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KOJIMANIACA's Graphic Novel: Un destino già tracciato

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kojimaniaca
view post Posted on 24/4/2007, 05:25 by: kojimaniaca     +1   -1




Qui trovate il 3d per i commenti: http://gonagai.forumfree.net/?t=20004611

UN DESTINO GIA' TRACCIATO

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PROLOGO



- Mamma? -
Nessuna risposta.
La bambina strisciò fuori prudentemente dal ripostiglio nel quale era rimasta nascosta fino a quel momento, protetta dalle sue amate bambole, e si fece strada fra le macerie di quella che era stata la sua camera da letto.
- Mamma? - chiamò di nuovo, con la voce incrinata e prossima al pianto.
Ancora nessuna risposta.
Procedette a carponi fra vetri rotti e mobili rovesciati, quindi sedette con le ginocchia strette al petto in mezzo alla stanza, fissando smarrita tutta quella desolazione.


Era successo tutto in pochi istanti.
Un boato assordante aveva scosso il Palazzo Reale fino alle fondamenta, e poi era scoppiato l'inferno.
Re Vega aveva dato il via all'invasione del pianeta Fleed.
Strappata bruscamente dai suoi sogni di bimba, la piccola si era ritrovata, confusa e ricoperta di polvere, fra le braccia di sua madre, che l'aveva strappata dal letto pieno di calcinacci trasportandola nello stanzino dove conservava tutti i suoi giocattoli.
- Rimani qui Maria - le aveva raccomandato sottovoce - Non ti muovere per alcun motivo, capito? Tornerò presto a prenderti! -
- Ho paura mamma - aveva singhiozzato lei, stringendole convulsamente le braccia attorno al collo - Non lasciarmi da sola! -
La donna l'aveva staccata da sé gentilmente, ma con fermezza, facendola sedere nel mucchio dei peluche.
- Qua dentro sarai al sicuro - le aveva mormorato, sfiorandole il viso con una carezza ed asciugando le lacrime che le scendevano lungo le gote, lasciando tracce più chiare sulle pelle imbrattata - Non piangere bambina mia, ricorda che sei la figlia di un Re! -
Pur non riuscendo a capire cosa stesse accadendo, Maria aveva annuito, tirando su col naso.
- Brava la mia piccola principessa coraggiosa - le aveva detto la donna, sorridendole dolcemente e con un luccichio sospetto negli occhi, che s'era affrettata a nascondere abbassando lo sguardo.
Quindi, dopo un attimo d'esitazione, s' era sfilata dalla testa un ciondolo, mettendoglielo al collo.
- Tienimelo tu - le aveva detto - Dopo verrò a riprenderlo -
- Mamma...non andare via...-
La regina aveva guardato per un'ultima volta quegli occhi sgranati dal terrore, di un blu quasi irreale e poi, prima di allontanarsi, le aveva sfiorato la fronte con un bacio leggero.
Entrambe avevano avuto una percezione molto chiara: quello era un addio.


Maria pianse in silenzio.
Da lontano le giungevano ancora gli echi delle esplosioni e le urla strazianti delle vittime dell'attacco.
La piccola si raggomitolò ancor più su se stessa, tappandosi le orecchie per non sentire e canticchiando a bassa voce un'antica filastrocca, che le aveva insegnato Nyala, la vecchia balia

Dal Dolore dei Ricordi fugge il Principe
e non c'è tregua per la Spada del Guerriero
Contro l'oscurità dell'Anima combatte suo Fratello


Non capiva il significato di quelle parole, ma il continuare a ripeterle serviva a tenere a bada la paura.
Maria era sempre stata affascinata dalla sua nutrice.
Nyala era un' anziana donna, con lunghi capelli bianchi raccolti semplicemente in una treccia, dall'età indefinibile e dallo sguardo indagatore perennemente in penombra.
Il volto raggrinzito conservava ancora le tracce di una perduta bellezza, ed il corpo snello era sempre avvolto in lunghe tuniche scure.
La donna possedeva la capacità di leggere nel pensiero di chi le stava di fronte, ed aveva fama di essere anche un'abile guaritrice.
Un timore reverenziale l'accompagnava come un'aura, e molti a corte erano convinti che fosse una specie di strega.
Maria la chiamava nonna.

Dal Dolore dei Ricordi fugge il Principe
e non c'è tregua per la Spada del Guerriero
Contro l'oscurità dell'Anima combatte suo Fratello

Ripeté un'altra volta, dondolandosi impercettibilmente avanti ed indietro.
Rimase così a lungo, finché non le arrivò più alcun suono, se non quello della sua voce.
A quel punto tacque, e lasciò che mani le scivolassero in grembo.
Maria rimase in ascolto.
Ora il silenzio era quasi irreale, ed alla bambina sembrò ancora più spaventoso del frastuono del bombardamento di poco prima.
Dopo un momento d'incertezza, decise di lasciare la stanza, per andare alla ricerca dei suoi genitori e di suo fratello Duke.
Fece per uscire, ma poi si ricordò della sua bambola preferita, quella del principe Ko-Ji, che teneva sempre sopra il letto. Corse a prenderla, la spolverò rapidamente con una mano e la strinse a sé, quindi uscì nel lungo corridoio, sul quale s'affacciavano gli appartamenti reali.
Era buio ed il percorso era disseminato dai detriti; l'unico chiarore era quello degli incendi che ardevano in vari punti dell'edificio, ma per Maria era più che sufficiente per muoversi, visto che sarebbe stata in grado di percorrere tutto il palazzo anche ad occhi chiusi.
Raggiunse con qualche difficoltà la sala del trono, e lì si fermò attonita.
Un'enorme voragine aveva inghiottito gran parte del pavimento, ed una delle pareti era crollata, lasciando un varco irregolare verso l'esterno, dal quale si potevano vedere i giardini reali.
Da quell'apertura spirava un vento impetuoso, che portava con sé profumo di fiori misto all'odore di fumo; ma il tanfo che aleggiava sopra a tutto era quello della morte.
Decine di cadaveri giacevano scomposti in mezzo a quella rovina, alcuni mutilati e resi irriconoscibili dal fuoco dei laser, altri schiacciati dalle macerie.
All'improvviso inciampò in qualcosa.
Guardò verso il basso, e vide una manina sporgere da sotto un'enorme lastra di marmo: era Laiza, la sua damigella di compagnia; la riconobbe dall'anello con lo stemma della casa reale, che portava al dito indice e che lei stessa aveva voluto regalarle qualche giorno prima.
La giovane principessa capì che non c'era più nulla da fare per l'amica e rimase lì a piangere per un po', tenendo quella mano fredda fra le sue: voleva molto bene a Laiza.

Dal Dolore dei Ricordi fugge il Principe
e non c'è tregua per la Spada del Guerriero
Contro l'oscurità dell'Anima combatte suo Fratello


Maria si fece forza e s'inoltrò nell'ampio ambiente di forma circolare, evitando per quanto possibile di guardare tutta quella carneficina, dirigendosi verso il fondo della sala, dove si trovavano i seggi reali.
Nella semioscurità, la bambina vi scorse sedute due sagome familiari
- Mamma! - esclamò sollevata, precipitandosi verso i suoi genitori - Papà! -
Un attimo dopo aveva il viso sprofondato nel grembo della madre, ma nessuna carezza di conforto arrivò a sfiorare i suoi capelli ramati.
Qualcosa di viscido le gocciolò sul braccio nudo.
Maria alzò lo sguardo ed urlò.
Del volto della donna rimaneva una massa informe di carne sanguinolenta che lasciava intravedere il ghigno del teschio, ed attorno al quale pendevano alcune ciocche di capelli bruciacchiati.
La bambina indietreggiò sconvolta, incespicando e piombando a sedere sul pavimento.
Il grido d'orrore le era morto in gola e dalla bocca spalancata non usciva più alcun suono.
Si voltò lentamente verso suo padre.
L'uomo aveva gli occhi sbarrati ed il capo reclinato verso destra, in una posizione decisamente innaturale: la testa era quasi staccata dal collo.
Prima di svenire, sopraffatta da tanta atrocità, sentì due braccia afferrarla e stringerla forte.
- Sono qui mia piccola principessa! - esclamò la voce rassicurante della balia - Sono qui! -


Attraverso il computer di bordo, Nyala controllò rapidamente che la navicella spaziale non avesse subito danni.
Sembrava tutto a posto.
Anche la verifica sulle provviste aveva dato buon esito: ce n'era abbastanza per almeno tre mesi, ma sperava che non sarebbe servito tanto tempo per giungere alla sua meta.
Il principe Duke era riuscito ad allontanarsi da Fleed con il Grendizer, e lei lo avrebbe raggiunto ad ogni costo.
Impostò quindi i dati per la navigazione, incastonando il ciondolo di Maria in una placca di cristallo trasparente che stava sul pannello di controllo.
Il medaglione s'illuminò di una luce azzurra, interagendo con gli strumenti di bordo e stabilendo la direzione da prendere.
Il segnale di richiamo, emesso dall'identico gioiello che aveva al collo il fratello di Maria, avrebbe guidato la loro piccola astronave ovunque si fosse recato con Grendizer.
Nyala diede un'occhiata pensierosa alla bambina, che giaceva priva di sensi in una delle cuccette.
Si sarebbe presa cura di lei, era questo il suo compito.
Stava per compiersi la Profezia trasmessale dai suoi avi e lei era pronta ad affrontare quello che avrebbe riservato loro il destino.

Dal Dolore dei Ricordi fugge il Principe
e non c'è tregua per la Spada del Guerriero
Contro l'oscurità dell'Anima combatte suo Fratello


La navicella si sollevò da terra con un lieve fremito e quindi decollò senza alcun rumore.
Qualche istante dopo lasciava l'atmosfera del pianeta; Nyala si voltò un'ultima volta, a guardare con infinita tristezza la sua patria martirizzata.
Il pianeta Fleed scomparve in pochi istanti nelle profondità dello spazio.




CAPITOLO I°: "Chi sono io?"


Koji se ne stava sdraiato sul proprio letto, indossando solo un paio di vecchi jeans sdruciti.
Il giovane aveva le braccia incrociate dietro la testa e teneva gli occhi chiusi, ascoltando assorto la canzone che proveniva dal lettore cd sulla sua scrivania:
"my lover's gone, his boots no longer by my door..."
La voce di Dido era quasi ipnotica.
Il sole stava tramontando sull'Istituto di Ricerca Fotoatomica; gli ultimi raggi piovevano dorati attraverso la finestra aperta e sul pavimento della sua stanza.
Era caldo, ma fortunatamente una leggera brezza stava cominciando a disperdere l'afa di quella giornata di mezza estate, scuotendo lievemente le tende ed accarezzandogli piacevolmente il petto nudo.
"...i will not watch the ocean, my lover's gone, no earthlyship will ever, bring him home again..."
Il ragazzo aprì gli occhi e sbirciò il suo orologio da polso: era quasi ora di cena, ma non aveva granché appetito.
A dire il vero non se la sentiva proprio di raggiungere gli altri a tavola, come del resto succedeva ormai da diverso tempo...era stanco di essere l'oggetto di occhiate furtive e commenti a bassa voce.
Lo temevano, ecco la verità.
Anche se cercavano di non dimostrarlo apertamente, era evidente che la sua presenza provocava una certa inquietudine.
Ormai essere evitato nei corridoi dal personale della base, era diventata quasi un'abitudine.
Persino gli amici di sempre lo guardavano con circospezione, e Sayaka...già...anche lei preferiva evitare la sua compagnia.
A quest'ultimo pensiero sospirò cupamente.
Tornò suo malgrado a concentrarsi sull'argomento cena: infondo un po' d'appetito ce l'aveva.
"Magari più tardi faccio un salto in cucina e vedo cosa riesco a rimediare" concluse fra sé e sé, tornando a chiudere gli occhi, e lasciandosi trasportare nuovamente dalla musica.
"...my lover's gone, i know that kiss will be my last, no more his song..."
Di certo in lui era cambiato qualcosa, ne era consapevole.
Nel suo intimo più recondito avvertiva un'oscurità inquietante, che sempre più frequentemente cercava di emergere, e chi gli stava attorno evidentemente lo percepiva.
- Mazinkaiser...- mormorò quasi con un brivido.
Lo pilotava già da alcuni mesi, padroneggiandolo ormai come se fosse un'estensione del suo stesso corpo, ma il ricordo del momento in cui vi si era agganciato per la prima volta con il Kaiserpilder, lo faceva ancora rabbrividire.
La sensazione di simbiosi totale che aveva provato, era stata così sconvolgente da procurandogli una sofferenza insopportabile, come se lo stessero smembrando in mille pezzi.
Poi grazie a Dio aveva perso i sensi, scivolando nell'oblio.
Ora invece era diverso.
Nella fase dell'agganciamento avvertiva quasi una sorta di piacere fisico, come un fremito di energia pura nella carne, ed un senso d'onnipotenza inebriante.
Questa sensazione sembrava aumentare di combattimento in combattimento: Koji affrontava le malefiche creature bio-meccaniche del Dottor Hell con sempre più sadica ferocia, un sentimento mai conosciuto fino ad allora, e che al di fuori dell'eccitazione della lotta lo spaventava a morte.
Il giovane avvertiva di essere in bilico sull'orlo di un abisso.
La paura di perdere il controllo delle proprie azioni lo angosciava non poco: era come se una belva, ringhiante e famelica, se ne stesse accucciata in un angolo buio della sua coscienza pronta a sopraffarlo...
...Doveva essersi appisolato, perché quando riaprì gli occhi il sole era definitivamente tramontato ed era quasi buio.
S' alzò dal letto, e si diresse verso la scrivania per accendere una piccola lampada da tavolo: una tenue luce si fece faticosamente strada attraverso le ombre della stanza.
Il cd era finito ormai da un po', ed il giovane spense distrattamente il lettore.
Allungò una mano, ed afferrò una foto incorniciata che stava sul ripiano del tavolo; Koji osservò pensieroso l'anziano uomo che vi era ritratto.
Lo sguardo era fisso verso l'obiettivo, ed al giovane sembrò quello di un folle.
- Mio Dio nonno...che cosa mi hai fatto? - chiese in un sussurro.
Quegli occhi sembrarono scrutarlo ancora più intensamente, quasi beffardi: Juzo Kabuto, il creatore del Mazinkaiser, sorrideva compiaciuto della sua opera.
Koji provò un brivido incontrollabile, e d'impulso girò la foto a faccia in giù.
A fianco c'era un bel ritratto in bianco e nero dei suoi genitori: anche i loro occhi sembrarono fissarlo con insistenza.
Non era forse uno sguardo di rimprovero quello che vedeva?
Girò anche quella fotografia, ma poi ci ripensò: le prese entrambe e, con un gesto secco, le chiuse in un cassetto della scrivania.
Qualcuno bussò alla porta della sua stanza, e senza attendere risposta entrò.


CAPITOLO II°: "Rancore"

A tavola Sayaka fissò desolata il posto vuoto di fronte al suo: anche quella sera Koji non s'era presentato a cena.
Da qualche tempo ormai, il ragazzo preferiva consumare i pasti in solitudine e questa cosa, oltre a preoccuparla, la rattristava molto.
Tuttavia, Sayaka provava anche un senso di colpevole sollievo.
Ultimamente infatti, la vicinanza del giovane le provocava un senso di disagio indefinibile che non riusciva a dissimulare, e Koji purtroppo se ne era accorto.
Ma non era l'unica: il volontario isolamento del ragazzo era stato accolto quasi con gratitudine da tutti gli abitanti dell'Istituto, compresi i suoi amici più intimi.
L'atmosfera durante i pasti si era fatta un po' pesante, ed i pochi tentativi di conversazione languivano quasi subito; nemmeno le solite facezie di Boss, Nuke e Mucha riuscivano a risollevare il morale generale.
Si guardò attorno: a capotavola papà ed i suoi tre collaboratori discutevano a bassa voce di chissà quale astruso argomento; seduti quasi di fronte a lei, Tetsuya e Jun scambiavano qualche battuta di circostanza con Boss, nel vano tentativo di rompere un po' il silenzio.
Sayaka gettò un'occhiata al piccolo Shiro, che sedeva taciturno al suo fianco, rimestando il cibo nel piatto senza nemmeno assaggiarlo: il bambino sembrava soffrire più di tutti della recente scontrosità del fratello maggiore.
" Koji, cosa ti sta succedendo..." pensò Sayaka " Non ti capisco più "
Quel ragazzo che credeva di conoscere così bene si stava in qualche modo allontanando, e lei non sapeva come comportarsi.
Koji ora le faceva paura, ecco la verità, ma nello stesso tempo era maledettamente in ansia per lui.
La ragazza era combattuta tra il tenero sentimento che provava da sempre nei suoi confronti e quell'inquietudine a cui non sapeva dare un senso.
- Coraggio ragazzino, mangia qualcosa prima che si raffreddi - disse Sayaka arruffando i capelli di Shiro con una mano, cercando di strappargli almeno un sorriso.
- Non mi va - rispose laconico il ragazzino
- Che cos'è? - sbottò Tetsuya dall'altro lato del tavolo - Un'epidemia di famiglia? -
Seduta al suo fianco, Jun gli rifilò una sonora gomitata intimandogli con lo sguardo di starsene zitto.
- Perché, forse non la pensate anche voi come me? - continuò imperterrito Tetsuya - Non siate ipocriti, lo so che siete stufi quanto me delle cazzate e dell'atteggiamento da primadonna di Kabuto! Ma chi si crede di essere quello stupido? Vincere qualche battaglia per pura fortuna non fa di lui un vero combattente, ne tanto meno un uomo! - continuò, con il tono di voce che si faceva via via più aspro.
Il fatto che il Mazinkaiser fosse stato affidato a quel dilettante di Koji invece che a lui, lo irritava ancora e non poco.
Infondo non era stato certo Koji a sacrificare la sua fanciullezza in duri addestramenti, ma lui, Tetsuya Tsurugi, nel nome di quello scienziato che lo aveva adottato da bambino, per farne l'indistruttibile pilota del Great Mazinger.
Kenzo Kabuto lo aveva formato come si forgerebbe una spada, trasformando il giovane una vera e propria macchina da guerra, senza nessuna concessione, senza dargli tregua; tuttavia quell'uomo era stato capace anche di grandi slanci d'affetto, come quello dell'estremo sacrificio per salvargli la vita.
Il dolore di quella perdita avrebbe accompagnato Tetsuya per il resto della sua esistenza, come un'ombra.
Il giovane finalmente tacque, sfidando con sguardo sprezzante i presenti: dopo quello sfogo gli occhi di tutti erano puntati su di lui.
Lacrime silenziose cominciarono a scendere lungo le gote di Shiro.
- Che fai? Ti metti a frignare adesso? - domandò caustico il giovane Tsurugi - Non vale la pena piangere per quell'idiota di tuo fratello! -
Shiro lo fulminò con uno sguardo carico d'odio e poi lasciò la stanza di corsa, singhiozzando senza controllo.
- Bene! Sarai soddisfatto adesso! - lo rimproverò Jun.
Tetsuya non replicò, fissando mortificato la porta che si era richiusa alle spalle del ragazzino in fuga.
Non era sua intenzione trattare male il bambino, e provò un gran dispiacere per quello che aveva detto.
Del resto voleva molto bene a Shiro, lo considerava come un fratello minore e, proprio per questo motivo, l'atteggiamento assunto da Koji lo faceva imbestialire ancora di più.
Nel bene o nel male la cena ebbe comunque termine.
Sayaka si recò nella cucina attigua alla sala da pranzo, per preparare un vassoio con la cena per Koji, che poi avrebbe lasciato in bella vista vicino al microonde.
Ormai lo faceva d'abitudine, una specie di rituale per sentirsi in qualche modo vicina al ragazzo.
Questa volta però Tetsuya la seguì.
- Da qua! - le disse strappandole il vassoio dalle mani.
- Tetsuya! - esclamò Jun preoccupata - Che vuoi fare? -
Il giovane però era già nel corridoio, diretto con passo deciso verso la stanza di Koji.
La ragazza fece per seguirlo, sapeva di cosa era capace Tetsuya in preda all'ira, ma una mano la trattenne per il braccio
- Lascialo andare Jun - mormorò Sayaka con un lieve tremito nella voce - Forse è ora che quei due si chiariscano -


Tetsuya giunse davanti alla porta di Koji, bussò ed entrò senza tanti complimenti, chiudendo a chiave dietro di sé.
- Beh, che dire...avanti! - disse ironico Koji quando se lo trovò di fronte con quello sguardo determinato, che non presagiva niente di buono.
- La cena! - sibilò Tetsuya appoggiando bruscamente il vassoio sulla scrivania.
- Non dovevi disturbarti - mormorò Koji ora sulla difensiva - Che c'è, avete estratto a sorte chi doveva venire a stanarmi ed a te è toccata la paglia più corta? - continuò accennando un amaro sorriso - Ultimamente non mi sembra che la mia presenza sia molto gradita, se non altro vi faccio un favore...-
Non fece tempo a finire la frase che Tetsuya gli rifilò un violento manrovescio, facendolo cadere a terra.
- Hai finito di dire stronzate Kabuto? Sono qui per darti una lezione di buone maniere, non per fare conversazione - lo apostrofò senza tanti complimenti - Avanti, dimostrami quello che sai fare, dimostrami che sei un uomo! - proseguì, facendogli cenno di avvicinarsi.
Con il volto che ancora bruciava dove era stato raggiunto dallo schiaffo, Koji fu pronto a rialzarsi, e gli si avventò contro.
- Maledetto BASTARDO, come osi! -
Tetsuya scartò di lato evitandolo con facilità.
- Troppo lento Kabuto! Per essere il pilota designato del Mazinkaiser, sei proprio una schiappa, era meglio per te continuare a condurre quel ferrovecchio del Mazinger Z - lo sbeffeggiò il pilota del Great Mazinger.
Koji, punto sul vivo, non proferì parola, ma tornò a scagliarsi fulmineo sul suo avversario, riuscendo a colpirlo con un pugno allo stomaco.
Tetsuya accusò il colpo, indietreggiando sorpreso, ma quando vide Koji tentare un altro attacco, fu pronto ad accoglierlo con una mossa di judo, facendolo atterrare a faccia in giù sul pavimento.
Il ragazzo si girò il più velocemente possibile, ma Tetsuya gli fu sopra bloccandolo con tutto il suo peso, tempestandolo di pugni sul volto.
Koji sentì in bocca il sapore metallico del sangue, mentre un altro rivolo scarlatto gli colava da un taglio sulla fronte, offuscandogli un po' la vista.
Non intendeva cedere per nessuna ragione al mondo.
Tentò di reagire mettendo a frutto alcune tecniche del corpo a corpo, col risultato di ritrovarsi, in seguito ad un paio di abili contromosse di Tetsuya, con la faccia premuta a terra, un braccio ritorto dietro la schiena ed il ginocchio dell'avversario che lo inchiodava al pavimento.
Koji urlò di dolore e rabbia.
- Allora ne hai abbastanza o devo continuare? - gli sibilò in un orecchio Tetsuya - Senza il tuo Kaiser non vali un granché, posso batterti come e quando voglio Kabuto -
Il ragazzo non rispose, cercando disperatamente di liberarsi da quella presa.
- Sei una vergogna per la memoria di tuo padre - continuò non contento Tetsuya, parole gelide, che colpirono Koji come una pugnalata alla schiena.
Lacrime amare scesero a rigargli il volto, ed una furia mai provata prima cominciò a montargli nel petto. Nuove energie esplosero nei suoi muscoli tesi, e quella tenebra che covava dentro di lui emerse prepotentemente, annientando la sua coscienza.
Koji emise come una specie di ringhio sommesso, poi con l'unica mano libera fece leva per rialzarsi.
Tetsuya lo sentì muovere sotto di sé, e percepì che qualcosa in Koji era improvvisamente cambiato.
Un brivido incontrollabile gli fece rizzare i capelli sulla nuca; intuì che doveva stare in guardia ma...troppo tardi.
Koji in qualche maniera era riuscito a liberarsi, e prima che Tetsuya se ne potesse rendere conto, lo aveva scagliato con una forza inaudita verso l'altra parte della stanza, facendolo cozzare violentemente contro la parete.
A terra, semi stordito e dolorante, il giovane si girò a fatica verso Koji, che ora torreggiava su di lui, con il respiro affannoso, i pugni serrati ed il volto sanguinante contratto in una smorfia ferina.
- Ka...Kabuto -
Tetsuya era scioccato, e fissò sbalordito quel ragazzo che gli si stagliava davanti in controluce, come una specie di demone uscito da qualche racconto dell'orrore.
Nonostante quel volto fosse in penombra, riusciva a scorgerne gli occhi...per un attimo credette di vedere qualcosa di strano in quello sguardo, come se le pupille si fossero dilatate a dismisura coprendo anche la cornea.
Tetsuya si trovò a guardare sgomento in due pozzi di tenebra, che sembrarono risucchiarlo come in un vortice.
Fu solo un attimo, ma in quell'attimo capì il vero potere che albergava in Koji, un potere terribile che in quel momento lo dominava completamente, ed era fuori controllo.
Un sorriso beffardo aleggiava ora sul volto di Koji.
Si chinò ad afferrare Tetsuya per il collo, e poi lo sollevò in alto con una sola mano , tenendogli la schiena premuta contro la parete.
Le dita del giovane Kabuto cominciarono a stringere senza pietà.
Tetsuya sbarrò gli occhi incredulo: "MI VUOLE UCCIDERE" pensò.
Sul volto di Koji si dipinse un ghigno infernale, come se gli avesse letto nel pensiero...

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Art by Thunder Break/Nivalis70

Edited by kojimaniaca - 18/5/2010, 23:26

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