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KOJIMANIACA's Graphic Novel: Un destino già tracciato

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kojimaniaca
view post Posted on 30/4/2008, 20:48 by: kojimaniaca     +1   -1




CAPITOLO XII°: " L’agguato "


Il motociclista terminò la sua corsa nello spiazzo di fronte alla casa, si tolse il casco e alzò una mano in un cenno di saluto
- Tetsuya! - esclamò Sayaka stupita - E c’è anche Shiro -
Il bambino tolse a sua volta il casco e scese dalla moto, correndo impaziente incontro alla ragazza
- Ciao Sayaka! Dov’è Koji? -
- Calma ragazzino! - disse Tetsuya alle sue spalle - Non essere maleducato, prima sarebbe il caso di presentarsi, non
credi? -
- Scusate... - mormorò il bambino mortificato, rivolgendosi ad Hikaru e suo padre, che nel frattempo era sceso dalla torretta - Io sono Shiro Kabuto -
- Ed io sono Tetsuya Tsurugi - si qualificò il giovane - Perdonate questa intrusione, ma il piccoletto era ansioso di rivedere suo fratello -
- Benvenuti! - rispose la ragazza con un sorriso - Sono sicura che Koji ne sarà felice -
- Certo! - intervenne Dambei - E poi io sono famoso per la mia ospitalità, spero che vi tratterrete qualche giorno con noi -
- Grazie davvero signor Makiba, ma stasera preferirei essere di ritorno all’Istituto di Ricerca Fotoatomica - rispose Tetsuya
- Ma...dov’è Kabuto? - chiese poi rivolgendosi a Sayaka.
La ragazza si voltò verso il fienile per chiamarlo, ma non lo vide più, c’era solo Daisuke
- Non capisco - mormorò con disappunto - era lì un attimo fa... -
- Daisuke! - chiamò allora Sayaka - Hai visto Koji? -
Il giovane sospese il suo lavoro e s’avvicinò al gruppetto, dandosi una spolverata agli abiti.
Tetsuya osservò incuriosito quel giovane dall’incedere sicuro e non poté fare a meno di pensare, che c’era un qualcosa di aristocratico in lui
- Sono Daisuke, molto piacere - gli disse porgendogli la mano - Koji è uscito a cavallo, ma non so dove sia andato -
Il pilota del Great Mazinger ricambiò la stretta, sentendosi esaminato in maniera quasi imbarazzante da quegli strani occhi di un blu profondo, poi quelle parole riecheggiarono chiare ed improvvise nella sua mente: " Posso solo prometterti che non sarai da solo ad affrontare tutto questo. Rimanete uniti e sarete invincibili ".


No.
Non ancora.
Non se la sentiva di incontrare Shiro né tanto meno Tetsuya.
Vederli arrivare così, senza alcun preavviso, aveva fatto crollare in pochi istanti, quel poco di serenità riconquistata a fatica in quel lungo periodo di esilio forzato.
Koji attraversò al galoppo un’ampia radura, infilandosi quindi in un viale alberato e fermandosi infine in riva al fiume, in un punto dove la corrente aveva formato una piccola insenatura.
Il ragazzo scese da cavallo, lo legò ad un ramo vicino alla sponda, in modo che potesse abbeverarsi, poi sedette a cavalcioni su un tronco abbattuto.
Rimase lì a lungo, quasi immobile, dibattuto in un marasma di emozioni contrastanti: sensi di colpa, rabbia, paura...
- Maledizione! - esclamò all’improvviso, raccogliendo da terra una pietra e scagliandola lontano con tutte le sue forze.
Il sasso affondò nell’acqua con un tonfo sordo
- Maledizione! MALEDIZIONE! - continuò, imprecando a voce sempre più alta e colpendo ripetutamente il tronco con i pugni serrati.
Le nocche cominciarono a sanguinare, ma lui non se ne accorse nemmeno.
Il cavallo drizzò le orecchie nella sua direzione e scalpitò nervosamente.
Koji respirò a fondo, cercando di ragionare e di calmarsi
- Papà...cosa mi sta succedendo - sussurrò, guardandosi finalmente le mani escoriate.
" Figlio mio......"
Il ragazzo si girò di scatto: aveva avuto come l’impressione, che qualcuno gli sfiorasse una spalla.
Naturalmente non c’era nessuno.
- Il vento, solo il vento...- mormorò tra sé e sé.
Non poteva continuare così.
Dopo aver riflettuto un po’, capì che fuggire non era certo la soluzione ai suoi problemi: decise a malincuore di far ritorno alla fattoria.


- Dottor Hell...-
Il Conte Blocken fece fatica ad articolare le parole, paralizzato com’era dallo sguardo terrificante dell’uomo che aveva di fronte.
Nel frattempo il grande portale si era richiuso silenziosamente tra il sollievo generale.
- Dottor Hell - provò a dire nuovamente - Cosa è successo lì dentro? -
L’anziano scienziato non rispose, ma le sue labbra si piegarono impercettibilmente in un sorriso enigmatico.
Scostò con una mano il Conte e si avviò verso l’uscita del tunnel
- Preparatevi - disse Hell, soffermandosi per un attimo senza voltarsi - E’ arrivato il momento di sferrare il nostro attacco -
Blocken rimase interdetto: quella non era la voce della scienziato.


Erano ormai trascorse alcune ore, quando Koji rientrò finalmente al ranch.
Costeggiò senza fretta il recinto e si diresse al passo verso le stalle.
Una rapida occhiata in giro, gli aveva fatto tirare un involontario sospiro di sollievo: la moto di Tetsuya non si vedeva da nessuna parte.
Il confronto tanto temuto era rimandato, almeno per questa volta...
" Meglio così " pensò e scese stancamente, ma con animo più leggero, dalla sua cavalcatura
- Vieni bello - disse Koji, conducendo l’animale verso il suo box - Sarai affamato -
Mentre accudiva il cavallo, il ragazzo meditò su come giustificare la sua fuga momentanea.
Questa volta Sayaka non sarebbe stata molto comprensiva nei suoi confronti: lo aspettava una strigliata senza precedenti, ma era sempre meglio dell’altra alternativa...
- Bentornato Kabuto! - lo sorprese invece una voce alle sue spalle - Hai finito di giocare a rimpiattino? -
Koji s’irrigidì, trattenendo per un attimo il respiro, poi si voltò lentamente: Tetsuya era di fronte a lui, con le braccia conserte e lo sguardo truce.
Deglutì nervosamente, lasciando cadere una bracciata di fieno, che aveva appena raccolto.
- Volevo ringraziarti per la calorosa accoglienza, che hai riservato a me e a tuo fratello... - gli disse ironicamente Tetsuya, notando il suo disagio
- Non dovevate venire qui - replicò Koji in tono piatto, cercando di scansarlo per guadagnare l’uscita
- Stammi a sentire Kabuto - gli sibilò Tetsuya trattenendolo con la forza per un braccio - Se hai del rancore nei miei confronti, questa è l’occasione per dimostrarlo una volta per tutte! Vuoi prendermi a pugni? Fallo, ma non coinvolgere Shiro nelle tue stronzate, non lo tollero! -
- Toglimi le mani di dosso - minacciò allora Koji cercando di divincolarsi da quella morsa - Non hai alcun diritto di dirmi quello che devo fare -
Tetsuya mollò la presa disgustato
- Credevo che saresti stato felice di rivedere tuo fratello, ma a quanto pare avevo torto...- disse - Comunque hai ragione: sei libero di agire come meglio credi e per quello che mi riguarda, puoi andartene pure al diavolo! -
Koji esitò un attimo
- Allora che aspetti? - incalzò Tetsuya - Torna pure a rintanarti da qualche parte, come il vigliacco che sei! -
Koji trattenne a stento l’impulso di scagliarsi a testa bassa contro il pilota del Great Mazinger
- Tu non capisci - mormorò infine, dopo un minuto di silenzio che parve interminabile - Non puoi capire...-
- Io capisco solo che Shiro ti vuole bene e sente la tua mancanza, razza di stupido, cocciuto e codardo! - gli rispose esasperato l’altro.
Koji scosse il capo.
- Vattene! Non voglio sentire altro - esclamò, indietreggiando verso la porta - Vattene...per favore! -
Aveva paura.
Paura di perdere nuovamente il controllo.
Paura che quella specie di mostro prendesse ancora il sopravvento.
Tetsuya lo guardò dritto negli occhi e comprese
- Mi odi dunque così tanto Kabuto? -
Koji abbassò lo sguardo e s’allontanò senza rispondere.


- Vostra Maestà! - disse Gandal inchinandosi di fronte al suo sovrano - Benvenuto su Skull Moon! -
Una figura imponente, avvolta in un ampio mantello color porpora, avanzò con passo deciso fra due ali di soldati schierati sull’attenti, fino a fermarsi di fronte all’ufficiale.
Alle sue spalle, il portellone dell’immensa astronave con cui era atterrato sulla base lunare, si richiuse lentamente con un lieve scatto metallico.
- Grazie Generale Gandal! - rispose Re Vega - Sono ansioso di vedere il risultato dei vostri sforzi -
- Già, anch’io...- mormorò ironicamente qualcuno dietro il sovrano.
Lo sguardo di Gandal saettò nella direzione dell’uomo che aveva pronunciato quelle parole.
Barendos.
Il Generale non riuscì a trattenere un motto di stizza e la cosa non sfuggì al Re
- Naturalmente mi aspetto un accurato resoconto anche da parte vostra Comandante Barendos - disse allora quest’ultimo - Voglio sapere tutto quello che avete scoperto durante le vostre ricognizioni! -
- Praticamente nulla...- disse sottovoce Gandal, sorridendo beffardo.
Questa volta fu Barendos a fulminarlo con un’occhiata carica d’odio.
- Piantatela voi due! - esclamò spazientito Re Vega - Fra un’ora esatta vi voglio a rapporto nei miei appartamenti -
- Certo Maestà! - disse Gandal chinando il capo insegno d’ obbedienza
- Agli ordini mio Signore! - si aggiunse Barendos, flettendosi su un ginocchio.
Re Vega lasciò l’hangar, accompagnato da alcuni uomini della Guardia Reale.


" Dannato idiota! "
Tetsuya diede gas e la moto acquistò velocità, mentre affrontava il sorpasso di un camion.
Ormai era buio ed il chiarore dei lampioni creava isole di luce sull’asfalto scuro della strada.
Ancora un’ora circa e avrebbero raggiunto l’Istituto di Ricerca.
Dietro di lui Shiro si teneva forte ai suoi fianchi: nello specchietto retrovisore poteva scorgerne lo sguardo avvilito, che la visiera del casco non riusciva a nascondere.
" Questa non te la perdonerò mai Kabuto! "
Tetsuya era furioso.
Furioso ed amareggiato.
Tenendo a freno l’orgoglio, aveva deciso di aspettarlo ancora, di concedergli un’altra opportunità, ma Koji non si era fatto vedere.
Per Shiro era stata una grossa delusione e da quando avevano lasciato la fattoria Shirakawa, si era chiuso in un ostinato mutismo.
" Dannato idiota! "


Lo schiaffo lo raggiunse improvviso in pieno volto non appena varcata la soglia di casa.
Non che s’aspettasse un’accoglienza migliore, ma l’espressione di biasimo, che lesse sul viso di Sayaka, bruciò più delle cinque dita stampate sulla sua guancia.
Senza dire una parola, la ragazza s’allontanò girandogli le spalle, lasciandolo solo con i suoi sensi di colpa.
Koji si ritirò cupamente nella propria stanza al piano di sopra.


Tetsuya non era tranquillo.
La strada si era fatta improvvisamente deserta in entrambe le direzioni ed era l’unico a percorrerla ormai da diversi km.
Il suo sesto senso di combattente gli suggeriva di stare all’erta, ma non riusciva a vedere nulla che potesse giustificare quell’ansia improvvisa.
" Sono solo nervoso per quello che è successo con Kabuto " pensò, mentre inconsciamente teneva d’occhio la fitta vegetazione che costeggiava la carreggiata " E’ tardi, logico che a quest’ora non giri quasi nessuno ".
"Certo...allora perché sei così teso Tsurugi?" gli sussurrò la sua vocina interiore
- Già perché? - mormorò tra i denti il giovane.
Lanciò uno sguardo dietro di sé: Shiro sembrava non essersi accorto di nulla.
Tornò a guardare la strada.
Improvvisamente percepì un repentino movimento alla sua destra: qualcosa di simile ad un grosso felino gli stava per balzare addosso.
Con grande prontezza di riflessi, scartò con la moto verso sinistra evitandone per un soffio l’assalto.
La misteriosa creatura atterrò agilmente sull’asfalto e poi cominciò ad inseguirlo, muovendosi a lunghe falcate.
- REGGITI SHIRO! - urlò Tetsuya accelerando.
Il ragazzino gridò spaventato e si strinse ancora più forte al giovane.
Una rapida occhiata allo specchietto retrovisore, gli fece capire che la situazione si stava complicando: gli inseguitori adesso erano aumentati, poteva vederne gli occhi brillare sinistramente nel buio.
Ne contò almeno una decina.
- Dannazione! - imprecò il giovane.
Erano maledettamente veloci e due di loro gli si affiancarono pericolosamente.
Tetsuya cercò di distanziarli ma con scarso successo, poi l’imprevisto.
Il fanale della motocicletta illuminò improvvisamente la figura di una donna vestita con un lungo abito scarlatto, che se ne stava immobile in mezzo alla strada.
Attorno a lei un nutrito numero di quelle strane creature.
Era troppo tardi per frenare o evitarli: il giovane decise di forzare il blocco.

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Art by Thunder Break/Nivalis70


Dopo una cena stranamente silenziosa e carica d’imbarazzo, Sayaka era uscita di casa per fare due passi e riflettere un po’ su quanto accaduto quel giorno.
Koji era rimasto in camera sua, ma per delicatezza nessuno a tavola aveva fatto commenti in proposito, con suo grande sollievo.
La ragazza guardò in alto: il cielo era incredibilmente limpido e stellato quella sera.
Di ritorno dalla sua passeggiata solitaria, Sayaka sedette ad ammirarlo sugli scalini della veranda, incurante dell’aria decisamente frizzante, che la faceva a tratti rabbrividire.
Si era fatto tardi e la casa adesso era avvolta dal silenzio, segno che i suoi abitanti erano già andati a dormire da un po’, ma lei non aveva sonno.
Il suono malinconico di una chitarra la raggiunse con una folata di vento.
A quanto pare non era l’unica a soffrire d’insonnia quella notte.
Daisuke si era fermato alla fattoria più del solito per terminare un certo lavoro, così aveva deciso di pernottare lì, cosa che aveva fatto già in diverse occasioni.
Sayaka lo immaginò seduto sotto il suo albero preferito, con le dita che scorrevano agili sulle corde dello strumento.
Era uno strano giovane: gentile, riservato, decisamente affascinante e la ragazza si sentiva sempre un po’ a disagio quando ne incontrava lo sguardo, era come se riuscisse a leggerle dentro.
Aveva intuito che Hikaru ne era profondamente innamorata, anche se cercava di non esternarlo, mentre lui, pur ricoprendola di piccole attenzioni, appariva sempre un po’ distaccato, come se volesse evitare di approfondire il loro legame.
Talvolta gli occhi di Daisuke le sembravano velati di una tristezza infinita, come la musica che stava suonando in quel momento.
Sayaka fu pervasa da un’ inspiegabile senso di nostalgia e una lacrima le scivolò inaspettatamente lungo la guancia.
- Freddino stanotte - dichiarò una voce dietro di lei
Prima di voltarsi, la ragazza si asciugò rapidamente il viso
- Koji... -
- Tieni, mettiti questo, stai tremando -
Il giovane si sfilò il giubbotto di jeans, posandoglielo delicatamente sulle spalle, poi s’ accomodò accanto a lei, appoggiando la schiena ad un sostegno della veranda.
La ragazza si strinse con gratitudine in quell’indumento, in effetti era piuttosto intirizzita, ma non disse nulla, riportando la sua attenzione alla volta celeste.
Koji la guardò con tenerezza, trattenendo a stento il desiderio di stringerla in un abbraccio: in cuor suo temeva che lo avrebbe respinto.
L’ amava, ora ne aveva la certezza.
L’amava dalla prima volta che l’aveva vista nella cabina di pilotaggio di Afrodite.
L’amava dalla prima volta in cui le aveva rivolto la parola.
L’amava da sempre ed aveva voglia di gridarlo al mondo intero, ma per assurdo non trovava il coraggio di dirglielo...piuttosto avrebbe affrontato il Dottor Hell in persona.
" Sono proprio uno stupido" pensò sconsolato.
Le note struggenti suonate da Daisuke in lontananza, sottolinearono senza pietà il suo stato d’animo.
- Cosa ci sta succedendo Koji? - mormorò improvvisamente la ragazza, senza guardarlo.
La domanda di Sayaka lo colse alla sprovvista, facendolo trasalire
- Che..che vuoi dire? - balbettò lui
La ragazza sospirò prima di continuare, cercando le parole più adatte
- Voglio dire tra noi...-
Koji cominciò a giocherellare nervosamente con il suo orologio da polso, ma rimase in silenzio.
La ragazza si girò ad osservarlo e s’accorse del suo imbarazzo
- Ho capito, lasciamo perdere...- disse, alzandosi in piedi con aria rassegnata.
La giacca le scivolò giù dalle spalle finendo sui gradini.
Koji l’afferrò per il polso trattenendola
- No! Aspetta ti prego! - esclamò sollevandosi da terra
" Ho paura. Non lasciarmi solo "
Sayaka lo fissò sorpresa
- Koji...cosa? Ko...-
Un bacio inaspettato sulla bocca le impedì di dire altro.
Rimase per un attimo come inebetita, poi reagì in preda alla più totale confusione, divincolandosi e rifilando al giovane un sonoro ceffone.
- E con questo fanno due! - disse Koji con tono desolato, massaggiandosi la guancia indolenzita.
- Non ti permettere mai più! - balbettò lei cercando di ricomporsi, ma poi, dopo un attimo d’esitazione, lo prese per il bavero della maglietta, attirandolo a sé e incollando le labbra a quelle di lui.
Si baciarono a lungo, con dolcezza e quando infine si divisero lo fecero quasi a malincuore
- Tu sei matta...- le sorrise Koji prendendo fiato.
Sayaka rise piano e poi gli sussurrò qualcosa all’orecchio, stringendosi nuovamente al suo petto.
- Scherzi? - esclamò incredulo il giovane
- Non sono mai stata così seria in vita mia - rispose lei accarezzandogli il volto e cercando ancora la sua bocca.
Koji ricambiò, sollevandola contemporaneamente tra le braccia e portandola di sopra nella propria stanza.
Quella notte fecero l’amore per la prima volta, dando finalmente sfogo a quel sentimento che li univa da così tanto tempo, inebriandosi della vicinanza dei loro giovani corpi nudi e donandosi l’uno all’altra senza più alcuna riserva.


Daisuke s’incamminò verso casa con la chitarra a tracolla.
Ormai era notte fonda ed il giovane fleediano sentiva la stanchezza di una giornata di lavoro sulle spalle. L’alba sarebbe arrivata anche troppo presto ed era decisamente il caso andare a letto.
Non che avesse sonno: dormire era diventato un lusso a cui non riusciva più ad abbandonarsi.
Vega avrebbe sferrato il suo attacco molto presto e lui lo sapeva, quella luna color sangue di qualche giorno prima, era un segnale inequivocabile.
- Ne sei sicuro? - gli aveva chiesto il dottor Umon, mentre facevano ritorno al Centro, dopo la cena in onore di Koji
- Purtroppo sì padre - era stata la sua laconica risposta guardando fuori dal finestrino dell’auto
- Cosa intendi fare Daisuke? -
- Non lo so -
E non aveva aggiunto altro.
Arrivato di fronte all’abitazione, alzò d’impulso lo sguardo verso la finestra della stanza di Hikaru.
La ragazza lo stava osservando seminascosta dietro le tende: la vide ritirarsi precipitosamente per non farsi scoprire.
Daisuke fece finta di nulla, ma sorrise compiaciuto tra sé e sé, accingendosi a rientrare in casa.
Quella sera aveva suonato anche per lei.
Sui gradini della veranda giaceva il giubbotto di jeans di Koji: il giovane lo raccolse sovrappensiero e poi si voltò un’ultima volta a guardare verso la campagna immersa nel buio.
Ora gli era tutto chiaro.
Non avrebbe permesso alle truppe di Vega di ridurre la Terra come il suo pianeta natio.
Non avrebbe permesso il ripetersi quella tragedia.
Avrebbe combattuto ancora con il Grendizer, a costo della sua stessa vita.
Per la sua nuova patria.
Per Hikaru.


Koji dormiva profondamente, con la testa abbandonata sul seno di Sayaka.
La ragazza invece vegliava, osservando il torace del ragazzo sollevarsi ed abbassarsi ritmicamente con il respiro.
Era una sensazione rassicurante.
Sayaka lasciò scivolare la mano lungo la schiena del giovane, finché le dita sfiorarono casualmente quelle due cicatrici circolari appena sotto la scapola sinistra.
Rabbrividì.
- Mandalo via! Mandalo viaaaaaaaa, non lasciare che mi prendaaa -
" Non puoi portarmi via ciò che mi appartiene "
- Non te lo lascerò portare via, né ora né mai! -

Koji si agitò un po’ nel sonno.
Sayaka lo strinse forte con fare protettivo
- Nessuno ti porterà via da me Koji, nessuno, te lo prometto - gli sussurrò accarezzandogli i capelli.
Il giovane mosse appena le labbra
- Ti amo - bisbigliò.

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Tetsuya urlò.
Una di quelle creature gli aveva azzannato il braccio sinistro, affondando i lunghi canini appena sotto la spalla.
Riuscì in qualche modo a scrollarselo di dosso e a mantenersi miracolosamente in equilibrio sulla moto in corsa.
Il tentativo di superare il posto di blocco era fallito e non gli era restata altra alternativa che tornare indietro, facendosi largo tra gli assalitori, che da quella parte erano comunque in numero minore
- PRENDETELO! - gridò la misteriosa donna alle sue spalle - NON LASCIATEVELO SFUGGIRE! -
- Maledetti! - esclamò il giovane con rabbia - Non mi avrete così facilmente! -
- TETSUYA HO PAURAAAAAA - strillò Shiro avvinghiato ai suoi fianchi.
Ora la strada davanti a lui era sgombra, ma gli inseguitori non lo mollavano.
A questo punto non aveva altra scelta che di cercare di raggiungere il Centro di Ricerche Spaziali del dottor Umon, era il posto più vicino dove rifugiarsi.
Qualcosa gli sibilò a fianco e subito dopo ci fu una deflagrazione.
Lo spostamento d’aria li scaraventò qualche metro più in là, verso il bordo della carreggiata.
Tetsuya atterrò in malo modo sull’asfalto, mentre Shiro piombò privo di sensi in mezzo a dei cespugli, che lo nascosero alla vista e ne attutirono in qualche maniera la caduta.
Un altro sibilo attraversò l’aria e subito dopo la motocicletta esplose in mille pezzi.
Il giovane s’alzò a fatica da terra, ancora mezzo stordito e sanguinante.
In un attimo si ritrovò circondato e senza via d’uscita.
Con la vista offuscata, fece un ultimo tentativo di difendersi, estraendo la pistola automatica che teneva nascosta sotto la giacca, ma venne immediatamente disarmato e ridotto all’impotenza.
Erano troppi.
In quel momento, si rese conto che i suoi inseguitori erano in realtà dei cyborg, dall’aspetto umano e felino allo stesso tempo.
La donna dall’abito scarlatto gli si avvicinò, osservandolo con aria soddisfatta ed anche un po’ incuriosita.
Il viso era di una bellezza disarmante, ma crudele
- Fine della corsa ragazzo! - gli sibilò divertita, scoppiando in una risata stridula
Poi qualcosa lo colpì alla nuca e mentre sprofondava nell’incoscienza, ebbe la netta impressione che quel volto mutasse sotto i suoi occhi, assumendo sembianze sempre più grottesche.
" Jun..." fu il suo ultimo pensiero.


continua.....

Edited by kojimaniaca - 13/10/2009, 23:06

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