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JOE 7's FICTION GALLERY: La Grande Ombra

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joe 7
view post Posted on 10/7/2009, 22:28 by: joe 7     +1   -1

Ill.mo Fil. della Girella

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L’astronave atterra senza fare rumore. Un’astronave anonima, ottima per chi vuole viaggiare in incognito. Dallo sportello esce Duke Fleed, guardandosi intorno. Osserva un deserto sconfinato, con gli orizzonti sfumati, quasi come se si vedessero attraverso un vapore e un sole terribile che riempie di una luce eccessiva ogni cosa. Persino dentro il suo costume isolante, Actarus sente la spaventosa temperatura.
Si merita davvero questo nome – pensa – Tanzin Boche, in fleediano“La landa della fame”.
Sin dall’inizio della storia di Fleed, questo posto è sempre stato il più inospitale del pianeta. Persino i Veghiani non volevano attraversarlo, né ne erano interessati: il sottosuolo non contiene ricchezze da estrarre, e nemmeno le più piccole possibilità di coltivazione. Solo sabbia, sabbia e sabbia. Nessun essere vivente nel raggio di centinaia di miglia. E lui ha avuto un messaggio che era partito proprio da qui, per quanto sia assurdo.
Actarus pensa ancora a quel messaggio che la bambina misteriosa aveva dato al Gran Visir: un comune foglio a quadretti di un quaderno delle scuole per bambini, piegato in quattro e con una scrittura ordinata, con una calligrafia perfetta. Diceva:
“Coraggio, mio re! La regina è viva, non preoccuparti per lei. E’ al figlio che devi pensare. Vieni da me.
L’Antico”

Nient’altro. Solo dopo un’attenta analisi di laboratorio, si era giunti alla conclusione che il messaggio era partito da Tanzin Boche. Un risultato illogico, che però era stato confermato da test più volte ripetuti. E più esattamente, da questo punto della Landa della Fame. In mezzo al nulla.
E questo Antico, chi è? Mio padre, una volta, mi aveva parlato di lui descrivendolo come un saggio molto vecchio, che una volta aveva consultato. Anche mio nonno l’aveva fatto. Ma quanti anni ha? Ed è la stessa persona?
Per un attimo, Actarus si sente stupido. Con tutto quello che c’è da fare, con questa misteriosa Ombra che preme, va in mezzo al nulla per incontrare chissà chi. Si guarda ancora intorno, e sente solo il vento soffocante del deserto. Scende dall’astronave lungo gli scalini, osservando, per vedere se trova una traccia, qualcosa.
Ma cosa spero di trovare? Un cartello con su scritto “Casa dell’Antico?”
“E’ meglio se ti affretti, mio re.”
Actarus si volta di scatto. Un ragazzino con in mano una lancia, alla quale è legato un nastro rosso, gli ha parlato.
Da dov’è venuto? Non c’era nessuno un attimo fa!
Guardandolo bene, Actarus si accorge che è vestito con abiti semplicissimi e poveri, senza nulla ai piedi. Sulla sabbia ardente. Eppure non mostra alcun disagio.
“C’è odore di rame nell’aria, non lo senti?” continua il ragazzo.
Duke Fleed se ne accorge adesso, mentre prima non l’aveva notato: un odore pungente, metallico.
“Cosa vuoi dire?” chiede disorientato.
“Arriva il simun”
E’ il nome della tempesta di sabbia nel deserto: un inferno dove non si distingue il cielo dalla terra e si muore in modo atroce, se non si trova subito un riparo. Actarus guarda l’orizzonte, e si accorge che sta diventando scuro, non più trasparente come prima. Neanche il casco che porta sarebbe capace di proteggerlo da una simile furia. Actarus, spaventato, dice al ragazzo:
“Vieni con me, presto! Saliamo sull’astronave e andiamo via!”
Ma il misterioso ragazzo gli blocca con autorità il passaggio verso la macchina, usando la lancia e facendo cenno di diniego con la testa. Poi, sempre con la lancia, indica un punto preciso. Una caverna in mezzo a un blocco di rocce, che stranamente Actarus non aveva notato prima. Capisce che deve andare lì. Il simun arriva con violenza e Actarus si volta per prendere la mano del ragazzo, prima di andare verso la misteriosa caverna: ma lui è scomparso. Actarus non ha più tempo: la terribile tempesta di sabbia si sta intensificando e comincia a non vedere più l’astronave. Se non raggiunge in fretta la caverna, perderà l’orientamento e per lui sarà la fine. Si affretta con gran fatica, nonostante lo spaventoso vento lo ostacoli più volte e raggiunge l’interno della grotta. Si toglie il casco, tossendo con forza: la sabbia era riuscita a penetrare persino lì dentro. Ma almeno adesso è al sicuro.
“Ti saluto, o mio re.”
Actarus si rivolge verso la voce: davanti a un fuoco, un uomo molto vecchio, vestito di stracci, sta seduto a gambe incrociate. Ha in mano un bastone. Guardandolo negli occhi, capisce che è cieco.
“Tu sei…l’Antico?”
Il vecchio annuisce, con un leggero sorriso.
“Mi chiamano così. Il mio vero nome l’ho dimenticato da tanto tempo. Sono un eremita, che vive qui da molti anni in preghiera. Ma ti prego, mio re, siediti. Sarai stanco. Questo pesce è buono, e quest’acqua è fresca. Mangia e bevi: devi recuperare le forze.”
Actarus, guardando bene il fuoco, osserva tre pesci infilzati e rosolati, pronti da mangiare, e una caraffa di acqua fresca con un bicchiere.
Pesce e acqua? Nel deserto? Sempre più assurdo.
Si siede, pensando che forse è tutto un sogno. Allunga la mano per toccare il pesce, e si accorge che è solido. E ha anche un buon sapore. In quel momento, Actarus si rende conto che è da quando era tornato alla capitale a vedere le rovine del palazzo reale che praticamente non aveva mangiato. All’improvviso, prova fame e, sedendosi a gambe incrociate, mangia i pesci con gran piacere, bevendo l’acqua che è di una freschezza incredibile. Si sente sazio e in piena forma. Poi si rivolge all’anziano, che è rimasto per tutto il tempo ad osservarlo in silenzio, e gli dice, con un inchino:
“Ti ringrazio della tua gentilezza e ospitalità. Perdonami se non mi sono ancora presentato, anche se hai capito chi sono. Sono il re di Fleed, Duke Fleed: a volte mi chiamano Actarus.”
“Lo so. E’ il nome che ti ha dato il professor Procton, vero? Una gran brava persona. E’ stata una grande grazia per te l’averlo incontrato. Senza di lui, la tua storia sarebbe finita prima ancora di iniziare. Fai bene a chiamarlo padre.”
Actarus rimane sorpreso: capisce che quella persona sa tutto di lui, anche le cose più nascoste.
“Come devo chiamarti?” chiede Actarus.
“Antico va bene, non è un problema. Hai letto il mio messaggio, Duke Fleed, e sei venuto. Hai fatto bene, perché ho molte cose da dirti sull’Ombra che ti minaccia”
“Come fai a sapere queste cose?”
“Ho avuto la grazia di conoscerle. Per esempio, esiste una profezia che parla dell’Ombra e di te:
Quando si allineano le sette stelle fisse
l’Ombra provocherà l’apocalisse
se il sangue dell’innocente
sarà sparso crudelmente.
Solo il grande re fermarlo potrà,
se sette cavalieri avrà,
se sette cristalli illuminerà,
se sette colori riunirà.

Tu e l’Ombra dovete fronteggiarvi, e solo uno di voi sopravviverà.”
Actarus è senza parole.

Il fuoco crepita illuminando con la sua luce mutevole l’interno della grotta. Di fuori, la sabbia sollevata dal simun passa impetuosa, ululando. Ma i due uomini seduti l’uno di fronte all’altro non ascoltano la sua voce: si guardano in silenzio. Poi Actarus è il primo a parlare:
“Ma questa Ombra, chi è? Da dove viene? E cosa vuole?”
L’Antico inizia a rispondere: “Tanto tempo fa, in una galassia lontana…”
Devo averla già sentita da qualche parte questa frase, pensa Actarus.
“…c’era un re saggio e giusto. Il suo nome non conta, ormai è dimenticato. Ti basti sapere che l’inizio del suo regno era felice. Ma, successivamente, cominciò a venire a patti con la sua coscienza per avere risultati immediati. Li ottenne – o almeno credeva di averli ottenuti – a prezzo però di una parte della sua anima, che era diventata meno sensibile al bene. Piano piano divenne malvagio: un passo alla volta, una concessione alla volta, prima dicendo che il fine giustifica i mezzi, poi dicendo che è importante solo il fine. Bene e male erano diventati giocattoli nelle sue mani, che poteva scambiare e giocarci quanto voleva. Arrivando ad esplorare ogni possibile malvagità al fine di ottenere sempre più potere, alla fine è diventato l’Ombra.”
“Tutto questo perché voleva diventare potente?”
“Anche. Ma gli era successo un avvenimento particolare che gli ha fatto accelerare la strada verso il male.”
“Quale avvenimento?”
“Te lo dirò tra poco. Sappi per ora che il suo obiettivo è fare una nuova creazione.”
“Una nuova…creazione? E noi che c’entriamo? Perché ci ha assalito e ha rapito mio figlio Rex? Che c’entra lui in tutto questo?”
“L’Ombra ha un orgoglio immenso: per lui tutta la creazione è un errore, e vuole farla lui in modo giusto, cioè come vuole lui. Questo è il suo obiettivo. Non posso spiegarti perché, ma lo otterrà, se ucciderà sull’altare tuo figlio quando le sette stelle fisse della profezia saranno allineate”
“Se sono fisse, come fanno ad allinearsi?”
“Una volta ogni diecimila anni avviene. Chiedi all’astronomo di Fleed, Larus, di guardare dal telescopio di Jibera la direzione della mano d’ombra. Ti accorgerai che tende verso una zona dello spazio dove sette stelle, che normalmente sono fisse, iniziano a muoversi.”
“ Ma perché proprio Rex? Perché lui?”
“Perché la Terra e Fleed sono fondamentali. Anche se sono ai margini dell’universo come posizione, in realtà ne sono le colonne portanti. Non chiedermi il perché: è così. E tuo figlio, tuo e di Venusia, porta in sé il sangue della Terra e di Fleed. L’Oscuro attendeva da tempo una nascita come questa. Puoi dire che la “mano d’ombra” ha cominciato a muoversi appena Rex è stato concepito.”
Actarus rimane in silenzio. Poi sorge spontanea un’altra domanda:
“E Venusia dov’è finita? Sta bene? E’ viva?”
“Sta bene, Duke, non preoccuparti per lei. Non è in pericolo: è tuo figlio che rischia di morire.”
“Quando saranno allineate queste stelle? Quanto tempo ho?”
“Undici giorni. Fino ad allora non toccheranno il bambino: l’offerta deve rimanere inalterata, per loro. Devi trovare sette cavalieri e sette cristalli, secondo la profezia.”
“Cosa sono questi cristalli?”
“Sono gli unici oggetti sui quali l’Oscuro non ha potere. Sette cristalli di un colore diverso, che uniti provocheranno la sua fine”
“E dove sono questi cristalli?”
“Nel posto più protetto per l’Oscuro. Nel cuore della “mano d’ombra”, dove lui esercita il massimo del suo potere.”
Me lo sentivo che non sarebbe stato facile, pensa Actarus, restando in silenzio.
Mentre il simun soffia fuori, l’Antico continua a parlare a Duke Fleed, che ascolta con attenzione.

(NOTA: Nella prossima puntata, si saprà dove è finita Venusia.
Se volete scaricare questa puntata in formato word, qui sotto c'è il link.
I commenti potete postarli qui: http://gonagai.forumfree.net/?t=38631928&v...stpost#lastpost

Sono appena tornato dalle vacanze: spero che le abbiate fatte anche voi, o, se no, che ne facciate di bellissime! I'm back! :ruota: )

Edited by joe 7 - 23/6/2014, 14:33
 
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