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KOJIMANIACA's Graphic Novel: Un destino già tracciato

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kojimaniaca
view post Posted on 11/11/2007, 16:33 by: kojimaniaca     +1   -1




CAPITOLO VIII°: " Nuovi equilibri "



- Tenente, guardi lì! - il sergente Morita indicò il fianco boscoso della montagna che stavano costeggiando con l'elicottero. In corrispondenza di un piccolo altipiano, si notava chiaramente un solco lungo diversi metri, che attraversava la vegetazione come una ferita aperta.
Il tenente Harada fece cenno al pilota di avvicinarsi per poter osservare meglio e l'elicottero s'abbassò di quota, stazionando quindi sopra la zona indicata dal sergente.
Era evidente che qualcosa aveva toccato terra forzatamente in quel punto, gli alberi divelti ne erano chiara la testimonianza, ma dell'oggetto che aveva creato tanto scompiglio non c'era nessuna traccia. Qualcuno doveva averlo rimosso in qualche modo, oppure, cosa che dubitava, era decollato nuovamente.
Harada decise di scendere a terra e controllare più da vicino.
- Cerca un posto qui vicino dove atterrare! - disse al pilota
- Ho notato una radura più in alto, proverò là! - dichiarò quest'ultimo richiamando a sé la cloche e riprendendo quota.


Dambei Makiba stava osservando i movimenti di quel velivolo ormai da un bel po'. Appollaiato sulla sua torretta, dalla quale generalmente scrutava il cielo a caccia di UFO, guardava attraverso il cannocchiale quell'elicottero militare che stava sorvolando insistentemente la zona dall'alba. L'ometto aveva capito che stavano cercando l'oggetto precipitato qualche giorno prima e questa cosa rafforzava in lui la sua convinzione, che il velivolo misterioso fosse in realtà un disco volante pilotato da extraterrestri, altrimenti non si sarebbe spiegata la presenza dell'esercito. Aveva visto anche diverse pattuglie aggirarsi nei dintorni a bordo di alcune jeep.
- Daisuke non me la racconta giusta... - mormorò tra sé e sé
La spiegazione che gli aveva dato il ragazzo il giorno dopo l'avvistamento non lo convinceva affatto. Daisuke aveva riferito del ritrovamento di un ragazzo ferito, che ora era ricoverato in gravi condizioni presso il reparto medico medico del Centro di Ricerca diretto da Umon, ma Dambei era convinto che in realtà si trattasse di un alieno sopravvissuto allo schianto. Il dottor Umon aveva pregato lui, Hikaru e Goro di tacere l'accaduto senza tuttavia dare spiegazioni e questo atteggiamento dello scienziato lo insospettiva ancora di più.
- PAPA'! - la voce indispettita di Hikaru gli giunse dal basso distogliendolo bruscamente dalle sue fantasticherie
- Vuoi deciderti a scendere da lì e venire a darmi una mano? - la ragazza lo stava guardando dal cortile con le braccia incrociate sul petto e le gote imporporate dalla rabbia, ai suoi piedi c'era una cesta di uova fresche.
- Stamattina avresti dovuto pulire il pollaio ed invece sei ancora lì sopra a pensare alle tue sciocchezze! - continuò Hikaru con lo stesso tono
- Fallo pulire a quello scansafatiche di Daisuke - ribatté suo padre risentito - Io ho cose più importanti da fare! -
- L'unico scansafatiche che vedo in questo momento sei tu papà! - disse di rimando la ragazza - Daisuke si sta già occupando del recinto dei cavalli, recinto che avresti dovuto riparare tu tre giorni fa! -
Dambei borbottò qualcosa a proposito dei figli che non hanno più rispetto per il loro padre e tornò a concentrarsi sull'elicottero.
Hikaru sospirò rassegnata ed entrò in casa per depositare le uova. Nel pomeriggio le avrebbe portate al villaggio vicino per venderle assieme ad alcuni ortaggi che aveva raccolto nell'orto.
Entrò in cucina e dopo essersi lavata le mani nel lavandino, s'apprestò a preparare il pranzo, mancava poco più di mezz'ora a mezzogiorno e fra poco si sarebbe trovata di fronte una piccola truppa di uomini affamati come lupi. Hikaru sorrise all'idea, infondo le piaceva darsi da fare ai fornelli per suo padre, il fratellino Goro e Daisuke.
Già, Daisuke.
Hikaru guardò dalla finestra e lo vide in lontananza che si stava occupando del recinto, a torso nudo sotto il sole cocente.
Quella mattina il giovane s'era comportato in modo strano: sguardo cupo, taciturno...Arrivato più presto del solito alla fattoria, s'era messo subito al lavoro senza nemmeno fare colazione, evitando accuratamente ogni tipo di approccio con la ragazza.
Hikaru era preoccupata: aveva visto Daisuke pensieroso e malinconico in diverse occasioni, come se fosse perso in ricordi troppo dolorosi da esprimere a parole, ma mai come questa volta.
La ragazza però era anche delusa, perché avrebbe voluto che il giovane si confidasse con lei, infondo sentiva che fra di loro stava nascendo qualcosa di più di una semplice amicizia, un coinvolgimento più profondo. Amore? Non osava pensare a tanto, ma in cuor suo ci sperava.
Finì di tagliare le verdure, controllò lo stufato sul fuoco ed uscì di casa, dirigendosi verso il recinto dei cavalli con una bottiglia di the freddo in una mano ed un bicchiere nell'altra.


Daisuke finì di riparare la recinzione che era quasi mezzogiorno, quando finalmente si soffermò a guardare con occhio critico l'opera terminata. Aveva lavorato alacremente per più di tre ore, senza interrompersi, incurante degli spasmi che gli arrivavano dal braccio destro.
Concentrarsi sulla fatica fisica lo aveva aiutato a non pensare continuamente agli avvenimenti di quella mattina: aveva ucciso un uomo inerme senza alcun motivo, s'era macchiato di un omicidio spinto da un impulso irrazionale e questa cosa lo angosciava profondamente, rendendolo incapace di qualsiasi pensiero coerente. Gli sembrava di vivere un incubo assurdo e lo sguardo sgomento di quel ragazzo continuava a perseguitarlo.
Doveva assolutamente parlare con suo padre e confessargli al più presto quanto aveva fatto, era l'unica cosa di cui era certo in quel momento...
Sedette sfinito all'ombra di una pianta lì vicino e si asciugò la fronte dal sudore con il dorso della mano: scottava. Realizzò in quel momento di avere la febbre e che il dolore adesso era continuo e pulsante: gli sembrava di avere il braccio stritolato in una morsa.
Era deciso: sarebbe tornato immediatamente al Centro di Ricerche per affrontare le proprie responsabilità e poi... e poi che succedesse quello che doveva succedere, non gli importava, voleva solo liberarsi da quel peso che gli opprimeva l'animo.
Un passo leggero alle sue spalle attirò l'attenzione del ragazzo: era Hikaru che si stava avvicinando con qualcosa in mano.
Daisuke si alzò ed infilò velocemente la camicia a maniche lunghe che aveva appoggiato sulla recinzione, coprendo così la cicatrice arrossata e il braccio gonfio. Non voleva che Hikaru lo vedesse in quello stato.
Il gesto però non sfuggì alla ragazza, che fece comunque finta di nulla salutandolo allegramente.
- Ciao Daisuke, ho pensato che con tutto questo lavoro sotto il sole dovessi avere una gran sete, così ti ho portato del the freddo -
Daisuke si sforzò di apparire come di consueto e le sorrise gentilmente
- Grazie Hikaru, è quello che ci voleva - disse il giovane prendendo il bicchiere pieno che la ragazza gli porgeva. Bevve un lungo sorso e si accorse solo in quel momento di avere una sete terribile. Hikaru riempì nuovamente il bicchiere a Daisuke, scrutandone attentamente il volto, mentre il ragazzo beveva avidamente. Non aveva un bell'aspetto: pallido, occhi lucidi e l'aria sofferente...
- Sei sicuro di stare bene Daisuke? Non hai una bella cera - si pronunciò allora la ragazza quasi imbarazzata
Daisuke stava per replicare, quando quell'elicottero, che stava girando là attorno da un bel po', passò rumorosamente a bassa quota sopra di loro, allontanandosi poi in direzione del Centro.
I due giovani guardarono in alto verso il velivolo con aria pensierosa.
- Stanno cercando quel giovane precipitato l'altro giorno vero? - domandò Hikaru immaginando già la risposta.
Daisuke annuì distrattamente guardando l'elicottero. Se ne stava occupando addirittura l'esercito...chi era dunque quel ragazzo?


La radura in cui erano atterrati con l'elicottero distava circa un quarto d'ora a piedi dal luogo dell'impatto del Kaiserpilder, il tenente Harada e Morita lo raggiunsero scendendo a fatica una ripida scarpata attraverso il bosco.
Fecero un sopralluogo accurato del posto, constatando che, a parte la vegetazione abbattuta, non vi era altra traccia significativa, cancellata probabilmente dalla pioggia caduta in nottata.
Comunque, basandosi sulla larghezza della traccia, c'era la quasi certezza che si trattasse del velivolo di Koji, restava da capire che fine avesse fatto. Harada decise di perlustrare le fattorie della zona e di fare qualche domanda in giro.
Qualcuno doveva pur avere visto qualcosa.
Risalirono il pendio e raggiunsero l'elicottero che li stava aspettando con i motori accesi. Quando furono di nuovo a bordo, Harada fece cenno al pilota di decollare e gli indicò la direzione da prendere.


Genzo Umon avrebbe voluto parlare con Daisuke di Koji, ma quella mattina il ragazzo era uscito molto presto e lo scienziato non era riuscito ad incontrarlo.
Ora sentiva la necessità di dover prendere una decisione.
All'alba il giovane Kabuto aveva superato una brutta crisi grazie all'intervento tempestivo dell'equipe medica, ma le sue condizioni rimanevano gravi e Umon non voleva ulteriori responsabilità in merito. Come se non bastasse alcuni militari stavano chiaramente perlustrando la zona e non si trattava certo di un normale addestramento.
Lo scienziato si recò così nella sala controllo del Centro di Ricerche, sedette nella sua postazione e dopo un attimo di riflessione si rivolse ad uno dei suoi assistenti
- Hayashi! -
L'interpellato guardò lo scienziato in attesa di istruzioni
- Hayashi - continuò Umon - Mi metta in contatto con il professor Yumi presso l'Istituto di Ricerca Fotoatomica -
- Subito dottor Umon, mi dia qualche minuto! -
Poco dopo il volto di Gennosuke Yumi apparve sullo schermo principale
- Buongiorno professor Yumi! Sono Genzo Umon, direttore del Centro di Ricerche Spaziali del monte Fuji - si presentò lo scienziato - Credo di avere qui con me una persona di vostra conoscenza -


- Devo tornare al Centro - disse Daisuke mettendo a posto gli atrezzi da lavoro nella rimessa, un piccolo edificio in legno dietro il fienile, dalle cui pareti filtrava la luce del giorno, creando all'interno una sorta di illuminazione soffusa.
Hikaru rimase in silenzio, notando un leggero tremore nelle mani del ragazzo, che stava facendo di tutto per eludere il suo sguardo indagatore.
- Che ti succede Daisuke? - chiese infine la ragazza decisa ad arrivare fino in fondo alla questione - Tu mi nascondi qualcosa, non negarlo! -
Daisuke sorpreso la guardò finalmente dritto negli occhi e vide la sua determinazione. Era davvero bella avvolta in quella penombra dorata, d'impulso allungò una mano accarezzandole affettuosamente i capelli a caschetto.
- Hikaru, io... -
- SI PUO' SAPERE COSA STATE FACENDO VOI DUE! - urlò la voce di Dambei alle spalle della ragazza
Hikaru presa alla sprovvista sussultò imbarazzata, Daisuke ritirò velocemente la mano.
- NON POSSO LASCIARVI SOLI UN MINUTO CHE SUBITO NE APPROFITTATE! - continuò l'ometto gesticolando furiosamente
- PAPA' PIANTALA! - urlò di rimando la ragazza con il volto di brace - NON FACEVAMO NULLA DI MALE, STAVAMO SOLO PARLANDO! -
Daisuke sorrise, non era la prima volta che assisteva ad una scena simile, decise di ritirarsi in buon ordine.
- Hikaru io vado, mio padre mi aspetta - disse semplicemente il giovane dirigendosi verso l'uscita.
Quando fu all'esterno venne investito dalla luce del sole e fu colto da una violenta vertigine. Con la voce di Dambei che gli giungeva sempre più distorta, fece qualche passo incerto verso la jeep e poi s'accasciò a terra privo di sensi.


Il professor Yumi s'infilò la giacca in tutta fretta e si preparò a raggiungere l'elicottero privato che lo stava aspettando nell'eliporto dell'Istituto. Voleva raggiungere il prima possibile il Centro di Ricerche Spaziali, ma quando fece per uscire dal proprio studio trovò ad attenderlo sulla soglia sua figlia Sayaka.
- Hanno trovato Koji vero? - chiese la ragazza senza tanti preamboli. Lo scienziato annuì serio.
- Vengo con te! - continuò determinata la ragazza
- No Sayaka. Preferisco che tu rimanga qui - le disse suo padre con un tono che non ammetteva repliche.
- Ma papà... -
- Niente ma. Questa volta farai quello che ti dico io - Yumi non intendeva aggiungere altro, quindi scansò gentilmente la ragazza e si avviò lungo il corridoio.
- Dimmi almeno se è vivo o morto! - supplicò Sayaka alle sue spalle
Gennosuke Yumi si fermò per un istante senza voltarsi.
- E' vivo - disse l'uomo proseguendo poi per la sua strada.


La comunicazione dall'Istituto di Ricerca raggiunse Harada mentre stavano per atterrare in una delle fattorie dei dintorni. Kabuto si trovava presso il Centro di Ricerche Spaziali, un edificio che il tenente aveva notato in precedenza, mentre stavano sorvolando la zona. Gennosuke Yumi si stava già dirigendo là.
L'ufficiale diede istruzioni al pilota affinché lo conducesse sul luogo. Finalmente si stava per concludere quella faccenda, ma prima voleva rendersi conto personalmente di alcune cose.


- DAISUKE! - uscendo dalla rimessa incalzata dai rimproveri di suo padre, Hikaru aveva visto il ragazzo steso al suolo esanime a fianco della jeep e si era precipitata in suo aiuto. Dambei era ammutolito di colpo, accorrendo a sua volta.
- Che ti succede ragazzo? - domandò preoccupato l'uomo accovacciandosi a fianco del giovane e sollevandogli delicatamente la testa
- Mio Dio papà, brucia di febbre - esclamò Hikaru tastandogli la fronte.
- Portiamolo dentro casa - le disse suo padre
- No...non è niente, devo tornare al Centro... - mormorò debolmente Daisuke. Aveva ripreso conoscenza ed ora stava cercando caparbiamente di rimettersi in piedi.
Hikaru capì dal suo sguardo che non sarebbe riuscita a fargli cambiare idea, così lo aiutò ad alzarsi e suo padre le diede una mano a farlo accomodare sulla jeep. Lei sedette al posto di guida.
- D'accordo. Ti ci porto io! - disse la ragazza avviando il motore ed inserendo la marcia. La jeep s'avviò lungo la strada che conduceva al Centro e Daisuke s'abbandonò sul sedile con gli occhi chiusi, appoggiando stancamente la testa sulla spalla della ragazza al suo fianco.


- C'è una cosa però che non capisco dottor...? -
- Umon, Genzo Umon - ripeté per l'ennesima volta lo scienziato ad Harada, che stava osservando Koji dall'anticamera attraverso la parete a vetri - Che cosa non capisce tenente? -
- Non capisco il motivo per cui non avete avvisato subito del ritrovamento di Kabuto - continuò l'ufficiale girandosi verso Umon e fissandolo negli occhi con sguardo indagatore
- Ho scoperto l'identità del ragazzo solo ieri in tarda serata e appena mi è stato possibile ho contattato il professor Yumi - rispose Umon sulla difensiva. Non gli piaceva affatto il tono accusatorio di Harada.
- Non avete pensato nemmeno per un istante ad avvisare le autorità di Polizia? O per lei è normale accogliere uno sconosciuto con delle ferite d'arma da fuoco e fare finta di nulla per quasi tre giorni? Lo trovo quanto mai un atteggiamento bizzarro, se me lo consente... - proseguì il tenente senza nascondere l'ironia nella voce.
Genzo Umon non seppe come ribattere, fortunatamente in quel momento fece il suo ingresso Hayashi in compagnia di un uomo, togliendolo dall'imbarazzo.
- Dottore, è arrivato il professor Yumi - disse l'assistente presentando il nuovo venuto
- Professor Yumi, è davvero un piacere conoscerla di persona! - disse Umon muovendogli incontro e stringendogli la mano
- Il piacere è tutto mio dottor Umon, ma perdoni l'impazienza...vorrei vedere Koji - disse Yumi ricambiando la stretta.
- Ma certo, è logico - disse Umon - Il ragazzo è qui, venga -
- Bene! - li interruppe Harada - Ormai la mia presenza non è più di alcuna utilità, quindi se non le dispiace professor Yumi vorrei congedarmi -
- Ma certo tenente, la ringrazio ancora per il suo supporto. Non appena possibile contatterò anche il generale Yoshida, intanto lo saluti per me! - disse Yumi all'ufficiale, provando nel profondo un certo senso di sollievo: quell'uomo non gli andava per niente a genio.
- Riferirò...- il tenente fece per allontanarsi, ma poi tornò sui suoi passi esclamando: - Oh, quasi dimenticavo una cosa importante. Ho disposto che ci siano sempre due soldati armati di guardia alla stanza di Kabuto - continuò Harada
- E per quale motivo? - chiese Umon sorpreso e contrariato - Non credo che lei abbia l'autorità per fare una cosa del genere! -
- Lo faccio esclusivamente per la vostra sicurezza - disse il tenente - Se Kabuto si riprende, potrebbe dare ancora segni di squilibrio e rivelarsi nuovamente un pericolo per chi gli sta attorno...- lasciò di proposito la frase in sospeso e notando lo sguardo interrogativo di Umon aggiunse: - Sono sicuro che il professor Yumi le saprà dare tutti i chiarimenti del caso - concluse l'uomo ed uscì dalla stanza con un sorrisetto divertito stampato sulle labbra.
Yumi tacque imbarazzato: Harada non aveva tutti i torti.
- Credo sia il caso di spiegarle alcune cose dottor Umon - mormorò poi il professore.


- Ci siamo Daisuke! - esclamò Hikaru parcheggiando la jeep davanti al Centro.
Il giovane si svegliò di colpo dal torpore in cui era scivolato durante il viaggio, guardandosi attorno un po' stranito. Il dolore adesso era intollerabile e Daisuke si sentiva piuttosto debole.
- Dammi una mano Hikaru, non credo di farcela da solo -
La ragazza lo aiutò a scendere dal mezzo e sorreggendolo come meglio poteva lo accompagnò all'interno dell'edificio. Nell'atrio incrociarono un uomo in divisa da ufficiale, che li squadrò con evidente interesse, soffermandosi in particolare su Daisuke. Fu solo un momento, poi l'uomo continuò come se niente fosse, uscendo dallo stabile.
Hikaru, che era abbastanza pratica del Centro di Ricerche, si diresse con Daisuke verso l'infermeria.


In poche parole Yumi aveva cercato di spiegare al dottor Umon quello che era successo con Koji, o per lo meno quello che era riuscito a capire di tutta quella situazione assurda e Genzo Umon lo aveva ascoltato con attenzione, sentendosi partecipe della preoccupazione che traspariva dal tono di voce dell'uomo. Capiva che per Yumi c'erano in gioco sentimenti contrastanti: l'evidente affetto per il ragazzo ed il timore per quello che era diventato, nonché la responsabilità di gestire una situazione potenzialmente pericolosa.
- Mi spiace averla coinvolta in questa faccenda dottor Umon, farò in modo che Koji venga trasferito al più presto all'Istituto di Ricerca, in modo da evitarle altre seccature - disse Yumi in conclusione di quanto già detto
- Comunque non so davvero come ringraziarla per esservi presi cura di lui -
Prima di rispondere, Umon ripensò a quando aveva trovato il ragazzo: Koji nel delirio lo aveva scambiato per il padre, invocando disperato il suo aiuto. L'uomo era rimasto molto turbato dallo sguardo smarrito ed impaurito del giovane, così mentre al suo fianco Daisuke conduceva a tutta velocità la jeep verso il Centro, Umon aveva tenuto Koji stretto a sé, tamponandogli le ferite e cercando di tranquillizzarlo meglio che poteva: "Andrà tutto bene figliolo, non avere paura" gli aveva ripetuto più volte.
Quel pensiero lo aiutò a prendere una decisione: - Professor Yumi, credo che per il momento sia impossibile trasportare il ragazzo viste le sue condizioni. Comunque le assicuro che qui verrà assistito nel migliore dei modi e sarà il benvenuto per tutto il tempo necessario alla sua guarigione - disse convinto Umon.
Gennosuke Yumi lo guardò meravigliato
- Umon io... -
- Venga, l'accompagno da Koji - lo anticipò Umon con un sorriso, precedendolo nella stanza in cui era ricoverato il ragazzo.


- Qualcuno mi aiuti! - esclamò Hikaru entrando nel reparto medico con Daisuke che si appoggiava a lei in cerca di sostegno.
- Che succede? - disse uno dei medici accorso al suo richiamo
- Non lo so - disse la ragazza - Sta male e ha la febbre! -
- Devo parlare con mio padre... - continuava a ripetere ossessivamente il ragazzo mentre lo facevano sdraiare su un lettino. Una presa involontaria di un infermiere al braccio destro gli strappò un'esclamazione di dolore.
- Vai a chiamare il dottor Yamamoto - disse il medico rivolgendosi all'infermiere - E lei signorina Makiba, la prego di aspettare di là nell'anticamera - continuò rivolgendosi alla ragazza.
Hikaru obbedì a malincuore ed uscì dalla stanza, lanciando un'ultima occhiata preoccupata verso Daisuke.


- Questo è il dottor Yamamoto - disse Umon presentando l'uomo al professor Yumi
- Piacere di conoscerla - il medico porse la mano allo scienziato - Ho sentito molto parlare di lei - dichiarò Yamamoto
- Grazie di tutto quello che sta facendo per Koji - replicò sinceramente Yumi avvicinandosi al letto dove giaceva il ragazzo in stato d'incoscienza - Mi dica...se la caverà? - chiese poi con ansia, osservandone il volto pallido ed il respiratore che lo teneva in vita.
- Le ferite sono gravi non lo nego, i proiettili hanno perforato il polmone sinistro - spiegò il medico - Comunque sono certo che si riprenderà presto, è un giovane combattivo! - concluse sorridendo
- E' vero - rispose Yumi accennando a sua volta un sorriso - Lo è...-
In quel momento un infermiere irruppe nella stanza
- Dottor Yamamoto venga nell'altra stanza! Anche lei professor Umon, si tratta di Daisuke -
Umon impallidì e provò una sorta di tuffo al cuore
- Cosa è successo a mio figlio? -
- Non so di preciso, ma ha la febbre alta - rispose l'infermiere mentre si recavano nella camera adiacente.
Hikaru, seduta nell'anticamera, li seguì ansiosa con lo sguardo finché chiusero la porta alle loro spalle.
Il professor Yumi rimasto da solo con Koji, cercò una sedia e si accomodò a fianco del letto, un po' sconcertato per quell'improvvisa novità.


- DAISUKE! - esclamò Umon appena vide il figlio.
Il giovane era steso sul lettino dell'infermeria, sofferente e in stato confusionale continuava a chiedere di suo padre. Il medico gli aveva tolto la camicia ed ora stava esaminando con delicatezza il braccio tumefatto.
Sentendo la voce di Umon, Daisuke si era sollevato di colpo mettendosi a sedere
- PADRE! -
- Sono qui Daisuke - disse l'uomo avvicinandosi al ragazzo che lo guardava con occhi deliranti - Mettiti giù figliolo, rimani sdraiato! -
- Sono stato io padre! L'HO UCCISO IO! - la voce del giovane era carica d'angoscia - Non volevo! Non so perché l'ho fatto, TE LO GIURO! -
- Che dici Daisuke? Di cosa stai parlando? - Umon s'era seduto a fianco del ragazzo ed ora lo teneva per le spalle, cercando di farlo adagiare nuovamente sul letto - Stai calmo, stai dicendo cose senza senso -
Daisuke lo guardò incredulo, non poteva credere che suo padre gli stesse mentendo...o forse no? Forse aveva immaginato tutto, forse era solo un incubo...sì un incubo...
Il ragazzo sentì le forze abbandonarlo e così si lasciò andare fra le braccia di Umon, cedendo ad un sonno pesante che era più simile ad uno svenimento.


- Posso? - disse una voce femminile alle spalle di Yumi.
L'uomo si girò e si trovò di fronte una bella ragazza con i capelli a caschetto, grandi occhi bruni, dell'età approssimativa di sua figlia Sayaka.
- Certo, entri pure - rispose lo scienziato incuriosito, la ragazza si avvicinò porgendo la mano
- Io sono Hikaru, Hikaru Makiba, abito qui vicino. Lei è suo padre? - chiese indicando Koji con un cenno del capo
- No, non è mio figlio, anche se in realtà è come se lo fosse. Io sono Gennosuke Yumi e lui è Koji -
- Yumi? Il famoso scienziato? Ma certo! Ho sentito molto parlare di lei, allora lui è Koji Kabuto, il pilota del Mazinger! - esclamò Hikaru stupita - Siete famosi! -
- Beh, non esageriamo... - sorrise imbarazzato Yumi
- Spero tanto che Koji guarisca al più presto! - disse sinceramente la ragazza
- Grazie Hikaru, lo spero anch'io - mormorò Yumi pensieroso.


Daisuke si era finalmente calmato ed ora dormiva profondamente, anche se il suo corpo era vistosamente percorso da brividi causati dalla febbre alta.
Umon era visibilmente preoccupato: il braccio di Daisuke non era mai stato così infiammato e gonfio, e questa era la crisi peggiore che avesse mai avuto finora il giovane. Lo scienziato temette che la situazione stesse degenerando prima del previsto ed espresse i suoi dubbi al dottor Yamamoto.
- Aspettiamo domattina e vediamo se le solite terapie fanno effetto - disse il medico a Umon - Temo che stavolta il ragazzo si sia strapazzato un po' troppo, sottovalutando i sintomi. Dovrà convincerlo a starsene tranquillo per un po' -
Umon annuì
"Troveremo una cura figlio mio, vedrai..." pensò tra sé e sé.


Koji socchiuse appena gli occhi, poi tornò a chiuderli...tenerli aperti era davvero uno sforzo immane. Sentiva le palpebre pesanti come piombo ed una sensazione di fastidio alla gola simile ad un bruciore.
Fece un altro tentativo, cercando di mettere a fuoco quello che lo circondava e pian piano gli oggetti cominciarono a prendere forma. Era steso a letto, in quella che sembrava la stanza di un ospedale e seduto al suo fianco c'era il professor Yumi intento a parlare con una persona, una ragazza per la precisione.
" Sayaka " pensò, ma poi la osservò meglio e si rese conto che non si trattava di lei.
Cercò di dire qualcosa per attirare l'attenzione, ma non riusciva ad articolare le parole, così si accorse di essere collegato ad un respiratore artificiale e di avere un tubo infilato in gola.
Allungò quindi faticosamente il braccio destro fino a sfiorare con la mano il ginocchio dello scienziato, per poi lasciarlo ricadere a penzoloni oltre il bordo del letto.
Gennosuke Yumi si voltò colto di sorpresa ed incrociò lo sguardo interrogativo del giovane.
- Koji! - esclamò con gioia lo scienziato afferrandogli la mano - Come ti senti ragazzo mio? -
Il ragazzo cercò di sorridere, ma il risultato fu più simile ad una smorfia.
" Mi sento come se fossi stato investito da un camion " pensò Koji con una punta d'ironia e si limitò a stringere debolmente la mano al professore.
Ma era stanco, troppo stanco, così chiuse gli occhi e scivolò nuovamente nell'incoscienza.




continua...

Edited by kojimaniaca - 13/10/2009, 22:58

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