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KOJIMANIACA's Graphic Novel: Un destino già tracciato

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kojimaniaca
view post Posted on 14/3/2008, 22:56 by: kojimaniaca     +1   -1




CAPITOLO XI°: " La porta dell’Inferno "


- Bene Hayashi, allora io vado - disse Genzo Umon al suo assistente di laboratorio - Se ci fossero problemi sai dove trovarmi -
- Stia tranquillo dottore - gli rispose l’uomo con un sorriso - Le auguro una buona serata -
Umon ringraziò, accingendosi a lasciare il Centro Ricerche: quella sera, alla fattoria, Hikaru aveva organizzato una cena di benvenuto per Koji ed ora era proprio lì che si stava recando.
Daisuke si trovava già dai Makiba..
Uscì dall’istituto: era una serata particolarmente limpida e ci sarebbe stato plenilunio.
L’uomo attraversò il parcheggio fino alla sua auto, cercandone contemporaneamente le chiavi nella tasca della giacca
- Ma dove le ho messe? - mormorò contrariato non trovandole.
Provò nell’altra tasca e finalmente le dita sfiorarono la superficie metallica di un portachiavi familiare.
Schiacciò quindi un piccolo pulsante, cui seguì un breve suono ed il lampeggiare delle quattro frecce, ad indicare l’apertura delle portiere.
Prima di sedere al posto di guida, lo scienziato lanciò un’occhiata distratta verso il bosco di abeti dietro l’edificio, ma quello che vide lo lasciò di sasso: tra le cime degli alberi stava sorgendo un’ improbabile luna di colore vermiglio.
Le chiavi gli scivolarono dalla mano, finendo chissà dove sotto la vettura.


- Coraggio, svegliati! - esclamò una voce sopra di lui.
Daisuke riprese conoscenza e socchiuse le palpebre: qualcuno lo stava schiaffeggiando in viso senza tanti complimenti
- Accidenti a te! - continuò quella voce - Non crederai che ti porti in spalla fino alla fattoria? -
Daisuke spalancò gli occhi e vide un’ombra scura, che si stagliava nitida contro il cielo notturno illuminato dalla luna, incombendo su di lui a pochi centimetri di distanza. Preso dal panico, ma muovendosi con la rapidità degna di un felino, urtò con violenza quella figura, scagliandola di lato e balzando quindi in piedi pronto a difendersi.
Si udì un lamento seguito da alcune imprecazioni.
Il giovane si rese conto troppo tardi di aver colpito Koji, che ora se ne stava rannicchiato in mezzo all’erba, piegato in due per il dolore.
- Maledizione! Ma allora ce l’hai proprio con me! Si può sapere che t’ho fatto? - esclamò quest’ultimo quando riuscì di nuovo a proferir parola, mentre con la mano destra si comprimeva il petto all’altezza delle ferite da poco cicatrizzate.
Daisuke s’avvicinò preoccupato
- Mi spiace, non volevo! - disse sinceramente mortificato - Spero di non averti fatto troppo male - aggiunse allungandogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.
Era quello che Koji aspettava.
Afferrò la mano del giovane e puntandogli i piedi nello stomaco, lo fece volare sopra di sé.
Daisuke atterrò malamente sulla schiena, mentre Koji s’alzò in piedi tutto soddisfatto
- Adesso siamo pari! - esclamò divertito
- Tu dici? - gli rispose l’altro.
In men che non si dica il giovane fleeediano gli fu addosso, iniziando così una zuffa senza esclusione di colpi, che terminò qualche minuto dopo nelle acque gelide del fiume.
Daisuke si trascinò sfinito fuori dall’acqua, sdraiandosi ansimante sulla riva.
Poco più in là Koji fece la stessa cosa.
- Non male per uno che sviene al chiaro di luna...- dichiarò affannato quest’ultimo
- Non male per uno che era moribondo fino a poco tempo fa... - replicò ironico quell’altro.
Rimasero in silenzio per qualche secondo e poi scoppiarono entrambi in una fragorosa risata.
- Sarà dura spiegare alle ragazze come ci siamo ridotti in questo stato - disse Koji strizzandosi un angolo della maglietta.
Daisuke lo guardò pensieroso
- Koji, ascolta.....forse ti devo delle spiegazioni - provò a dire dopo un attimo di riflessione
- No, aspetta! - lo interruppe quest’ultimo tornato serio - Tu non mi devi proprio niente, mi conosci appena e non sei tenuto a spifferarmi i fatti tuoi. Quando e se lo riterrai opportuno, io sarò lì pronto ad ascoltarti Daisuke - continuò convinto Koji.
- Grazie...- mormorò il giovane fleediano.
Capì che Koji era sincero.
- Non so tu - affermò allegramente quest’ultimo rimettendosi in piedi - Ma io comincio ad avere un certo appetito! -
- Già, la cena! - esclamò a sua volta Daisuke - Hikaru sarà preoccupata -
Koji lo aiutò ad alzarsi e si avviarono fradici e malconci verso casa.
Per tutto il tragitto nessuno dei due disse più una parola, ma entrambi rimasero con la strana consapevolezza, che quella sera era stato piantato il seme di una profonda amicizia.


- Ma dove saranno finiti quei due? La cena è quasi pronta - disse Hikaru in piedi davanti alla finestra, scrutando preoccupata nel buio della campagna
- Koji è sempre il solito perditempo, ma appena torna mi sente! - esclamò inviperita Sayaka , nascondendo però una certa ansia.
Un’auto entrò nel cortile, illuminando con i fari parte della facciata della casa.
- E’ arrivato il dottor Umon! - le interruppe Goro.
Lo scienziato fece il suo ingresso, guardandosi attorno alla ricerca di Daisuke
- Dov’è mio figlio? - chiese dopo aver salutato i presenti.
Hikaru notò che l’uomo era piuttosto teso
- Non lo sappiamo, è uscito circa un’ora fa e non è ancora tornato. Anche Koji è fuori - rispose la ragazza.
In quel preciso momento i due fecero il loro trionfale ingresso nella sala da pranzo.
Le occhiate perplesse con cui vennero accolti, furono molto eloquenti
- Possiamo spiegarvi tutto... - esordì Koji cercando di darsi un contegno, ma gli riuscì difficile con l’acqua che gocciolava dai jeans come se fosse una grondaia bucata e l’evidente livido sotto l’occhio destro.
Daisuke invece non disse nulla, limitandosi a scostare una ciocca di capelli bagnata, che gli si era incollata alla fronte: anche lui non era in condizioni migliori.
Sayaka era allibita
- Hai fatto a pugni con Daisuke...- disse la ragazza guardando Koji con aria di rimprovero
- Sayaka, io... - provò a giustificarsi quest’ultimo
- Beh, veramente temo di essere stato io ad iniziare - intervenne Daisuke lanciando un’occhiata complice a Koji - E poi la cosa ci è un po’ sfuggita di mano...- continuò accennando un sorriso
- Forse è meglio che andiate di sopra a darvi una ripulita - disse a quel punto in tono pratico Hikaru, mentre cercava di trattenere una irrefrenabile voglia di ridere - La cena sarà in tavola fra dieci minuti e non di più -
Koji s’avviò di corsa lungo la scala che portava al primo piano seguito da Daisuke, ma quest’ultimo venne afferrato e trattenuto per il braccio da Genzo Umon
- Ti devo parlare - gli disse sottovoce e con uno sguardo più che significativo
- Non adesso padre - rispose Daisuke con lo stesso tono - Più tardi...ora cerchiamo di goderci questa serata -


- Che strano aspetto ha la luna stasera - mormorò Jun con un brivido - Sembra macchiata di sangue -
Al suo fianco Tetsuya annuì senza dire nulla.
I due giovani erano usciti dall’Istituto per fare due passi ed ora stavano seduti sul bordo della piscina, con i piedi a penzoloni fino a sfiorare l’acqua scura.
Tetsuya non poté fare a meno di pensare che lì sotto si celava il Mazinkaiser dormiente, ne avvertiva la presenza vagamente inquietante e per un attimo immaginò che la mano del robot potesse uscire improvvisamente da quell’oscurità per ghermirlo.....quasi in risposta a quel pensiero, la superficie dell’acqua s’increspò, nonostante non tirasse un alito di vento.
Il ragazzo sussultò involontariamente e cercò di scacciare quell’immagine assurda dalla mente.
Jun sospirò
- Non sei di molte parole - provò a dire la ragazza.
Tetsuya si girò ad osservarla: era bellissima avvolta dal chiarore lunare
- Scusami Jun, ultimamente ho troppi pensieri per la testa -
- Quello l’avevo capito, ma forse ti aiuterebbe parlarne con qualcuno...con me -
Il giovane la guardò profondamente negli occhi prima di prendere una decisione, poi s’alzò in piedi di scatto
- D’accordo...- disse - Ma non qui. Vieni, ho voglia di fare un giro con la moto -
Afferrò la mano della ragazza e si diresse con lei verso il garage sotterraneo dell’edificio.
Poco dopo sfrecciavano lungo la strada che portava in città.
Seduta dietro Tetsuya, Jun lo cingeva per i fianchi inebriata dalla velocità ed allo stesso tempo un po’ impaurita. Quando poi il giovane accelerò ulteriormente, la ragazza lo strinse forte, appoggiandosi alla sua schiena e chiudendo gli occhi.
Un’ora dopo erano seduti uno di fronte all’altra al tavolino di un caffè alla moda del centro, come una coppia di fidanzati qualunque, ma la loro conversazione non era certo quella tipica di due innamorati.
Tetsuya si confidò con la ragazza, parlando ininterrottamente per più di mezz’ora, al termine della quale tacque, sorseggiando con aria cupa la bibita che aveva di fronte.
Jun rimase in silenzio, ma allungò le mani attraverso il tavolo, prendendo teneramente quelle del giovane tra le sue.
Qualunque cosa aveva in serbo il futuro, l’avrebbero affrontata insieme. Ancora una volta.


L’opera di consolidamento del tunnel era terminata ed adesso era possibile accedervi in tutta sicurezza, grazie al lavoro ininterrotto di due squadre di operai, che vi si erano alternati per circa una settimana.
Il Dottor Hell lanciò un’occhiata nervosa alla ripida scaletta metallica che scendeva nell’oscurità di quella voragine nel pavimento e non poté fare a meno di pensare che assomigliava alla bocca famelica di qualche creatura infernale pronta a divorarlo
- Accendete le luci! - ordinò
L’impianto provvisorio d’illuminazione della galleria venne attivato: lo scienziato esitò ancora un attimo, poi iniziò a scendere, seguito a breve distanza da alcune maschere di ferro.
Arrivati in fondo, cominciarono a percorrere in silenzio il lungo corridoio, che era leggermente in discesa, finché ne raggiunsero l’estremità opposta.
Eccolo.
L’enorme portale in legno, che gli era apparso più volte in sogno, era materialmente lì di fronte a lui: Hell trattenne il respiro per l’eccitazione, mentre ne sfiorava incredulo i complicati bassorilievi.
- Avete provato ad aprirlo? - chiese poi rivolto ai suoi uomini
- Sì Dottor Hell, ma senza risultato, abbiamo provato anche con una carica esplosiva - rispose uno di loro - Non l’ha nemmeno intaccato... -
Chissà perché la cosa non meravigliò affatto lo scienziato, che continuò a far scorrere la mano sulla superficie intagliata, finché non arrivò a toccarne il sigillo centrale.
Prima di rendersene conto aveva fatto scattare un meccanismo, tirando verso di sé la stella a quattro punte e ruotandola verso sinistra di 180°.
Due battenti si spalancarono inaspettatamente con un lieve fruscio, rivelando un ambiente completamente al buio: una zaffata d’aria calda li investì in pieno, come se fosse stato aperto lo sportello di un forno.
- Voi due aspettate qui - disse Hell rivolgendosi alle maschere di ferro - Gli altri con me -
Vennero accese alcune torce elettriche ed il piccolo drappello varcò con cautela la soglia, inoltrandosi in quello che sembrava un ampio salone.
Dietro di loro la porta si richiuse da sola con un tonfo sommesso, intrappolandoli all’interno.


- Come sarebbe a dire: sono rimasti chiusi dentro? - esclamò il Conte Blocken
- Ci dispiace signore - cercarono di giustificarsi le due maschere di ferro rimaste di guardia nel tunnel - Non siamo riusciti ad impedirlo, il portale s’è chiuso all’improvviso ed il meccanismo d’apertura s’è bloccato! -
- Maledizione! - imprecò Blocken - Dottor Hell! Dottor Hell, mi risponda! - urlò battendo con un pugno su quella superficie massiccia.
Nessuna risposta.


Qualcosa si stava muovendo.
Qualcosa o qualcuno.
Le maschere di ferro si strinsero attorno al Dottor Hell impugnando le spade e frugando il buio con la luce delle torce
- Chi c’è là? - chiese quest’ultimo cercando di mantenere calmo il tono della voce.
L’unica risposta fu un ringhio sommesso seguito da grida strazianti: una delle torce cadde a terra spegnendosi.
I soldati furono presi dal panico e cominciarono a menare fendenti alla cieca, ma uno dopo l’altro vennero rapidamente eliminati dal misterioso aggressore.
Nel giro di pochi minuti Hell si trovò solo nell’oscurità più assoluta e per la prima volta in vita sua ebbe veramente paura.
La creatura misteriosa gli scivolò alle spalle, ne avvertì l’alito fetido di morte sul collo
- Chi...chi sei? - riuscì a balbettare, incapace di muoversi.
Gli rispose una risatina sommessa, questa volta di fronte a lui
" Benvenuto all’Inferno Hell..." gli sussurrò quella voce che ormai conosceva così bene.
Poi qualcosa gli strisciò addosso e fu come se mille aghi gli trafiggessero il corpo.
Udì urlare, ma gli ci volle un po’ prima di capire che si trattava della sua stessa voce.


Sayaka stava aiutando Hikaru a stendere il bucato dietro la casa, lanciando di tanto in tanto delle occhiate ai due giovani, che stavano ammucchiando del fieno in un angolo riparato del cortile.
Ormai erano lì da oltre una settimana e Koji sembrava essersi ben adattato ai ritmi della fattoria.
Aiutare Daisuke nelle varie incombenze, sembrava avergli ridato un po’ della gioia di vivere di un tempo, ma troppe volte l’aveva sorpreso con lo sguardo cupo e perso nel vuoto.
E poi c’erano quegli incubi.
Ogni notte.
Nella stanza accanto alla sua, lo sentiva agitarsi e lamentarsi nel sonno, invocando spesso suo padre.
Vederlo tutte le mattine, scendere a colazione con il volto segnato dalle occhiaie, la faceva sentire impotente.
" Come posso aiutarti Koji? " pensò, mentre metteva l’ultima molletta ad un lenzuolo.
Il ragazzo interruppe per un attimo il suo lavoro e si voltò a guardarla, come se le avesse letto nel pensiero. Koji la salutò con una mano, gratificandola con un gran sorriso.


- Buttate giù questa dannata porta! - ordinò ormai fuori di sé il Conte Blocken ad alcuni soldati che si stavano alacremente dando da fare per liberare il loro padrone.
Le urla spaventose provenienti dall’altra parte di quel muro di legno, avevano reso tutti molto nervosi ed ansiosi di aprirvi un varco.
Ma non fu necessario.
Improvvisamente si udì una specie di scatto ed il portale si aprì spontaneamente: d’ istinto indietreggiarono tutti quanti in silenzio.
Da un’oscurità quasi palpabile, emerse la figura inconfondibile del Dottor Hell.
Era solo.
L’anziano uomo avanzò con passo sicuro in mezzo ai suoi uomini, fermandosi di fronte a Blocken
- Dottore... - cercò di dire quest’ultimo, ma quando vide meglio in faccia lo scienziato, le parole gli si smorzarono in gola : se il Demonio avesse avuto un volto, sarebbe stato quello che aveva davanti agli occhi.


- Arriva gente! - urlò il vecchio Dambei dall’alto del suo osservatorio.
Hikaru e Sayaka, che stavano rientrando dentro casa con il cesto della biancheria vuoto, si fermarono incuriosite sulla veranda.
Daisuke posò il forcone e guardò verso il viale d’accesso alla fattoria, schermandosi gli occhi con una mano per ripararsi dal sole.
Qualcuno si stava avvicinando a bordo di una moto
- Tetsuya...- mormorò Koji al suo fianco, senza riuscire a dissimulare il disagio che si celava in quell’affermazione.
Con lui c’era anche il piccolo Shiro.




continua...

(eventuali commenti nell'apposito 3d grazie ^_^)

Edited by kojimaniaca - 13/10/2009, 23:04

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