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KOJIMANIACA's Graphic Novel: Un destino già tracciato

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kojimaniaca
view post Posted on 26/11/2007, 14:01 by: kojimaniaca     +1   -1




CAPITOLO IX°: " Rivelazioni "


Era tardo pomeriggio quando finalmente Daisuke si svegliò da quel lungo sonno in cui era piombato il giorno prima. Non era più in infermeria, bensì nella propria stanza e per un attimo il ragazzo si sentì disorientato, non riuscendo a rendersi conto se, tutto quello che era successo, fosse accaduto veramente o fosse solo un sogno.
Dopo un attimo di riflessione e vedendo il braccio destro avvolto in una fasciatura, realizzò di non aver immaginato nulla.
In quel momento la porta si aprì delicatamente e Genzo Umon entrò nella stanza, muovendosi con discrezione per non disturbare il ragazzo, ma quando lo vide seduto sul letto rimase piacevolmente sorpreso.
- Padre! - esclamò il giovane vedendolo
- Daisuke! Come va figliolo? - domandò lo scienziato sedendosi a fianco del ragazzo e tastandogli la fronte.
- Sto bene padre - rispose il ragazzo. Era vero, il dolore al braccio si era notevolmente ridotto e non si sentiva più la febbre.
Umon sorrise sollevato - Mi hai fatto prendere un grosso spavento sai? Ma perché non ti sei rivolto subito al dottore quando la cicatrice ha cominciato a darti fastidio? - gli disse in tono di affettuoso rimprovero l'uomo.
" Questo è il momento giusto " pensò Daisuke " Devo dirglielo ora o non ne avrò mai più il coraggio "
- Padre, devo parlarti...si tratta di quel ragazzo...- mormorò serio il giovane abbassando gli occhi
- Intendi dire Koji? - chiese Umon
" Koji? " si domandò meravigliato Daisuke tornando a volgere lo sguardo verso suo padre
- Ieri mattina ti cercavo proprio per dirti che ho scoperto l'identità del nostro ospite - continuò lo scienziato e poi gli spiegò in breve tutte le novità.
Di tutto il discorso fatto in seguito da suo padre, Daisuke recepì fondamentalmente una cosa: il ragazzo che credeva di avere ucciso era vivo. Le altre parole scivolarono via quasi inascoltate, travolte dal profondo senso di sollievo che scese a placare l'animo turbato del giovane.


I giorni che seguirono, furono per Koji un susseguirsi confuso di sonno e di veglia, nei quali vide molte persone avvicendarsi al suo capezzale, chi per attendere alle sue necessità e chi semplicemente per fargli visita.
Fra queste, l'unica di sua conoscenza era il professor Yumi.
Degli altri aveva comunque individuato alcuni personaggi chiave: primo fra tutti il dottore che lo aveva in cura, un uomo gentile sulla sessantina, piuttosto robusto e dagli occhi sorridenti. Poi c'erano i vari infermieri, fra i quali spiccava una donna di mezza età di nome Aika, la sua preferita, in quanto si occupava di lui con una premura quasi materna, sapendo alleviare le sue sofferenze con parole di conforto e battute scherzose.
Comunque, nonostante la presenza del personale medico, Koji aveva intuito di non essere in un ospedale, bensì in una specie di istituto privato diretto da un certo Umon, l'uomo che gli aveva salvato la vita. Quest'ultimo veniva spesso a fargli visita ed il ragazzo ne era felice, perchè in qualche modo gli ricordava suo padre.
Hikaru era un'altra assidua visitatrice, una bella ragazza dalla voce squillante e piena di vita, che si premurava di portargli sempre dei fiori freschi per rallegrare la stanza. Qualche volta era venuta in compagnia di un ragazzino, suo fratello Goro ed altre con un buffo ometto, che aveva presentato come suo padre.
Dambei, così si chiamava quest'ultimo, lo scrutava ogni volta come se fosse una specie di marziano, mettendo Koji un po' in imbarazzo.
E poi c'era lui.
Un ragazzo alto, con capelli lunghi appena sopra le spalle di colore castano scuro, il volto dai lineamenti fini ma decisi e occhi dal taglio molto particolare, di un blu intenso, sottolineati da folte sopracciglia.
Non era mai entrato nella stanza in cui era ricoverato, limitandosi ad osservarlo attraverso la parete a vetri con aria pensierosa. Qualche volta i loro sguardi s'erano incontrati e Koji si era sentito come se la sua anima fosse esaminata e messa a nudo, ma senza tuttavia provare alcun disagio. Quel giovane misterioso lo incuriosiva molto...
A parte tutto questo, Koji aveva mille domande senza risposta che gli frullavano nella mente, domande che non poteva esprimere a parole visto l'impedimento del respiratore artificiale, domande che lo tormentavano costantemente.
Non capiva.
Non capiva quali avvenimenti lo avessero condotto a quella situazione. Perché era lì in mezzo a persone sconosciute e non all'Istituto di Ricerca con i suoi amici? Chi lo aveva ferito? Perché nessuno gli spiegava quello che era accaduto? Cercava di sforzarsi, ma non ricordava nulla, a parte qualche immagine confusa e la spiacevole sensazione di aver perso il controllo delle proprie azioni.


L'enorme nave spaziale a forma di sigaro ruotò lentamente di 90°, posizionandosi cupa e minacciosa nell'orbita terrestre, poi i motori si spensero con un ronzio sommesso.
- Siamo in posizione comandante - disse uno dei membri dell'equipaggio, digitando alcuni dati sul pannello di controllo che aveva di fronte a sé - Copertura anti radar attivata -
Seduto su una poltrona al centro della sala comando della sua astronave, il comandante Barendos annuì soddisfatto, osservando sullo schermo principale il pianeta azzurro.
- Bene! Mettetemi in contatto con la base lunare Skull Moon, voglio parlare con il Generale Gandal -
- Subito signore! -
Dopo pochi istanti il volto contrariato di Gandal apparve sullo schermo principale delle sala comando.
- Gandal! - esclamò in tono ironico il comandante dell'astronave - Noto con piacere che sei molto felice di vedermi! -
- Che ci fai qua Barendos? Nessuno mi ha avvisato del tuo arrivo -
- Sono qui su espresso desiderio di Sua Maestà, vuole sapere come procedono i lavori di costruzione della base lunare - rispose Barendos con un sorriso
- Poteva chiedere direttamente a me - borbottò Gandal tra sé e sé
- Dicevi? - rise Barendos
- Dicevo che Skull Moon è quasi completata, manca poco ormai, ma non capisco perché re Vega ti abbia inviato qui e non non si sia rivolto a me personalmente! -
- Non prendertela Gandal - replicò l'altro fingendo un tono amichevole - Sono qui anche per un altro motivo -
Vedendo l'espressione interrogativa del comandante della base lunare, Barendos continuò il discorso
- Re Vega vuole chi io rilevi il maggior numero d'informazioni possibili su questo pianeta, prima di dare il via al piano d'invasione, inoltre...-
- Cosa? - chiese incuriosito Gandal
- Inoltre sono quasi certo che Duke Fleed si sia rifugiato qui con il Grendizer -
- Duke Fleed? - Gandal era sorpreso - Sei sicuro di quello che dici? -
Sapeva che Barendos stava dando la caccia al giovane principe da quando il pianeta Fleed era stato ridotto ad una landa inospitale dalle armate di Vega, ne aveva fatto una questione personale.
- Tutte le tracce che ho seguito finora conducono qui - replicò Barendos cupamente - Intendo farlo uscire allo scoperto ed eliminarlo una volta per sempre -
- Buona fortuna allora! - disse Gandal sarcastico - Io comunque non mi preoccuperei così tanto, infondo è solo un ragazzo, cosa può fare contro l'esercito di Vega? Secondo me ti brucia il fatto che sia riuscito a fuggire! Il grande Barendos giocato da un moccioso! - continuò lasciandosi andare ad una gran risata
- Sei uno stupido Gandal - mormorò a denti stretti Barendos - Ricorda che il Grendeizer è un'arma molto potente... -
- Per quanto potente non è certo in grado di contrastare le armate di Sua Maestà! - ribatté convinto il comandante della base lunare, chiudendo il collegamento senza tanti complimenti.
Lo sguardo torvo di Barendos fissò lo schermo vuoto ancora per qualche istante.
" Maledetto idiota! " pensò l'alieno fremente di rabbia " Chi ti credi di essere? "
Aveva sempre detestato Gandal, per il suo modo di agire nell'ombra e per gli intrighi di potere in cui era costantemente coinvolto.
Barendos invece, preferiva conquistarsi gli onori sul campo di battaglia e la sua fama di stratega lo precedeva, assieme a quella di comandante spietato e crudele. Lui stesso aveva condotto, con pieno successo, la campagna di conquista del pianeta Fleed, seminando con freddezza distruzione e morte. L'unico neo di tutta quell'operazione, era stata la fuga del principe ereditario con il Grendizer. Quel giovane gli avrebbe creato dei problemi, se lo sentiva. L'odio che aveva letto negli occhi di Duke Fleed di fronte alla propria famiglia sterminata e la furia con cui aveva combattuto fino allo stremo delle forze, era una cosa che non avrebbe mai dimenticato.
Era un avversario pericoloso...non poteva permettersi di lasciarlo in vita.


- Posso lavarmi da solo Aika, davvero! -
- Su su, poche storie giovanotto, ti laverai da solo quando sarai in grado di uscire da quel letto con le tue gambe, per il momento continuerò a pensarci io! - esclamò l'infermiera abbassando il lenzuolo ed aiutando, o meglio costringendo Koji a spogliarsi.
- Tu non capisci, è...è imbarazzante - mormorò il ragazzo in tono supplichevole.
Aika fece finta di sbuffare spazientita: quella scena si ripeteva praticamente ogni mattina, da quando le condizioni del giovane erano migliorate e gli era stato tolto il respiratore.
- Dopo tutto questo tempo dovresti esserci abituato Koji, ho visto più il tuo sedere in queste settimane, che quello di mio marito in due anni! - rise la donna, vedendo il volto del ragazzo avvampare per la vergogna.
- Ammettilo, ti diverte mettermi a disagio - disse Koji con voce rassegnata
- Beh...forse un po' - rispose divertita Aika strizzandogli un occhio ed iniziando a detergerlo da capo a piedi, con una delicatezza tutta professionale.
In poco più di un quarto d'ora il ragazzo si ritrovò lavato, profumato, con un pigiama pulito e la biancheria del letto fresca di bucato.
- Ecco qua, come nuovo! - proclamò la donna soddisfatta - Però manca il tocco finale...- continuò estraendo qualcosa dalla tasca del camice.
Koji guardò l'infermiera con aria interrogativa, cosa aveva in mente?
- Credo che questo sia tuo - disse Aika mettendogli al collo un oggetto d'argento - La catenina era rotta, così l'ho fatta riparare -
Il ragazzo rimase senza parole, osservando stupito quel ciondolo che conosceva fin troppo bene.
- In realtà quel gioiello appartiene a me! - dichiarò una voce familiare dalla soglia della stanza.
Il cuore di Koji ebbe un sussulto.
- Sayaka... - mormorò felice vedendola avanzare.
In quel preciso istante realizzò quanto fosse veramente importante per lui quella ragazza e quanto ne avesse sentito la mancanza in quelle lunghe settimane passate lontano da lei.
- Ciao Koji - disse Sayaka sedendo sul bordo del letto e sforzandosi di sorridere - Ti trovo bene -
" Sei una pessima bugiarda " pensò il giovane avvertendo una certa tensione nella sua voce e rimanendo un po' deluso da quella inaspettata freddezza.
- Davvero mi trovi bene? - esclamò allora il ragazzo con malcelata ironia - Beh sai, qui è come essere in vacanza! Posso dormire quanto mi pare, mangio e bevo a volontà ed il servizio è a dir poco incredibile. Pensa, non devo neppure lavarmi da solo, ci pensano loro! Non manca proprio nulla: c'è la tv, il videoregistratore e pure il lettore dvd! Sono trattato meglio di una star di Hollywood, guarda ho persino le guardie del corpo! - disse indicando i due soldati che stazionavano fuori dalla porta della sua stanza - L'unica cosa che mi lascia un po' perplesso, sono questi due buchi supplementari che mi ritrovo nel petto, anzi quattro, considerando anche i fori d'uscita sulla schiena. Pare che mi abbiano sparato, strano vero? Anche perché io non ricordo proprio niente. In proposito, devo assolutamente menzionarti un divertentissimo gioco ideato dal locale servizio di animazione, si chiama: "facciamo tutti finta di niente e vediamo se Koji indovina da solo quello che è successo", inutile dirti che perdo sempre. E non ti ho ancora parlato di quel tizio che ogni tanto mi spia da quella vetrata, mi fa sentire come un pesce tropicale in un acquario e... -
Una mano gli tappò la bocca per frenare quel fiume di parole sconclusionate
- Ti prego, BASTA! - implorò Sayaka scoppiando a ridere - Mi fai venire il mal di testa -
- ...e comunque fono maledettamente contento di federti - concluse bofonchiando in qualche modo il giovane.
- Hai finito? - chiese lei divertita senza togliere la mano.
Lui fece cenno di sì con il capo.
Sayaka lasciò che le dita scivolassero via dalle labbra di Koji, trasformando il gesto in una specie di carezza
- Sicuro? - il tono della ragazza si era addolcito.
Il giovane annuì nuovamente, con un lampo di allegria nello sguardo.
A quel punto i due ragazzi rimasero a guardarsi in silenzio, permettendo ai loro occhi di esprimere cose troppo complicate da dire con le parole.
Aika si defilò in tutta fretta, sentendosi decisamente di troppo.
- Credevo di averti perso... - sussurrò Sayaka reclinando la testa sul petto del ragazzo e dando sfogo a lacrime silenziose.
Koji non disse nulla, ma le accarezzò dolcemente i capelli, respirandone il profumo e godendo di quell'attimo di serenità che non provava da troppo tempo.


Jun entrò nella stanza di Tetsuya con il vassoio della cena in mano e rimase sorpresa trovando il letto del ragazzo vuoto.
Dopo un attimo di smarrimento lo vide: il giovane stava in piedi vicino alla finestra aperta, osservando il sole che tramontava dietro il Fuji ed era talmente assorto nei propri pensieri da non accorgersi del sopraggiungere della ragazza.
Era caldo e Tetsuya se ne stava lì a torso nudo, con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni del pigiama, Jun si soffermò in silenzio ad ammirarne il fisico scultoreo immerso nella luce del crepuscolo.
- Beh? Che succede, ti sei incantata? - Tetsuya s'era girato a guardarla con un sorriso tra l'ironico e il divertito: non gli era sfuggito lo sguardo trasognato della ragazza - Hai intenzione di rimanere lì tutta la sera con quel vassoio in mano? -
Jun trasalì e quasi ne rovesciò il contenuto sul pavimento, mentre un violento rossore saliva ad imporporarle il viso.
- Stupido che sei, mi hai spaventata! - balbettò imbarazzata la ragazza
- Io? Guarda che sei stata tu ad entrare di soppiatto nella mia stanza! - ribatté divertito lui
- Sono venuta a portarti la cena e niente di più! - replicò Jun fingendosi risentita - E poi si può sapere cosa ci fai in piedi? Il dottore ha detto che devi stare a riposo, razza di testone! -
- Non arrabbiarti Jun - le disse Tetsuya tornando serio - Non ce la faccio più a rimanere sdraiato, sono più di tre settimane che me ne sto in quel dannato letto! -
Jun sospirò, ma non disse nulla, posò il vassoio sul comodino ed andò ad affacciarsi alla finestra, appoggiando i gomiti sul davanzale
- E' una serata splendida, non trovi? - disse la ragazza rimirando il cielo rosso fuoco all'orizzonte - Sembra quasi che ci sia un incendio... - ma non finì la frase, perché una mano l'afferrò per la vita costringendola a voltarsi e Jun si ritrovò così fra le braccia di Tetsuya. La ragazza lo guardò stupita incapace di reagire.
- Tetsuya io...-
- Non dire nulla Jun, non dire nulla...- le mormorò lui dolcemente, chinandosi appena per baciarla sulla bocca.
Jun dischiuse le labbra, ricambiandolo con passione ed abbandonandosi felice contro il suo petto.
Stretti uno all'altra, indietreggiarono così fino al letto, dove si lasciarono cadere fra le lenzuola
- Non avevi detto che eri stufo di startene a letto? - sussurrò divertita lei, staccando appena le labbra da quelle di Tetsuya
- Credo che per questa volta darò retta al dottore...- replicò il giovane sfilandole la maglietta.
L'alba del giorno dopo li sorprese abbracciati e nudi.
Jun dormiva accoccolata contro il fianco del ragazzo, con un'espressione beata sul viso. Tetsuya invece era sveglio e fissava meditabondo il soffitto.
Le parole che Kenzo Kabuto gli aveva rivolto mentre era in coma, erano ancora impresse nella sua memoria
" Gli eventi stanno per precipitare Tetsuya. Proteggi tuo fratello, proteggilo con tutte le tue forze, perché lui è la chiave inconsapevole del destino di tutti voi. Avrà bisogno della tua esperienza, del tuo coraggio e della tua determinazione, altrimenti sarà perduto ed in tal caso non ti resterà che una sola cosa da fare..."
Lo scienziato aveva pronunciato queste ultime parole con l'inquietudine negli occhi e Tetsuya aveva sentito un brivido corrergli lungo la schiena, ma poi l'uomo aveva aggiunto anche qualcos'altro
" Posso solo prometterti che non sarai da solo ad affrontare tutto questo. Rimanete uniti e sarete invincibili "
Nel sogno Tetsuya gli aveva fatto un giuramento, un giuramento che avrebbe mantenuto a tutti i costi.
In quel momento Jun si mosse contro di lui con un sospiro, aprendo gli occhi assonnati e stiracchiandosi un po'
- Mmmh...sei già sveglio? -
- Buongiorno dormigliona - le sussurrò lui sfiorandole la fronte con un bacio leggero
- Dormigliona? Ma è appena l'alba... - protestò lei
- Lo so, ma è meglio che te ne torni in camera tua, se non vuoi far sapere a tutto l'Istituto che abbiamo passato la notte assieme -
- Sono stufa di tutti questi sotterfugi - mormorò Jun contrariata
- Lo so, ma questo non è certo il momento opportuno per mettere in piazza la nostra relazione, siamo in guerra, ricordalo - la rimproverò affettuosamente Tetsuya - E adesso vattene, su! -
- Antipatico! - ribatté la ragazza dandogli un bacio veloce sulla guancia, quindi si rivestì ed uscì con cautela dalla stanza del giovane - A più tardi! - aggiunse prima di chiudere la porta dietro di sé.
Tetsuya rimase solo con i suoi pensieri.


Dopo un breve sonno tormentato da incubi inenarrabili, il ragazzo si svegliò in piena notte tremante e madido di sudore, cercando freneticamente il pulsante per accendere la piccola luce sopra il letto. Quel poco di chiarore lo rassicurò un poco.
Koji ora sapeva.
Sapeva cosa aveva fatto. Sapeva cosa era diventato.
Il giorno prima aveva pregato Sayaka di raccontargli la verità ed ora si ritrovava a sopportarne il peso.
- Forse è meglio che ne parli con mio padre... - aveva cercato di prendere tempo la ragazza
- Voglio che me ne parli tu - aveva insistito lui - Ti prego, DEVO sapere! Non accetto più di essere tenuto all'oscuro di tutto! -
Sayaka aveva abbassato gli occhi di fronte al suo sguardo risoluto, ma dopo un momento d'esitazione le parole erano uscite da sé ed il giovane si era ritrovato ad ascoltare incredulo il resoconto delle sue gesta da folle, rimanendone profondamente turbato.
L' infermiere di guardia quella notte, fece capolino dalla porta
- Tutto bene Koji? - chiese
- Volevo solo bere un po' d'acqua - rispose lui prendendo il bicchiere pieno dal ripiano del comodino
- Bene. Se hai bisogno di qualcosa chiama, ok? - sorrise l' infermiere
- Grazie - mormorò Koji fingendo di sorseggiare il liquido.
" Bisogno di qualcosa? " pensò con amarezza il ragazzo " Sì, ho bisogno di una bella camicia di forza "
L'ulteriore batosta era arrivata nel pomeriggio, sotto forma di videocassetta.
Infatti, dopo averci riflettuto un bel po', il professor Yumi si era presentato al suo capezzale lo stesso giorno di Sayaka, ritenendo che fosse arrivato il momento di metterlo al corrente d'ogni cosa. Trovandosi però di fronte al fatto compiuto, non aveva potuto far altro che confermare il racconto di sua figlia.
A quel punto gli aveva mostrato anche la cassetta
- Questa è una registrazione fatta prima del black-out dalle telecamere a circuito chiuso dell'Istituto - aveva detto l'uomo - Vuoi dargli un'occhiata? -
Sayaka, che stava a seduta a fianco del ragazzo tenendogli la mano, era impallidita di colpo
- E' proprio necessario papà? -
- Deve decidere lui -
Koji aveva annuito in silenzio, anche se temeva di sapere già cosa avrebbe visto.
Non avrebbe più scordato quelle immagini, non avrebbe mai più dimenticato quel volto spaventoso, che si era soffermato a guardare intenzionalmente nell'obiettivo della telecamera.
Il suo volto.
Era quasi l'alba ormai ed il giovane se ne stava ancora lì con la luce accesa.
Quasi isolato dal resto del mondo da quel flebile cono di luce, Koji si sentì sopraffatto da un infinito senso di solitudine.



continua...












Edited by kojimaniaca - 13/10/2009, 23:00

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