Go Nagai Net

JOE 7's FICTION GALLERY: La Grande Ombra

« Older   Newer »
  Share  
joe 7
view post Posted on 31/5/2009, 19:36 by: joe 7     +1   -1

Ill.mo Fil. della Girella

Group:
Bannati
Posts:
10,245
Reputation:
+4

Status:


Davanti al cancello del palazzo reale, le guardie sono in pensiero: ormai tutti sanno che, per la prima volta da anni, il re è partito in battaglia con Goldrake, la loro arma finale. Non è un buon segno: l’invasione di Vega era cominciata così. Comunque, sono tutti sicuri della vittoria del loro sovrano: Goldrake è considerato l’invincibile per eccellenza dai Fleediani, dopo il suo trionfo contro Vega.
All’improvviso, vedono una figura che cammina verso di loro. Tenendosi all’erta, la osservano con attenzione. E’ una donna, piuttosto bella, anche se ha qualcosa di inquietante. Forse quei capelli neri un po’ troppo lunghi che si muovono con aria innaturale, quasi serpentina. Forse quella strana armatura nera e brillante che porta addosso. Ma, forse, soprattutto i suoi occhi: freddi e glaciali e allo stesso tempo stranamente attraenti. Lei avanza verso di loro con incredibile sicurezza, fermandosi a poca distanza e fissandoli in volto. Le guardie sono sbigottite e perplesse. Dopo un attimo di silenzio, la donna parla, con una voce ferma e abituata al comando:
“Fatemi entrare. Adesso.”
Ancora più sorpresi, non sanno cosa dire, e uno di loro alla fine parla:
“Mi spiace, ma questo è il palazzo reale. Solo chi è invitato può…”
Non riesce a finire la frase: con una rapidità incredibile, lei gli stringe la gola con una mano, sollevandolo da terra senza sforzo e sbattendolo contro il cancello, che trema per l’impatto.
“Sono Jezabel, luogotenente dell’Oscuro. Nessuno può dirmi di no!”
Gli altri reagiscono mettendo mano alle loro alabarde, puntandole verso la donna misteriosa.
“Mettilo giù!” gridano.
Ma Jezabel non li ascolta nemmeno: con la mano libera, colpisce con violenza le porte del cancello, che si aprono con un rimbombo. Lascia andare la guardia ed entra nel percorso verso il palazzo reale senza più badare a nessuno. Le guardie non credono ai loro occhi: il cancello era stato chiuso con una sbarra d’acciaio temprato e lei l’ha aperto, spezzando la sbarra come fosse un grissino.
Deve avere una forza spaventosa, pensano, mentre la guardia che era stata presa per il collo si massaggia la parte dolente, sentendo ancora su di sé quella terribile morsa.
Passato lo stupore, chiamano via radio la sorveglianza:
”Una pazza è entrata nel castello reale! E’ davanti al portone principale: fermatela con tutti i mezzi. Fate attenzione, è fortissima: se necessario, usate i laser!”
Jezabel avanza con calma, come se non avesse nient’altro da fare. Appena mette piede sul primo gradino dell’ingresso, sente una voce dall’alto delle scale che grida:
“Fermati subito e alza le mani! Altrimenti spariamo!”
Alzando la testa, vede una fila di soldati con in mano dei fucili laser puntati su di lei. Senza rispondere, sale le scale.
“Fermati! E’ l’ultimo avviso!”
Jezabel continua a salire.
“FUOCO!”
I laser crepitano e una fila di linee brillanti rosse e gialle si abbattono sulla figura femminile, che diventa piena di luce bianca per il contatto. Una simile concentrazione di laser avrebbe abbattuto persino venti carri armati fleediani dell’ultima generazione: ma gli uomini, terrorizzati, si accorgono che quell’essere avanza ancora come se i laser fossero stati delle gocce di pioggia. Continuano a sparare, ma è inutile: quella donna è già su di loro e muove un braccio con una rapidità tale che quasi non si vede. Sembra che quel movimento non abbia provocato niente, ma all’improvviso cinque uomini muoiono squarciati senza quasi accorgersene.
I sopravvissuti urlano e si tirano indietro: non osano più sparare, mentre Jezabel si allontana da loro camminando senza degnarli di un minimo di attenzione. Un po’ di sangue sgocciola dalla sua mano.
Il tenente delle guardie, che è con loro, sente le gambe tremargli, ma reagisce con forza e riesce a parlare. Si rivolge all’attendente e dice:
“Chiama subito il capitano Amauta! Quel mostro è entrato nel palazzo reale!”

In quel momento, Venusia, col bambino in braccio, Hadi e alcune altre ancelle stanno dirigendosi verso il giardino, quando sono fermate dal capitano Amauta, che corre verso di loro con aria sconvolta.
“Maestà! Un intruso è entrato nel palazzo e nessuno riesce a fermarlo! Venga con me, presto, devo portarla in un posto sicuro!”
Venusia e le ancelle, spaventate, seguono il capitano senza discutere e arrivano alla sala del trono.
“E’ la zona più protetta del palazzo” spiega Amauta “rifugiatevi tutte qui”
Una volta entrate, Amauta chiude i pesanti portoni della sala del trono, sigillandoli completamente. Poi estrae la spada ed aspetta, insieme ai suoi uomini.

Venusia, nel frattempo, senza parlare, mette suo figlio fra le braccia di Hadi. Prima che l’ancella possa dire qualcosa, Venusia la porta con sé, dicendo:
“Seguitemi, Hadi e tutte voi, presto!”
Si mettono tutte nella sezione della sala che si trova dietro al trono, mentre Venusia si allontana da loro di qualche passo e preme un bottone nascosto in una parete. Una barriera trasparente di energia si frappone tra Venusia e le altre.
“Non muovetevi di lì. Io intanto resto di guardia.”
“Maestà, non faccia pazzie! Venga qui anche lei!” dice Hadi, sconvolta.
“Ti affido Rex, Hadi. Mi raccomando.”
Venusia poi si volta e, stando in piedi, fissa il portone chiuso. Stringe le labbra e serra i denti: oltre alla paura, sente l’ira crescere dentro di sé per quel nemico, chiunque sia, che sta minacciando tutti quanti, suo figlio compreso.
Dovesse costarmi la vita - pensa con rabbia - non deve succedere nulla a Rex!

Il suono dei passi si fa sempre più netto. Amauta e i suoi, sentendola avvicinarsi, serrano la guardia.
“Nessuno si muova!” dice Amauta “Lasciatela a me!”
Jezabel compare. Si ferma un momento, guardandosi intorno, e fissa lo sguardo su Amauta.
“Credo sia meglio che vi facciate da parte.” dice la donna, rivolta verso il capitano.
“Siamo soldati della guardia reale. Non ci è permesso metterci da parte, anche a costo della vita.” risponde lui, avanzando verso Jezabel, mentre la spada che tiene in mano brilla minacciosa.
“Sei accusata di intrusione nel palazzo reale” continua Amauta “e di omicidio di cinque uomini. Se ti arrendi, il giudice sarà clemente con te.”
Jezabel, sorpresa, resta per un momento senza parole.
“Sei divertente. Mi hai quasi fatto ridere. Fatti da parte e non ti succederà niente.”
“No.”
Amauta si mette in posizione: il tempo delle parole è finito. Avverte una grande potenza nella figura che sta di fronte a lui: deve usare la tecnica Kasumigiri senza indugio. All’improvviso, nessuno parla: i due avversari si fissano in silenzio. Tutti intorno stanno fermi senza muoversi: si potrebbe sentir volare una mosca. La tensione è fortissima.
Poi Amauta reagisce: la spada diventa un lampo invisibile ad occhio nudo.
Subito dopo, gli uomini, compreso il capitano, sono rimasti a bocca aperta: Jezabel ha fermato la lama della spada tenendola ferma tra due dita, come se non si fosse mai mossa.
Contemporaneamente allo sguardo sorpreso di Amauta, con un ghigno Jezabel serra più forte le dita, spezzando in due la lama.
Questa volta Amauta non fa in tempo a stupirsi ancora: un terribile calcio in pieno petto lo schianta contro un muro a cinque metri di distanza.
“Capitano Amauta!” gridano tutti.
Ma lui non li sente più: vede ogni cosa come sotto un velo, che diventa più fitto e buio ad ogni momento che passa. Il suo corpo scende fino al pavimento, lasciando una scia di sangue. Sa che sta morendo, ma il suo ultimo pensiero è per la regina.
Mi spiace, Maestà…non sono riuscito a…
Ma non può più continuare. E’ già morto.

Gli uomini della guardia reale non ci credono: il loro eroe, il capitano Amauta, ucciso in un attimo da una sconosciuta. Avevano combattuto insieme con lui contro i Veghiani da una vita, e gli volevano bene come ad un amico, prima ancora che come comandante. Reagiscono tutti con rabbia:
“La pagherai per questo!” gridano, e assalgono Jezabel con le spade. Lei sorride sinistra, simile ad un lupo, mostrando i canini: le dita delle sue mani si affilano come rasoi e colpiscono in profondità. I suoi occhi diventano bianchi, mentre si sente travolgere dalla ferocia che le urla dentro.
La strage dura pochi attimi.

Venusia, dall’altra parte del portone, sente con ansia le grida e i tonfi sordi, poi un irreale silenzio.
Cosa è successo? si chiede.
Poco dopo, un boato fa tremare le pareti della sala: la parte inferiore del portone vola in mille pezzi, e Venusia deve fare attenzione a non essere colpita dai detriti. Alza il braccio istintivamente, coprendosi la faccia: quando poi lo abbassa, vede una figura in mezzo al buco che si è aperto. All’inizio è indistinta per la polvere che si è sollevata, poi diventa più chiara: una donna rivestita da un’armatura, con capelli lunghi e neri, la fissa con uno sguardo malvagio, sorridendo. In quel momento, Venusia capisce che non è rimasto vivo nessuno. Adesso è sola.


(Nota: i commenti si possono postare in http://gonagai.forumfree.net/?t=38631928&v...stpost#lastpost. Se volete scaricare questo post in formato word, ho messo qui il file come allegato)

Edited by joe 7 - 17/6/2014, 15:51
 
Web  Top
112 replies since 18/4/2009, 22:36   11217 views
  Share