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JOE 7's FICTION GALLERY: La Grande Ombra

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joe 7
view post Posted on 14/6/2009, 18:40 by: joe 7     +1   -1

Ill.mo Fil. della Girella

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2 – Le sette stelle

Sono tornata, pensa con affanno Jezabel l’Oscura, mentre si guarda intorno: è di nuovo a Darkhold. Il teletrasporto ha funzionato bene.
A momenti la missione stava per diventare un fallimento. Era riuscita a prendere il bambino prima che tutto saltasse in aria. Cos’era successo? Jezabel cerca di fare mente locale. Era stata ferita alla guancia, poi si era scagliata contro Venusia per farla a brani. Ma lei aveva ancora in mano quell’oggetto che l’aveva ferita, e lo usava per difendersi: Jezabel ha dovuto evitarlo, e quindi fermare il suo slancio. Ma subito dopo l’Oscura l’aveva afferrata per le vesti e l’aveva scagliata contro la parete. E’ da lì che è successo il finimondo. Qualcosa, proprio nel punto dove lei l’aveva gettata, è esploso. Venusia dev’essere morta carbonizzata, pensa Jezabel, ma l’esplosione era stata così forte che ero finita contro un campo di forza invisibile, installato prima che entrassi. Una protezione. Avevo capito che l’obiettivo era lì. Bisognava far presto, prima che le fiamme divampassero dappertutto: ho attraversato il campo di forza e strappato il marmocchio dalle donnette urlanti che erano lì. Poi mi sono teletrasportata e sono tornata qui. Cos’era stata quell’esplosione?
Mentre Jezabel riflette, osserva il bambino: dorme tranquillo. L’effetto catalessi – un piccolo incantesimo – ha funzionato subito. Meglio così. Le urla dei bimbi la innervosiscono. Poi Jezabel si tocca la guancia destra: sanguina ancora.
Maledizione.
All’improvviso avverte la presenza di qualcuno e si volta di scatto, coprendosi la ferita con una mano.
“Chi è?” grida con furia.
Una figura femminile, rivestita parzialmente da una corazza e col volto metà coperto da un elmo con visiera, esce dal buio, esitante, i biondi capelli leggermente mossi.
“Sono…sono Jocasta delle Amazzoni, comandante. Tutto bene?”
Ci mancava solo lei.
“Piantala con le domande stupide. Non sono in vena.” risponde Jezabel, facendo attenzione a non mostrare la parte sfigurata del suo volto. “Cosa ci fai qui?”
“E’ per la rivista dell’esercito, comandante. Le Amazzoni sono già schierate. Aspettiamo solo voi.”
Non è possibile, proprio oggi? Me n’ero dimenticata.
“E’ annullata.”
“Come?”
“Sei sorda? Ho detto che è annullata. Lo faremo un’altra volta. Vattene. Anzi, no, aspetta: prendi questo marmocchio e portalo nella zona dei sacrifici. Non deve succedergli niente, chiaro?”
“Sì, comandante” risponde l’altra, prendendo il bimbo e andando via alla svelta: conoscendo il carattere della sua padrona, capisce che al momento è molto saggio star lontani da lei. Però non può fare a meno di chiedersi cosa le sia successo alla faccia.

Camminando a grandi passi e continuando a tenere coperta la ferita, Jezabel arriva nei suoi appartamenti. Manda via con ordini bruschi le ancelle e si chiude dentro. Solo allora si rilassa, appoggiando la schiena alla porta ed emettendo un sospiro. Si toglie l’armatura con una calma nervosa e si immerge nell’acqua calda della piscina, lavandosi con cura. Poi capisce che non può rimandare. Deve guardarsi allo specchio. Non ne ha il coraggio, ma deve farlo. Lentamente, si mette davanti alla specchiera. La luce illumina impietosa lo sfregio: tutta la guancia destra è graffiata con un taglio verticale.
Jezabel per lunghi attimi guarda attonita quell’obbrobrio. Poi si sente vacillare e appoggia una mano sullo specchio. E’ stata ferita. Jezabel, il braccio destro dell’Oscuro, colei che comanda i sei generali, è stata ferita da una stupida, debole donna comune. Che assurdità. Pian piano il taglio si cicatrizzerà e la guancia potrà tornare come prima, almeno spera: la sua capacità di guarire rapidamente è sempre stata efficace. Ma non è questo il punto. Chi se ne importa se sono capace di rimarginare le ferite? Per molti giorni lo sfregio rimarrà. Molti lo vedranno. Anche quel dannato Garuda. Proprio in faccia doveva colpirmi, quella…Ma di cos’era fatto quel maledetto oggetto che aveva in mano? Neanche una lama d’acciaio è capace di tanto!
La mano appoggiata sullo specchio si piega ad artiglio, con le dita affilate che iniziano a penetrare nel vetro, formando ampie incrinature. Guardando in basso e stringendo i denti, maledice per l’ennesima volta Venusia, rimpiangendo il fatto di non averla potuta ammazzare con le sue mani. Delle mani che hanno dovuto uccidere per tutta la vita. Le viene in mente quando le usava per sopravvivere.
Non sa in che pianeta è nata, né in quale città. Non ha mai saputo il suo vero nome, né se ne aveva davvero uno. Non sa neanche se ha mai avuto dei genitori o se era il frutto di un’unione artificiale cromosomica. Sa solo che fin da bambina doveva essere una belva per sopravvivere. Rubava dove capitava. Lottava contro i cani o altri animali selvatici per avere un pezzo di carne attaccata a un osso. Più che vivere, esisteva. Una continua fuga, una continua lotta. Uccideva, se possibile, per avere un minimo di sopravvivenza per il domani. Ma in un simile inferno non si vive a lungo. Si ricorda bene, Jezabel, di quella volta: era ridotta a un mucchietto di stracci in mezzo alla strada, moribonda e piangente, che ormai non aveva più la forza di continuare. E sarebbe morta allora, se non fosse passato lui. Non si chiamava ancora Oscuro, non era ancora un’ombra vivente: aveva un aspetto umano, anche se gli occhi avevano qualcosa di freddo che quella bambina, pur nello stato in cui era, non poteva fare a meno di notare. Poteva passare oltre, come avevano fatto tutti prima di lui. Ma si era fermato e l’aveva guardata. L’aveva raccolta e portata a casa sua. Da allora, fu adottata: poteva lavarsi, vestirsi, mangiare come mai prima. Le aveva persino dato un nome, che ora porta con orgoglio. La sua riconoscenza verso lo sconosciuto non aveva limiti. Quando un giorno le aveva detto che voleva che diventasse una buona guardia del corpo per lui, aveva preso l’incarico molto seriamente. In breve tempo, aveva scalato tutti i gradini delle arti della lotta: la sua ferocia nei combattimenti impressionava persino i guerrieri più smaliziati. Attraverso la bionica e il misticismo, l’Oscuro la usava per sperimentare nuove vie, nuove aperture di potenza mai raggiunte dall’uomo. Se non era diventata invulnerabile, ci era molto vicina. Se non era diventata immortale, ci era molto vicina. Ma non solo: era riuscita a fondare il suo esercito personale di Amazzoni, diventato fonte di terrore per le sue capacità di sterminio. Anche la lotta per il potere fu spietata: alla fine era riuscita a diventare il comandante supremo, persino sopra i sei generali dell’oscurità. Tutto per lui.
Jezabel si guarda ancora il viso. Gli occhi le si inumidiscono. Per un attimo – anche se solo per un attimo – capisce che, nonostante tutta la sua potenza, tutto quello che ha avuto, tutto quello che ha fatto, è ancora nell’anima come quella bambina piena di stracci che piangeva in mezzo alla strada.
La mano si stringe più forte e il vetro salta in mille pezzi.

Jocasta esce in fretta dalla zona dei sacrifici. Odia quel posto, e avrebbe fatto volentieri a meno di andarci, ma doveva obbedire agli ordini. Ora il bambino è là e prova un po’ di compassione per lui: almeno nessuno gli farà del male e sarà in animazione sospesa fino al giorno del sacrificio. L’offerta infatti deve essere pura, dicono i Sacerdoti Neri, coi loro assurdi vestiti bianchi. Decisamente poco coerente. Jocasta li disprezzava tutti, soprattutto Sukeli, il loro capo.
Sono veramente contenta di non averlo visto. Meno lo vedo e meglio sto.
Gli dei che loro venerano sono degli abomini, veri e propri diavoli. Non vuole avere niente a che fare con quel mondo: lei è una guerriera, e preferisce combattere guardando il nemico in faccia. Queste cose la disgustano.
Arriva al salone grande e chiama la sua attendente:
“Caledonia!”
“Sì, capitano?”
“L’appello della truppa è stato rimandato. Fai sciogliere i ranghi.”
“Come? Ma il comandante Jezabel aveva detto…”
“Lo so. Adesso ha cambiato idea. Anzi, credo che sia meglio che ce ne andiamo da questo pianeta per un po’: mi sa che il comandante vuole stare sola. Chiama con te dieci amazzoni fidate: daremo un’occhiata ai centri di addestramento e alle zone di combattimento. Insomma, facciamo un giro.”
Caledonia non è molto sorpresa. I cambi d’umore di Jezabel sono caratteristici, ed è sempre bene non contraddirla.
“ Va bene, capitano: adesso vado.”


(NOTA: Per i commenti, potete postare qui: http://gonagai.forumfree.net/?t=38631928&v...stpost#lastpost. Se volete scaricare questa puntata nel formato word, il link è qui sotto.)

Edited by joe 7 - 23/6/2014, 14:28
 
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