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JOE 7's FICTION GALLERY: La Grande Ombra

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joe 7
view post Posted on 19/5/2009, 13:49 by: joe 7     +1   -1

Ill.mo Fil. della Girella

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Tra i sette pianeti dell’Oscurità, quello che si avvicina di più come aspetto all’Acheronte, dove risiede l’Oscuro, è lo Stige. Dall’astronave di ritorno, Garuda osserva con soddisfazione quel pianeta: è il centro del suo impero. Da lassù può contemplare lo Stige come se potesse tenerlo in mano. Un regime di terrore sottomette le varie razze di quel mondo, che vivevano in pace prima di essere invase da Garuda e dall’Ombra.
Al generale dell’oscurità quel mondo era piaciuto sin dalla prima volta che l’aveva visto: aveva deciso che sarebbe stato la base del suo futuro impero. Un impero basato sulla paura e sul terrore garantiva fedeltà assoluta, e il pianeta capitale doveva dare il buon esempio di sottomissione. Da lì, il suo dominio aveva allargato i confini ben oltre l’Ombra: ma la sua brama di potere non è mai sazia, anzi aumenta ad ogni successo, ad ogni conquista.
Un giorno verrà in cui io e l’Oscuro ci affronteremo. Non vedo l’ora che arrivi: alla fine, anche il castello di Darkhold sarà mio. Che soddisfazione poi vedere la faccia di Jezabel…ma non devo dimenticare gli altri generali.
Ogni volta che incontra l’Oscuro, il desiderio di sfidarlo si fa sempre più forte: ma deve trattenersi, non è ancora il momento.
Mentre medita su questi argomenti e altri simili, l’astronave atterra sul torrione più alto del suo castello. I servi sulla vedetta si avvicinano subito a Garuda, salutandolo ossequiosamente, tremando dentro di sé nel timore di dire una sola parola o gesto fuori posto che possa infuriare il loro signore. Diversi uomini sono morti di sua mano per un errore simile, e per questo i servi sono più vigili che mai. Uno di loro gli toglie il mantello, mentre Garuda consegna il suo elmo ad un altro, scendendo lungo le scale che portano alla corte interna, dove è presente la sala del trono. Una volta seduto sullo scranno, un’ancella gli porge una coppa nella quale versa il vino. Garuda beve in silenzio, poi chiama il maggiordomo di corte, il sovrintendente più importante del castello.
“Boris!”
“Sì, mio signore?”
“Chiama Myrain.”
“Sarà fatto, mio signore!”
Boris si allontana rapidamente.
Intanto, Garuda riflette. Una bestia dell’abisso, ha detto l’Oscuro. Strano: normalmente, per un’invasione, si fa un bombardamento a tappeto e si fanno avanzare le truppe. Le bestie dell’abisso servono solo quando si incontrano resistenze molto grandi, che di solito dopo il loro intervento non sono più tali. Chissà cos’ha in mente. Comunque, sono curioso di vedere quanto sia forte questo Goldrake…
Tra tutti i sei generali dell’oscurità, solo Garuda può mandare le bestie dell’abisso, esseri infernali che vivono in un’altra dimensione ignota. Ma non può farlo da solo: simili bestie devono essere richiamate dalla loro dimensione, e per questo è necessaria un’ evocatrice. In tutto l’universo, le evocatrici sono rare: incontrarne una è quasi un miracolo. Ma Garuda l’aveva trovata, tra il popolo degli elfi: la bionda Myrain. Gli elfi sono una delle tante razze che vivono nello Stige (ovviamente, il pianeta non si chiamava così allora: ma il suo nome originale è stato dimenticato). Se gli elfi e le altre razze non sono sotto un regime fin troppo disumano, questo è dovuto proprio grazie ai servigi di Myrain: un’evocatrice è molto preziosa per Garuda.
Ad un tratto, in fondo alla sala del trono c’è un brusio: Myrain sta arrivando. La sua bellezza fa sempre attirare gli sguardi di tutti. L’elfa compare all’ingresso, camminando con grazia e mostrando l’aspetto diafano caratteristico della sua gente. I suoi vestiti ondeggiano insieme ai suoi movimenti, e i capelli biondi si muovono ad ogni passo. Il suo viso regolare, con gli occhi di un azzurro intenso, insieme con le orecchie a punta, attira sempre l’attenzione – e l’ammirazione – degli osservatori.
Myrain si ferma di fronte al trono e si inginocchia davanti a Garuda, dicendo con una voce che sembra quasi un canto:
“Mi avete chiamato, o mio signore?”
Persino Garuda rimane perplesso per un momento prima di parlare. Ogni volta che vede Myrain, ne rimane stupito come se fosse la prima.
“Sì, Myrain” replica Garuda, scuotendosi e tornando in sé “ti ho chiamato per evocare una bestia dell’abisso. Voglio Kandura.”
Myrain sa a cosa servirà quel mostro, ma non ha scelta: se non lo evoca, la sua stirpe sarà sterminata, insieme alle altre: ben pochi sopravviverebbero alla furia del generale. E ogni volta che fa un’evocazione, si sente morire dentro, perché sa che sceglie la distruzione di un popolo per la salvezza del suo. E ogni volta si chiede se fa la cosa migliore. Nonostante questo, risponde:
“Sarà fatto, mio signore.”
Detto questo, Myrain si alza e si allontana, sotto gli sguardi di tutti. Nient’altro è stato detto da lei, come sempre: e Garuda non vuole darlo a vedere, ma è infastidito. Sa che tutti hanno paura di lui e tremano ad un suo cenno: Myrain no, non trema. Certo lo rispetta, ma non lo teme. E questo Garuda lo sente come un limite al suo potere, ma non sa come rimediare.
Myrain sale lungo le scale del castello, raggiungendo un ampio spiazzo all’aperto su una torre. Nessuno la accompagna: l’evocazione dev’essere fatta solo dall’evocatrice e, se un altro fosse presente, perderebbe la vita e forse anche l’anima. Con un gesso, l’elfa traccia dei simboli sul pavimento di pietra, ponendosi poi al centro di essi. Sta in piedi, immobile e concentrata, a mani giunte e ad occhi chiusi per un certo tempo. Poi, all’improvviso, batte due volte le mani ed inizia a danzare. Una danza armonica, dove i drappi dei vestiti danno alla sua figura l’impressione di camminare sull’aria. Durante questa danza, si sente un suono, che però non proviene dalla bocca di Myrain: e il suono diventa una musica che si fa sempre più forte e ritmata, fino a diventare tutt’uno con l’elfa. Il respiro di Myrain diventa affannoso: l’evocazione è impegnativa, soprattutto quella di una bestia dell’abisso.
Ad un tratto, qualcosa compare a mezz’aria: un disco piatto, composto di luce, che si muove. Myrain si ferma: l’evocazione è stata compiuta. Dal disco pian piano compare un gigantesco mostro, dalle enormi braccia e i denti come quelli di uno squalo, senza nessuna traccia di collo tra la testa e il tronco. E’ Kandura, uno dei più potenti mostri dell’abisso.
Myrain si accascia per terra sulle ginocchia, sfinita, mentre Kandura urla con voce di tuono, spaventando tutti coloro che vivono nel castello. Anche Garuda sente l’urlo, ed è soddisfatto: l’evocazione è riuscita. Con un gesto, scompare per poi apparire sulla torre, davanti al mostro.
“Kandura, ti ordino di andare su Fleed. Devi devastare tutto ciò che vedi.”
La bestia dell’abisso, urlando, alza un pugno per schiacciare il piccolo essere arrogante che parla davanti a lui: ma Garuda blocca il colpo con una mano sola, senza sforzo.
“Hai una grande forza, ma non è contro di me che devi usarla. E ora parti!” conclude urlando.
Kandura, impressionato, si allontana salendo in aria verso Fleed.
Garuda osserva il mostro fino a quando scompare all’orizzonte. Poi si volta e nota Myrain che si è appena rialzata: si inchina verso di lui e si allontana in silenzio. Garuda rimane perplesso. Senza nemmeno rendersi conto di ciò che sta facendo, alza una mano, come per chiamarla, ma poi si ferma. Si volta e appoggia il piede su un merlo della torre, guardando il panorama. Tutto quello che vede è suo, lo sa bene. Tuttavia, si guarda intorno a sé, e vede che non c’è nessuno accanto a lui. D’un tratto, si sente stranamente solo.

(NOTA: Se qualcuno vuole fare commenti, qui c'è il link: http://gonagai.forumfree.net/?t=38631928&v...stpost#lastpost.
Se qualcuno vuole scaricare la puntata in formato word, qui sotto ho messo il link.)

Edited by joe 7 - 10/6/2014, 17:21
 
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112 replies since 18/4/2009, 22:36   11217 views
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