Go Nagai Net

KOJIMANIACA's Graphic Novel: Un destino già tracciato

« Older   Newer »
  Share  
kojimaniaca
view post Posted on 11/6/2008, 23:49 by: kojimaniaca     +1   -1




CAPITOLO XIII°: " Duke Fleed "


- Dannato accendino! -
Dopo aver più volte provato ad azionarlo senza risultato, Harada lo scagliò senza tanti complimenti nella grata di un tombino. Seguì un’ infruttuosa ricerca nelle varie tasche della divisa, nella vana speranza di trovare almeno un cerino.
Si guardò attorno alla ricerca di qualche fortunato possessore della tanto agognata macchinetta, ma naturalmente a quell’ora di notte non c’era nessuno.
Dormivano tutti, a parte la ronda di sorveglianza, che però in quel momento era dalla parte opposta del campo e le sentinelle di guardia al cancello principale.
Rassegnato ripose la sigaretta spenta nel suo pacchetto, tanto ormai il suo alloggio era vicino.
Da qualche tempo, quelle passeggiate notturne erano diventate un’abitudine, lo aiutavano a scaricare il nervosismo.
Le cose non stavano andando come aveva sperato.
Il tempo passava e lui era ancora relegato in quell’angolo impervio della prefettura di Iwate.
Credeva che dopo la faccenda di Kabuto, avrebbe ottenuto un riconoscimento da parte del generale Yoshida, invece nulla, solo un ringraziamento formale.
Niente promozione.
Niente trasferimento al Comando Generale delle Forze Armate
- Ho bisogno della sua esperienza al campo di addestramento - gli aveva ribadito Yoshida alla sua ennesima richiesta di essere sollevato da quell’incarico.
Era stufo di stare in quel posto dimenticato da Dio.
Era stufo di occuparsi ogni giorno di stupide reclute.
Mentre mentalmente inveiva contro il generale, arrivò di fronte all’ingresso del suo alloggio, un edificio basso, simile ad un bungalow, che si trovava nella parte più elevata dell’area militarizzata.
Infilò la chiave nella toppa ed aprì la porta
- Tatsuo Harada? - chiese bruscamente una voce alle sue spalle.
Il tenente si voltò colto di sorpresa e si ritrovò con un mitra puntato al petto.
Nell’oscurità riuscì a distinguere cinque uomini in divisa, con il volto quasi completamente celato da un elmetto.
Quello che gli puntava l’arma gli fece cenno di muoversi
- Entra! -
Harada obbedì senza fiatare, lasciandosi condurre in salotto.
Un uomo, vestito anacronisticamente da ufficiale nazista, sedeva sulla sua poltrona preferita, sorseggiando un brandy
- Si metta comodo tenente - gli disse lo sconosciuto indicandogli una sedia.
Harada sedette senza fare resistenza, cercando di recuperare in qualche modo il suo sangue freddo
- Spero sia di suo gradimento - disse ironicamente, indicando con un cenno del capo il calice di liquore, che l’uomo teneva in mano
- Non c’è male, un’ottima annata - replicò l’altro - Ha gusti raffinati tenente Harada -
- Lei mi conosce, ma io non credo di avere il piacere...-
- Blocken, Conte Blocken - si presentò quest’ultimo - Ho una proposta da farle -
- Vedo che va dritto al sodo....ho altra scelta? - chiese il tenente
- Sì - rispose Blocken lanciandogli un’occhiata beffarda e puntandogli contro una pistola - Morire...-
Come a ribadire quell’affermazione, la fredda canna di un mitra gli sfiorò la nuca
- Capisco...- disse Harada rimanendo impassibile - A questo punto preferirei conoscere i vantaggi di un eventuale accordo -
- Vedo che è una persona ragionevole tenente e soprattutto pratica - esclamò ridendo il Conte - Diciamo che la sua collaborazione mi è preziosa e le da il diritto di ottenere tre cose a cui lei tiene in modo particolare -
- Sarebbero? -
- Potere e denaro innanzitutto...- rispose Blocken
- Queste sono due cose - disse il tenente senza scomporsi - Qual’è la terza? -
- Tetsuya Tsurugi -
Harada sfilò il pacchetto di sigarette dalla tasca interna della giacca, ne estrasse lentamente una e poi fissò il Conte dritto negli occhi, sfoderando un sorriso tagliente come la lama di un rasoio affilato
- Ha da accendere Blocken? -


" Fa che non mi trovino " pregò mentalmente " Fa che non mi trovino..."
Era sfinito.
Sfinito e terrorizzato.
Ombre furtive strisciarono rapide sotto l’albero sul quale s’era rifugiato, senza accorgersi della sua presenza.
Shiro trattenne il respiro, rannicchiandosi il più possibile contro il tronco e spiando attraverso le fronde i suoi inseguitori, che si muovevano silenziosamente nell’oscurità del sottobosco.
Con suo grande sollievo procedettero oltre, allontanandosi velocemente.
Si rilassò un attimo e ripensò a quello che era successo.
Ancora intontito dall’esplosione e nascosto dai cespugli in cui era caduto, il ragazzino aveva assistito impotente al sequestro di Tetsuya
- Che ne facciamo del moccioso? - aveva domandato uno degli assalitori, mentre il pilota del Great Mazinger veniva caricato di peso su un furgone
- Uccidetelo - aveva ordinato la donna vestita di rosso - Non mi serve -
Shiro a quel punto era fuggito in preda al panico.
Si era inoltrato nella boscaglia e quando poi la stanchezza aveva preso il sopravvento, aveva cercato riparo su quella pianta.
Un lieve rumore sotto di lui lo fece sussultare.
Con prudenza scostò le foglie per poter osservare meglio: due occhi rossastri scintillarono nel buio, guardando nella sua direzione.
Shiro soffocò a stento l’urlo che gli stava salendo alla gola.
La creatura sostò quindi ai piedi dell’albero, scrutando attorno a sé per istanti che parvero interminabili, poi proseguì la sua caccia, raggiungendo i compagni.
Non lo aveva visto.
Dando sfogo alla tensione accumulata, il ragazzino cominciò a singhiozzare piano, finché s’ addormentò, vinto dalla spossatezza.


- Maledetta! Chi sei? Che ne hai fatto di Shiro? -
Tetsuya cercò di divincolarsi con tutte le sue forze, imprecando e lanciando minacce contro i suoi sequestratori.
Era immobilizzato su una barella, con gli arti bloccati da cinghie di cuoio.
La donna rise sommessamente, osservando divertita gli sforzi del giovane per liberarsi, ma non rispose
- Tiratelo su - disse invece, facendo cenno ai suoi scagnozzi - Rilassati ragazzo, sarà meno doloroso - mormorò sfiorandogli le labbra con un dito.
Uno dei cyborg afferrò Tetsuya per i capelli, piegandogli a forza il capo verso il torace, mentre un altro cominciò ad armeggiare con qualcosa alle sue spalle
- Cosa volete farmi? COS... - una fitta improvvisa alla base del collo gli fece morire le parole in gola, poi un dolore assurdo gli esplose nel cranio.
Tetsuya urlò e piombò nel buio.


Seduta sul bordo del letto, Jun armeggiò con il cellulare, indecisa sul da farsi.
Era un po’ preoccupata.
Si era fatto davvero tardi, ma Tetsuya e Shiro non erano ancora rientrati all’Istituto
" Probabilmente hanno deciso di fermarsi alla fattoria per la notte" pensò.
Di certo era la cosa più logica, del resto Shiro non vedeva Koji da molto tempo, ma chissà perché questa motivazione non la tranquillizzava affatto.
Non capiva perché Tetsuya non si fosse messo in contatto con lei per avvisarla, poi però, ricordò l’avversione del giovane per i telefonini e la sua proverbiale incapacità nel scrivere "stupidi messaggini", come li definiva lui.
Jun sorrise, ripensando al giorno in cui gli aveva regalato quell’oggetto
- Così saprò sempre come rintracciarti... - aveva sussurrato lei ammiccando.
Tetsuya non aveva commentato, limitandosi a grugnire un - Grazie...- ma la sua espressione contrariata era stata più che eloquente.
" Ok, a costo di fare la figura della sciocca sentimentale, adesso lo chiamo! " decise Jun.
Il cellulare del giovane naturalmente era spento.
- Sei uno stupido Tsurugi! - mormorò risentita, nonostante se lo aspettasse.
" Lo chiamerò domattina " decise allora con un sospiro rassegnato e si sdraiò per dormire.
L’ansia però, non l’abbandonò per il resto della nottata.


Aveva dormito per un tempo indefinito e quando si era svegliato era ancora notte.
Shiro rimase in ascolto per un bel po’ ed infine, rassicurato dal silenzio che regnava lì attorno, decise di scendere prudentemente dal suo nascondiglio.
Era tutto indolenzito e aveva freddo, ma s’incamminò comunque nella direzione in cui gli sembrava ci fosse la strada.
Doveva assolutamente chiedere aiuto a qualcuno.
Dopo aver girato a vuoto per un paio d’ore però, capì di essersi perso.
Ormai stava procedendo per forza d’inerzia, spinto più dalla disperazione che da una volontà vera e propria.
Si fermò un attimo per riposare e guardò verso l’alto: fra le cime degli alberi s’intravedeva un angolo di cielo stellato.
Stava schiarendo, l’alba era vicina.
Questa cosa gli ridiede un po’ di fiducia.
Riprese a camminare, finché sbucò inaspettatamente in un’ampia radura, che declinava dolcemente verso quella che sembrava una fattoria.
Piangendo e ridendo allo stesso tempo per il sollievo, il ragazzino iniziò a correre, incurante dell’erba alta che gli sferzava gambe e braccia, ma all’improvviso andò a cozzare contro qualcosa, ruzzolando a terra in malo modo.
Sollevandosi faticosamente sui gomiti, cercò di capire contro cosa aveva urtato: un’ombra imponente gli si parò davanti, incombendo sopra di lui.
Shiro mugolò terrorizzato e un rivolo caldo gli bagnò i calzoni
- Che ci fai qui piccolo? - esclamò stupita una sgraziata voce di donna.
- Per favore...non...non farmi del male - balbettò Shiro - Ti...prego...- poi crollò privo di sensi.


Quando Koji aprì gli occhi, stava albeggiando.
La prima cosa che vide, fu il viso di Sayaka addormentata a pochi centimetri dal suo.
Un lieve sorriso le aleggiava sulle labbra.
Il giovane rimase a contemplarla per alcuni minuti, cercando d’imprimersi nella mente la dolcezza e l’atmosfera di quel momento.
Non gli sembrava vero: per la prima volta dopo molto tempo, era riuscito a dormire senza avere incubi ed ora si sentiva in forma come non mai.
- Sono così interessante? -
Attraverso le palpebre socchiuse, Sayaka lo stava sbirciando con aria divertita
- Allora sei sveglia, razza d’imbrogliona! - esclamò sorpreso lui - Da quanto tempo stavi fingendo? -
- Abbastanza...- rispose lei ridacchiando
- Abbastanza per cosa? Adesso ti sistemo io! - disse Koji afferrandola per la vita.
Ne seguì una breve scaramuccia fra il groviglio delle lenzuola, accompagnata da risatine e piccole grida soffocate
- Così corriamo il rischio di svegliare tutta la casa! - si preoccupò Sayaka, ponendo fine alla mischia con una cuscinata ben assestata.
Koji buttò da una parte il cuscino
- Pazienza...poi a colazione sarai tu a dare le spiegazioni del caso - sogghignò il giovane
- Quando fai così ti odio! -
- Non è vero, sei pazza di me -
- Sei il solito presuntuoso -
- E tu la solita attaccabrighe -
- Ok, adesso basta! - esclamò lei un po’ risentita
- Basta lo dico io! - ribatté lui
Una seconda cuscinata lo raggiunse implacabile
- Dicevi? -
Con una mossa repentina, Koji la bloccò sotto di sé, tenendola per i polsi
- Dicevo che adesso hai finito le munizioni e non mi puoi più sfuggire - le disse sorridendo
- E chi ti dice che voglio fuggire? - mormorò maliziosamente la ragazza
Le loro labbra si cercarono nuovamente, sfiorandosi con delicatezza
- Ora devo andare...- sussurrò dispiaciuto il giovane, indugiando su di lei ancora per qualche istante
- Daisuke sarà già al lavoro, non voglio farlo aspettare -
- Ma è presto! E poi non sei obbligato ad aiutare Daisuke - protestò lei un po’ contrariata, mentre Koji si vestiva rapidamente
- Lo so, ma ci tengo! - replicò lui strizzandole un occhio e sedendosi sul bordo del letto per allacciarsi le scarpe.
Sayaka si mise su un fianco e rimase ad osservarlo con aria pensierosa
- Koji...- disse ad un certo punto
- Dimmi - rispose lui senza alzare lo sguardo da quello che stava facendo
- Come intendi comportarti con Shiro? -
Koji si voltò a guardarla negli occhi
- Più tardi lo chiamerò al telefono e cercherò di parlargli - le rispose dopo un attimo d’esitazione - Poi chiederò scusa anche a Tetsuya...-
Sayaka gli scivolò vicino, cingendolo in un abbraccio
- Me lo prometti? -
- Te lo prometto - replicò Koji allungandole una carezza sul viso - Adesso però torna a dormire - le sussurrò - Ci vediamo più tardi a colazione -


Daisuke versò il latte appena munto in un recipiente più grande, lanciando contemporaneamente un’occhiata incuriosita a Koji, che dall’altra parte della stalla stava finendo di riempire le mangiatoie, canticchiando tra sé e sé
- Siamo piuttosto allegri stamattina -
- Scusa, hai detto qualcosa? - chiese Koji girandosi a guardarlo con aria interrogativa - Ero distratto...-
- Dicevo, che oggi mi sembri particolarmente di buonumore - gli rispose Daisuke sorridendo divertito e con l’aria di chi la sa lunga.
Koji avvampò
- Beh ecco...io...non saprei cosa dirti...- farfugliò , annaspando disperatamente alla ricerca di un qualsiasi appiglio verbale e maledicendo mentalmente il rossore che gli stava imporporando il volto.
Daisuke decise di cambiare discretamente discorso
- Qui abbiamo finito. Direi che a questo punto ci siamo meritati un’abbondante colazione -
- Questo si chiama parlare! - esclamò Koji, visibilmente sollevato dall’insperato cambio di rotta della conversazione - Ho una fame da lupo! -
Qualche minuto dopo camminavano verso casa, chiacchierando allegramente del più e del meno
- Senti Koji - disse ad un certo punto il figlio del dottor Umon - Avrei bisogno di parlarti di una cosa piuttosto seria, ma mi devi giurare che non ne parlerai con nessuno -
Il tono di voce si era fatto improvvisamente cupo.
Il giovane Kabuto lo guardò perplesso, sorpreso da quel repentino cambio di umore
- Così mi preoccupi Daisuke...cosa devi dirmi? - gli chiese, cercando di non dare retta a quel vago senso d’inquietudine, che gli stava salendo dalla bocca dello stomaco
- Non ora...stasera - mormorò l’altro - Vorrei che tu mi accompagnassi al Centro di Ricerca, ti devo mostrare qualcosa -
Koji annuì in silenzio, ma non era sicuro di voler sapere quello che doveva dirgli l’amico.
Delle voci concitate attirarono improvvisamente la loro attenzione.
Di fronte all’ingresso dell’abitazione c’erano Sayaka, Hikaru e il vecchio Dambei, che parlavano animatamente con una donna piuttosto grassa
- Che ci fa qui la madre di Banta a quest’ora del mattino? - si chiese Daisuke incuriosito
- Chi? - domandò Koji
- La signora Harano - gli spiegò l’altro - E’ una nostra vicina, possiede una fattoria ad un paio di miglia da qui -
Mentre si avvicinavano, videro che la donna teneva fra le braccia un bambino avvolto in una coperta.
Quando lo riconobbe, Koji impallidì
- SHIRO! - urlò correndogli precipitosamente incontro.


- Siete solo degli incapaci! - esclamò la donna vestita di rosso, rivolgendosi con rabbia ai suoi uomini.
Un raggio accecante scaturì dal lungo bastone nodoso che teneva stretto in una mano.
Due dei cyborg piombarono a terra esanimi e senza un lamento.
- Ci perdoni Marchesa Yanus - dissero gli altri tenendosi a debita distanza - Non riusciamo a capire come possa esserci sfuggito -
La donna li fulminò con uno sguardo
- Non voglio sentire scuse, dovevate eliminare il moccioso e non lo avete fatto! -
- Ha ragione Marchesa, ma abbiamo comunque il ragazzo...- provò a giustificarsi uno di loro.
Yanus guardò verso il furgone nero, che stava nascosto in mezzo alla vegetazione a lato della strada.
Era vero.
Avevano catturato Tsurugi e quello era lo scopo fondamentale dell’agguato: il bambino non era così importante.
" Complimenti Yanus, ottimo lavoro " le confermò telepaticamente una voce " Ora sa cosa deve fare, vero? "
" Lo so mio Signore " rispose lei allo stesso modo " Si fidi di me, non la deluderò "


Tetsuya socchiuse appena gli occhi per potersi rendere conto della situazione.
Aveva ripreso conoscenza già da un po’, ma l’istinto gli suggeriva di fingere di essere ancora privo di sensi.
La testa gli pulsava dolorosamente in mezzo alla fronte ed il braccio ferito era tutto intorpidito.
Il giovane cercò di muovere un po’ le dita della mano e sbirciò nelle stesso tempo verso i piedi del lettino sul quale era legato.
Un cyborg armato di una specie di fucile, lo sorvegliava dal fondo del furgone dov’era tenuto prigioniero, ma a dire il vero sembrava più interessato a quello che accadeva fuori, limitandosi a lanciargli un’occhiata distratta di tanto in tanto.
Dall’esterno infatti, giungeva l’eco di una discussione piuttosto accesa e Tetsuya riconobbe la voce della misteriosa donna dall’abito scarlatto.
Uno solo.
Poteva farcela.
Dopo aver armeggiato silenziosamente per un bel po’, riuscì ad allentare la cinghia che gli bloccava il polso destro, tanto da poterlo sfilare abbastanza agevolmente: il braccio era praticamente libero.
Non restava che attirare l’attenzione del suo carceriere.


- Lo hanno portato via...hanno portato via Tetsuya...- continuava a ripetere ossessivamente il ragazzino fra le braccia del fratello, che lo stava trasportando dentro casa
- Fallo stendere qui Koji - disse Hikaru indicando il divano
- Volevano uccidermi...volevano...Tetsuya...hanno preso Tetsuya...-
- Calmati Shiro, ora sei al sicuro - cercò di tranquillizzarlo Koji adagiandolo fra i cuscini - Bevi questo, coraggio - gli disse poi, sollevandogli delicatamente la testa e facendogli sorseggiare del the caldo, che gli aveva portato Dambei dalla cucina.
Dopo aver bevuto, il ragazzino sembrò quietarsi un po’
- Cosa è successo a Tetsuya? - provò a chiedergli Sayaka
- Lo hanno preso - mormorò Shiro - Ci hanno inseguiti...la moto è esplosa...hanno caricato Tetsuya su un furgone, un furgone nero e poi io sono...io...-
- Chi ha preso Tetsuya? - cercò di insistere Koji
- Una donna...una donna con un lungo vestito rosso...- biascicò Shiro, prima di sprofondare in un sonno profondo.
Daisuke gli tastò la fronte
- Ha la febbre - disse - Forse è meglio che lo veda un medico -
Koji balzò in piedi deciso
- Per favore Sayaka, pensa tu a Shiro, te lo affido...-
- Che vuoi fare Koji? - chiese quest’ultima visibilmente preoccupata
- Vado a cercare Tetsuya! - rispose lui mentre usciva di corsa dalla stanza.
Daisuke lo seguì senza dire una parola.
- Koji! Aspetta! - chiamò a gran voce la ragazza
- Daisuke! - gli fece eco Hikaru.
Troppo tardi.
Poco dopo udirono una sgommata sul ghiaino del cortile e il rumore del motore della jeep che si allontanava.


" Meno uno" pensò Tetsuya, mollando la presa attorno al collo del suo guardiano e lasciandolo scivolare a terra inerte.
Era stato più facile del previsto, ma adesso doveva preoccuparsi di quelli che stavano fuori.
Si liberò dal resto delle cinghie che lo tenevano prigioniero e si avvicinò allo sportello del furgone, socchiudendolo senza far rumore, per poter spiare con cautela all’esterno.
Alcuni metri più in là vide la donna dall’abito rosso: gli girava le spalle e stava parlando con alcuni dei suoi uomini.
Tetsuya ne contò sette, ma dovevano essercene degli altri al di fuori dalla sua visuale.
Si rese conto di non poter affrontarli tutti da solo, tanto più che si sentiva ancora piuttosto stordito e la ferita al braccio sinistro, oltre a sanguinare abbondantemente, gli impediva di muoverlo come voleva.
L’unica soluzione era impossessarsi del furgone ed allontanarsi il più possibile da lì.
Tamponò l’emorragia con la bandana che teneva sempre al collo, aiutandosi con i denti per stringere bene quella fasciatura improvvisata, poi recuperò il fucile, la sua pistola e si preparò alla sortita.
Sgusciò fuori dal furgone senza essere visto e raggiunse velocemente il posto di guida, mettendosi al volante.
Un tonfo improvviso lo fece sussultare.
Un gatto nero era balzato sul cofano e lo stava fissando in maniera quasi ipnotica attraverso il parabrezza
- Vattene via bestiaccia! - mormorò il giovane vagamente a disagio.
Il felino gli soffiò contro drizzando il pelo, poi si dileguò rapidamente com’era apparso.
Tetsuya accese il motore e partì a razzo con la retromarcia inserita, sollevando una nuvola di polvere.
Il rumore della sgommata, si mescolò ad urla concitate e colpi di arma da fuoco.
Un attimo dopo viaggiava a tutta velocità lungo la strada che conduceva al Centro di Ricerche Spaziali del dottor Umon.


Koji guidava in silenzio, con lo sguardo cupo concentrato sulla carreggiata, le labbra serrate e le mani strette convulsamente attorno al volante.
La strada era stranamente deserta.
Avevano lasciato la fattoria da circa mezz’ora ed il luogo dell’agguato non doveva essere lontano.
Forse lì avrebbero trovato qualche indizio per rintracciare Tetsuya.
- Perché sei venuto Daisuke? - chiese ad un certo punto Koji al giovane seduto al suo fianco - Non è una faccenda che ti riguarda -
- Ora lo è - rispose l’altro
Il giovane Kabuto si voltò ad osservarlo sconcertato, ammutolendo di fronte allo sguardo determinato dell’amico
- ATTENTO KOJI! - esclamò ad un tratto quest’ultimo.
Koji sterzò all’improvviso, schivando miracolosamente un furgone nero che procedeva in direzione opposta a velocità sostenuta
- Ma quello...quello era Tetsuya! - esclamò incredulo il ragazzo guardando nello specchietto retrovisore
- Già - dichiarò a sua volta Daisuke - E quelli non credo siano amici suoi...- continuò indicando di fronte a sé.
Koji tornò a guardare avanti: alcune strane creature gli stavano correndo incontro.
Sfrecciando rapidissime a fianco della jeep e proseguirono sulle tracce del furgone, ignorandoli completamente.
Il giovane fece una spericolata inversione di marcia, mettendosi a sua volta all’inseguimento di Tetsuya.


- Kabuto! - esclamò sorpreso Tetsuya incrociando la jeep con a bordo i due giovani e suonando il clacson per farsi riconoscere.
Koji lo aveva visto ed ora, dopo aver cambiato bruscamente direzione, stava cercando di raggiungerlo.
Un grosso felino dal pelo candido si parò inaspettatamente in mezzo alla carreggiata, incurante del furgone che gli stava per piombare addosso.
Sotto lo sguardo attonito di Tetsuya cominciò a mutare forma, prendendo le sembianze di una giovane donna dai lunghissimi capelli biondi.
Era completamente nuda.
- Cos...? - il pilota del Great Mazinger non riuscì a terminare la frase.
La chioma della fanciulla cominciò ad ondeggiare e sollevarsi come se avesse vita propria, facendola assomigliare ad una novella Medusa.
Ciocche di capelli dorati scattarono in avanti come tante lame affilate ed il parabrezza del furgone esplose in una miriade di schegge scintillanti.
Investito in pieno dall’implosione del vetro, Tetsuya perse il controllo del mezzo sul quale viaggiava, uscendo fuori strada e finendo la sua corsa contro un grosso albero.
Il motore prese fuoco.


- Dannazione! - imprecò Koji dopo aver assistito in lontananza all’incidente - Tetsuyaaaa! -
Spinse sull’acceleratore investendo senza tanti complimenti uno dei cyborg
- Toglietevi di mezzo maledetti! -
Uno degli altri inseguitori smise di rincorrere il furgone, voltandosi minaccioso verso la jeep e scagliandosi sui due occupanti.
Daisuke si alzò dal sedile, intercettandolo al volo e scaraventandolo violentemente sull’asfalto dietro di loro
- Koji! - esclamò a quel punto - Pensa tu a Tetsuya, di questi me ne occupo io! -
Koji non riuscì nemmeno a replicare, che il figlio del professor Umon era già balzato giù dal mezzo in corsa.
Un minuto dopo era circondato dagli inseguitori ed il ragazzo lo perse di vista
- COSA HAI INTENZIONE DI FARE DAISUKE? - gridò esterrefatto il giovane - SEI IMPAZZITO? -
Fece per tornare indietro, ma poi si rese conto che il furgone stava per essere avvolto completamente dalle fiamme e Tetsuya era ancora lì dentro.
Bloccò la jeep a qualche metro di distanza, prese il piccolo estintore che c’era dietro il sedile e corse verso il mezzo che bruciava.
Riuscì ad avvicinarsi nonostante il calore insopportabile e vide Tetsuya accasciato sul volante
Lo chiamò, ma senza ottenere risposta.
Con l’aiuto dell’estintore si fece largo tra le fiamme ed estrasse a fatica il giovane privo di conoscenza, trascinandolo a distanza di sicurezza
- Accidenti quanto pesi, razza di bestione! - borbottò Koji, piombando sfinito in mezzo alle sterpaglie, schiacciato da quel quel fardello
- Sei tu che sei una pappamolla Kabuto... - replicò Tetsuya con un filo di voce, riprendendo i sensi
- Bella riconoscenza, stavi per finire arrosto! - ribatté il giovane, non riuscendo però a nascondere un certo sollievo nel tono della voce.
Tetsuya non rispose, alle prese con accesso di tosse convulsa, causata dal fumo inalato, che gli provocò dolori lancinanti a tutto il torace
- Tutto bene? - chiese Koji sinceramente preoccupato.
Per tutta risposta, l’altro si girò su un fianco in preda ai conati di vomito
- Salve ragazzi...- sussurrò una voce metallica alle loro spalle - ...e addio! -
Un sibilo attraversò l’aria e Koji d’istinto si gettò di lato, spingendo contemporaneamente Tetsuya dalla parte opposta.
I fili dorati di una lunga capigliatura bionda, sferzarono il terreno fra i due giovani come una frusta, sollevando in un turbine foglie secche e rami spezzati.
Koji si alzò in piedi e guardò allibito quella ragazza priva di vestiti, i cui capelli si agitavano come serpenti pronti ad attaccare.
Sul volto di una perfezione assoluta, aleggiava un sorriso beffardo
- Vorrà dire che tu sarai il primo e poi finirò di occuparmi del tuo amico - gli mormorò con quella strana voce, che aveva un non so che di sensuale e letale allo stesso tempo.
Il giovane indietreggiò cercando di prendere tempo.
Lanciò un’occhiata verso Tetsuya, che giaceva un po’ più in là nuovamente svenuto: dai suoi jeans spuntava l’impugnatura di una pistola.
Scartò agilmente di lato, gettandosi a terra e riuscendo ad afferrare l’arma, ma qualcosa lo colpì facendogliela cadere dalla mano, che iniziò a sanguinare copiosamentemente.
Koji si sollevò sulle ginocchia, stringendosi l’arto ferito al petto
- Sciocco umano! Cosa credevi di fare? - rise la fanciulla
- Maledetta strega...- ringhiò, mentre sentiva una rabbia incontenibile montargli dentro.
Stava succedendo.
Stava succedendo di nuovo.
Koji cercò disperatamente di controllarsi
- No..no..- balbettò, fremendo dalla testa ai piedi
- MUORI ! - urlò la donna, mentre i suoi capelli iniziavano a vorticare in direzione del giovane.
Improvvisamente un raggio luminoso di colore blu la colpì alla schiena: con un grido straziante, la creatura si dissolse nel nulla.
Un uomo avanzò con un’arma in pugno.
Indossava una strana tuta con delle ali disegnate sul petto ed il volto era celato da una specie di elmo.
Koji si rimise in piedi, preparandosi ad affrontare il nuovo venuto.
Era riuscito a domare in qualche modo quel mostro che portava dentro di sé, ma ora era stremato, come se le sue energie fossero state risucchiate completamente.
Le gambe cedettero e si ritrovò seduto a terra.
Lo sconosciuto si avvicinò e gli si inginocchiò accanto
- Stai bene Koji? - disse sollevando la visiera e rivelando così la sua identità
- Da...Daisuke? -
Il giovane fleediano annuì, sorridendo di fronte all’espressione sbalordita dell’amico
- Sì, sono io Koji - rispose - Ma il mio vero nome è Duke Fleed -


continua...

Edited by kojimaniaca - 13/10/2009, 23:08

Download attachment
Un_destino_gi__tracciato_cap._XIII.pdf ( Number of downloads: 14 )

 
Top
17 replies since 24/4/2007, 05:25   5515 views
  Share