voglio partecipare alla prossima seduta del Consiglio in difesa degli umani, devo sapere tutto su di loro!”
Il mio pensiero era ironico e falsamente ossequioso ma YY-Mok non se ne curò. Anzi, la cosa lo divertiva. Compresi che era identico ai maschi umani, quando sollevano un angolo della bocca in un’espressione tra il compiaciuto e il beffardo… L’avevo vista spesso sul viso di Char… Incredibile analogia…
Persa in queste considerazioni, continuai a cercare. Sentivo la presenza di YY-Mok dietro di me, a distanza costante.
La White Base compiva le manovre di avvicinamento alla Terra. La seguii, accorciando le distanze man mano che si preparava all’atterraggio.
La flora e la fauna terrestri distolsero la mia attenzione dall’astronave, e gironzolai per tutto il pianeta. Non c’era fretta, l’asse temporale della materia è un miliardo di volte più lento rispetto a quello dell’energia.
Quando tornai l’equipaggio era appena sbarcato. Le risa di Letz, Katz e Kikka attrassero la mia attenzione… Stavano correndo nelle vicinanze dell’astronave, guardando tutto e toccando tutto, seguiti da Haro…
Fraw aveva trovato i bambini, che tutti fieri le mostravano le loro scoperte: sassi, foglie, fiori… Haro si era allontanato, quindi potevo esaminare da vicino quel congegno. Era straordinario, perfino Amuro che lo aveva costruito, probabilmente, ne ignorava ogni potenzialità… Ma io le conoscevo, e le avrei messe alla prova…
Scivolai davanti a lui, e lui si fermò. I suoi occhi meccanici sembravano fissarmi. Avrei voluto sfiorarlo con la mente, ma sapevo che lo avrei distrutto… Il minimo tocco di una creatura d’energia, come noi Yeb, sovraccarica gli apparecchi elettronici, perché la nostra energia vivente è incompatibile con le vostre fonti energetiche.
“Continui a giocare… Non ti spaventa cosa progettano le due fazioni?”
Di nuovo il pensiero di YY-Mok mi aveva colto alla sprovvista. A volte, YY-Mok riusciva a irritarmi. Esattamente quanto Amuro riusciva a irritare Fraw, o Sleggar Mirai… E il bello era che tutti e tre se ne infischiavano! Ma… Avevo trovato un’altra somiglianza!
Resa euforica da questo pensiero tornai a scrutare Haro, che non si era mosso, e continuava a fissarmi… Dovevo stare attenta ad analizzarlo delicatamente, senza danneggiarlo con la mia energia…
“Analizzare le cose da fuori, Tyyl-Nak, non ti farà trovare un mezzo per salvare gli umani!”
Questa volta, YY-Mok ottenne tutta la mia attenzione.
“Hai ragione. La mia analisi è superficiale.” Istantaneamente ero di fronte a lui, che era rimasto nell’orbita alta del pianeta.
“Non basta guardare le cose da fuori… Bisogna trovare un modo per guardarle dall’interno… Devo interagire con l’equipaggio della White Base! Grazie per la soluzione!”
Raggiante, mi rituffai verso la Terra. Ma questa volta YY-Mok mi seguì e affiancò.
“Perché devi interagire con gli umani della White Base?”
“Perché gli incrociatori di Zeon sono troppo lontani, e non c’è tempo da perdere!”
“Non puoi entrare in un essere senziente!”
“Lo so perfettamente, ma non posso neppure entrare in una pianta! Le piante terrestri sono ancorate al suolo, non se ne vanno in giro per il pianeta!”.
Un’idea si affacciò alla mia mente. Avevo involontariamente accelerato, ed ero passata in testa. Mi fermai di colpo, ruotai su me stessa, e avvolsi parzialmente YY-Mok con il pensiero, bloccandolo al mio fianco.
“Gli animali, YY-Mok! Qual è la posizione del Consiglio sugli animali della Terra?”.
Ponderò la domanda per un attimo:
“A parte delfini, elefanti e balene, gli altri possono essere usati come tramite.”
“Grazie!” Mi volsi di nuovo verso la Terra e continuai la mia corsa alla massima velocità.
“Dove vai?”
“A cercare un animale diverso da elefanti, delfini e balene!”

Affinai le mie percezioni, in modo da scoprire un animale adatto il più velocemente possibile. Finalmente captai un debole pensiero che era lanciato all’intorno, muta richiesta di aiuto. Un cane…
Lo raggiunsi. Scivolai davanti ad una vecchia femmina, quasi cieca, che sbatté le palpebre al mio apparire. Denutrita, con alcune patologie dell’età e altre malattie, cercò di uggiolare e muovere la coda. La tranquillizzai e le ordinai di dormire.
A differenza delle macchine, la nostra unione con un essere vivente è per quest’ultimo un vero toccasana. Le creature che scegliamo come tramite nelle esplorazioni riguadagnano salute e pieno benessere. In alcuni casi perfino la giovinezza perduta.
Accarezzai la bestiola con la mente mentre mi univo a lei. Mi cedette spontaneamente ogni controllo. Risanai il corpo da ogni malattia, gli ridonai vigore, poi le chiesi se voleva dividere con me il controllo di se stessa. Abbaiò vigorosamente e si mise a girare in cerchio, inseguendosi la coda.
Noi Yeb non dominiamo. Noi coesistiamo.
Mi dava il suo consenso a farla ritornare giovane, agli inizi dell’età adulta? Emise un unico latrato e si accucciò. Incominciai il processo di rigenerazione.
Nel frattempo le spiegai di cosa avevo bisogno.
Appena terminato la cagnolina, riconoscente, iniziò una folle corsa verso la mia destinazione. In breve fummo davanti alla White Base.
Con brevi latrati attirammo l’attenzione dei bambini. Kikka sembrava spaventata, e si nascose dietro a Fraw. Letz e Katz facevano a gara nel lasciare all’altro l’onore di avvicinarsi per primo…
“E’ solo un cane! Non c’è niente di cui aver paura!” disse Amuro. Al suono della sua voce, l’immagine di un amatissimo padrone incominciò a riemergere dalla memoria della mia tramite. Amuro era in uniforme, e la sua immagine si sovrappose, nella testa della bestiola, a quella di un giovane ufficiale… Corse verso di lui, facendogli le feste, e cercando in ogni modo di ottenere le sue carezze… Amuro stranamente non si fece pregare… Oh Infinita Immensità, era poco più di un bambino…

Un colpo mentale ad alta densità mi centrò in pieno, senza danni alla mia tramite.
“Il mostro dagli occhi verdi”… Il drammaturgo umano aveva ragione.
“Smettila scemo! Amuro le ricorda il suo padrone!” Questo fu l’unico pensiero che riuscii a lanciare a YY-Mok, prima che la sua volontà si manifestasse in tutta la sua forza.
Sono certa che William Shakespeare ha sempre ignorato quanto questo mostro fosse pesante, e quanto facessero male le sue zanne e gli artigli. I pensieri di YY-Mok erano feroci, e più la bestiola cercava le carezze di Amuro, più diventavano cattivi.
Non c’era modo di distogliere la sua mente. Spostò l’attenzione sull’ignaro Amuro.
Lui, che aveva sempre guardato agli umani con distacco, si avvicinò ad Amuro e la sua mente lo sfiorò. Amuro alzò lo sguardo. Si trovarono faccia a faccia. Per mio marito, ormai Amuro era un rivale.
Aveva deciso, e niente gli avrebbe fatto cambiare idea.
Era assurdamente illogico. Sarebbe stato come ipotizzare un coinvolgimento fra un microscopico gamberetto kreel dello zooplancton e una femmina umana.
Purtroppo YY-Mok è cocciuto e orgoglioso, anche negli abbagli e fraintendimenti.
Si avvolse nei suoi pensieri, e scomparve. Io lasciai il corpo della mia tramite, e proiettai il mio pensiero alla sua ricerca. Ma YY-Mok si era occultato, e il mio pensiero scivolava su di lui senza trovarlo.
Continuò a ignorarmi fino alla seduta del Consiglio. Nonostante i miei problemi coniugali proseguii le mie osservazioni sugli umani, interagendo equamente con Zeon e Federazione.

Percepii immediatamente, al mio ingresso nella sala, che il Consiglio considerava gli umani pericolosi. Avevo di fronte a me due scelte: o convincevo delle mie ragioni il Consiglio, o convincevo mio marito. Entrambi non era possibile.
Scelsi l’interlocutore più ostinato:
“Sono certa che il Consiglio è a conoscenza che gli umani definiscono se stessi come popolo, sono divisi in due sessi, e ogni individuo ha un nome proprio…” Rivolsi i miei pensieri a YY-Mok, che come ogni membro del Consiglio li recepiva per mera educazione.
“Sapete anche che sono organizzati in uno stato complesso, che si esprime in varie forme, sono regolati da leggi e conoscono l’istituzione del matrimonio?” Qualcuno sembrò scuotersi dall’apatia. Ora facevo sul serio.
Raccolsi tutte le mie facoltà empatiche, e proiettai direttamente nelle loro menti tutte le mie interazioni e scoperte. Riuscii perfino a prevenire tutte le loro obiezioni, fornendo i dettagli prima ancora che le perplessità si manifestassero.
Tutta la mia ricerca, anche se era proiettata nella mente di ogni consigliere, continuava ad avere YY-Mok come interlocutore principale. Gli altri consiglieri cominciarono a osservarlo incuriositi, ed egli incominciò ad agitarsi sul suo scranno, quasi fosse diventato improvvisamente scomodo.
Era il momento di concludere, e lo feci spremendo ogni goccia delle mie facoltà:
“Le affinità fra Yeb e umani sono minime, ma abbastanza da ipotizzare che in un’era lontana, i nostri progenitori fossero abbastanza simili. Mi chiedo cosa sarebbe stato di noi allora, se una civiltà infinitamente più avanzata avesse deciso che eravamo troppo pericolosi.
Abbiamo davvero il diritto d’ergerci a giudici di altre specie?
Gli umani stanno per utilizzare armi di cui non conoscono a fondo le ripercussioni, è vero. Ma noi siamo qui, e possiamo fare qualcosa. Non credo la nostra superiore evoluzione sia un alibi per assistere impassibili a una catastrofe cosmica che cancelli un intero pianeta e il suo satellite!
Ho sempre pensato che i nostri poteri avessero uno scopo più alto che il nostro autocompiacimento, e forse gli umani sono la prova di questo.”.

Presi congedo dal Consiglio come esigeva il cerimoniale, e scivolai verso il settore che abitavamo. Volevo solo entrare nella nostra bolla di rigenerazione (l’equivalente delle vostre brande). Mi sentivo debole: la ricerca, l’interazione con gli umani, l’esposizione al Consiglio mi avevano spossato. Ma soprattutto mi pesava che YY-Mok si fosse chiuso nel silenzio e non volesse ascoltarmi.
Improvvisamente tutto divenne buio… “Tyyl-Nak!” Riconobbi il pensiero e chi lo aveva formulato, e gli rivolsi un’emozione confortante… L’equivalente di un sorriso fra umani.

Percepivo una potente fonte d’energia che irradiava… Il flusso era forte, quasi prepotente… Forse ero all’interno di un Mobil Suit alla deriva verso il Sole… Avevo già cercato di entrare nel MS-06S Zaku di Char e nel FF-X7 Core Fighter di Amuro…
Improvvisamente fui lucida. Ero nella nostra bolla di rigenerazione, accanto ad YY-Mok che mi stava irradiando con tutta la sua forza vitale. Appena si accorse che ero cosciente smise:
“Sei forse impazzita?”.
Mi aveva scaraventato addosso un tale miscuglio di rabbia, senso di colpa e paura che mi avrebbe schiacciato contro la barriera del pavimento, se non fossi stata nella bolla.
Stava per continuare, ma io ero stanca di sentirlo distante, quindi agii prima della sua paternale… Spiegarvi come, dato la nostra fisiologia completamente diversa, richiede che per un secondo immaginiate YY-Mok ed io come due umani:
Mi fiondai fra le sue braccia e lo strinsi forte a me. E sperai che, fra le altre cose, gli passasse per la testa di abbracciarmi a sua volta.
“Non farlo mai più. Né per me, né per il Consiglio, né per gli umani o qualsiasi altra razza. Non rischiare mai più di esaurire l’energia.”.
Promisi. Mai più.
“Ora andiamo. Raggiungiamo gli umani. La decisione del Consiglio deve essere eseguita.”.

Seguivo YY-Mok in silenzio. Infuriava la battaglia di Solomon. Mi condusse in prossimità del Solar System della Federazione, attorno al quale fervevano gli ultimi preparativi.
Per un secondo ebbi paura di quell’arma, quando un’energia enorme si svelò. Ma non era il cannone federale, era ancora inattivo!
“Non pensare. Questo era il mio unico segreto. Ora ne sei parte.”
Fra gli Yeb esistono individui dal potere incommensurabile. Essi non ne fanno mai cenno, neppure con i parenti più stretti. E si rivelano solo in casi eccezionali.
Dei missili furono lanciati da Solomon verso il Solar System.
La superarma federale fece fuoco. Seguii con la mente la traiettoria del colpo. Purtroppo sapevo quali umani sarebbero periti e come. Quelli che videro arrivare il raggio li avvolsi con la mia mente, confortai il loro dolore e annullai la paura... mi chiesero se ero la loro madre, o un angelo. Risposi di sì in entrambi i casi, e rimasi loro accanto.
Quelli che non dovevano morire in quella battaglia, li allontanai dalla traiettoria con colpi mentali ad alta densità.
Il raggio creò un buco nel fianco di Solomon. I missili lanciati verso il Solar System raggiunsero il bersaglio, distruggendo gran parte degli specchi.
“Zenna e Mineva, madre… Salvale!” Aiutai Dozle Zabi nella sua trasmutazione. E lo rassicurai sulla salvezza delle sue care.
Eravamo solo all’inizio… Attendemmo in mezzo agli umani la mossa di Zeon.
“Sei qui per me? Sei la mia guida verso la sfera superiore?” Lei meritava un trattamento speciale. Unico in tutta la storia Yeb.
Assunsi una figura simile a quelle umane, anche se di luce.
“Sì, Lalah, ” le comunicai telepaticamente.
“Il capitano? E il caro Amuro…?” Attinse ai suoi poteri newtype per conoscere la loro sorte.
“Vivranno… Sì…” Poi si rivolse a me:
“Sarebbe stato diverso se avessi incontrato Amuro prima di Char?”
“Bambina mia… non avresti amato Char di meno, anche senza la gratitudine. E la complicità straordinaria che s’instaura fra due Newtype non sarebbe bastata per farti amare Amuro. Almeno non come lui desiderava.”
Lo spirito di Lalah si appannò, poi prese la mia mano e se la portò alla guancia, premendola con la sua.
“Abbiamo appena iniziato… Il cammino è ancora lungo…”.
“E’ così. Ma ora è tempo di andare, Lalah Sune”. Mi sorrise, lasciò la mia mano e scivolò via.

Gihren Zabi ordinò di aprire il fuoco. Il Solar Ray Cannon sparò verso lo schieramento federale.
Nell’atto di sparare distrusse le sue parti. I filtri e gli specchi polarizzatori si sbriciolarono, rendendolo inutilizzabile.
“La pace… La pace era la cosa giusta!” Assicurai al Generale Revil che sarebbe stata pace.
“Zeon… Fa che sia finalmente pace a Zeon!” Assicurai a Degwin Zabi che Zeon avrebbe avuto pace.

La sensazione di freddo e la paura provata dai feriti gravi e dai dispersi nello spazio attirarono la mia attenzione… Mi allontanai da YY-Mok per occuparmi di loro. Improvvisamente percepii che Amuro e Char, sebbene andassero in opposte direzioni, avevano alzato la testa e si erano fermati, guardando verso lo stesso punto. E con loro Artesia, Mirai, i tre bambini e chiunque altro, sulle navi federali o Zeon, avesse facoltà newtype anche latenti. Ma fui sbalordita quando, un istante dopo, tutti gli umani di ambo gli schieramenti si fermarono, e fissarono lo stesso punto dello spazio…
Infinita Immensità, guardavano verso YY-Mok! Ma non potevano vederlo! Eppure sembrava che i loro occhi si perdessero nel suo sguardo, come migliaia di topolini ipnotizzati da un immenso cobra…
Il pensiero di YY-Mok si tradusse in parole umane. Parole imperiose e perentorie.
“Voi sopravvivrete. A tutti i conflitti che la vostra stupidità saprà inventare.”.

“Ora possiamo andarcene. Torneremo a visitare i tuoi protetti fra diecimila anni.”.
In un’infinitesimale frazione di tempo Yeb, i dispersi erano stati recuperati, fra i feriti gravi alcuni erano morti, mentre la maggior parte aveva avuto un miracoloso recupero. E YY-Mok era al mio fianco.

Creai una sfera di energia. Al suo interno registrai tutto quanto era accaduto fino a quel momento. La programmai per entrare in orbita attorno alla Terra e a tutte le sue colonie nel sistema solare, e per estendere la sua orbita man mano che gli umani avessero fondato nuove colonie.
“Che cosa stai facendo?” YY-Mok era… Come dite voi umani? In sostanza alle mie spalle, e sbirciava.
“Lascio un messaggio per gli umani, in modo che un giorno sappiano come sono stati salvati dalla loro stessa follia. E soprattutto che un Yeb ha fatto tutto questo”.
Proprio così. E’ stato YY-Mok a salvarvi. La potenza del Solar System e del Solar Ray Cannon era infinitamente maggiore di quanto risultava dai vostri calcoli. C’era un errore d’impostazione alla base, ma voi non potevate accorgervene al vostro livello tecnologico.
Era questo il punto su cui aveva dibattuto il Consiglio.
Se permettere che le vostre armi dispiegassero il loro reale potere distruttivo, per poi esplodere perché i materiali con cui erano costruite e i sistemi di controllo e puntamento non avrebbero resistito al sovraccarico d’energia. Né all’immenso calore in uscita.
Distruggendo metà del sistema solare, e voi con esso, come conseguenza.
O se intervenire, smorzando l’energia in eccesso, e distruggerle limitando i danni alle persone.
Beh, sapete già qual è stata la nostra decisione.
“Ma insomma, hai finito?” YY-Mok si agita impaziente. Mi chiedo se abbia davvero tutta questa fretta o non sia imbarazzato da quanto vi sto raccontando.
“Sembravano vederti, YY-Mok… Lo hai notato?”
Toh, ha smesso di agitarsi… “E’ vero… Mah, staremo a vedere. Sigilla quel messaggio, Tyyl-Nak. E torniamo a casa che ho fame!”
Mi chiedo quanti maschi umani, sulla Terra e nelle colonie spaziali, stanno usando la stessa frase per troncare una conversazione…
Ci rivedremo fra diecimila anni, specie Homo Sapiens Sapiens.



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ASTER
CITAZIONE
LA NUDA VERITÀ

Esci dalla mia vita, si disse Scia.
Tolse finalmente la maschera con cui per anni aveva occultato le sue fattezze: basta con le bugie, basta con la faccenda del viso deturpato, basta con le finzioni… d’ora in poi, lui avrebbe affrontato la realtà a volto scoperto. Niente più menzogne nella sua esistenza. Gli Zabi erano stati definitivamente spazzati via, l’onore era salvo, papà era stato vendicato. Se Zeon avesse pure vinto la guerra, sarebbe stato perfetto; disgraziatamente non si può avere tutto, ma il segreto della felicità è sapersi accontentare, e in quel momento lui era ben deciso ad essere felice. Almeno per ora.
In ogni caso, il non dover più tenere quell’affare sul viso era già un bel cambiamento in meglio.
Con un sorriso soddisfatto, Scia si guardò in uno specchio: vide un volto giovane, attraente. Con quel viso scoperto avrebbe affrontato il futuro, con quei lineamenti finalmente liberi dalla maschera quella sera avrebbe partecipato alla grande festa in suo onore.


Impettito, elegantissimo, il viso che finalmente affrontava il mondo restando scoperto, Scia si diresse con passo deciso verso l’ingresso; sulla porta, un vasto usciere dall’uniforme tutta galloni si fece avanti: – Un momento, signore.
– Ecco il mio invito – con un ampio gesto, Scia gli porse il rettangolo di cartoncino.
L’usciere tossicchiò: – Grazie, signore, ma…
– È tutto in regola, no? – Scia fece per entrare, ma i molti galloni dell’usciere continuavano a frapporsi tra lui e l’ingresso del salone.
– Sì, signore, l’invito è in perfetta regola – rispose l’usciere, che continuava a riempire con la sua ampia massa la porta d’ingresso. Dall’interno, voci, risate, musica: la festa era iniziata. Un gradevole profumino annunciava che i rinfreschi stavano per l’appunto venendo serviti.
– Allora? – chiese Scia – Posso entrare?
– Veramente, signore… – l’usciere tacque, imbarazzato.
Tacitando i brontolii che provenivano dal suo stomaco desolatamente vuoto, Scia si permise un sorrisetto: – Capisco… non sei sicuro della mia identità. Sono il maggiore Scia, e suppongo anche di essere l’ospite d’onore di questo ricevimento che è stato dato per festeggiare la caduta degli Zabi; per cui, se tu volessi farti da parte…
Il portiere sospirò: – Non posso farlo, signore. Ho avuto ordini severi.
Scia cominciò a spazientirsi: non amava certo l’atteggiamento lei non sa chi sono io, ma come diceva un antico proverbio terrestre, “quando ci vuole, ci vuole”: – Capisco che tu faccia fatica a riconoscermi, uomo, ma t’assicuro che sono davvero il maggiore Scia Aznabul… o Casbal Rem Daikun, se preferisci! Se proprio ci tieni, puoi identificarmi attraverso le impronte digitali, o della retina, o le vibrazioni della voce, o…
– No, no – rispose conciliante il portiere – So benissimo chi siete, Maggiore. Vi ho riconosciuto subito.
– Bene – Scia parlava con il tono perfettamente calmo di chi sta per perdere le staffe e dare il via ai ruggiti – Se sai chi sono io, allora sai anche che là dentro mi aspettano, visto che guardacaso la festa è in mio onore. Vuoi toglierti finalmente di torno e farmi passare, una buona volta?
Il portiere chinò la testa e sospirò nuovamente: – Signore… non posso. Non posso proprio.
Scia trattenne a fatica l’ululato selvaggio che stava per salirgli alle labbra; con gli ultimi, scarsissimi residui di pazienza che ancora gli restavano, si sforzò di parlare con il tono più calmo e ragionevole che poté trovare: – Sentimi bene, tu: dopo anni e anni di paziente lavoro, sono riuscito a far fuori tutti gli Zabi, dal primo all’ultimo: finalmente ho vendicato papà. Vengo qui su Axis. Viene data una grande festa in mio onore. Mi lavo collo e orecchie come un bravo bambino. Mi lucido gli stivali, mi metto la mia uniforme di gala, arrivo con il regolamentare ritardo tipico dell’ospite d’onore. L’invito è regolare. Tu stesso sai che io sono io.
L’usciere spostò nervosamente da un piede all’altro il proprio considerevole peso: – Sì, signore.
– Bene. Allora, per favore, dimmi: perché non vuoi farmi entrare? Perché, maledetto te?
L’usciere si strinse nelle ampie spalle, con la punta del piede raschiò un imprecisato punto del pavimento: – Perché, signore… questa è una festa in maschera.


http://gonagai.forumfree.net/?t=37495976



Le opere vincitrici verranno pubblicate sul nostro piccolo opuscolo
che verra' consegnato direttamente a TOMINO durante la
visita in ITALIA !!!!
NON PERDERE LA CONFERENZA!!!
VOTATE!!!!




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GONAGAI.NET
festeggia
30 ANNI DI GUNDAM !



In data odierna viene indetto il contest dedicato ai 30 anni di MOBILE SUITE GUNDAM .
In questa discussione potete chiedere informazioni o semplicemente iscrivervi alla categoria che preferite.

E’ possibile iscriversi ad entrambe le categorie !

PER LEGGERE I COMMENTI DEGLI UTENTI ANDATE A QUESTO LINK :
http://gonagai.forumfree.net/?t=36305739

SEGUITE L’ANDAMENTO GENERALE DELL INIZIATIVA A QUESTO LINK:

http://gonagai.forumfree.net/?t=36323803


FAN CONTEST
Come gia’ avvenuto per UFO ROBOT GOLDRAKE , anche per GUNDAM 0079 verranno avviati ben 2 contest
UN CONTEST per tutti coloro che vorranno esprimere se stessi nel disegno
UN CONTEST per tutti coloro che vorranno esprimere se stessi con una storia , poesia !

LE ISCRIZIONI AL CONTEST PARTONO DAL 27/01/2009 e TEMINERANNO IL
08/03/2009 ALLE ORE 23:59


LA CONSEGNA DELLE OPERE DEVE AVVENIRE IN VIA PRIVATA
L’UTENTE A CUI CONSEGNARE LA PROPRIA OPERA E’ : GODZILLA

LE VOTAZIONI AVVERRANNO DAL 09/03/2009 AL 20/03/2009

I VINCITORI VERRANNO COMUNICATI IL 22/03/2009


FAN ART I PRIMI QUATTRO CLASSIFICATI VERRANNO PUBBLICATI NEL LIBRO
IN PREPARAZIONE

FAN FICTION I PRIMI TRE CLASSIFICATI VERRANNO PUBBLICATI NEL LIBRO IN PREPARAZIONE


REGOLE DEL CONTEST



LA RISOLUZIONE DOVRA’ ESSERE MOLTO ALTA e il disegno dovra' avere forma rettangolare
in modo da sposarsi poi con la eventuale copertina
,
I PROTAGONISTI DA RITRARRE O DA INSERIRE NELLA FAN FIC POSSONO ESSERE ESTRATTI DA QUALSIASI SERIE RELATIVA A GUNDAM
NON SONO AMMESSI CAMEO O RAFFIGURAZIONI DI ROBOTS DI ALTRO AUTORE

LE FAN FICTION NON DOVRANNO SUPERARE LE 20'000 BATTITURE

Edited by GODZILLA - GranMasterZilla - 10/3/2009, 01:28
 
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Reika76
view post Posted on 27/1/2009, 20:17     +1   -1




Bene dopo Goldrake Gundam, posso dire in tutta sincerità che per quanto abbia provato e riprovato proprio non ce l'ho fatta a sorbirmelo tutto? Trovo Gundam alquanto indigesto.....Ma Visto e considerato che sono sadica e mi piace farmi del male, ci riprovo con la categoria Fanfiction.....
 
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view post Posted on 27/1/2009, 20:18     +1   -1
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Pignolo "dorei shonin" di MusashiMiyamoto

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Brava!
Questo è lo spirito giusto!
 
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Rubina71
view post Posted on 27/1/2009, 20:19     +1   -1




Anche io non ho grandi ricordi di gundam, ma proverò a scrivere una poesia!!!
 
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Reika76
view post Posted on 27/1/2009, 20:54     +1   -1




CITAZIONE
Anche io non ho grandi ricordi di gundam, ma proverò a scrivere una poesia!!!

Io quelli li ho, è che proprio non lo reggevo!! Troppo complesso per una mente semplice abituata alla linearità di Gold GM e Zetto
 
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view post Posted on 27/1/2009, 21:53     +1   -1
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アンドロ梅田.

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Voglio partecipare anche io e scelgo la sezione Fan Art.
 
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view post Posted on 27/1/2009, 22:32     +1   -1
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Fratello di Trinità e Bambino

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Non so NIENTE e sottolineo NIENTE di Gundam. Onestamente, non so se partecipare, visto che devo pure trovare il tempo per documentarmi. Ci penso
 
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view post Posted on 27/1/2009, 23:03     +1   -1
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CITAZIONE (H. Aster @ 27/1/2009, 22:32)
Non so NIENTE e sottolineo NIENTE di Gundam. Onestamente, non so se partecipare, visto che devo pure trovare il tempo per documentarmi. Ci penso

CIAO CHIARA!!!!!!!!!!
se posso esserti d'aiuto ti consiglierei questi due links molto utili :

http://www.encirobot.com/9gundam/main-gund.asp
http://www.gundamuniverse.it/articoli/diar...i_guerra_uc.htm

Io stesso partecipero' al contest , credo, con una piccola fanfic molto particolare e soprattutto
"furba" ;)
 
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view post Posted on 27/1/2009, 23:28     +1   -1
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Fratello di Trinità e Bambino

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Grazie, Godzy! :wub: :wub: :wub:
 
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view post Posted on 28/1/2009, 09:09     +1   -1
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Mumble... non so nemmeno io se partecipo. Gundam non mi ha mai fatto impazzire. E visto che tra le regole mi mettete che non possono comparire altri robot, non posso nemmeno farlo demolire dai Mazinger+Goldrake, accidenti! :diavolo.gif:
 
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yanez67
view post Posted on 28/1/2009, 14:39     +1   -1




Ciao a tutti l'iniziativa è veramente bellissima,anche quella dello scorso anno di goldrake comunque.Io vorrei parteciparvi con uno o più disegni in fan contest ma non ho capito come vengono spediti , per email, via posta, per pm.... delucidatemi grazie, bye Y.
 
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view post Posted on 28/1/2009, 16:17     +1   -1
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Ho dei pensieri che non condivido!

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CITAZIONE (H. Aster @ 27/1/2009, 22:32)
Non so NIENTE e sottolineo NIENTE di Gundam. Onestamente, non so se partecipare, visto che devo pure trovare il tempo per documentarmi. Ci penso

:farofflook.gif: tu devi partecipare!!!
Io non ricordo molto di gundam e devo documentarmi però quello che ricordo è un cartone animato che somigliava a guerre stellari solo lo trovavo molto meglio e con una storia più adulta.....ok linciatemi..... :via:
 
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view post Posted on 28/1/2009, 16:37     +1   -1
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Grand Pez di Girella

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Mimmo..mai Brother....non farà nulla' Neanche un Fan art?? me pare stran.....
 
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AL_Hard
view post Posted on 31/1/2009, 12:59     +1   -1




Partecipo ;)

Alvise
 
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Gillio
view post Posted on 1/2/2009, 15:35     +1   -1




Gundam è uno spettacolo!
Forse ai tempi la storia era un po' troppo adulta per un bambino come me che lo guardava per la prima volta in tv.
Rivisto oggi da una pista a tanti altri miti del passato.

Partecipo anceh io... con una poesia!

no scherzo.. il solito 3D
 
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178 replies since 27/1/2009, 17:18   3376 views
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