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KOJIMANIACA's Graphic Novel: Un destino già tracciato

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kojimaniaca
view post Posted on 1/5/2007, 23:35 by: kojimaniaca     +1   -1




CAPITOLO IV°: "Incubi e realtà"


A molte miglia di distanza, in una sperduta isola della Grecia, un uomo se ne stava ritto e solitario in cima ad una scogliera, scrutando l'orizzonte con sguardo torvo.
Sotto di lui, le onde del mare s'infrangevano fragorose sulle rocce frastagliate, mentre le grida stridule dei gabbiani attraversavano l'aria, sotto il sole a picco del mezzogiorno.
Doveva avere senz'altro una certa età, denunciata dal candore dei lunghi capelli che gli ricadevano sulle spalle e dalla barba che gli incorniciava il volto severo, ma il fisico era prestante come quello di un giovane uomo, ed i semplici abiti scuri che indossava lo mettevano in evidenza.
Tuttavia in quel momento appariva sofferente: con una mano si reggeva un fianco, mentre con l'altra s'appoggiava ad un lungo bastone, che terminava in una specie di piccolo tridente.
Nel mezzo di quest'ultimo brillava un piccolo cristallo opalescente di forma sferica.
- MALEDETTO! - disse con voce carica d'odio il Dottor Hell, visto che di lui si trattava - MALEDETTO KABUTO! MALEDETTI TUTTI! - continuò l'uomo, mentre il vento, che andava rafforzando, gli sferzava il volto, e gli sollevava i capelli in una sorta di danza selvaggia.
L'ultima battaglia contro il Mazinkaiser s'era rivelata una disfatta colossale: quando aveva creduto di avere ormai la vittoria in pugno, e di aver eliminato Koji Kabuto assieme a quel dannato robot, era successo l'imprevedibile.
Una forza misteriosa era intervenuta a cambiare le sorti dello scontro, ed il Mazinkaiser s'era manifestato in tutta la sua potenza distruttiva, quasi fosse una creatura senziente.
Non poteva credere che tanta forza e tanto potere fossero in mano a quel ragazzino impudente, non aveva senso.
Comunque era andato tutto storto: Ashura era morto nell'estremo tentativo di contrastare il Mazinkaiser, e la fortezza infernale era andata completamente distrutta.
Lui stesso era rimasto gravemente ferito, ed era riuscito a salvarsi per un pelo, assieme a pochi uomini del suo esercito personale.
Dopo la fuga, era riuscito a rifugiarsi su quell'isola deserta: lì conservava ancora una base segreta sotterranea, uno dei primi avamposti costruiti quando aveva dato il via ai suoi piani di conquista.
- Dottor Hell...- disse una voce titubante alle sue spalle - Dovrebbe riposare, lo sa anche lei che le sue ferite non sono ancora rimarginate...la prego, mi dia retta torni a letto -
Era uno dei suoi soldati dell'esercito delle Maschere di Ferro.
Il Dottor Hell emise una specie di grugnito d'assenso...era vero, forse aveva sopravvalutato le proprie forze ed ora si sentiva spossato.
S' appoggiò rassegnato al soldato, e rientrò nella base sotterranea, attraversando un ingresso ben mimetizzato tra le rocce.
L'anziano scienziato si fece accompagnare lentamente nelle proprie stanze, dove alla fine piombò sfinito sull'ampio letto a baldacchino.
Alcuni servitori accorsero per attendere alle sue necessità, ma lui li scacciò con un gesto perentorio, poi chiuse stancamente gli occhi, e scivolò in un sonno popolato da incubi.....
...stava camminando da solo, lungo un corridoio interminabile scavato nella viva roccia, e l'unico suono che riusciva ad udire era quello del suo respiro affannoso.
Il percorso era illuminato ad intervalli regolari da alcune torce accese, ma il loro chiarore non riusciva a ricacciare del tutto le tenebre incombenti.
Ombre inquietanti sembravano prendere vita lungo le pareti umide, scivolando ai suoi fianchi e sussurrando parole incomprensibili
Proseguì per un tempo che parve eterno, ed infine si trovò di fronte ad un enorme portale in legno privo di maniglia, al centro del quale si notava uno strano sigillo, raffigurante qualcosa di simile ad una stella a quattro punte.
Intorno vi erano diversi bassorilievi, nei quali erano rappresentate scene di lotta piuttosto cruente, corredate da incisioni che sembravano una qualche sorta di scrittura.
Attratto da una forza irresistibile, Hell appoggiò il palmo della mano destra sul sigillo: l'uomo ebbe la netta sensazione che vibrasse sotto il suo tocco...ritirò intimorito la mano, ma poi tornò ad appoggiarvisi, stavolta con entrambe le mani.
Una voce esplose improvvisa nella sua mente.
"HELL!"
Lo scienziato vacillò, travolto da un caleidoscopio d'immagini terrificanti...per un attimo credette d'impazzire...urlò...
Si svegliò di colpo balzando a sedere sul letto, ed il dolore delle ferite lo riportò bruscamente alla realtà.
- Ancora quell'incubo, il solito maledetto incubo...- mormorò con la fronte madida di sudore, ed il cuore che batteva all'impazzata.
S'alzò a fatica da suo giaciglio, e sedette su una poltrona di velluto rosso che stava lì vicino, premendo un pulsante nascosto nel bracciolo.
Un servitore accorse al suo richiamo, recando con sé del vino rosso in un calice di vetro finemente cesellato, e lo porse con fare ossequioso al suo padrone.
Il Dottor Hell osservò pensieroso quel liquido rosso rubino, rigirandolo nella coppa che ora teneva nella mano destra, poi ne bevve un sorso.
Quel sogno lo perseguitava ormai da mesi: era un segno, ne era sicuro, qualcosa d'importante stava per succedere, e lui ne avrebbe fatto in qualche modo parte.
Non gli restava che aspettare, rimettersi in forze ed aspettare.
Aveva una sensazione precisa, un presentimento: era sicuro che qualcuno stava per intervenire a suo favore, qualcuno di potente, di malvagio, qualcuno che lo avrebbe aiutato a compiere la sua vendetta.
L'anziano scienziato sorrise compiaciuto.
- Presto Kabuto...- mormorò - Molto presto ti farò pentire di essere venuto al mondo - continuò, stringendo convulsamente il calice fra le dita fino ad incrinarlo.
Il vino colò in rivoli sul pavimento, come se fosse sangue.

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All'Istituto di Ricerca l'allarme generale continuava a suonare, e tutto il personale era in stato d'allerta.
Boss s'affacciò incuriosito alla porta della stanza dove stava guardando la tv con i suoi due amici, e vide alcuni uomini del servizio d'ordine sfrecciargli davanti con le pistole d'ordinanza in pugno.
- Ehi! Che sta succedendo, si può sapere? - gli urlò dietro, ma quelli continuarono per la loro strada senza prestargli attenzione, svoltando in un altro corridoio e sparendo alla vista.
- Boss, che succede? -
Anche Mucha e Nuke s'erano sporti oltre la soglia, per cercare di capire a cosa era dovuto tutto quel trambusto.
- Probabilmente si tratta di un nuovo attacco del Dottor Hell! - ipotizzò Boss - Non ne ha avuto ancora abbastanza quel dannato vecchiaccio! - esclamò con rabbia - Andiamo ragazzi! Gli faremo assaggiare la forza del mio Boss Robot! - concluse spavaldamente.
Poco dopo correva in direzione dell'hangar, seguito a ruota dai suoi fedeli aiutanti.
Però qualcosa non lo convinceva...perché era stato allertato il personale addetto alla sicurezza?
Forse il nemico era riuscito ad introdursi all'interno dell'Istituto?
Mentre formulava questo pensiero, le luci in fondo al corridoio cominciarono ad affievolirsi fino a smorzarsi completamente.
Qualcuno da quella tenebra, gli stava muovendo rapidamente incontro.
Incredulo e sgomento, non poté fare a meno di notare che i riflettori si spegnevano man mano che quella persona avanzava nella sua direzione.
Boss si fermò di botto, assalito da un improvviso senso di panico.
La figura che procedeva verso di lui, gli sembrava in qualche modo famigliare.
- Chi...chi sei? - balbettò, indietreggiando istintivamente e sforzandosi di aguzzare la vista.
Fu allora che lo vide.
Lo vide fin troppo bene.
Alle sue spalle Nuke e Mucha urlarono di paura, e dopo un veloce dietrofront fuggirono terrorizzati.
Boss invece rimase immobile, incapace di muovere un passo, quasi ipnotizzato dall'orrore che gli stava di fronte.
- Ka...Kabuto? - sussurrò, ma la voce gli si strozzò in gola.
Koji si fermò a meno di due metri da lui, fissandolo crudelmente negli occhi, poi con un balzo gli fu addosso.
La luce sopra di loro si spense definitivamente, e tutto piombò nel buio.
L'ultima cosa che Boss vide prima di perdere i sensi, fu il volto trasfigurato di Koji a pochi centimetri dal suo: due occhi neri come la pece in cui brillava una luce di follia, ed un ampio sorriso maligno in cui credette di intravedere denti aguzzi come quelli di una belva.


Jun se ne stava accoccolata da quasi un'ora su una poltrona nella sala d'attesa dell'infermeria: pallida ed inquieta aspettava che qualcuno le desse notizie sulle condizioni di Tetsuya.
Da quando il giovane era stato condotto via in stato d'incoscienza per gli accertamenti e le cure del caso, non aveva più saputo nulla.
Sentiva l'allarme che continuava a suonare, ma non le importava: non si sarebbe mossa da lì per nessuna ragione al mondo.
La paura di perdere la persona che amava, le attanagliava lo stomaco come in una morsa.
Jun rivolse una preghiera silenziosa a quell'uomo che aveva fatto loro da padre.
" Ti prego, non farlo morire, ti prego...non voglio rimanere sola "
Quasi in risposta a quell'accorata richiesta, la luce sfarfallò e si spense, ma l'entrata in funzione del generatore d'emergenza, ripristinò in pochi secondi la corrente elettrica in tutto il reparto medico.
Jun fu percorsa da un brivido incontrollabile, così si raggomitolò ancora di più sulla poltrona, stringendo a sé le ginocchia.
La ragazza continuò la sua attesa in preda a mille timori.


I fasci luminosi delle torce elettriche fendevano come lame l'oscurità piombata improvvisamente in tutto l'Istituto.
Il sistema d'emergenza stava riportando energia a tutta la struttura, ma procedeva lentamente e per zone.
Sayaka correva assieme a suo padre verso l'hangar del Mazinkaiser: era sicura che Koji si stesse dirigendo là, e proprio quel settore era completamente al buio.
Alcuni uomini della sorveglianza li seguivano da vicino, illuminando il percorso con le pile.
Sayaka aveva paura.
Voleva trovare Koji prima di chiunque altro, ed impedire che gli fosse fatto del male, anche se sapeva che in quel momento il ragazzo era potenzialmente pericoloso.
Suo padre era stato molto chiaro rivolgendosi agli uomini del servizio d'ordine: impedire a tutti i costi che Koji raggiungesse il Mazinkaiser.
A tutti i costi.
Sayaka aveva provato ad obiettare, ma lo sguardo severo ed il tono perentorio del professor Yumi l'avevano zittita.
Infondo al cuore si rendeva conto che suo padre aveva ragione.
All'improvviso due figure sbucarono correndo da dietro l'angolo.
- Nuke, Mucha! - chiamò Sayaka fermandosi di fronte ai due ragazzi - Cos'è successo? - chiese poi, vedendo i loro sguardi impauriti.
Mucha prese fiato, e poi riuscì a balbettare qualcosa.
- Da...da quella parte...Boss è rimasto là...Koji è...-
Non fece in tempo a finire la frase: Sayaka si era già precipitata nella direzione indicata, seguita dal professor Yumi e dalle guardie.
Improvvisamente i fasci di luce illuminarono qualcuno.
Boss era steso a terra inerte, apparentemente privo di conoscenza; su di lui incombeva minacciosa una creatura da incubo, nella quale Sayaka riconobbe a stento Koji.
- Non...non è possibile...- mormorò scioccata la ragazza - Non può essere...-
Un ghigno crudele brillò per un attimo nella semioscurità, ed una mano artigliata scattò in direzione del volto del giovane svenuto.
- KOJI, NO! - urlò disperata la ragazza - FERMATI! -
Koji sussultò, alzando lo sguardo verso di lei, ed abbassando contemporaneamente il braccio con cui stava per colpire Boss.
Sayaka avvertì un vuoto allo stomaco quando incontrò quegli occhi: erano gelidi, inumani.
Deglutì in preda al panico, ma cercò comunque di farsi forza, avanzando cautamente verso di lui.
- Sayaka! FERMA! Cosa vuoi fare? - le urlò suo padre - Non ti avvicinare! -
La ragazza finse di non sentire, e proseguì imperterrita, fermandosi a pochi passi da quell'essere spaventoso.
Dimenticato Boss, il giovane s'era rizzato in piedi, ed ora la scrutava immobile.
- Koji guardami - disse con dolcezza - Sono io, Sayaka -
Per un attimo le sembrò che in quello sguardo s'accendesse un barlume di coscienza.
- Koji...-
Il ragazzo la osservò attentamente; inclinò leggermente la testa di lato, quasi stesse interrogandosi sul da farsi, poi allungò una mano verso di lei.
Qualcuno sparò: due colpi.
Koji cadde di schianto all'indietro, colpito da due proiettili al petto che lo passarono da parte a parte, appena sotto la spalla sinistra.
Sayaka gli si parò davanti per fargli da scudo.
- CHE FATE! Siete pazzi? - urlò - Non sparate, lui è Koji capite? KOJI! -
- ATTENTA SAYAKA! - l'avvertimento arrivò da suo padre, ma troppo tardi.
Dietro di lei Koji si era rialzato, con il sangue che gli colava lungo tutta la parte sinistra del corpo.
Barcollò per qualche istante, e poi, lanciando un urlo da belva ferita, si scagliò in avanti verso il gruppetto di guardie armate.
Koji si fece strada con la forza.
Sayaka, colpita al viso, venne scaraventata di lato contro la parete, ed in seguito alla violenza dell'urto perse i sensi, accasciandosi sul pavimento.
Tre uomini della sorveglianza non ebbero sorte migliore.
Koji balzò quindi agilmente al di là del drappello di persone, e poi sparì nel buio.
Alcuni minuti dopo, arrivò una comunicazione di Morimori dalla sala controllo: il Kaiserpilder era decollato.
- Maledizione! - esclamò con rabbia Yumi, mentre prestava soccorso alla figlia - Morimori, deve impedire a Koji di agganciarsi al Mazinkaiser! Bloccate l'apertura dell'hangar, ed alzate la barriera di protezione! -
- Farò il possibile - disse quest'ultimo - Però l'energia non è stata ancora del tutto ripristinata! -
- Convogliate lì tutta l'energia disponibile! - continuò Yumi in tono concitato.
Morimori fece come gli era stato detto.
Il Pilder era adesso in volo sulla verticale dell'Istituto, richiamando a sé il Kaiser per l'agganciamento.
Anche l'hangar si stava aprendo, ma fortunosamente la barriera venne innalzata, interrompendo automaticamente l'intera procedura.
Il Kaiserpilder, in fase di discesa, dovette deviare di colpo la sua traiettoria per non schiantarvisi contro; fece un paio di giri attorno all'Istituto indeciso sul da farsi, quindi s'allontanò verso ovest, in direzione del monte Fuji.
Rimase visibile al radar della sala controllo per pochi minuti, e poi disparve senza lasciare traccia.

Edited by kojimaniaca - 13/10/2009, 22:28

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