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LU1980 FICTION GALLERY

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view post Posted on 22/9/2010, 15:48     +1   +1   -1
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Diffidato a non Girellare

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Il ritorno di Goldrake





Come ogni anno, alla vigilia della festa dei ciliegi, le tornavano alla mente le ultime parole di suo padre.
“io sto per lasciare questa vita … ma ricorda queste mie ultime parole … la notte prima della sua partenza … ha promesso che sarebbe tornato … e lo farà abbi fiducia”.
-papà, ho avuto fiducia per quattordici anni, ma oramai l'ho quasi persa- posò il mazzo di fiori sulla tomba di famiglia, si alzò portando lo sguardo al cielo i primi petali iniziavano già a volare, uscì dal cimitero e salì sulla sua moto sfrecciando in direzione del centro di ricerche.

***
-maestà, è un pensiero senza senso!-
-non credo, primo ministro-
-vi prego ragionate, alla vigilia del vostro fidanzamento poi!-
-forse non mi sono spiegato bene, IO NON FARO' UN MATRIMONIO DI POLITICA, NE' ORA NE' MAI'!- terminò la frase urlando.
-ma cosa sta succedendo qui dentro!?-
-oh, altezza, fatelo ragionare voi, vi prego, a me non da ascolto-
-in merito a cosa, primo ministro?-
-vostro fr....-
-Maria, metti la tuta spaziale, partiamo!- l'aveva chiamata col nome terrestre.
-e dove andiamo?- chiese lei mascherando abilmente lo stupore.
Suo fratello terminò di scrivere, piegò un quattro il foglio vi fece colare sopra della cera e dopo avervi posto il sigillo reale si alzò andando verso la finestra -avvicinati anche tu … ieri durante la riunione coi ministri mi sono accorto di una cosa e mi sono tornate alla mente le parole che Righel mi disse la sera prima della nostra partenza-
-quali, fratello?-
-mi diede i semi di quegli alberi laggiù, dicendo che sulla terra servono circa dieci anni per vederli fioriti nel massimo splendore … ebbene ieri mi sono che sono fioriti e improvvisamente ho realizzato che sono passati ben quattordici anni e che ho una promessa da mantenere … spero solo di esserne ancora in tempo!-
-lo sei sicuramente … Actarus, ti precedo-
Sorrise alla sorella, poi si rivolse nuovamente al primo ministro -qui c'è una comunicazione alla popolazione, voglio che venga letta domattina-
-ma maestà-
-è un ordine!-
-come desiderate-
Pochi istanti dopo nella notte Flintoniana Goldrake lasciava il pianeta a tutta velocità verso la Terra. In iper velocità le stelle sembravano dei piccoli fasci luminosi, dopo quasi un'ora di viaggio Maria prese il coraggio di parlare.
-Actarus-
-Sì?-
-cos'hai scritto sulla lettera che hai lasciato al primo ministro?-
-semplice, ho abdicato!-
-fratello … è la decisione giusta?-
-se me lo avessi chiesto mesi fa ti avrai risposto di no, ma dopo avere visto i ciliegi in fiore ho capito quale sia la mia casa-
-ma perchè proprio abdicare?-
-per le leggi di Flint, tu non avresti potuto regnare e non volevo vederti soffrire, ne hai già passate abbastanza-
-grazie fratello, sarà bello rivedere i nostri amici-
-sicuramente, ma tieni presente che potremmo trovare molte cose cambiate-
-l'ho già messo in previsione-
-bene … ancora un'ora e siamo arrivati-

***
Al centro di ricerche fervevano i preparativi, quella sera ci sarebbe stata la festa dei ciliegi, essendo tutti impegnati nei nuovi progetti il Dott. Proctor aveva dato ordine che venisse allestito nel cortile della base.
Koji Tetsuya Jun Sayaka e Mizar, essendo gli unici liberi, si erano presi l'incarico di organizzare la festa.
Venusia era impegnata nel collaudo del nuovo G3, che aveva preso il posto del vecchio Delfino Spaziale suo compagno di mille battaglie.
Il nuovo mezzo era formidabile, meno massiccio e più agile del suo predecessore, il propulsore lo faceva passare dall'aria all'acqua senza il minimo intoppo, l'unica cosa rimasta i colori della livrea.
Il Goldrake 2 e la Trivella Spaziale, anche loro riprogettati e resi migliori erano già stati collaudati con successo, i nuovi mezzi avevano preso i nomi di G2 e G4
-qui G3, collaudo terminato con successo! … ragazzi siete stati magnifici!-
-sono Proctor, Venusia, anche le elaborazioni al computer hanno dato esito positivo, rientra-
-ricevuto!- fece fare ancora qualche acrobazia al mezzo prima di imboccare l'hangar numero due e riportare il mezzo nella posizione di lancio.
-dottore una chiamata dallo spazio!-
-cosa? E chi è?-
-non vuole identificarsi, dice che vuole parlare con lei!-
-sullo schermo!-
Rimasero ammutoliti nel vedere comparire il volto di Acatrus e dietro di lui fare capolino quello di Maria dallo schienale del posto di guida del Goldrake.
-padre, siamo tornati! Scusa il ritardo-
-Actarus, dopo tutti questi anni avevo quasi perso la speranza! Ma quanto vi manca?-
-meno di mezz'ora, dove atterro?-
-entrata uno … do ordine di preparare!-
-ricevuto, chiudo!-
-allora avete sentito tutti? Avanti ai propri posti! Date il segnale!-
In tutta la base risuonò una particolare sirena che venne subito riconosciuta, Koji e Mizar si guardarono tra loro e poi volsero lo sguardo verso l'uscita uno che stava aprendo la paratia, arrivò anche Venusia di corsa per la fretta aveva ancora addosso la tuta spaziale.
-ACTARUS! STA TORNANDO ACTARUS!-
-e quando arriva?- chiese Mizar.
-tra poco … anzi no, guardate!- indicò una sagoma nel cielo che diventava sempre più grande.
Scesero dalla scaletta di servizio, Proctor fu il primo ad andare loro incontro.
-Actarus, quanto tempo!- disse abbracciando il ragazzo.
-avremo modo di recuperare, ora che siamo tornati non ce ne andremo più!-
-non ti capisco-
-te lo spiegherò con calma-
-certo … Maria, sei sempre bellissima-
-troppi complimenti, così divento rossa-
-ACTARUS!- gridò Koji entrando e correndo ad abbracciare l'amico.
-ma ci siete tutti!- esclamò guardando il gruppetto.
-direi, è la festa dei ciliegi!-
-che bello, siamo arrivati nel momento giusto!- esclamò Maria.

***
Le ore passarono veloci e venne la sera, nel cortile si contavano almeno dieci griglie ardenti per cuocere quanto serviva a sfamare l'intera base. Al calare del sole si alzò un leggero venticello che portò fin lì i petali dei fiori creando una piacevole atmosfera.
Venusia dopo cena andò sulla terrazza, aveva bisogno di staccare un attimo dalla confusione della festa.
-ti ho cercato parecchio, poi mi sono ricordato di qui, e che ti piace questa-
-... birra tedesca, ti ricordi molte cose- rise -smettila di fingere, ti ricordi ogni cosa-
-a te non sono mai riuscito a farla! … atterrando mi sono accorto che la fattoria non c'è più, ho cerato tuo padre per chiedergli spiegazioni ma non l'ho trovato, dov'è?-
Si fece triste -è morto un anno dopo che te ne sei andato, sul terreno della fattoria ora ci sono gli hangar dei due Mazinga, Venus e Aphrodite-
-mi spiace-
-si era ammalato negli ultimi mesi di battaglia contro Vega, della sua malattia era a conoscenza solo tuo padre-
-capisco … ora via quell'espressione triste! … guarda iniziano i fuochi in città!-
Le luci della base vennero spente e tutti con la testa all'insù per guardare lo spettacolo, nel buoi si sentì abbracciare, l'aveva abbracciata diverse volte in passato ma questo era diverso, era un abbraccio avvolgente.
-Actarus?- disse.
-sss dopo- rispose.
Quei venti minuti le sembravano un sogno, un sogno che aspettava da anni, con un certo dispiacere sentì anche gli ultimi tre colpi a vuoto che segnavano la fine di tutto. L'abbraccio si sciolse e si sentì prendere la mano.
-vieni, dobbiamo parlare-
-sì- riuscì a dire solo quello, troppi pensieri le passavano per la testa, mentre si faceva guidare lungo i corridoi fino alla stanza di lui.
Si sedette sul letto, come faceva sempre quando lui suonava la chitarra, solo che stavolta aveva il cuore che batteva forte in gola.
-Venusia, sono uno stupido-
-perchè dici così?-
-perchè … perchè ho impiegato quattordici anni a capire una cosa che chiara fin dal primo momento, solo che io non volevo capirla, avevo alzato come un muro sul quella parte del mio cuore- prese la chitarra e fece alcuni accordi per sciogliere la tensione -tuo padre prima di partire mi diede dei semi ci ciliegio, i semi sono diventati piante e ieri sono fioriti … me ne sono accorto durante una riunione coi ministri … e improvvisamente mi sono reso conto che su questo pianeta avevo lasciato una parte di me- suonò ancora -su Flint ho lasciato uno scritto dove ho comunicato al popolo la mia abdicazione-
-e Maria?-
-per le nostre leggi lei non sarebbe mai diventata regina, se il re abdica il regno passa ai ministri- si alzò andando a sedersi a fianco di lei -Venusia, posso prendere quello che ho scordato?-
-e cosa sarebbe?-
Sorrise -questo- la baciò.

***
Venusia al suo risveglio credeva di essersi sognata tutto, fece per alzarsi ma un forte braccio sopra il lenzuolo la tenne stretta.
-ora che ti ho ritrovato non voglio perderti-
No non era un sogno, era tornato, e aveva rinunciato a tutto per lei.[/font][/size][/color][/size]



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https://gonagai.forumfree.it/?t=50951221

Edited by kojimaniaca - 22/9/2010, 19:08
 
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view post Posted on 25/10/2010, 18:17     +1   +1   -1
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Quella sera si erano trattenuti per ultimare il lavoro, le scrivanie posizionate una fronte all'altra erano più grandi delle misure normali per consentire loro di lavorare meglio.
Ultimò di colorare il progetto, lanciò la stampa mentre allungava la mano per prendere il foglio dalla macchina posizionate nel mezzo dei due tavoli esattamente sotto la grande finestra vide un lampo di luce passare.
-hai visto nulla?- chiese la ragazza -sembrava un fascio di luce-
-no, nulla- rispose lui.
In quel momento risuonò il rombo di un tuono in lontananza.
-ecco cos'era la tua luce!-
-e già! Senti è mezzanotte passata, io chiudo-
-ti seguo a ruota- i computer vennero spenti.

Mentre camminavano verso il dormitorio la osservava era come turbata, oramai lavorava con lei da anni e non l'aveva mai vista così.
Il biondo statuario trentacinquenne ingegnere aerospaziale dagli occhi di ghiaccio, in quel momento si accorse che ancora non conosceva tutto di lei.
Cinque anni prima, quando mise piede per la prima volta al centro di ricerche, pensò che fosse una specie di genio dell'ingegneria, ci rimase quasi male quando gli venne detto che tutto quello che sapeva era frutto della guerra contro gli invasori, arrestò il passo vedendo la luce accesa in una stanza che sapeva essere vuota.
-Yuri, cos'hai visto?-
-la luce accesa-
-li? Figurati, sarà la stanchezza!- la ragazza aprì la porta della sua stanza che era proprio a fianco di quella dove aveva visto la luce -buona notte Yuri a domani-
-notte Venusia- rispose lui prima di entrare nella sua.

Si avvicinò alla finestra, la aprì per uscire sul balcone che le due stanze avevano in comune, la pioggia era fine e piacevole in quella calda notte estiva, si bloccò sull'uscio sentendo due voci parlare molto basso, rientrò e prese la sua pistola.
“un bel respiro e coraggio” -chi va là?- disse uscendo, la luce dell'altra stanza era accesa -Dottor Proctor, lei qui?-.
In risposta dalla stanza si udirono degli accordi di chitarra, accordi che lei conosceva bene, sentì il sangue gelarsi nelle vene quando lo vide uscire, sempre lo stesso viso, lo stesso sguardo solo più maturo.
-io vado, avrete molte cose da dirvi … ah Venusia domani hai il giorno libero-.
Lei annuì solamente.
Rimasero a fissarsi a lungo, lì a pochi passi senza parole, o meglio, nessuno riusciva a dire nulla.
La guardava, non era più la ragazzina che aveva lasciato anni addietro, ora era una ragazza ti trent'anni, una bella ragazza, e quel taglio così corto dalla riga di lato.
Un altro tuono e iniziò a piovere più forte, istintivamente la tirò in camera.
-ti trovo bene- disse per rompere quel silenzio forzato.
-potevi avvisare … avremmo fatto pulire-
-ma se è tutto in ordine!-
-Maria?-
-è qui anche lei, sicuramente dorme già, era molto stanca-
-di Fleed, cosa mi dici-
-è rinato, più bello e rigoglioso di prima!-
-mi fa piacere- si fece triste prima di continuare -sai … in questi anni un po' ti ho odiato, avevi promesso un ritorno e … -
-Venusia io … devo dirti la verità … il vero motivo per cui sono qui-
A quella frase il rancore svanì, come se non fosse mai nato -ti ascolto, dimmi-
-siediti … in questi anni ho conosciuto diverse donne … molto belle, carismatiche, con ognuna di loro stavo bene … ma con nessuna ha funzionato e non capivo il perchè … i consiglieri reali mi hanno sempre quasi imposto di sposarmi … io rifiutavo in modo da non sembrare offensivo, ma pochi giorni fa mi hanno messo davanti un contratto matrimoniale che avevano stilato col padre di una nobile ragazza che stavo frequentando … mi sono infuriato per il gesto e con una manata ho buttato all'aria tutto quello che avevo sullo scrittoio del mio studio personale … solo una cosa era rimasta sopra … una foto .. la foto di tutti noi assieme … e in quel momento ho capito … ho capito il perchè del mio rifiuto … eri tu!-
-io?-
-non fare finta di non avere capito, so bene quanto sei intelligente!-
-scusa ma…-
-no lasciami finire … mandai fuori tutti e presi la fotografia, con mia sorpresa mi accorti che era attaccata al tavolo … fu in quel momento che Maria uscì da dietro una tenda … “da quanto eri lì?” “da abbastanza per sentire e vedere ogni cosa” “sei stata tu, vero?” “sì, è stato un colpo basso, lo ammetto, ma avevi bisogno che qualcuno di desse una scossa per capire quello che cercavi di sopprimere” “Maria …” “fratello, in questi anni ti sei impegnato molto per far rinascere il nostro pianeta, però vedevo che in te c’era qualcosa che non andava … mi sono sempre imposta di non leggerti nella mente per capirlo, ma quando sono venuta a sapere cosa stavano macchinando i consiglieri l’ho fatto … ho visto cosa cercavi di sopprimere e non era giusto, allora ho messo la foto sotto alla pila di documenti, sicura che li avresti fatti volare per la stanza” “mi conosci troppo bene” “certo sono tua sorella! … ora cosa vuoi fare?” “torno sulla Terra … grazie a te ho finalmente le idee più chiare! Vuoi venire con me?” “potremmo trovare molte cose cambiate .. persone cambiate” “lo so, ma voglio correre questo rischio … Maria partiamo subito, stanotte!” “ma fratello, come dei ladri?” “no, come persone che riacquistano la libertà!” “ora ti riconosco! … cosa portiamo ?” “nulla, niente bagagli, tanto troveremo lì tutto quello che ci può servire … Maria perchè non l’hai fatto prima?” “forse perché ti vedevo orgoglioso di vedere Fleed tornare a nuova vita” e questo è tutto-
-e se venissero a cercarvi?-
-farei vedere loro chi voglio come mia regina, e poi loro non hanno l’iper velocità di Goldrake, per arrivare qui hanno quasi un mese di viaggio-
Le lacrime le scesero senza controllo –Actarus …-
-ora basta parole- le disse asciugandole il viso e stringendola a sé –abbiamo tanto da recuperare-
-Actarus io…-
-sss … tempo al tempo … resta con me stanotte, altro non chiedo-

Quando si svegliò credeva di aver sognato come molte altre volte, si rese conto che era tutto reale nel vedere il forte braccio di lui che ancora la stringeva quasi per paura che scappasse via, guardandosi attorno vide che erano le dieci passate.
-cavoli è tardissimo!- disse istintivamente cerando di alzarsi, ma venne trattenuta.
-dove credi di andare? Se non mi sbaglio hai la giornata libera!-
-me ne ero dimenticata! Allora che si fa?-
-per prima cosa questo- la baciò –e no, non vorrai mica metterti a piangere?- disse vedendo gli occhi lucidi della ragazza.
-no … è che ho sempre sperato …Actarus!- la sollevò in braccio.
-ti riporto in camera tua, non vorrai andare in giro coi vestiti stropicciati?-
-sei tutto matto, dai mettimi giù!-

Anche Maria era sveglia, guardò nel suo vecchio armadio … l’uniforme del centro di ricerche “sempre meglio che andare in giro con la tuta spaziale, beh vorrà dire che ruberò per qualche ora Venusia a mio fratello” pensò.
Dopo essersi vestita uscì e fece quattro passo nel corridoio deserto della loro area dormitorio, quanti ricordi le tornavano alla mente, camminava lentamente leggendo le targhette sulle porte “Mizar” “Shiro” “Yuri, e questo chi sarebbe? Indagherò “Tetsuia Jun” “Koji Sayaca, me lo immaginavo, dopotutto noi eravamo solo buoni amici” “Venusia”, proprio in quel momento la porta si aprì e uscì lei seguita da suo fratello.
-Maria! Quanto tempo!- le due amiche si abbracciarono.
-oh, Venusia, come sono contenta di rivederti … ma fatti guardare meglio, non sei cambiata per niente, solo i capelli corti ti stanno benissimo!-
-ti ringrazio, anche tu vedo che sei sempre uguale-
-eih, aspetta un attimo! … ma no, non è possibile … sei più alta di me!- esclamò notando che aveva ai piedi delle normali scarpe da ginnastica.
-quello conta poco … siamo sempre amiche, no?-
-giusto! … Ve, ho letto le targhette sulle porte- disse un po’ tristemente, ma cambiò subito tono –chi è quel Yuri?-
-è un ingegnere aerospaziale, è nato e cresciuto in Russia, dopo gli studi ha dovuto lasciare il suo paese perché non volevano dargli i giusti mezzi di lavoro-
-e qui li ha trovati, giusto?-
-sì Actarus, ha dato un grande contributo alla realizzazione dei nuovi progetti del G3 e del G4!-
-voglio conoscerlo!-
-Maria, siamo appena arrivati e già inizi!-
-ma, fratello!-
-lo puoi vedere praticamente subito, andiamo in mensa è quasi ora di pranzo-.
Per tutto il tragitto Maria non fece altro che raccontare quanto era accaduto su Fleed in quegli anni, cose serie lasciavano il posto ad altre più divertenti con annessa risata. A pochi passi dalla mensa si arrestò facendo una risatina.
-e adesso cos'hai?-
-Ve, solo ora mi rendo conto che mi mancava questo casino! Su Fleed si doveva mangiare nel silenzio più totale-
-e allora cosa aspettiamo ad entrare?-.
Actarus tolse il braccio che aveva tenuto per tutto il tempo attorno al collo di Venusia, assunse la sua solita postura.
-ACTARUS!- il nome urlato da Mizar risuonò in ogni angolo della mensa, subito il ragazzo si precipitò a salutare l'amico.
Nell'immediato imitato anche dal resto degli occupanti, solo Yuri rimase in disparte a chiedersi cosa avessero di così speciale da venire quasi osannati dal personale della base, guardò Venusia e si accorse che il suo viso era cambiato, era come più luminoso.
Ritornata la calma presero posto al loro tavolo -Actarus, devi raccontarci tutto di Fleed!- esordì Koji.
-eih, calma!- lo ammonì Venusia -non stai scordando nulla?-
-no, cosa?-
-Yuri!-
-è vero, scusa amico!-
-niet!- rispose lui.
-Yuri, questi sono Actarus e Maria-
-piacere- disse la ragazzo porgendogli la mano.
-lieto di fare la vostra conoscenza finalmente!- rispose lui stringendola prima a lei e poi al fratello.
-bene ora che vi siete presentati racconta!-
-Koji!-
-cosa c'è Sayaka?-
-avete tutto il tempo più tardi per i vostri discorsi maschilisti!-
-io dopo accompagno Maria in città a fare acquisti, volete unirvi a noi?-
-ma sono cose da donne!- disse Tetsuya.
-appunto! Mica dicevo a te!-
-io ci sto Venusia-
-anche io, a patto che si vada in moto!-
-aggiudicato Jun!-
-Venusia, passiamo dalla fattoria, voglio salutare tuo padre … ho detto qualcosa di male?- aggiunse vedendo sia la ragazza che il fratello diventare tristi.
-no … giustamente voi non potete saperlo … papà è morto due anni dopo la vostra partenza … ora al posto della fattoria ci sono gli hangar d'uscita dei Mazinga di Aphodite e Diana-
-ecco sono la solita! Faccio sempre pasticci!-
-ma no- Venusia le sorrise -dai andiamo che le ore passano veloci e i negozi ci aspettano!- disse alzandosi -uomini a stasera!- la frase era rivolta a tutti ma lei guardò Actarus.
Lui sorrise divertito, nessuno dei suoi vecchi amici era cambiato, solo diventati più adulti, ma sempre con la stessa allegria.

Mezz'ora dopo quattro moto sportive coi colori del centro di ricerche sulla carena sfrecciavano in direzione della città, si fermarono nel parcheggio del grande centro commerciale multipiano.
-da dove iniziamo?- chiese Jun alzando la visiera.
-da un bel caffè per caricarci!- le rispose Venusia mentre levava il casco e ci buttava dentro i guanti.
-ci aggiungiamo anche i pasticcini!-

-Venusia, perchè ci guardano in modo strano?-
-m? Ah sì, succede sempre, è per via della divisa!-
-scusa?-
-la divisa del centro di ricerche suscita sempre curiosità nella gente-
-e non lo facciamo apposta a venire in città vestite così!- aggiunse Sayaka -pronte ad iniziare il giro? Io devo prendere un paio di cose per Shiro-
-anch'io per Mizar … allora facciamo così, tu con Jun puoi iniziare ad andare avanti a noi vi raggiungiamo-
-per me va bene, Maria?-
-anche per me-.
Le quattro ragazze si divisero per riunirsi un paio d'ore dopo.

-vedo che avete fatto un ottimo lavoro- disse Actarus guardando i disegni dei progetti seduto alla scrivania di Venusia.
-veramente dobbiamo ringraziare Yuri, se non fosse stato per il suo aiuto saremmo ancora bloccati, in poche parole ci ha salvato!-
-e da cosa li avresti salvati?-
-quando ho iniziato a lavorare qui stavano sviluppando un propulsore basato sulle caratteristiche di quello di un robot chiamato Goldrake, ma non riuscivano a calibrarne la giusta potenza ...-
-e il nostro ingegnere spaziale, dopo solo un mese, ci è riuscito!- disse Koji dandogli una pacca sulla schiena.
-non ho fatto tutto da solo, mi ha dato un grande aiuto Venusia, i disegni delle carene sono opera sua! … quella ragazza è eccezionale!-.
Actarus gli lanciò una delle sue occhiate fulminee -lo so-.
Yuri non se ne era accorto aveva ripreso il suo lavoro -però ho ancora un dubbio, questo Goldrake esiste? L'ho chiesto molte volte, ma ho solo ricevuto risposte vaghe-
-non ti hanno fatto vedere le foro degli anni passati?-
-sì … Actarus … ma ci sono solo loro e i due Mazinga-
-seguimi!- disse alzandosi.
-veniamo anche noi! Non voglio perdermi la tua faccia!-
-la mia faccia per cosa, Tetsuya, e poi dove stiamo andando?-
-lo saprai tra poco-
-eih fermi! Questo è l'hangar numero uno, sapete che è vietato entrare!-
-era vietato, Yuri, era- Actarus posò la mano sul lettore dna posto all'ingresso.

“lettura dna eseguita, identità confermata, sblocco sistema di sicurezza eseguito” si udì una voce robotica seguita dall'apertura delle porte.

-non ditemi che … che-
-hai difronte a te Goldrake!- esclamò Koji con un certo orgoglio.
-p … posso avvicinarmi?-
-fino alla riga rossa, non oltre perchè scatta il sistema di sicurezza e verresti fulminato-
-da!- Yuri iniziò a girargli attorno -ma è uno spettacolo di ingegneria … e poi com'è curato nei particolari … scusate un attimo, ma ci sono due posti di pilotaggio?-
-no, è solo uno, ma vedo che hai già capito tutto … il disco è solo il supporto per volare, il robot vero e proprio è per la maggior parte contenuto al suo interno!-
-ho capito Actarus … sei tu! Ora mi è tutto chiaro, sei tu il pilota!-
-esatto! E penso avrai capito il motivo dei tanti misteri di questi anni-
Durante la cena a Yuri venne raccontato per bene quanto era accaduto in passato, della guerra contro Vega, la storia di Actarus e Maria e tutte le varie vicissitudini.

Da quella sera passarono diversi giorni, i progetti vennero ultimati e si fece il primo volo di prova, dati i precedenti, si decise di usare la ormai nota formazione di volo, Koji sul G2, Venusia sul G3 e Maria sul G4.
I nuovi mezzi erano tutti simili al vecchio Goldrake 2, ma molto più aerodinamici e dotati di maggiori armamenti, avevano mantenuto i vecchi colori. Il nuovo G2 non era di molto diverso da suo predecessore, solo più potente, nel G3 le ali erano due doppie coppie con i propulsori subacquei montati alle estremità, mentre il G4 le aveva sviluppate il lunghezza per quasi tutta la carena, con le trivelle montate come nel G3, alle estremità.
In sala comando erano tutti piuttosto nervosi, solo Actarus e Yuri erano calmi, all'esterno Tetsuya e Jun erano a bordo dei loro robot pronti ad intervenire in caso di bisogno.
Il dottor Proctor diede le ultime direttive.
-alzare le torrette! … aprire le serracinesche! … passerelle indietro!-
-G2 pronto!-
-G3 pronto!-
-G4 pronto!-
-ricevuto, quando volete-
-G2 avanti!-
-G3 avanti!-
-G4 avanti!-.
Pochi istanti dopo dei mezzi restavano solo delle scie di fumo e tre macchie colorate in cielo.
-Toshio a te-
-ricevuto dottore … ragazzi sono Toschio, ora dovrete sopportare la mia brutta voce!-
-sapessi che roba, sono anni che vediamo anche la tua faccia!-
-Koji, ti voglio bene anch'io! … ora facciamo i seri, prima cosa se sentite rumori strani o gli strumenti indicano anomalie rientrate subito … ok iniziamo, portate a mach 2 … mach 3 … mach 4 … mach 5 … mach 6 … mach 7 … tenete la velocità fino a che non ve lo dico io …- passarono dieci interminabili minuti -bene ora tornate lentamente a mach 1 … restate in quota e ora accelerate a tutta velocità eeeeeeee ritorno a mach1! … rilassatevi tra poco torno da voi- levò le cuffie e si girò visibilmente soddisfatto.
-dimmi tutto, Toshio-
-dottore un pieno successo! La prova delle velocità è andata benissimo, le nuove carene hanno dato dei risultati che non ci aspettavamo!-
-perfetto passiamo alla seconda parte-
-bene dottore- rimise le cuffie -sono tornato, vi sono mancato!?-
-seeeeeeeeeee!-
-non era necessario il coro, bastava un no! … vabbè passiamo alla seconda parte … Koji, portati verso lo spazio-
-ricevuto!-
-Venusia, nella zona nera dell'oceano-
-ricevuto!-
-Maria, portati … anzi no, ricordi l'uscita dalla montagna? È crollata e ...-
-ho capito, vado!-.
Questa volta l'attesa fu più lunga, le rotte dei mezzi erano dei puntini luminosi sul grande schermo.
-qui G2, collaudo terminato, rientro-
-ricevuto-
-G3, collaudo terminato … posso rientrare da qui?-
-aspetta … mi dicono di sì … dovrebbe aprirsi a momenti-
-grazie-.
All'occhio di Actarus non sfuggì l'armeggiare nervoso di uno dei tecnici sul proprio quadro comandi.
-Ryo, qualcosa non va?-.
Il ragazzo sobbalzò sulla sedia sentendo la voce dietro di lui -no … cioè sì, ho perso il segnale di Venusia-
-cosa!? E lo dici solo ora?-
-Actarus, calmati … Ryo, da quanto?-
-circa dieci minuti-
Tetsuya, che aveva sentito tutto per radio, intervenne -Dottore, ci alziamo in volo?-
-la sto già cercando io!- rispose Koji.
-non serve, sto rientrando!-
-Venusia! Cos'è successo?-
-nulla dottore, era solo un collaudo aggiuntivo … Yuri, la modalità stealth funziona a meraviglia!-
-da!-
-Yuri, da te non me lo sarei mai aspettato, complice in una cosa così assurda!-
-dottore, non lo rimproveri, è stata un'idea mia-
-Koji aspetta- Actarus comparve sul monitor dalla sua cabina di pilotaggio -facciamo vedere a Yuri Goldrake!-
-con molto piacere!-
-bene … Goldrake pronto! … Goldrake avanti!-.
Il disco uscì dalla base, fece alcune piroette, poi il robot uscì una breve caduta libera, l'aggancio al G2 altre acrobazie aeree e si mise a mezz'aria fuori della base.
-allora Yuri?- Venusia era arrivata in plancia ancora con la tuta spaziale.
-semplicemente stupendo! Altre parole sarebbero sprecate-.
Il sole iniziava a calare, colorando di arancione e rosso ogni cosa.
Calava su una giornata ricca di emozioni e di grandi soddisfazioni.

Venusia era in bagno che si stava preparando per la notte quando sentì dei suoni provenire dalla terrazza.
-sei tu?-
-sì- degli accordi di chitarra iniziarono a risuonare nell'aria.
-non mi hai ancora dato il tuo parere su oggi!-
-sul collaudo o su quello stupido scherzo?- chiese in tono duro.
-non usare quel tono con me! E poi non era uno scherzo stupido, era tutto sotto controllo!-
-a me lo potevate dire! Avete creato un bel casino!-
-e non farla tanto lunga! Siamo qui a litigare o no?- disse lei uscendo dal bagno.
Posò la chitarra e serio in viso si avvicinò a lei -fuori del campo di battaglia con te non voglio litigare, ne ora ne mai-.
L'attirò a se e la baciò, era un bacio diverso dagli altri, pregno di un calore particolare.
Si guardarono negli occhi, le parole non servivano, quella fu la loro prima volta.
La prima volta che ambedue aspettavano.
Verso le due di notte si svegliò, allungò un braccio e non lo sentì, aprì gli occhi era alla finestra con lo sguardo al cielo oltre le stelle serio, troppo serio.
Gli posò un mano sulla schiena -conosco quello sguardo-
-stanno arrivando, li sento-
-ma chi? Non ...- fece un passo indietro pallida -non vorrai dire ...-
Si girò abbracciandola -oggi quando ho usato Goldrake hanno rilevato dive ci troviamo, ma non temere oramai la mia decisione è presa-

Maria, svegliatasi si soprassalto nell'avvertire la medesima cosa, cercò telepaticamente il fratello, lo vide ancora sveglio che stringeva Venusia, chiuse il contatto “sa tutto, ho bisogno un po' d'aria” pensò tra se mentre si vestiva e usciva dalla stanza in direzione del cortile.
Le guardie del turno di notte la salutarono da dietro il vetro, non erano nuovi a vedere le passeggiate notturne di loro ragazzi.
Fuori steso su un lettino a bordo della piscina c'era Yuri che guardava le stelle.
-vedo che non sono l'unica a girare per la base!-
-Maria- disse sedendosi -hai la faccia di una che ha avuto gli incubi-
-diciamo di sì … quali costellazioni guardavi?-
-nessuna in particolare, cercavo di capire dove si trova il vostro pianeta-
-niente di più facile segui il mio dito … lassù!- indicò un punto nel cielo.
-eeeeh?-
-vabbè, fai spazio- si stese a fianco di lui, Yuri le mise un braccio sotto la testa per darla stare più comoda -grazie … ora seguimi bene … conta una … due … tre … lì oltre Andromeda si trova Fleed-
-ma sono miliardi di anni luce!-
-con una nave qualunque sì, con Goldrake ci sono voluti solo due giorni-
Mentre parlavano si erano incamminati per rientrare al centro -ho ancora molte cose da imparare su di voi, vuoi insegnarmele?-
-con molto piacere-
-allora questo consideralo un acconto di ringraziamento- Yuri la baciò a sorpresa prima di allungare il passo e sparire.
Maria rimase di sasso, si sentiva la faccia rossa e il cuore le batteva forte, come quando tanti anni prima scambiò il gesto di respirazione bocca a bocca di Koji per un tentativo di bacio, rispeso il controllo delle sue emozioni tolse gli stivali e corse via veloce verso la sua stanza.
Si fermò sulla porta, invece di entrare si diresse verso la camera di Yuri decisa ad avere una spiegazione, andò sicura senza bussare aprì la porta che grazie ai suoi poteri sapeva essere aperta, entrò decisa ancora con gli stivali in mano e si trovò davanti il ragazzo con indosso i pantaloni del pigiama con la maglietta in mano a dorso nudo che la guardava ammutolito.
-tu … come hai osato fare quello che hai fatto senza chiedere il mio consenso!?-
-da quello che ho potuto vedere tuo fratello a Venusia non chiede tanto il permesso- rispose lui con tono di sfida.
-per loro è diverso!-
-beh se la metti così- le passò dietro la schiena e chiuse la porta –posso?-
Sentì il calore delle parole sfiorarle il collo, si girò di scatto accorgendosi solo in quel momento del fisico ben allenato del ragazzo –cosa? Eih tu, ad una principessa non ci si rivolge cosi! Chiaro?-
-come desiderate … vostra altezza posso baciarvi?- Maria rimase senza parole da come le veniva tenuta testa –deduco che sia un sì- la baciò una seconda volta ricevendo uno schiaffone in risposta –alla faccia della principessa! Hai le mani di un camionista!-
-colpa tua che non hai atteso la risposta!- si fece più dolce –comunque era un sì, permesso concesso-
-allora posso-
-puoi-.

-Venusia ci spieghi perchè noi dovremmo essere un due a pilotare?-
-vedi Shiro, anch'io non ero sola i primi tempi-
-lo dici per prenderci in giro-
-no Mizar, mi aiutavano da qui, il Delfino aveva tutti i comandi doppi … c'erano armi che si dovevano usare solo in acqua e altre solo in aria, ti ricordi?-
-è vero! Mi era passato di mente!-
-ora basta con le chiacchiere, filate dentro!-
-agli ordini! Dai Shiro andiamo-.
Venusia aveva impostato il programma tre e stava osservando come si comportavano i ragazzi in base ai dati sul computer, quando le comparve davanti una tazza di caffè.
-ti ringrazio, mi serviva proprio-
-perchè non mi hai chiamato?-
-dopo che ti sei addormentato eri agitato, hai passato tutta la notte a girarti nel letto, ho preferito lasciarti dormire- finì il suo caffè e pigiò il tasto del microfono -ragazzi vi carico il programma quattro!- digitò una serie di comandi sulla tastiera -vediamo come se la cavano-
-di cosa si tratta?-
-è una simulazione d'attacco, sul programma sono caricati tutti i filmati degli scontri contro Vega, al resto pensa il computer-
-mi sembrano nervosi-
-lo sono sicuramente, è la prima volta che glielo carico-
-allora non è molto che si stanno addestrando-
-sono circa un paio d'anni, prima avevano l'università da finire … almeno a loro abbiamo dato la possibilità di studiare … ok, per oggi basta così potete uscire!-.
Fermò il programma, fece una stampa dei risultati e spense il computer.
-Actarus, siamo stati bravi?-
-continuate così e tra qualche giorno facciamo una prova dal vero-
-hai sentito sorellina? Voleremo con Actarus!-
-sì, sì … ora sparite che avete bisogno di una doccia, e fate lavare anche le divise!-

I giorni trascorrevano tranquilli tra ulteriori collaudi di volo, varie prove tecniche e giornate passate nella piscina del centro di ricerche.
Finchè non vennero svegliati nel cuore della notte dal segnale d'allarme attacco, un segnale che conoscevano bene.
-Actarus, un attacco!?-
-non saprei … presto in sala comando!-.
Uscirono tutti in contemporanea dalle proprie camere, tranne Maria.
-cosa ci facevi da Yuri?-
-lo stesso che fai tu da me!- rispose Venusia.
L'intero abitato del centro di ricerche era in subbuglio, Yuri era spaesato nel vedere tutta quella confusione a cui non era abituato a differenza degli altri che sapevano bene come muoversi.
-padre, cosa succede?-
-una grossa nave, è entrata nel nostro sistema solare-
-nemici?-
-non abbiamo potuto identificarla, appena entrati nel raggio d'azione degli strumenti hanno alzato una potente schermatura-.
Maria a quelle parole sentì un brivido lungo la schiena, usò i suoi poteri telepatici per capirne di più.
-fratello- disse pallidissima in volto -sono arrivati, però si sono fermati come se ...-
-cercano Goldrake, per poterci localizzare hanno bisogno che il disco esca da qui-
-cosa vuoi fare?-
-l'unica soluzione è farli atterrare dove ci sono gli hargar dei due Mazinga e schermare la zona, se restano lì potrebbero essere scoperti dagli alleati-.
Actarus chiuse gli occhi e si fece pensieroso -e si così, padre, vado a far loro strada … anzi no, andiamo-
-tutti?-
-sì, Venusia, mi spiegherò poi il perchè
Pochi minuti dopo l'intero squadrone sfrecciò fuori in direzione della nave.
Ci volle quasi un'ora per completare in sicurezza l'atterraggio, una navetta sotterranea portò al centro di ricerche un gruppo di Fleediani.
Erano attesi da Proctor con al suo fianco Actarus e Maria, dietro di loro il gruppo dei piloti tutti ancora con addosso le tute spaziali.
Dal messo scesero una decina di soldati che si posizionarono in semicerchio subito portarono il fucile che tenevano in mano prima alla fronte e poi sulla spalla in segno di saluto, poi un uomo di bassa statura parecchio anziano con barba e capelli bianchi.
-Maestà, sono lieto che stiate bene!-
-primo ministro Goral, mi auguro che abbiate spinto al massimo i motori e non siate passati per la zona proibita, visto che avete impiegato otto giorni in meno del previsto-
-altezza, dal tono della vostra voce sento che siete adirato-
-lasciamo perdere, a cosa dobbiamo questa visita, mi era parso di avere lasciato dei dettagliati chiarimenti in merito!-
Scesero altre due persone, un uomo sui cinquanta alto quanto Actarus con lunghi capelli neri e una ragazza dal fisico mozzafiato che fece guadagnare a Koji e Tetsuya una gomitata sullo stomaco, aveva dei lunghi capelli verdi e gli occhi di un blu profondo, un lungo vestito rosso luccicante e un mantello ti una tonalità leggermente più scura perfettamente abbinati.
-se posso permettermi, al popolo avete lasciato spiegazioni, ma non a me e a mia figlia-
-barone Mainos, dovevo immaginarmi che c'eravate sin da subito che c’eravate anche voi!-
-altezza- l'uomo si scaldò nel sentire disappunto nella voce del ragazzo -mia figlia esige una spiegazione!-
-padre, calmatevi, siete di fronte a sua maestà … altezza … mio re, vi chiedo scusa per i modi di mio padre- disse la ragazza inchinandosi.

-ma quante arie si dà!-
-Venusia, potrebbe sentirti-
-sai cosa me ne importa, Sayaka!-
-io le graffierei quel bel faccino!-
-Jun, anche tu!-
-Sayaka, quando ci vuole, ci vuole!-
-Maria, di loro qualcosa-
-e cosa, veramente, la penso allo stesso modo-
-mi arrendo-
-Maria, perché non ti sei avvicinata anche tu?-
-colpa del protocollo, Venusia, posso farlo solo se lo richiede mio fratello-
-ecco perché odio i protocolli!-

-lui è adirato per la rottura del … del fi...-
-fidanzamento che non c'è mai stato, mi pare lady Fryren-
-maestà, ho preso precisi accordi con il primo ministro e i consiglieri già da tempo-
-ne sono a conoscenza, ho letto il contratto, ma non era di mio interesse-
-cosa!?-
-altezza, mio padre è molto stanco per il lungo viaggio, vi prego di perdonare il suo scatto-
-immagino-
-vi ringrazio … tu! Mostraci le nostre stanze- girò lo sguardo in direzione di Maria che leggermente in disparte stava conversando con Venusia pensando che la ragazza fosse una specie di guardia, non ricevendo risposta accentuò il tono –tu, servo con la divisa rossa, ho ordinato che ci vengano mostrate le nostre stanze, subito!-.
Venusia a quella frase perse definitivamente i nervi già tesi –punto primo non sono un servo, punto secondo mi chiamo Venusia, punto terzo datti meno arie, qui non sei su Fleed! Punto quarto…-
-Venusia!- l’ammonì Actarus.
-ricevuto- rispose la ragazza, girando i tacchi e uscendo.

Erano le sei della mattina, troppo nervosa per tornare a dormire, mentre toglieva la tuta spaziale appendendola sopra al casco dentro la cabina igienizzante pensò di andare in palestra a scaricare la tensione, fu lì che la trovò Acatarus due ore dopo ancora intenta a prendere a calci e pugni un sacco.
-se continui così lo staccherai dal soffitto-
-neanche immagini cosa vorrei realmente staccare!-
-Venusia, ora basta! Stai esagerando!- disse lui buttandole l’asciugamano –abbi fiducia, si risolverà tutto al meglio-
-come sempre hai ragione tu, dove sono ora?-
-al momento hanno ordine di restare a bordo dell’astronave, mio padre sta organizzando delle stanze-
-ho capito, vado ho da terminare i collaudi degli strumenti subacquei del G3-
-sei sicura di farcela? Il volo spaziale non ti ha stancato?-
-solo un poco, e poi, fino a qualche mese fa passavo notti intere sveglia per portare a termine i nuovi progetti-
-fai attenzione-
-come sempre- disse uscendo.
La sua tuta era pronta, la indossò, allacciò le due cinture, una della pistola e una della custodia contenente delle piccole cariche esplosive e un kit medico, come se a bordo del G3 non ce ne fossero, però averli lì sempre pronti all’uso le dava una certa sicurezza, premette il tasto dell’interfono.
-sala comando-
-Toshio, imposta il programma, esco-
-Venusia, ma non è il caso che ti riposi?-
-tranquillo sto bene, e poi dobbiamo terminare i collaudi!-
-come vuoi, inizio le procedure-
-ricevuto!- entrò nel suo ascensore.
Il nuovo sistema li faceva partire tutti da lì, otto ascensori più uno polivalente li portava esattamente sopra la cabina di pilotaggio del proprio mezzo.

Dopo quasi un’ora nei fondali, provando a salve tutti gli armamenti per non danneggiare l’ecosistema marino inviò i dati al centro di ricerche e mentre attendeva l’ok si mise ad ammirare i pesci che le nuotavano attorno.
-sono Toshio, abbiamo ricevuto, che fai rientri?-
-no, mi dirigo al triangolo delle Bermuda, voglio provare il sistema in condizioni estreme-
-ricevuto!-
Chiusa nel suo nascondiglio improvvisato l’aria iniziava ad essere pesante, non sentendo più parlare da un po’ pensava che fossero rientrate alla base terrestre, sicura di questo uscì rotolando sul pavimento, Venusia come un lampo mise l’automatico e scattò in piedi puntando la sua pistola.
-chi va là!? Alzati con le mani bene in vista-
-non … non sparare-
-e tu che ci fai qui, come si salita a bordo?-
-terrestre, noi siamo esseri superiori e tutto ci è possibile!_
-senti bella, sei a bordo del mio mezzo e qui comando io! E per tua informazione posso buttarti fuori in ogni momento, chiaro?- il G3 ebbe uno scossone che fece perdere l’equilibrio alla Fleediana, Venusia premette un pulsante e comparve un secondo sedile dietro al suo –siediti e allaccia le cinture-
-come si fa?-
-non hai detto che sei un essere superiore? Trova da te come!-
-mostro!-
-eih, ora non esagerare!-
-no, fuori un mostro!-.
Ebbe giusto il tempo di riprende i comandi prima di venire attaccata da quello che sembrava essere un gigantesco polipo.
-base, G3 attacco in corso! Sbrigatevi non so quanto riusciremo a resistere!-
-la squadra è già in volo, Venusia, chi c’è con te?-
-Fryren, in qualche modo è riuscita a salire a bordo e …. maledizione!-
-Venusia! Venusia rispondi! Toshio?-
-abbiamo perso il segnale, dottore, mi spiace-.
Il volto di Acatus comparve sullo schermo –padre, da dove arrivava l’ultimo segnale?-
-dal centro del triangolo, prendi tu il comando-
-ricevuto padre!-
-altezza, chiamate padre un terrestre, un essere inferiore?-
-barone, vi ricordo che siete presente solo perché vostra figlia in qualche modo ha creato questa situazione!-
-è la donna terrestre che non sa pilotare!-
-non una parola di più!- Actarus era molto arrabbiato –padre vi chiamiamo in caso di bisogno-
-roger, vi seguiremo dal satellite, chiudo!

Si sentiva come stordita, la testa le doleva, era a terra a faccia in giù con le braccia lungo i fianchi, allungò le mani aveva ancora le sue due cinture, la voce impertinente di Fyren che inveiva contro qualcuno la riportò alla realtà.
-voi non sapete chi sono io!-
Si alzò su un ginocchio, quello che vide la riportò indietro nel tempo come in un incubo, erano soldati, soldati Vega e le circondavano puntando loro contro i fucili.
-quando sua altezza verrà a salvarmi ve la farà pagare cara!-
-e smettila di gridare ho già mal di testa di mio!-
-o bene, terrestre, ti vanti tanto di essere una guerriera, ebbene avanti combatti!-
-ma sei proprio dura a capire, non vedi che siamo in netto svantaggio!?- le disse alzandosi in piedi e constatando con piacere che l’equilibrio rispondeva bene.
-sua altezza, al tuo posto, per me li avrebbe uccisi tutti anche a costo della vita!-
Una risata echeggiò nell’aria –sua altezza sta arrivando, ma a salvare lei non te-
Venusia si girò, il sangue le era gelato nelle vene, re Vega era lì davanti a lei col suo ghigno malefico in viso.
-sono passati molti anni, vero terrestre? Le mie spie mi hanno riferito bene, sei diventata una bella donna, ora capisco perché ha abbandonato Fleed … devo ringraziare soprattutto te sciocca ragazza, l’essere passati vicino alla zona che vi era proibita ha caricato i generatori delle mie navi e ci ha permesso di giungere qui-
-Vega che tu sia maledetto!-
-risparmia il fiato per piangere Goldrake, oggi avrò la mia vendetta! … portatele via!-
Era passata quasi un’ora da quand’erano state rinchiuse nella prigione, Fryren coi sui abiti eleganti iniziava ad avere freddo, Venusia si levò il giacchino della tuta sapendo bene a cosa andava in contro.
-tieni, metti questo-
-e tu?-
-la mia tuta è termica, non ho nulla da temere-
-ci troverà?-
-certo! È già qua fuori con tutta la squadra, sta solo aspettando il momento giusto per attaccare!-
-come farà a sapere il punto giusto di dove ci troviamo?-
-seguirà questo!- Venusia mostrò il suo orologio che altri non era che una radio e un trasformatore che permetteva di richiamare sia la tuta spaziale sia il G3 anche a chilometri di distanza. “fai presto, non so per quanto reggerò”, senza il giacchino di protezione la sua vecchia ferita in mezzo a tutte quelle radiazioni al veratro iniziava a farsi sentire.
Passò un’altra mezzora, faticava a non fare capire alla sua compagna di sventura che stava male, tirò un sospiro di sollievo quando arrivò il segnale acustico che tanto sperava.
-sono qui, possiamo muoverci-
-dove?-
-fuori … ascoltami bene, ora usciamo da qui e devi correre più veloce che puoi, capito?-
-sì-
-bene, per prima cosa bisogna fare una modifica al tuo vestito- tirò fuori il coltello che teneva infilato nello stivale e tagliò la gonna del vestito per renderla più corta, fortunatamente indossava degli stivali con un tacco basso.
Piazzò una carica e fece saltare la prigione, fuori c’erano solo due soldati che stese senza troppa fatica, prese i loro fucili –andiamo- intimò.
Le due ragazze iniziarono a correre seguendo le indicazioni del raggio luminoso che usciva dal controller di Venusia guidandole verso il G3.
Vi arrivarono senza troppa fatica, trovando ben pochi soldati sul loro cammino, in grosso era impegnato fuori nella battaglia, Venusia iniziava a stare male, aveva freddo e sudava al tempo stesso, il muscoli iniziavano a farle male e la vista di tanto in tanto si annebbiava, tirò un sospiro di sollievo quando vide il suo mezzo in lontananza, dal controller lanciò un comando e scese una piattaforma.
-sa … liamo-
-ma tu stai male!-
-tranquilla, ne ho … viste di … peggio-.
Salirono a bordo, Venusia con gli ultimi barlumi di lucidità sparò un missile creando un varco, con sua grande gioia vide che erano fuori dall’acqua, impostò il pilota automatico e a tutta velocità si diresse verso il centro di ricerche.
Dei suoi compagni nessuno la chiamò erano troppo presi nella battaglia, avevano ben quattro robot nemici da affrontare più la nave ammiraglia, l’ultima cosa che vide prima di perdere conoscenza fu una grossa nube di lampi.

-Mizar, Shiro, tocca a voi, manovra di aggancio-
-ricevuto!-
-Goldrake fuori! Allineamento! Agganciamento! Bravi ragazzi!- perfettamente agganciato al G2 iniziò a volteggiare nel cielo.
-pugni atomici!-
-maglio perforante!-
-alabarda spaziale!-
-doppio fulmine!-
-missili trivella!-
-missile centrale!-
Uno ad uno i mostri di Vega vennero abbattuti, solo la nave ammiraglia era come sparita nel nulla.
-Actarus, che facciamo?-
-gli strumenti indicano che non c’è presenza di veratron per svariate miglia, avrà preso la via dello spazio-
-lo inseguiamo?-
-no Koji, abbiamo subito dei danni pesanti, rientriamo alla base-
-come vuoi-
-Mizar, Shiro, distacco!-
Goldrake rientrò nel suo disco, e tutta la squadra fece ritorno alla base incuranti di quanto lì stava accadendo, Venusia era rimasta troppo esposta alle radiazioni e ora lottava tra la vita e la morte.
-padre, mi senti? Venusia è rientrata?-
-sì, Actarus-
-Toshio, perché mi rispondi tu? È successo qualcosa?-
-Venusia sta male … le radiazioni-
-non dire altro, massima velocità!-

Nell’area medica trovarono un paio di soldati di Fleed, che scattarono sull’attenti nel vedere il loro re arrivare di corsa seguito dall’intera squadra tutti ancora con indosso le tute spaziali e i caschi in mano.
Dietro di loro in fondo al corridoio, appena fuori dell’area di decontaminazione, c’erano il primo ministro e il barone Mainos che camminavano nervosamente avanti e indietro, quest’ultimo appena lo vide a passi lunghi gli si fece incontro.
-altezza! Per colpa dell’inefficienza di quella terrestre mia figlia potrebbe essere stata contaminata dal vegatron!-
-idiota!- Acatarus gli diede un pugno nello stomaco che lo fece barcollare, stava per scagliarne un secondo ma venne trattenuto a fatica da Koji e Tetsuya.
-smettila, non serve a nulla!- prese parola Maria, di fronte ad un impietrito primo ministro che non aveva mai visto il suo re comportarsi così –barone Maison, è stata vostra figlia a salire a bordo del G3 senza permesso!-
-taci donna, non hai diritto di parola!-
-padre, la principessa ha ragione, è tutta colpa mia- Fryren uscì da uno degli ambulatori seguita da Kenzo Kabuto che teneva in mano un giubbetto.
-papà, quello non sarà mica ...-
-sì Koji-
-è solo colpa mia- Fryren iniziò a piangere -se non fossi salita a bordo di nascosto … non si sarebbe distratta dai comandi … le armate di Vega no ci avrebbero catturato … e non saremmo finite in quella prigione fredda dove si è ammalata-
-non si è ammalata lì! Mia sorella era stata ferita da un raggio al vegatron durante la guerra contro Vega, il giubbetto che ti ha dato per ripararti dal freddo serve come schermatura per le radiazioni!- Mizar era infuriato -e ora lei lotta per non morire!-.
Proctor uscì dalla sala terapeutica, serio in volto
-padre, come sta?-
-la decontaminazione è andata bene, ora dobbiamo aspettare che si svegli per vedere se ha subito danni fisici, al momento è sotto antibiotico e vitamine-
-possiamo vederla?-
-solo cinque minuti, Mizar, e non tutti-
-Actarus, andate voi due, noi vi aspettiamo in saletta-
-bene Tetsuya-
-altezza noi ...-
-primo ministro siete confinati sull'astronave fino a nuovo ordine … e mi auguro per voi che venga rispettato- lanciò loro uno sguardo carico d'odio che diceva molto più di quello che mostrava.
Entrarono nella camera, Venusia era aveva una flebo per braccio, da sotto il lenzuolo uscivano i fili del monitoraggio cardiaco.
-com'è pallida Actarus- a Mizar scese una lacrima.
-eih! Niente musi lunghi, lei sente la nostra tensione, dobbiamo essere forti per trasmettergliela!-
-sì, giusto! Sorellina mi senti? Sbrigati a guarire, a fine settembre c'è il rodeo, ti ricordi? Non possiamo mancare!-.
Da quella sera passarono quindici giorni, i Fleediani fecero ritorno al loro pianeta senza il loro re, lo spazio venne monitorato col satellite in ogni angolo alla ricerca della nave di Vega, ma senza risultati.
Actarus non si era mai mosso dalla stanza si Venusia, mangiava e dormiva lì, usciva solo per farsi la doccia e cambiarsi i vestiti.
I temporali si facevano sempre più frequenti, segno che l'estate stava passando, mancavano solo dieci giorni al rodeo e il morale degli occupanti del centro di ricerche calava giorno per giorno.
I valori ematici e fisici di Venusia erano perfetti, solo il suo cervello sembrava assopito in una specie di lungo sonno.
-vuoi chiudere quella finestra? Ho freddo!-.
Actarus sgranò gli occhi e si girò -sei tornata! Lo sapevo, me lo sentivo che avresti vinto anche questa battaglia!- si sedette vicino a lei baciandola, poi chiamò suo padre e nel giro di pochi minuti tutto il centro di ricerche sapeva la bella notizia.
-sorellina!- gridò Mizar entrando di corsa e abbracciandola.
-piano, così mi fai male!-
-Venusia!- Sayaka piangeva come una fontana.
Jun, Tetsuya e Maria erano visibilmente felici, ma più composti.
Prottor sorrideva, arrivò anche Yuri con una bottiglia di vodka.
-ma Yuri, non è un po' esagerato?-
-no, bisogna festeggiare!-
-a proposito, che giorno è oggi?-
-il venti settembre- le rispose Koji.

Arrivò la data del rodeo, vi parteciparono tutti.
Tutti tranne Venusia, seduta tra il pubblico ancora convalescente.


link al topic per i commenti: https://gonagai.forumfree.it/?t=50951221

Edited by isotta72 - 25/10/2010, 20:44

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view post Posted on 20/11/2010, 16:48     +1   +1   -1
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Da qualche giorno la vecchia ferita si faceva sentire, ma quella sere non voleva pensarci, era il giorno del suo trentunesimo compleanno.

Non aveva chiesto regali, anche nessuno poteva darle ciò che ralmente voleva.

La festa scorreva allegra e vivace, poi si udì un suono.

Loro della vecchia guardia lo coscevano bene, scattarono veloci chi ai propri posti chi alle armi chi ad indossare la tuta spaziale.
Aveva appena infilato il casco, stava per prendere l'ascensore che l'avrebbe portata all'hangar del Delfino quando tutto divenne nero ... senza suoni.

Stava riprendendo conoscenza, la testa era troppo pesante per poterla alzare, sentiva delle voci lontane ... no erano lì a pochi passi.

-padre, questa è la donna terrestre che voglio come mia regina!-
-idiota!- tuonò l'altra voce -con tutte le donne terrestri che avevi a disposizione proprio questa dovevi prendere?-
-ma padre, non capisco-
-non capisci!? Guardala! E' la terrestre che ha aiutato Goldrake a batterci molti anni fa!-

"Vega, anche se era ancora intontita avrebbe riconosciuto quella voce ovunque"

-ottimo allora!- rise -la useremo come esca per farlo uscire dal suo regno dorato!-
Anche re Vega rise -Syrus, ti perdono solo perchè hai appena avuto una geniale idea! ... soldati! portate la terrestre in una delle stanza reali!-
-subito, maestà!-



Sulla Terra era in svolgimento una riunione molto rumorosa, Proctor perse la sua naturale calma e si alzò in piedi battendo con forza i pugni sul tavolo.
-Niente colpi di testa chiaro!? Sia i Mazinga che il Super Cosmo resteranno qui!-
-è mia figlia che è in pericolo!-
-lo so, Righel, lo so- ottenuto il silenzio si risedette -amici, ho dovuto fare una cosa che ho sperato di non dovere mai fare-
-che cosa, dottore?-
-chiamare Actarus-
-cosà? Lei sa come chiamarlo?-
-sì Koji ... prima di partire ha dotato il computer del centro di un particolare sistema radio-
-tra quanto sarà qui?-
-nessuno può stabilirlo Tetsuya, dipende dai venti cosmici, ma abbiate fiducia arriverà-









Questo è l'inizio della mia prossima FF, non so quando ma arriverà .... vi lascio nella suspance :wahaha.gif:
 
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NON E' MAI TROPPO TARDI
I postumi dell'influenza hanno dato vita a questo ....




Una fitta di dolore talmente forte al braccio che fece impallidire il re di Fleed, poi un volto sofferente gli comparve davanti agli occhi e un nome si impose nei suoi pensieri … Venusia.
-fratello, stai male?-
-no … tranquilla è la solita ferita che si fa sentire-
-meno male per un attimo mi hai fatto preoccupare … uh la radio?-
-Sibilius? Strano … dimmi-
<<duke! … presto corri, tuo padre dalla Terra dice che è urgente!>>


---------------------------------------------------------------------------------------------


Alcune ore prima sulla Terra.

Da anni se ne era fatta una ragione, non sarebbe mai più tornato, stranamente da alcuni giorni le faceva male la ferita e questo le faceva tornare alla mente i molti ricordi delle passate battaglie e dei bei giorni trascorsi con lui, ma oggi no, non voleva pensarci era il giorno del suo trentunesimo compleanno e già contava le ore che mancavano alla festa che le stavano organizzando lì al centro di ricerche.
Il soffitto del grande salone era pieno di palloncini colorati, ogni tanto qualcuno scoppiava per il calore, tra risate e allegria proseguiva tutto per il meglio, poi si udì un suono.
Loro della vecchia guardia lo conoscevano bene, scattarono veloci chi hai propri posti, chi alle armi, chi ad indossare la tuta spaziale.
Aveva appena infilato il casco, stava per prendere l'ascensore che l'avrebbe portata all'hangar del Delfino quando tutto divenne nero … senza suoni.

Stava riprendendo conoscenza era stesa su qualcosa di morbido, la testa troppo pesante per poterla alzare, la ferita pulsava, fece per aprire gli occhi ma dovette rinunciare, anche loro le dolevano … sentiva delle voci lontane … no erano lì vicine a pochi passi … una strana sensazione di gelo l'attanagliò.
-padre, questa è la terrestre di cui ti ho parlato, e che voglio come mia regina-
-Helgar, idiota!- tuonò l'altra voce -mi hai portato una serpe in casa!-

“Vega” … avrebbe riconosciuto ovunque quella voce.

-calma i furori, padre, so benissimo chi è, ma ho già un piano in mente- rise -sarà la nostra esca per fare uscire Goldrake dal suo regno dorato e chiudere i conti una volta per tutte!-
-mi piace la tua idea … soldati! Portate la terrestre in una delle stanze reali … e che venga trattata come ospite!-
-agli ordini, sire!-


---------------------------------------------------------------------------------------------


In quello stesso momento sulla Terra.

ACCESSO NEGATO
Su ogni mezzo da combattimento lampeggiava col suo rosso minaccioso bloccando ogni tentativo di messa in moto.
Tetsuya, essendo il più anziano del gruppo, prese parola per tutti.
-eih! Che diamine state combinando lassù!? Volete farci uscire!?-
-Tetsuya!- lo riprese il dott. Kabuto -bel modo di dare esempio! Vi abbiamo bloccato per non farvi fare mosse avventate, senza dati precisi dove volete andare?-
-andiamo e basta! Una volta fuori ci dividiamo e cerchiamo il segnale del suo trasmettitore!-
-Tetsuya non dire cavolate! Potrebbe essere ovunque!-
-padre, dobbiamo fare qualcosa per lei!-
-dottore, è mia sorella, ci lasci andare!-
-datevi tutti una calmata!- disse Proctor quasi urlando -uscite dai mezzi e venite subito in sala riunioni!-
Per fare prima nessuno tolse la tuta spaziale, quando arrivarono trovarono già seduti Proctor, Kabuto e Righel, stranamente calmo nonostante la tensione fosse ben visibile.
-sedetevi e ascoltate con calma- iniziò Proctor alzandosi in piedi iniziando a camminare per la stanza con le braccia dietro la schiena -mentre voi stavate facendo i bambini ho fatto una cosa che mi ero promesso di non fare mai … ho chiamato Actarus, gli ho detto l'accaduto e ...-
-dottore non ci starà dicendo che ...-
-a quest'ora dovrebbe essere già in viaggio-


---------------------------------------------------------------------------------------------


Le spie erano tutte sul segnale di allerta arancione, ma non gli importava nulla, al momento aveva un solo obbiettivo arrivare sulla Terra il prima possibile.
-Duke, rallenta, rischi di fondere i motori-
-no, reggeranno benissimo!-
-sii ragionevole-
-taci, Sibilius! So benissimo quello che faccio!-
Fece per controbattere ma la mano di Maria sul suo braccio lo fece desistere.
-ora come ora, non darebbe ascolto neanche a me- disse a bassa voce.
-cos’ha questa terrestre di così speciale? In tanti anni che lo conosco non l’ho mai visto comportarsi così-
-ci sarebbero molte cose da dire, però si riassumono tutte in una sola frase, solo che…-
-non tenermi nel limbo, te ne prego-
-vedi … è lo stesso motivo per cui ha sempre rifiutato di sposarsi in questi anni-
-vorresti dire che …-
-Maria, la Terra!-
-fratello da dove entriamo?-
-mio padre ha detto che ci preparava il passaggio dal mare-
Sul pianeta era notte fonda, una fredda notte d’inverno, erano tutti in sala comando, i loro volti si rallegrarono quando udirono da uno dei tecnici pronunciare la tanto attesa frase.
-varco dal mare occupato in ingresso alla base-
-andiamo- disse Proctor.
Non vi furono festeggiamenti, solo un breve saluto e la presentazione di Sibilius, quale fidanzato di Maria, per certi tratti molto somigliante ad Actarus, se non fosse stato per i capelli biondi corti e dritti in piedi.
Dopo una breve riunione decisero di aspettare la prima mossa da parte del nemico, chiamato così perché l’unica cosa che avevano rilevato gli strumenti era stata una forte presenza di radiazioni al vegatron, ancora ignoravano che Vega fosse vivo e nuovamente pronto a colpire.
Quando la riunione terminò era quasi l’alba, Actarus dalla sua stanza attese il sorgere del sole e ai suoi primi raggi fece la solenne promessa che l’avrebbe trovata ad ogni costo.


---------------------------------------------------------------------------------------------


Il suo controller indicava che erano passati due giorni da quando si trovava prigioniera, il cibo e tutto quanto le fosse stato necessario le veniva consegnato in una cassa ogni mattina.
Prigioniera in una gabbia dorata, aveva ogni lusso possibile e inimmaginabile, ma non aveva più rivisto né Vega ne il figlio, però sapeva benissimo che era sorvegliata giorno e notte.
Fortunatamente la ferita non le doleva, sicuramente la stanza era schermata, passava tutta la giornata a trovare un modo per scappare passando al setaccio ogni millimetro di quella stanza, era già arrivata a più della metà senza trovare neanche l’ombra di un pannello o di un quadro comandi.
Verso la sera del secondo giorno si udì un grande trambusto provenire dal corridoio, si precipitò con l’orecchio alla porta, quello che potava sentire erano grida … dovette concentrarsi molto per capire che erano grida di gioia.
Provò a capire cosa dicessero, ma erano troppe voci non riusciva ad isolarle, poi calò il silenzio, decise di rimanere lì con le orecchie tese, passarono dei brevi e al tempo stesso interminabili minuti poi si udirono alcuni passi da lontano … no, erano molti passi … passi a marcia e … le sembrava di udire delle catene trascinate a terra.
I passi si fermarono fuori della sua porta, con un balzo scattò all’indietro pochi istanti prima che la porta si aprisse, fece per avanzare ma una schiera di fucili le si pararono davanti.
-mia cara, noto con piacere che il nostro cibo ti ha fatto bene!-
-quello schifo!? Ho mangiato solo per sopravvivere!-
-quanta arroganza! Ma sono sicuro che ora la perderai-
-ne sei convinto, Helgar?-
-o sì e molto … soldati, buttate dentro il nostro amico!-
Due soldati trascinarono dentro un uomo a capo chino, indossava solo dei calzoni rossi e stivali neri, i polsi e le caviglie erano imbragati in pesanti catene, lo buttarono a terra a faccia in giù senza troppa cura.
-tieni terrestre!- Helgar le lanciò addosso un contenitore metallico e buttò a terra dei vestiti –dentro lì ci trovi il necessario per le medicazioni e anche le chiavi delle catene, conciato com’è non ha sicuramente molta voglia di scappare!-
Venusia abbassò lo sguardo verso l’uomo, solo in quel momento riconobbe il medaglione che portava al collo, un brivido le corse lungo la schiena lasciandola senza parole.
-visto? Sono riuscito a farti zittire- aggiunse prima di chiudere nuovamente la porta.
-Actarus! Mio dio! Come ti hanno conciato!?- disse aiutandolo ad alzarsi –ce la fai a camminare?-
-s … sì … almeno tu … stai bene-
Lo fece sdraiare sul letto, il viso era una maschera si sangue –maledizione! Dove hanno messo le chiavi?- in preda alla rabbia vuotò l’intero contenuto della scatola sull’altro lato del letto –non ci sono!-
-aiu … tami a … sedere … ti dico io … quali sono-
-certo scusami, però prima- prese due teli uno lo bagnò e gli ripulì il viso asciugandolo con l’altro –ora ti riconosco-
Sorrise –quella piastra … rossa … è quella … falla scorrere … in queste fessure- disse girando i polsi.
Venusia senza pensarci troppo ubbidì, le serrature scattarono e finalmente con braccia e gambe libere potè procedere alle medicazioni, prese in mano quanto le avevano dato ma lo ripose subito.
-non mi fido, questa roba potrebbe essere letale- disse esaminando quanto era sparo sul letto –aspetta!- prese dalla piccola sacca che portava legata in vita una bomboletta –userò questo!-
-cos’è?-
-un potente disinfettante antibiotico unito a collagene, chiudi gli occhi- iniziò a spruzzare prima sulla schiena poi sul petto e, infine, sul volto.
-pizzica-
-meglio, vuol dire che sta facendo effetto … senti, vuoi dirmi come hanno fatto a prenderti?-
-fa tutto … parte di … un piano-
-bel piano! Farsi catturare e pestare a sangue!- si alzò e iniziò a riordinare –fatti una dormita che ne riparliamo, tanto da qui non ci possiamo muovere!-
Non le rispose, si limitò sa chiudere gli occhi, la sentiva distaccata, quasi gelida, non le sembrava la stessa persona che aveva conosciuto anni prima.
Aprì gli occhi e scattò a sedere, con piacere dal suo corpo non riceveva segnali di dolore o sofferenza, si guardò intorno vide Venusia che tastava con molta cura un pezzo della parete della stanza.
-è del tutto inutile, queste stanze non hanno quadri comando all’interno- disse in tono scherzoso.
-vedo che stai meglio … allora dimmi tu cosa dobbiamo fare- rispose seccamente.
-ora basta!- saltò giù dal letto e con uno scatto la bloccò con la schiena al muro tenendola per le spalle –adesso la smetti di fare la bambina viziata, chiaro!?-
-non sono un tuo suddito e non puoi darmi ordini! … in tutti questi anni non hai fatto avere notizie, ora torni come l’eroe che va a salvare la bella e pretendi che ti faccia le feste!?-
-sei una stupida! … ho sempre saputo ogni cosa di tutti voi, ero d’accordo con mio padre che restasse tra me e lui!-
In quell’attimo l’avrebbe preso a pugni, ma poi vide che i suoi occhi lucidi prossimi a piangere –hai pienamente ragione ad essere adirata con me, solo ora mi rendo conto del grande errore che ho fatto, ogni volta che parlavo assieme vedevo la tristezza nello sguardo di mio padre e non volevo vederla nei vostri … nel tuo-
-Actarus io …- anche i suoi occhi cambiarono espressione.
-ora ti riconosco- lasciò andare la presa e la strinse forte a se –anche i nostri padri ci avevano detto che era un piano stupido … ma era l’unico modo per poterti trovare-
Si allontanò di poco guardandolo in modo interrogatorio.
-non riuscendo ad agganciare il tuo segnale ho fatto in modo che trovassero me, tutto qui … fuori nello spazio c’è il resto della squadra, aspettano solo un mio segnale per attaccare-
-scusa un attimo, hai detto che all’interno non ci sono quadri, allora come facciamo a scappare?-
-semplice dall’alto!- le diede un bacio sui capelli prima di portarsi verso il centro della stanza –le navi di Vega hanno il soffitto a pannelli, e ogni stanza è tenuta ferma da un sistema di molle per evitare i rollii durante i viaggi-
-quindi non ci resta che arrampicarci … Actarus! Ci avranno sicuramente sentito!-
-no, grazie a questo- indicò un puntino luminoso sulla sua cintura –in questo momento possono solo vederci, sempre che lo stiano facendo-
-agiremo col buio, useremo una delle tende come corda-
-bene-
E così fecero, muoversi attraverso quelle molle gigantesche non era facile, più di una volta rischiarono di essere pizzicati dal moto di tensione e rilassamento, seguendo l’indicatore di Actarus arrivarono proprio sopra Goldrake, tolsero un pannello e videro tutt’attorno al robot diversi segni di bruciatura.
-idioti! Ancora non hanno imparato come funziona il sistema di difesa … ok scendiamo-
-aspetta, verrò fulminata anch’io!-
-tu no, ho caricato il tuo dna nel sistema, io vado- si buttò, appena entrato nel raggio d’azione del Goldrake la sua discesa rallentò la grande calotta del posto di comando si aprì e vi entrò dentro delicatamente, poi fece segno a Venusia di buttarsi.
Col cuore che batteva a mille si buttò ad occhi chiusi, li riaprì sentendo una presa amica.
-visto?-
-uoah! A casa lo voglio rifare- in quel momento risuonò l’allarme –hanno scoperto la nostra fuga!-
-ora si balla! Siediti e allaccia le cinture!-
Quelli che seguirono furono attimi concitati, l’hangar della nave saltò sotto i laser, chiunque si trovasse al suo interno venne risucchiato fuori.
Appena uscirono si trovarono circondati da un numero incalcolabile di minidischi, iniziò una cruenta battaglia, dal nulla spuntò anche il Supercosmo che si divise nei suoi tre velivoli.
Dopo un primo attimo di svantaggio iniziarono ad avere la meglio, i minidischi diminuivano a vista d’occhio finchè non rimase solo la nave ammiraglia, l’accerchiarono e caricarono in contemporanea ogni armamento possibile, poi vi fù una fortissima luce che li abbagliò tutti, terminato l’effetto della nave non restava alcuna traccia, c’erano solo loro.
-Actarus, abbiamo vinto?-
-questa battaglia sì, ma torneranno … prima o poi-
-allora li inseguiamo?
-no Tetsuya, sono già lontani, torniamo al centro, siamo tutti malconci-
-ok, ricevuto!-
-ok ricevuto!? Begli amici che siete! A nessuno interessa sapere se sto bene?-
-sorellina, da come urli si direbbe di sì-
-Mizar, con te facciamo i conti dopo!-
Seguì una bella risata generale.
-Venusia, una cosa-
-sì?-
-in mezzo a tutta questa confusione non mi ricordo se ti ho già detto che ti amo-
-no, però sai ... si dice … meglio tardi che mai!- gli posò una mano sulla spalla e sentì le dita di lui farsi spazio tra le sue-



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Edited by runkirya - 2/1/2011, 17:17

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Mi appello alla clemenza dei giudici :dio:

................. temo di avere esagerato.





Quanti dubbi l'assalivano.
Era tornato alla vigilia di Natale.
Davanti a tutti aveva chiesto scusa per averla fatta soffrire per tanti anni.
E davanti a tutti si era dichiarato.
Da quella sera erano passati diversi mesi, oramai era primavera, ovunque era un tappeto di fiori.
Ma non nel suo cuore, qualcosa non andava.
Dormivano assieme, ma finora c'erano stati solo baci, carezze, qualche scenatina e svariati slanci d'affetto, ma nulla di più.
-diamine! Siamo adulti, e perfettamente consapevoli di quello che facciamo, cosa aspetta!- sfogò quell'attimo di rabbia lanciando nel lago un sasso per ogni parola, ignorando che la persona a cui era rivolto il messaggio stesse ascoltando tutto ben nascosto tra le piante.

** - **

L'orologio diceva che erano quasi le sei della sera, una rapida occhiata agli appunti che aveva davanti, si traducevano in un paio d'ore di lavoro, decise di fermarsi per finire, erano gli ultimi pezzi del progetto del nuovo Delfino.
Le due ore divennero presto tre e poi quattro, ad ogni minimo rumore proveniente dal corridoio alzava il capo e ascoltava, come mai non arrivava?
Lo faceva sempre, ogni volta che lei prolungava il lavoro lui arrivava con la cena per entrambi e si fermava a farle compagnia.
Ma non quella sera, e questo non faceva altro che aumentare i dubbi che già l'attanagliavano, inserì gli ultimi dati e spense il computer.
Chiudendo la porta le venne un flash, e corse in mensa, sicuramente era lì, le aveva fatto solo uno scherzo.
E, invece, rimase delusa l’unica cosa che trovò fu un vassoio con dei contenitori termici e la sua cena.
Mangiò giusto per placare il suo stomaco e mesta rientrò nella sua stanza, per sua fortuna non trovò nessuno lungo il percorso, meglio così, non era dell’umore giusto per parlare.

**-**

In camera sua la finestra era aperta, un filo d’aria muoveva lentamente le tende, fuori la luna piena proiettava la sua luce d’argento sul pavimento, uscì per ammirarne lo splendore e lo vide.
Era appoggiato al balcone con lo sguardo verso di lei, ebbe un colpo al cuore nel vedere a terra lo zaino.
-prendi il tuo o e metti dentro il necessario per il mare, restiamo fuori per il week end … a tuo padre l’ho già detto io-
Voleva rispondergli per le rime ma si limitò ad annuire nel vedere l’espressione del suo viso e una luce particolare nei suoi occhi.
Aprì l’armadio e i cassetti, aveva detto zaino quindi si traduceva in moto, preparò quanto necessario in pochi minuti.
-ho finito- disse mettendosi lo zaino sulla schiena.
-bene, andiamo- rispose lui attraversando la stanza e aprendo la porta.
Lo seguì in silenzio fino al garage, e sempre in silenzio misero i caschi e i guanti mentre la moto si scaldava.
-so che non ti perdo per strada, ma attaccati a me- le disse mentre fissava il suo zaino al serbatoio.
-ok- rispose lei chiudendo la visiera.
La moto corse veloce fino alla città, per arrivare al mare la dovevano attraversare.
Ad ogni semaforo rosso sentiva la mano di lui posarsi sulle sue dita intrecciate alla vita del ragazzo.

**-**

La casa al mare era una bella villetta di due piani che dava sulla spiaggia, sorgeva in una zona turistico residenziale che nel giro di un mese o poco più avrebbe pullulato di gente.
Entrarono direttamente nel garage, visto che Actarus restava muto uscì camminare sulla spiaggia, altri dubbi e pensieri si aggiungevano ai già tanti che pullulavano nella sua testa.
Guardò in alto, lì a riva la luna piena riflessa sul mare calmo era ancora più bella.
-è stupenda, non trovi?-
Era talmente tesa che neanche l’aveva sentito arrivare –sì- disse con un filo di voce.
-dai entriamo, inizia ad essere umido-
Volutamente rimase alcuni passi dietro di lui, avrebbe voluto evitare di dormire assieme ma non era possibile, prese tempo con la scusa di farsi una doccia.
Tornata in camera lo vide nel letto, tese le orecchie, dormiva “meno male” pensò tra sé, si sedette a gambe piegate col cuscino dietro la schiena, era ancora molto nervosa, era talmente nervosa che il sonno era svanito.
-una persona adulta e perfettamente consapevole non si comporta così-
Il cuore iniziò a batterle forte, aveva sentito le sue parole.
Iniziò a sudare freddo, perché andare lì, dato che aveva sentito tutto perché non chiarirsi a casa?
-eih, quando ritorni su questo mondo me lo dici?-
Era talmente presa dai suoi pensieri che non si accorse che la stava guardando –scusami è che …-
-non devi scusarti di nulla, è tutta colpa mia se ti ho fatto venire tanti dubbi-
La baciò, ma era un bacio diverso dal solito, più caldo, più carico d’intensità.
Sentì le mani prima sulle sue spalle e poi lentamente muoversi lungo la schiena e scendere verso il basso, lei, invece, non riusciva a spostarle dal petto di lui come al solito nudo.
Le sentì scendere ancora fino alla fine della maglietta e passare sotto per posarsi sui suoi fianchi per alcuni brevi istanti prima di iniziare a risalire lungo la spina dorsale.
-volevo che la nostra prima volta fosse speciale- le disse levandole la maglietta.
-sono la solita stupida, non avevo capito nulla-
-sì, però sei la mia “stupida”- iniziò a baciarla sul collo e pian piano a scendere sul seno.
Sentiva la tensione svanire, mentre si lasciava andare ai gesti esperti di lui.

**-**

La luce nel nuovo giorno li trovò abbracciati come ogni mattina, ma stavolta era l’inizio di una nuova avventura.

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Edited by runkirya - 20/2/2011, 23:17

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UNA LUCE OLTRE IL BUIO



-c’è nessuno?-
Chiamò per l’ennesima volta mentre camminava in quel giardino immenso, stupendo, pieno di vita e colori.
Si sedette sulla riva di un torrente, la sua immagine riflessa le fece vedere un viso completamente sporco, allora immerse la testa nell’acqua … ora sì che si riconosceva!
-così mi piaci di più!-
Si girò, un grazioso bimbetto sui cinque anni, spuntato dal nulla, le stava sorridendo.
-io sono Venusia, tu chi sei?- chiese.
-Roy-
-e vivi qui da solo?-
-per il momento sì, ma poi verrò a vivere nella tua città-
-davvero? E quando?-
-tra … ancora non lo so, ma presto-
-e la tua mamma dov’è?-
-qui vicino-
-senti … ma in che posto siamo?-
-non ha un nome … dicono che sia il luogo del tutto e del nulla-
-luogo del tutto e del nulla … mi piace, è un bel posto per viverci-
-ma non ora … eih, mi senti? Cosa guardi?-
-quella luce … sembra chiamarmi … vedo come una sagoma umana … mi sembra di sentire delle parole … tante parole-
-vai, corri verso quella luce!-
-no … sono stanca … voglio restare qui … voglio restare con te, sai, mi sei simpatico-
-no! … tu devi andare! … io verrò, abbi solo pazienza- rispose iniziando a tirarla finchè non fu in piedi.
-allora … devo andare … sei sicuro?-
-sì, vai, lui è lì per te!-
-ma lui chi?-
-entra nella luce e lo saprai-

**-**

Tutto gli strumenti iniziarono a suonare, lo staff medico si precipitò nella stanza.
C’era chi piangeva, chi controllava i monitor, uno prese il cellulare e chiamò qualcuno.
Lei si guardava attorno, intontita, non capiva nulla di quello che stava accadendo.
La luce della stanza le davano fastidio, le bruciavano gli occhi.
Poi un’ombra sul suo viso, piano piano la mise a fuoco.
Calde lacrime le caddero in volto.
-quanto ho dormito?-
-un anno, sei stata ferita durante la battaglia finale-
-abbiamo vinto?-
-sì-
-perché non sei su Fleed?-
-ci sono andato, ho rimesso a posto il pianeta, e sono tornato … tornato sul pianeta che considero la mia casa e dalla mia regina-
Lei sorrise –sono stanca … ho bisogno di riposare un po’ … quando mi sveglio mi racconti il resto- disse chiudendo gli occhi.
-contaci-

Edited by kojimaniaca - 17/4/2011, 12:19
 
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Ho dei pensieri che non condivido!

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CITAZIONE (LU1980 @ 29/5/2011, 12:07) 

Un giorno forse


Camminando in un centro commerciale un televisore attorniato da una grande quantità di giocattoli ed un folto gruppo di ragazzini di ogni età coi loro genitori, cattura l’attenzione di una coppia di giovani.

Scorrono le immagini, le osservano anche loro in silenzio fino alle ultime battute.

-tornerò, te lo prometto!-

Scorrono anche le ultime immagini e vengono i titoli di coda.

Alcuni ragazzini vanno via felici nello stringere tra le mani il giocattolo dello schermo.

I due giovani si sorridono e prendendosi per mano si allontanano.

Tu, da breve distanza, hai seguito tutto li hai riconosciuti, ti sono bastati quei pochi minuti per buttare giù sul tuo inseparabile blocco da disegno una miriade di schizzi e già un’idea ti ronza per la testa.

Sorridi, chiudi il blocco e lo rimetti via.

“io lo so che sei tornato per lei, ma voglio lasciare ai vostri fans sparsi per il mondo che, ancora oggi, seguono le repliche delle vostre avventure, il dubbio così che possano scrivere tante altre avventure su di voi … vi auguro ogni sorte di bene, Acatarus e Venusia … e chissà, un giorno forse riprenderò da dove ho lasciato ma, per ora, Va bene così”

Pensò tra sé l’uomo mentre un leggero tremito scuoteva il centro commerciale e non era la solita scossina di terremoto, ma questo lo sapeva solo lui.

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................ non solo un robot

“All'inizio ti ho temuto, col tuo aspetto mi facevi un po' paura.
Poi ho capito che per noi eri amico ed ho imparato ad apprezzarti.
Mi sono fidata di te, di voi.
Fidata a tal punto che in più occasioni ho rischiato la vita, con te, con voi.
Per voi, per noi.
Il giorno che siete volati via con la promessa di un ritorno, ero triste.
Col passare dei giorni la tristezza divenne rabbia e la rabbia gelosia.
Sì gelosia, stupido da pensare verso una macchina, un robot, ma lo ero.
Gelosa perchè l'avevi portato via da me proprio mentre iniziavamo a far diventare quel legame un qualcosa in più.
Il giorno che siete tornati ero felicissima, mentre atterravate ti ho guardato ed o avuto l'impressione che mi stavai sorridendo quasi a scusarti per avermi fatto soffrire.
Quel giorno ho capito che lui non si sbagliava quando mi diceva che tu non eri solo un robot, ma che avevi anche un'anima.
Ora sono io a scusarmi con te, amico”

Delle luci rimasero accese solo quelle di servizio, le porte dell'hangar si chiusero e due occhi gialli si illuminarono per qualche istante.





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Edited by LU1980 - 8/5/2012, 10:49
 
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VACANZE

Sono le nostre prime vacanze da fidanzati.
La cosa mi sembra quasi irreale.
Non te l’ho ancora detto ma tu, mi conosci, l’hai sicuramente capito.
Fingo di leggere e, dietro gli occhiali da sole, ti osservo mentre ti avvii verso il mare.
La tua pelle d’ebano è messa ancor più in risalto dal bianco del bikini che indossi.
Non appena entri in acqua subito a riva si forma un folto gruppo di curiosi.
Terminata la tua nuotata ritorni verso il nostro ombrellone, passando proprio in mezzo a loro che non perdono l’occasione per ammirarti.
Mi alzo dal lettino e avanzo di qualche passo prendendo un asciugamano, ti avvicini accennando un sorriso e mi baci.
-e questo?- ti chiedo ironizzando.
-per far capire chi comanda-
-a quelli laggiù?-
-no a quelle dietro di te-
-allora metterò un cartello con scritto “attenzione Jun morde”-
-oh tranquillo non serve, hanno già capito!-


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Edited by runkirya - 8/5/2012, 12:58
 
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Ciao sono tornata!

Vi posto due FF che non riguardano il bel principe ma un'altro eroe che ho nel cuore, spero vi piacciano.





CAPITAN HARLOCK - IL RITORNO


-eih pa', hai visto il monitor?-
-stamane ancora no, perchè?-
-stando ai valori manca poco-
-cosa!? E lo dici così!-
-calma, calma … ci vorranno ancora due o tre giorni-

==calma un corno donna! Io sento le vostre voci e vedo le vostre sagome già da mesi!==

-ma quale calma? Ho giusto il tempo per avvisarla!-

== avvisare chi? È la prima volta che tirano in gioco una terza persona!==

-Kyra, tu non devi prendere servizio?-
-sì, ma ho tutto il tempo, vado direttamente sul posto da qui-
-non avrai parcheggiato ancora il tuo caccia sul mio prato? L'ultima volta me l'hai quasi distrutto!-
-esagerato, per un po' d'erba schiacciata!-
-mpf!-
-ok ho capito, me ne vado, è ora che inizi a fare il capitano! … non aspettarmi alzato, c'è forte probabilità che faccia molto tardi!-
-allora ti lascio in caldo qualcosa-
-grazie pa', quanto torno ti porto il liquido-
-bene e fai attenzione!-
-come sempre-

Guardò un'altra volta i dati del computer e si girò a parlare con la capsula di gel medico dove dentro c'era qualcuno.
-vedi, ragazzo, il tuo soggiorno qui dentro sta per finire-

==questo l'ho capito da me, come ho capito che tu sei un medico o giù di lì e tua figlia un soldato, o meglio, un capitano==

-sarò sincero, quando ti ha portato qui eri messo molto male, ma ora, stai rimesso a nuovo!-

==chi mi ha portato qui? … continua, parla, dimmelo!==

-ho messo il sistema in stand-by … ti devo salutare, ho la cena da preparare e una chiamata da fare-

==maledizione! … dentro sta roba sento le voci ovattate e non riesco a capire se siete amici o nemici!==


*****
Raggiunse il posto in perfetto orario, il gruppo negli anni era aumentato.
Ogni anno in quel luogo, nello stesso giorno per dieci anni.

Atterrando si accorse che qualcosa non andava, c'erano i mezzi per il trasporto detenuti e i soldati armati, troppo armati per quel tipo di evento.

-Roy, cosa succede?- chiese raggiungendo il collega, un bel ragazzo biondo sui trentacinque anni.
-il generale vuole arrestarli tutti, bambini compresi, e metterli in una cittadella di concentramento-
-me è terribile! Non fanno niente di male, ricordano solo il loro capitano e il giorno in cui hanno sconfitto le Mazoniane … ce l’ha sempre avuta contro di loro, se non avesse tutti quei gradi gli spaccherei volentieri la faccia! … e non solo quella!-
-abbassa la voce, vuoi che ti senta?-
-scusa, hai ragione-
-ora va meglio … e poi, per la cronaca, la penso anch'io allo stesso modo-
-grazie, Roy, lo so che siamo sulla stessa linea-
-figurati …. Ssss arriva-

-capitano Mc. Broun, capitano Krosswelt appena hanno finito coi fiori date ordine ai vostri uomini di prelevarli!-
-signor Generale, con tutto il rispetto, non stanno facendo alcun reato-
-capitano Krosswelt, sono aumentati troppo e questo basta!-
-ma ...-
-niente ma, esegua l'ordine!-
-sissignore- rispose a denti stretti.

Raggiunse i suoi venti uomini scura in volto, a loro bastò guardarla per capire che qualcosa non andava per il verso giusto.
-sarò breve, abbiamo ordine di arrestare quella gente, ma non sono d'accordo perchè non stanno facendo nulla di male! … intendo disubbidire all'ordine e, sicuramente, verrò punita quindi non vi obbligo-
I soldati si guardarono tra loro scambiandosi cenni d'intesa.
-capitano siamo con lei!-
-grazie tenente Norfor-

Nell'aria si diffusero le note di un'ocarina, appena tornò il silenzio venne dato il segnale di avanzamento, i due gruppi di soldati delle forze speciali, armi in pugno, iniziarono a muoversi.
Arrivati a pochi passi dai civili puntarono loro contro i fucili.
-signori, dolente, ma dovete seguirci- ordinò il generale da un megafono al sicuro in lontananza, attese alcuni minuti senza ottenere risposta -se la mettete così … capitani procedete-
-soldati att tenti!- ordinò Kyra -presenta arm!-
-soldati att tenti! … presenta arm!- ripetè Roy.
-fuoco! … fuoco! … fuoco!- ordinarono in coro.
*****
Rientrò quasi alle tre di notte, suo padre al piano di sopra, russava della grossa, mangiò quanto le aveva lasciato e scese in laboratorio, guardò i monitor, davano l’ok per la seconda fase del programma.

==eccola! … riconosco i suoi passi!==

-scusa se ho fatto tardi, ma è stato per una giusta causa- disse mettendosi a lavorare.

==no … parla ancora … voglio sentire la tua voce==

-oggi mi sono presa quindici giorni di sospensione per avere salvato da un'ingiusta cattura un gruppo di persone … cioè, ce li siamo presi, sì perchè eravamo io Roy e i nostri uomini, tutti sospesi!-

==anche i miei uomini avrebbero fatto la stessa cosa==

-ok iniziamo! … ora collego alla tua capsula questi fusti- mentre parlava eseguiva le varie operazioni -c'è dentro una specie di acqua che altro non è che ossigeno allo stato liquido, poco per volta andrà a sostituire il gel medico … ad operazione ultimata aspetteremo ancora qualche ora e poi ti tiriamo fuori … chi mi cerca a quest'ora?-

==non rispondere, parlami ancora! … ma cosa sto dicendo!? Mi comporto come se … come se fosse la mia donna … no! Non è logico, non ci si può innamorare di una voce! … Tochiro, amico mio, in questo momento avrei proprio bisogno di te!==

-pronto? … ciao Roy- mise il viva-voce.
-allora sveglia anche tu, sento-
-e … sì-
-ma cosa stai facendo?-
-riordino il laboratorio … papà ha lasciato roba in giro dappertutto!-
-ma sono le quattro di notte!-
-lo so da me! … ma sai com'è fatto, se occorre tra due secondi arriva! … piuttosto, perchè hai chiamato?-
-mi è sorto un dubbio-
-taglia corto-
-i soldati verranno pagati lo stesso o gli toglieranno la sospensione?-
-il generale deve solo provarci! Se lo fa gli lancio un bug nei computer che se lo ricorda a vita!-

==astuta la ragazza!==

-vorrebbe dire “no”?-
-esatto! … ha troppo bisogno di papà per fare un tiro mancino-
-ricevuto, ti lascio finire, ci sentiamo-
-ok, ciao!-
==era ora!==

-fiuu, è andata! … ora torniamo a noi … i fusti sono collegati, avvio lo scambio di liquidi-

==finalmente!==

-cavoli sono già le cinque! Tanto vale che mi fermo ancora un po' … così ci guardiamo in faccia … o meglio, mi vedi tu, io la tua la conosco bene- smise di parlare per controllare i monitor delle funzioni vitali.

==dove sei? Parlami ti prego! … no, di nuovo! … devo sopprimere questi pensieri!==

La massa opaca iniziò a diventare sempre più trasparente, davanti a lui comparvero prima dei capelli viola e poi degli occhi scuri, profondi, determinati e dolci al tempo stesso.
-capitano Kyra Krosswelt comandante del secondo gruppo speciale dell'esercito, lieta di poterti parlare, finalmente, faccia a faccia … Capitan Harlock!- disse facendo il saluto militare.

==piacere mio, capitano==

-questo sì che è un buongiorno!- esclamò lo scienziato entrando in laboratorio.
-papà ben svegliato, novità?-
-nessuna, ho mandato il segnale ma non ho ricevuto risposta-
-abbi fede … ha promesso-
-forse è il caso che vada tu a riposare, de quanto sei sveglia?-
-venti ore … lui sta bene, ci vediamo più tardi-
-dormi bene, figliola-

*****

-e questo è tutto, capitano-
-sicchè lei sarebbe il famoso dottor Krosswelt, che stava studiando una cura per il mio amico-
-solo che quando l'ho trovata era troppo tardi-
-aiutando me si è riscattato … da quanto ho capito, ero in fin di vita-
-già-
-mi dica, cosa ne è del mio equipaggio?-
-a questo posso rispondere io- Kyra entrò in salotto sedendosi sul tappeto tra lui e suo padre a gambe incrociate, vestiva con dei semplici jeans corti al ginocchio ed un canotta bianca -sorvegliarli è il compito principale per cui hanno creato le squadre speciali … in questi dieci anni c'è chi è morto, chi ha messo su famiglia e chi è tornato dalla sua famiglia … raggiungendo una quota di sessanta elementi … Key Juky e Tadashi Daiba si occupano di Mayu, con la cuoca il dottore e il primo capo abitano appena fuori città in una graziosa casa con giardino nei pressi del luogo dove li hai fatti sbarcare … uh? Suonano alla porta-
-lascia vado io-
-grazie pa’-
Harlock accennò un sorriso prima di parlare -devo ringraziarti-
-e di cosa?- chiese lei con stupore.
Rise -hai messo a rischio la tua carriera per loro … da quasi una settimana potevo sentire le vostre voci-
-ora mi è tutto chiaro!-

-e me no! Cos'hai combinato stavolta?- chiese suo padre, mostrando una busta.
-veramente “abbiamo” … ieri alla commemorazione il generale voleva arrestare tutti i suoi uomini e trasferirli in una cittadella di contenimento … io e Roy, invece che ubbidire, abbiamo dato l'ordine di saluto alle armi, lui si è arrabbiato di brutto e ci ha dato quindici giorni di sospensione-
-che figlio di buona donna!-
-non ti scaldare, papi, guarda il lato positivo, ora che il capitano è fuori pericolo hai bisogno di aiuto per rimetterlo in gioco!-
-mi credi così vecchio da non riuscirci da solo!?-
-ma no! È solo che per la parte atletica servo io, tutto qui-
-maaah, chiacchiere! Vado a preparare la cena!- concluse la frase uscendo dalla stanza parlottando.
-ti lascio anch’io, ho delle cose da fare- disse alzandosi, ma Harlock la prese ad un polso.
-no, resta-
I loro sguardi s'incrociarono, quello penetrante di lui la fece sentire strana, non riusciva a dire una parola, dopo un breve ma interminabile istante, complice l’allentamento della presa, trovò come rompere il silenzio.
-il tuo occhio?- chiese sedendo sulla poltrona di suo padre.
Harlock vi posò una mano sopra -come avete fatto?-
-rigenerazione cellulare, purtroppo ho potuto portare fuori dalla base solo una quantità limitata di liquido rigenerante e abbiamo dovuto scegliere o quello o la cicatrice-
-le mie armi?- chiese senza fare commenti.
-sono qui al sicuro, ben nascoste-

*****

Il recupero fu molto rapido, al quarto giorno fuori della capsula era già il grado di camminare senza alcun sostegno o aiuto.
La mattina del quinto pioveva a dirotto, Kyra scese in cucina molto tardi, durante la notte ricevette una chiamata che la tenne parecchio al telefono.
-bambina mia, mi sembri turbata-
-lo sono … stanotte, mi hanno chiamato dal quartier generale … sospensione revocata- si versò del caffè -hanno avvistato una nave in avvicinamento … e non è l'Arcadia-
-quindi siete in pre-allarme?-
-no, siamo in allarme arancione- finì il caffè -vado a cambiarmi e sentire se ci sono novità-

Harlock, che aveva origliato tutto, intuì la gravità della situazione e tra sé iniziò a riflettere.
==ora ho capito perchè non sono ancora qui, una sola nave li potrebbe tenere nascosti nell'asteroide … l'ammiraglia delle Mazoniane==
Mentre pensava salì al piano superiore diretto verso quella stanza che oramai conosceva a memoria, ogni notte vi si recava per vederla dormire, quella ragazza lo aveva stregato.
Entrò in silenzio, come solo lui sapeva fare, con lo stesso silenzio chiuse la porta, lei era lì, gli dava le spalle a capo chino stava chiudendo la cintura dell'uniforme, aveva legato i capelli in una treccia.

Allungò la mano per prendere la casacca buttata sul letto, ma lui la bloccò posandole le mani sulle spalle facendola sobbalzare.
-fai attenzione, sono Mazoniane-
Lei si girò di scatto.
Avrebbe voluto baciarla, ma non era il momento.
-come fai a dirlo con tanta sicurezza?-
-l'Arcadia sta seguendo un'altra rotta e questo vuol dire solo una cosa-
-giro largo in manovra evasiva- lo interruppe finendo la frase.
Stava per darle consiglio su come affrontare la battaglia quando sul quadrante dell'orologio della ragazza comparve una luce rossa.
-avvisa tu papà- disse prima di correre sul tetto della casa e sfrecciare via sul suo caccia.

Il dottor Krosswelt era in giardino, aveva smesso di piovere, nel sentire rombare il motore alzò lo sguardo al cielo e seguì il velivolo con lo sguardo.
-mi servono i miei vestiti e le mie armi, devo andare-
-non da solo! Hai ancora bisogno di me per terminare la terapia vitaminica!-
-e tua figlia?-
-sa cavarsela da sola, troverà il modo di raggiungerci- aggiunse facendo l'occhiolino.

==ha capito tutto==

-dimmi cosa devo fare per avvisare il tuo equipaggio-
-sarà l'Arcadia a dare loro il segnale-

Il cielo divenne rosso e si udì una risata crudele.
-popolo della Terra, sono Elama, nuova regina del popolo Mazoniano … se vi è cara la vita dovete darci quanto vi ordino! … vogliamo cinquanta uomini, giovani forti sani e belli! … avete sette giorni di tempo … vi faremo sapere giorno ora e luogo dove avverrà la consegna!-
Seguì una seconda gelante risata.

-capitano?- lo scienziato guardò Harlock in modo interrogativo.
-a mezzanotte partiamo- rispose lui con una calma quasi irreale.

*****

Quella stessa sera, al calare del sole, un fascio di luce partì dalla montagne.
Alla spicciolata, dalla città, uscirono vari mezzi di trasporto diretti verso quella luce.
Il generale diede ordine ai soldati dei gruppi speciali ed a un battaglione d'artiglieria di seguire quei civili che altro non erano che l'equipaggio dell'Arcadia.
-Kyra, eih Kyra! Mi stai ascoltando?-
-uh? Scusa, Roy, cos'hai detto?-
-ti ho chiesto, secondo te, il vecchio che intenzioni ha!-
-qualunque siano, non buone-

-signori chiedo scusa, siamo sul posto-
-grazie tenente- rispose Roy.

Diedero ordine ai soldati di usare la mimetizzazione di invisibilità, armi in pugno seguirono il gruppo fin dentro una caverna dalle pareti illuminate, un lungo corridoio li condusse fino ad un grande antro dove si trovarono davanti lei … l’Arcadia, in tutta la sua maestosità.
Gli anni non l’avevano minimamente intaccata, anzi, sembrava appena uscita dal cantiere di costruzione.
il suo vecchio equipaggio si fermò a prua, mentre i soldati, che erano il triplo, si aprirono a ferro di cavallo attorno a loro.
La passerella del ponte laterale vanne calata e ne scese Meeme, lasciando i suoi compagni delusi.

-ascoltatemi bene tutti- ordinò il generale via radio –appena iniziano a salire catturateli, nessuno escluso! E chi si rifiuta lo mando sotto Corte Marziale!- l’ultima parte era un chiaro monito ai soldati dei gruppi speciali.

*****

-Meeme, dov’è il capitano? Perché non è qui?-
-non temere Key, arriverà-
-oi oi, prevedo guai-
-Yattaran cosa dici?- disse Tadashi.
-ragazzo, non ti sei accorto di nulla?-
-no, spiegati meglio-
-siamo in troppi in questa caverna-
-sempre voglia di scherzare, per un attimo ti ho quasi creduto!-
-è vero, guarda qui!- rispose mostrandogli un video in termografia dell’elicottero giocattolo che aveva appena recuperato.
-cavoli! Siamo circondati!- esclamò il ragazzo.
-presto saliamo a bordo!-
-Meeme ha ragione … tutti a bordo!- ordinò Key Yuki.
Il gruppo iniziò a salire, non fecero in tempo ad arrivare a metà rampa che un fascio laser li fece arrestare.

-fermi! Siete tutti in arresto- il generale unitamente ai soldati tornò visibile –capitano Krosswelt fermi quella donna!-
Kyra si trovava a breve distanza da Key, talmente breve che poteva leggerle in viso il terrore.
-allora cosa aspetta!?- intimò il generale.
Ogni pirata era tenuto sotto tiro da almeno due soldati.
Kyra, rimessa la pistola nel cinturone, lo sganciò buttando tutto a terra –ti affido i miei uomini- disse guardando Roy mentre si strappava i gradi dall’uniforme.
-cosa significa?- chiese il ragazzo.
-non l’hai capito? Eppure sai benissimo come la penso!-
-Kyra, ragiona! Rischi la morte!-
-non sotto il suo comando-
-suo?-
-suo- ripetè la ragazza puntando il dito in alto facendo alzare a tutti lo sguardo.

-salve generale … è un po’ che non ci vediamo, ti sei fatto vecchio!- disse il pirata con aria di sfida.
-Harlock! Che tu sia maledetto! … fuoco, fate fuoco!-
I soldati non ebbero tempo di ubbidire all’ordine, l’Arcadia attivò tutto il suo armamento lasciandoli spiazzati.

-cosa ordini capitano?-
-non a me tenente, ora è Roy il tuo capitano- rispose Kyra.
-ritirata! Soldati ritirata! … Kyra, sii felice nella tua nuova vita- si strinsero la mano –la prossima volta che ci vedremo saremmo nemici-
-lo so Roy, lo so … ti ringrazio-

*****

Sfruttando la situazione i pirati salirono a bordo in attesa del capitano che non tardò a raggiungerli.
Si accorsero subito che qualcosa non andava, sembrava affaticato.
Sorrise loro prima di avere un mancamento, subito sorretto da un uomo comparso dal nulla dietro di lui.
-Kyra- disse l’uomo –aiutami!-
-subito, pa’-
Aiutarono Harlock a rimettersi in piedi, lui vide la preoccupazione sui volti dei suoi uomini, riunì le poche forse rimastegli per dare l’ordine che aspettavano.
-tutti ai vostri posti!-
-dove siamo diretti?- chiese Key.
-l’Arcadia lo sa … Meeme vi spiegherà il resto … dottor Zero venga-
-subito capitano-

Harlock venne portato in infermeria, fatto stendere e subito sottoposto ad analisi.
-ma è spaventoso!- esclamò il medico –il capitano, ha le riserve vitali ridotte al minimo!-
-servono più dosi, giusto pa’?-
-esatto … dottore, con gli strumenti che ci sono a bordo è in grado si mettere assieme questo?- disse dandogli un foglio di carta.
-cosa credi collega, l’Arcadia ha la migliore dotazione esistente!-
-ottimo! Kyra, tu pensa a lui, io aiuto il dottor Zero-
-ok, pa’-

Prese dal contenitore medico quattro delle dieci fiale che conteneva e andò nell’altra stanza tenuta a luce bassa per non disturbare il capitano, dopo essersi accertata che non avesse febbre gli fece la prima dose, il suo istinto di soldato si svegliò, girandosi rapidamente estrasse il coltello che portava legato alla gamba e lo puntò in un punto buoi dietro la sua schiena, un paio di occhi gialli comparvero e lei lo ripose.
-scusami, Meeme-
-di nulla, normale reazione da soldato … continua pure-
-ti ringrazio- rispose chinando il capo per la dose successiva.
-sta molto male?-
-no, ha solo chiesto troppo al suo fisico ancora debole … ecco fatto, ora deve solo riposare-
L’Arcadia vibrò, era stata colpita.
-ci attaccano! … Meeme, lo affido a te vado in plancia- disse guardando fuori da un oblò.
-vengo anch’io- Harlock si era alzato.
-scordatelo! Tu resti qui!-
-questa è la mia nave!-
Kyra lo guardò seria in volto con aria di sfida dritto negli occhi.
-non sei ancora in grado di gestire la cosa!-
-ti sbagli io … mi hai …-
-Meeme aiutami-
-che succede qui?- chiese Zero entrando –abbiamo sentito gridare-
-ho dovuto sedarlo … pensateci voi, io devo andare-
-dove?- chiese suo padre, ma non ricevette risposta era già sparita.
-ha una battaglia e una nave da guidare- rispose Meeme con la sua solita calma.

*****

Sul ponte erano spiazzati, non sapevano cosa fare, l’esercito dava loro contro e, cosa peggiore, il capitano stava male.
Kyra come entrò capì subito la situazione.
-chi sa portare il timone?- chiese per prima cosa.
-io- rispose Maji.
-bene, quello sarà il tuo posto per ora! … armate i cannoni laterali e il primo blocco di quelli frontali! … fate fuoco al mio comando! … timoniere, portaci via da qui!-
Gli ordini arrivarono talmente diretti e decisi che tutti risposero immediatamente.
-ora! Fuoco a volontà!-
Per loro fortuna la nave dell’esercito era solo una e venne allontanata piuttosto rapidamente, facendo gridare di gioia i pirati.
Kyra in mezzo a quella confusione si avvicinò e Key.
-ti chiedo scusa se ho preso il tuo posto-
-hai fatto la cosa giusta … dopo avere sentito il racconto di Meeme eravamo tutti come bloccati-
-immagino … chi mi da il rapporto dei danni?- chiese a voce alta.
-lo faccio io!- Tadashi alzò il capo dalla sua postazione –scafo al cinquanta per cento e armi esaurite-
-questo non va bene- Kyra chiuse gli occhi per pensare –esiste un posto sicuro dove poterci rifugiare?-
Alle sue parole tutti i monitor si illuminarono.
-ma che diamine?- disse con stupore.
-è il computer dell’Arcadia- rispose Key –vuole ringraziarti per quello che hai fatto-
-guardate, sta arrivando l’asteroide!- uno dei pirati indicò un punto sulla mappa stellare.

*****

Si svegliò nella sua cabina, con la melodia dell’arpa di Meeme come sottofondo.
-com’è andata?- chiese aprendo gli occhi.
-abbiamo vinto … sapendoti malato erano tutti nel panico, ma kyra ha preso in mano la situazione … ora siamo nell’asteroide per le riparazioni-
Harlock accennò un sorriso mettendosi a sedere.
-forse agli altri lo potrai nascondere ancora per un po’- riprese lei –ma a me no, il tuo cuore è tornato a battere … e lo fa per lei- prese una bottiglia dal tavolo –bevo alla tua felicità!-
-Meeme, ho da chiederti una cosa-
-l’ho già fatto mentre dormivi, rimaniamo solo io e loro- sollevò la sua arpa e la bottiglia di liquore ed uscì.
Terminò di vestirsi, prese un bicchiere e una bottiglia e andò nella sala del computer, si versò un poco di vino e posò la bottiglia sulla consolle.
-amico mio, dopo dieci anni siamo di nuovo assieme, altro non ti dico, tanto sai già tutto!- vuotò il suo bicchiere –brindo a noi!-
Il computer si illuminò e la bottiglia si vuotò mentre le porte si aprivano dietro di lui.
-Harlock!-
Quella che un tempo era una bambina, ora, era una graziosa ragazza di diciotto anni.
-come sono contenta che stai bene! Meeme mi ha raccontato tutto!-
Si sciolse dall’abbraccio e le asciugò una lacrima.
-anch’io sono contento di vedere che stai bene, Mayu … vi lascio soli, avrete molte cosa da dirvi-
-riuscirò a capirlo?-
-ne sono certo … inizia a parlargli- le rispose sorridendo.
Il ritorno alla sua cabina fu più lungo del previsto, i suoi uomini avevano terminato la giornata di lavoro e nel vederlo in forze gli fecero molte feste.
Impiegò quasi un’ora per coprire un percorso di poche centinaia di metri.

*****

Meeme le aveva detto che il capitano voleva parlarle nella sua cabina e lì l’aveva accompagnata e lasciata dicendole di aspettarlo.
Ingannò l’attesa studiando la piantina della nave in modo da memorizzarne ogni singolo dettaglio, sentì la porta aprirsi, i suoi passi entrare, la stessa richiudersi e il blocco di sicurezza scattare.
-vista da fuori non sembra così grande- aveva sciolto i capelli, sentì le mani di lui sfiorarli per posarsi ancora una volta sulle sue spalle –secondo gli studi dell’esercito, l’interno era costituito solo da ponte, stiva, hangar, cambusa e sala motori … e una manciata di cabine per gli ufficiali, invece, qui c’è tutto! … Key mi ha detto che tra quattro ore saremo nei pressi di un pianeta artificiale di interscambio per caricare acqua e viveri, durante le operazioni scendo a comperarmi alcune cose-
-no!- rispose lui in chiaro tono di ordine.
-come sarebbe a dire?- si girò e lo guardò seria –ho bisogno di vestiti, non posso mica andare in giro con la divisa dell’esercit…-
Il resto della parola venne bloccato da un bacio –no, non da sola, andrai con Key, Tadashi e un paio di uomini-
Rimasta senza parole abbassò il capo, il bacio l’aveva dato per scontato, ma quelle parole no.
-ti ho forse ferito?- chiese lui sollevandole il viso con l’indice.
-no, mi hanno spiazzato le tue parole, in questi giorni ho imparato a conoscerti, ma non ti credevo così …-
-sss hai ancora molto da conoscere di me- vi fu un secondo bacio, stavolta più complice.
Sentiva i vestiti scivolare via, in quel momento realizzò che le sensazioni provate nei giorni precedenti non erano frutto di una semplice infatuazione per quell’uomo carismatico ma l’avviso dell’inizio di una nuova vita.

*****

La mattina seguente si svegliò di buon ora scoprendosi sola, mentre prendeva i vestiti dalla sedia, posò lo sguardo sul tavolo, c'erano due fiale vuote del preparato vitaminico e dalla scatola ne mancavano quattro.
“ha chiesto troppo al suo fisico ancora debole” pensò tra se mentre guardava fuori … erano sul pianeta artificiale.

Nell'hangar di lancio, Tadashi e i due pirati incaricati della scorta stavano facendo gli ultimi controlli al velivolo da sbarco mentre Key rivedeva col capitano la lista di quanto serviva.
-scusate, è possibile aggiungere anche questo?-
-vediamo dottor Krosswelt- disse la ragazza prendendo il foglio -ma sono tutte vitamine!-
-e proteine, ragazza mia, servono per la terapia di recupero del capitano-
-eccomi, scusate il ritardo!- Kyra si unì al gruppo -mi sono fermata un po' troppo in mensa-
Harlock non la salutò, le diede solo una veloce occhiata prima di tornare a seguire i suoi uomini che andavano avanti e indietro.
-capitano, ci sono cinque casse diverse dalle nostre!- urlò un pirata da lontano arrivando di corsa.
-spiegati meglio-
-sono rosse con la sigla CPT KK-
-ma è la mia sigla! … papà, è opera tua?-
-em, mi sono permesso di prepararti un po' di bagaglio-
-papà sei fantastico!- gridò abbracciandolo, poi si rivolse al marinaio -puoi portarmi quella col numero zero?-
-zero … subito!-
L'uomo corse via tornando poco dopo con una piccola cassetta.
-ecco qui!-
-Grazie- Kyra la posò sul banco degli attrezzi, digitò il codice di sblocco e l'aprì, dentro c'erano una pistola ad alta tecnologia e il suo cinturone che indossò subito.
-posso vederla?- chiese Tadashi.
-certo, tieni!-
-questa somiglia molto ad un disegno della Kombat … una specie di leggenda, dato che nessuno l'ha mai vista realmente-
-infatti, hai tra le mani l'unica esistente!- disse con orgoglio Trevor Krosswelt, facendo sbiancare il ragazzo.
-sono pronta, possiamo andare- Kyra riprese la pistola e la mise nella fondina, era anche riuscita a cambiarsi, ora indossava dei jeans neri una canotta rossa come gli stivali e con grande maestria aveva raccolto i lunghi capelli dentro una bandana nera.
-urca, sembri un'altra persona!-
-diciamo che questa è l'idea, Tadashi-
-saremo di ritorno nel pomeriggio, capitano-
-bene, Key, fate attenzione-
-tesoro ...-
-lo so papà, “non cacciarti nei guai”-

Pochi istanti dopo il mezzo volava verso il centro della cittadella, l'acquisto delle provviste portò via tutta la mattina, si fermarono in una tavola calda per mangiare qualcosa.
Tadashi, che stava leggendo il giornale locale, impallidì arrivato all'ultima pagina.
-a quanti zeri ammonta?-chiese Kryss mentre guardava la vetrina di un negozio dall’altra parte della strada.
-p … pari a quella sul capitano-
-vuol dire che il generale mi considera già un pericolo- si alzò buttando delle monete sul tavolo –Key, vieni con me, voi aspettateci sull’arier, andiamo nel negozio di fronte-
Uscirono un’ora dopo esattamente com’erano entrate.
-giuro, voi donne non vi capisco, un’ora a girare in un negozio e uscire a mani vuote!-
-ne sei sicuro Tadashi?- Kryss sciolse la bandana, aveva tagliato i capelli, ora erano cortissimi e sparanti dappertutto, lui e i pirati restarono ammutoliti –con una mega taglia sulla testa un cambio drastico è l’unica soluzione! … dai torniamo a bordo- aggiunse legando nuovamente il fazzoletto.

Lungo lo spazioporto, nel settore riservato all’esercito si accorse della presenza di una nave da battaglia che ben conosceva, una volta a bordo andò direttamente nella cabina di suo padre per portargli quanto aveva richiesto, facendosi prima una bella risata nel vedere la faccia dell’uomo alla scoperta del taglio di capelli.
-ottimo lavoro! … perché ci sono così tanti contenitori di negozi diversi?-
-stavo per comperare tutto in uno solo, ma il proprietario aveva iniziato a girarci intorno con aria sospetta, così ho optato per più negozi-
-giusta scelta … mi sembri turbata, è successo qualcosa-
-infatti … nella zona militare c’è parcheggiato l’Incursore-
-l’hai detto ad Harlock?-
-no, ma tranquillo, saprà già tutto … piuttosto, la mia roba?-
-nella tua cabina-
-ecco appunto, quale sarebbe?-
-la stessa dove hai dormito stanotte-
-papà non ti seguo-
-dai che so tutto … ho fatto una lunga chiacchierata col capitano-
-allora non serve che aggiunga altro … eih, ci stiamo muovendo! Sai dove siamo diretti?-
-non proprio … ci portiamo fuori orbita e si rientra nel meteorite finchè non si raggiunge un posto sicuro-
-ho capito-
-su su, ora sparisci, hai i bagagli da rimettere in ordine!- girò la figlia e la spinse fuori spingendola sulla schiena.
-ho capito, non serve spingere!-

Ora che suo padre sapeva e, soprattutto, approvava la cosa si sentiva più sollevata, andò in cabina aprì le quattro casse, dopo un breve esame si dette a terra iniziando a ridere.
Suo padre era un genio, ma i bagagli non erano mai stati il suo forte, una cassa era di biancheria intima, una di asciugamani, le ultime due i vestiti che non avrebbe mai indossato.
Smise di ridere solo quando sentì una presenza alle sue spalle.
-qui ci vuole un secondo armadio! Quanto dista il prossimo scalo?-
-veramente ci sarebbero ancora delle cabine libere-
-cosa!?- esclamò scattando in piedi.
Harlock si mise a ridere.
-sei odioso!-
Smise di ridere e le passò un braccio attorno alla vita tirandola a se –stai bene coi capelli sorti-
-davvero?-
-molto-

==capitano, sono Key, una nave ci insegue==
Il bacio venne interrotto sul nascere dalla radio.
-arrivo!- rispose
-e vabbè, mi ci devo abituare-
Harlock si fece serio -andiamo, penso di sapere chi possa essere-
Lo seguì in silenzio fino al ponte di comando, sullo schermo principale c’era proiettata l’immagine della nave e su quello circolare sotto i loro piedi la mappa stellare con le distanze.
-è l’Incursore!-
-mi piace, voglio i dati tecnici per farne un modellino!- Yattaran ruppe il gelo che l’esclamazione di Kyra aveva creato.
-stesse dimensioni dell’Arcadia, doppio propulsore bipolare, modalità di schermatura stealth, due file di armamento sui tre lati … partendo dal superiore, prima fila laser, seconda fila cannoni a particelle, è dotata di dieci arpioni elettromagnetici, quattro a prua, tre a destra e tre a sinistra, porta centocinquanta passeggeri e cinquanta caccia d’assalto- la ragazza rispose meccanicamente a quella che non era una domanda ma una frase di ammirazione.
Tutti i presenti si girarono a guardarla sin dalle prime parole.
-mmm c’è qualcosa che non mi convince-
-cosa Yattaran- chiese Key.
-lo scafo mi sembra …-
-non sembra, è debole! … il comando ha voluto lesinare sui costi- precisò Kyra.

-capitano ci chiamano!-
-sullo schermo Tadashi-
Kyra uscì dall’inquadratura giusto in tempo per non essere vista da Roy.
-tralasciamo le presentazioni, io so chi sei tu e tu sai chi sono io- disse il militare –Harlock, ho ricevuto ordini precisi dal comando militare a cui non intendo ubbidire-
-avanti parla- rispose ilpirata.
-il generale, ha preso degli accordi segreti con le Mazoniane, tu e i tuoi uomini in cambio dei terrestri-
-che gran figlio di buona donna!- Kyra entrò nell’inquadratura.
-i tuoi capelli!-
-tagliati, vieni al dunque Roy!- rispose lei.
-Harlock, io e i miei uomini non abbiamo nulla contro di voi e … ma che diamine succede? … mi sento strano!-
-papà, delle fiale!-
Kryss fece appena in tempo a prenderle al volo prima di svanire assieme al capitano, gli strumenti di bordo si spensero tutti.

*****

Si trovavano in una stanza piena di luce, senza finestre e senza porte, erano un poco intontiti.
Harlock si guardò attorno, oltre a lui e Kyra c’erano Roy e circa una ventina di soldati.
-e ora dove siamo?-
-a quanto pare, il generale, ha inserito anche voi nel suo accordo- rispose Harlock freddamente.
-se così fosse, cosa centra Kyra?-
-basta aspettare, Roy, e lo sapremo-
Dai lati della stanza si aprirono svariati varchi, erano prigionieri delle Mazoniane, da uno di questi fece il suo ingresso una giovane donna molto somigliante alla defunta Raflesia, seguita da quattro soldatesse.
-giusta intuizione, donna!-
-Elaima-
-esatto Harlock, com’è esatto che il generale ha gentilmente fornito i suoi soldati per aumentare il mio popolo!- girò lo sguardo verso Kyra –in quanto a te, fornirai il giusto addestramento al mio esercito!-
-scordatelo!-
-vedremo … ne riparliamo più tardi, pensaci nel frattempo!-
Regina e soldatesse sparirono in un coro di risa.
-maledette streghe! Giocano al gatto col topo!-
-Roy, smettila di agitarti, sto pensando!-
-e no, e no! A me non la si fa! Non mi faccio mettere i piedi in testa io!-
-ROY TACI!- gridò, ottenendo finalmente il silenzio.
-capitano Krosswelt, capitan Harlock sta male!- disse uno dei soldati.
Kyra e Roy si girarono, il pirata era sorretto da due soldati e sembrava respirare a fatica.
-fatelo sedere!-
-ma cosa può avere? Prima sembrava sano!-
-prova tu a svegliarti dopo dieci anni di ibernazione!- la ragazza prese una fiala e gliela fece bere.
-te l’ha detta lui sta storia?- chiese in tono sarcastico.
-no Roy, è vero- rispose mentre dava una seconda fiala ad Harlock –quando fece sbarcare il suo equipaggio sulla Terra, in qualche modo, una Mazoniana riuscì a salire a bordo e appena furono nello spazio lo avvelenò-
-ti credo … ma sono cure speciali, che io sappia solo … Kyra, non dirmi che-
-papà era grande amico di Tochiro, l’ingegnere che ha progettato l’Arcadia!-
-ricordo il suo nome-
-nel computer di bordo della nave c’era un programma che avrebbe fatto in modo che lui arrivasse da papà in caso di bisogno-
-e così è stato, ma dove l’avete tenuto per tutto questo tempo? … io sono venuto varie volte a casa vostra senza notare nulla di diverso-
-era in laboratorio-
-giusto, il laboratorio-
Mentre parlavano si erano seduti ai due lati di Harlock, Roy vide il pirata cercare la mano di Kyra e stringerla leggermente, lei non disdegnò il gesto.
-capitano, scusi l’indiscrezione, ma come vi siete procurati tutto il necessario?- chiese un soldato alla ragazza.
-tenente, i liquidi li ho presi dalla base … diciamo che tutti i tecnici dovevano dei ringraziamenti a mio padre-
-ora è tutto chiaro! Ci sembrava strano che coi loro miseri cervelli riuscissero a fare quello che facevano! … bah, si, insomma ci siamo capiti-
-chiarissimo, tenente-
-grazie capitano-
Harlock aprì gli occhi, lasciò la presa e si mise a sedere con lo sguardo di quello che aveva un piano in mente.
-accetta la proposta-
-ma cosa dici?-
-ragiona … così avrai modo di studiare la nave e trovare un modo per contattare l’Arcadia-
-con le tue vit…- s’interruppe per non farsi capire.
-Kyra, ci penso io!-
-ma no, cos’hai capito-
-senti, dopo un’ibernazione serve una grande quantità di vitamine, questo lo so bene anch’io-
-… Roy-
-e poi, lui, è l’unico che può sconfiggerle, e non lo faremo di certo morire!-
-Roy, grazie … ma così rischiate di essere degradati o peggio-
-poco importa! La missione è fallita in ogni caso!-
-allora è deciso- Harlock la guardò.
Kyra tirò fuori da una delle custodie della cintura le fiale –io ne ho ancora sei, tu?-
-quattro … tienine due tu e dammi le altre-
-come vanno usate?- chiese Roy.
-una di queste copre dodici ore, ma la bisogno, deve berne subito una- rispose passando con lo aguardo anche gli altri soldati.
-ricevuto!- disse il ragazzo.
-allora vado- si portò al centro della stanza –Elaima!- gridò a gran voce prime di svanire nel nulla.

Si sedettero a terra divisi a piccoli gruppi, in silente attesa, erano passate diverse ora dalla sparizione di Kyra quando d’un tratto dal pavimento si aprì una botola e ne salì un tavolo riccamente coperto di cibarie, subito i soldati si avventarono contro.
-fermi! È drogato!- il tono di Harlock li fece sbiancare.
-c … come sarebbe?- chiese uno di loro.
-proprio non ci arrivi di tuo? … hanno bisogno di voi per aumentare la popolazione e vogliono essere sicure di non restare deluse-
-fai presto a parlare! Tu hai le vitamine noi no e abbiamo fame!-
-tenente, rispetto!-
-no, capitano Rpy, ha ragione- Harlock prese una fiala e l’aprì –un sorso a testa dovrebbe bastare- disse porgendola ai soldati che si guardarono tra loro perplessi.
-di cosa avete paura? Ho capito, inizio io!- Roy prese la fiala e bevve.
Vedendo che non accadeva nulla di strano, i soldati fecero la stessa cosa, la fiala venne vuotata appena in tempo.
Pochi secondi dopo, le pareti si aprirono nuovamente e ricomparve la regina unitamente alle soldatesse e dietro di lei Kyra con l’uniforme mazoniana.
-ma come, non avete toccato cibo? E noi che l’abbiamo preparato solo per voi! … secondo te quanto dureranno?-
Kyra avanzò fino ad arrivare di fronte a Roy guardandolo negli occhi –due ore non di più!- rispose dandogli uno spintone sulla spalla.

==il segnale, brava!==

Si girò iniziando a ridere subito imitata dalla regina e dalle soldatesse prima di sparire dietro le porte.
-ha voluto darmi un messaggio, ma quale? … ragiona Roy, ragiona-
Harlock rise –l’Arcadia sarà qui tra due ore e sfonderanno la parete lì!- indicò un punto sul muro.
Nessuno osò controbattere, il pirata era noto per la sua grande sicurezza d’azione sin da quand’era un ufficiale dell’esercito.
I soldati tornarono a sedere nel loro angolo, dopo un po’ Roy gli si avvicinò, sedeva con la schiena al muro a braccia conserte.
-cosa vuoi- chiese senza aprire gli occhi.
-la verità, l’ami o ti stai divertendo solo perché hai bisogno di lei!-
Harlock aprì gli occhi e lo guardò con odio –rispondimi tu, piuttosto, come potrebbe amare un uomo che non la capisce!?-
-come osi!?- la voce di Roy era alterata.
Si alzò in piedi –ragiona- rispose con calma –prima ti ha dato punto e ora d’irruzione dei miei uomini, e tu, non hai capito nulla!-
Nel sentire quelle parole, in Roy, svanì la rabbia, Harlock aveva ragione, maledettamente ragione.
-cosa proponi nell’attesa?- chiese.

*****
Doveva fare presto, mancava pochissimo a sarebbe scoppiato l’inferno.
Correva spingendo un aero carrello con sopra le armi dei prigionieri, dietro di lei si era lasciata venti mazoniane uccise, a pochi passi dalla meta venne investita da svariati fasci laser, era stata scoperta, lanciò contemporaneamente un fumogeno e una granata facendo saltare la porta della prigione.
-salve gente, vi sono mancata?- disse ironicamente lanciando qualche pistola ai soldati.

Ingaggiarono subito un conflitto a fuoco, alcune mazoniane caddero a terra morte, improvvisamente smisero di sparare.
-non mi piace-
-neanche a me, Roy-

-terrestre!- tuonò la regina –hai tradito la mia fiducia e ora morirai!-
-spiacente, ma ho la pelle dura!- rispose senza uscire allo scoperto.

Vi fu come un terremoto, un rombo e sulla parete i aprì un varco, ne uscirono i pirati che iniziarono subito a sparare
-capitano, siamo qui! State bene?-
-sì, Tadashi … tutti nel tunnel!- ordinò.
Sotto il fuoco di copertura iniziarono ad entrare nel cunicolo che li avrebbe portati in salvo sull’Arcadia.
Una mazoniana ruppe la formazione mirando in un punto ben preciso, uno dei soldati capì immediatamente le sue intenzioni.
-capitano, attenta!- urlò prima di fare da scudo umano a Kyra.
-tenente!-
Il soldato venne portato a bordo e il tunnel ritirato.
L’Arcadia si allontanò a tutta forza per svanire al sicuro nel suo meteorite.
-Norfor, perché?-
-perché … ho giurato obbedienza … al mio capitano … coff … coff-
-no, non ti affaticare, sta arrivando il dottore-
-non serve … coff … vedo già la luce-
-no, Scott‼!-
Il silenzio cadde, rotto solo qua e la dai singhiozzi dei soldati, Kryss si alzò in piedi col viso rigato di lacrime.
-Scott Norfor, era il mio primo ufficiale, e per la mia vita ha rinunciato alla sua, a te gli onori militari, tenente!-
Nonostante la commozione mantenne la voce calma, si mise sull’attenti e fece il saluto, subito seguita dagli altri militari.

*****

Alcune ore più tardi raggiunsero l’Incursore dove i soldati poterono ricongiungersi con le proprie famiglie e scoprire che erano stati dichiarati tutti morti.
L’Arcadia fece loro da guida verso un pianeta noto solo ai vagabondi dello spazio, lì diedero degna sepoltura al militare caduto.
Mentre Kyra salutava per l’ultima volta i suoi soldati, Roy si avvicinò ad Harlock.
-devo chiederti scusa, per molti anni mi sono illuso che la nostra amicizia diventasse qualcosa di più profondo-
-lo è diventato-
-già, ma ha scelto te-
Harlock rispose con una smorfia.

-Roy Mc. Broun, fatti stritolare!-
I due amici si abbracciarono.
-eih, testa matta, pochi casini, intesi?-
-pensa per te, e vedi di mettere la testa a posto, ok?-
Nel salire a bordo, Kyra, si girò e salutò nuovamente tutti alzando un braccio al cielo.
Il portello si chiuse e l’Arcadia prese la via dello spazio.

*****

Più tardi, in cabina, stava ripensando a quanto accaduto negli ultimi giorni, e le prese una certa malinconia.
Anche se non lo vedeva sentiva lo sguardo di Harlock su di lei.
-ho visto più morti oggi che in dieci anni di servizio nell’esercito-
-e molti altri ne vedrai, le mazoniane sono esseri crudeli –rispose posando il bicchiere vuoto.
-e come tali vanno eliminate, giusto?-
-giusto-

*****

Fuori per i corridoi l’equipaggio festeggiava, non la vittoria della battaglia, ma la alla felicità del loro capitano.
Tutti erano ben consapevoli che quello era solo l’inizio, ma per ora si sentivano solo canti e risa di gioia.







OLOGRAMMA

È scesa la notte sull’Arcadia e sul suo equipaggio, dentro al riparo sicuro dell’asteroide dormono tutti.
La notte, nessuno sa che è il tuo momento.
Momento in cui puoi girare in lungo e in largo per la sua nave senza che nessuno disturbi il tuo passo.
I suoi compagni lungo i corridoi con le inseparabili bottiglie russano della grossa.
Uno sguardo a Miime e alla sua arpa posata in un angolo.
Un sorriso a Masu ed al suo immancabile coltello sul comodino.
Un altro per Yattaran attorniato dai suoi adorati modellini.
Il dottor Zero col suo gatto accovacciato ai piedi del letto.
Yuky e Tadashi abbracciati nel sonno.
Il dottor Krosswelt che non puoi ringraziare per avere salvato la vita al tuo amico.
Già il tuo amico, gioisci nel vederlo dormire sereno col viso della ragazza che gli ha fatto nuovamente battere il cuore posato sul petto, ma tu glielo fai capire vuotando ogni notte il bicchiere di rosso che lui ti lascia.
Per finire, un saluto alla tua Mayu, che vorresti abbracciare ma non puoi, vorresti dirle che somiglia ogni giorno di più alla sua mamma, la tua adorata Esmeralda ma non puoi.
Non puoi perché tu sei solo un ologramma.
Un ologramma che si aggira di notte a vegliare sull’equipaggio della tua nave.





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view post Posted on 13/3/2013, 17:07     +1   +1   -1
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UN PASSATO CHE RITORNA

PRIMA PARTE


Tutti conosciamo la storia.
Tutti sappiamo com’è finita.
Tutti abbiamo letto vari probabili seguiti, ma pochi probabili inizi.
Quello che segue è come mi immagino io l’inizio.
*****
“Rigailen, è giunto il momento, spero tu abbia fatto ciò che ti ho chiesto”
Rigel spalancò gli occhi, quella che aveva sentito era la voce di Actarus e non se l’era sognata.
Nell’udire quelle parole tornò indietro con i ricordi, molto indietro.
*****
Pianeta Fleed, una bambina usa l’unico modo a sua disposizione per far capire che ha fame … piangere.
-eh eh eh, senti che voce abbiamo oggi!- disse l’uomo vedendo entrare sua moglie.
-direi, povera piccola, quelle pettegole non ci lasciavano più andare!-
-mai che si facciano gli affari loro! … vieni ti prende il tuo papà … cosa volevano?-
-grazie caro … le solite banalità di sempre … quanto è affascinante il tuo lavoro e quale onore è essere uno degli insegnanti del principe-
-tutta invidia-
-infatti … a proposito, il principe oggi non aveva lezione?-
-cambio di programma, è andato a caccia con sua maestà-
-hai sentito Isaima? Oggi papà è tutto per noi!-
Lui, ministro delle scienze alla corte del re aveva sposato la figlia del comandante dell’esercito reale, una donna splendida dai lunghi capelli bruni e gli occhi azzurri, nonostante il fisico magrolino aveva una gran forza ed era anche un’abile combattente, da tutti invidiato perché era una delle donne più ambite di corte e tutti si chiedevano cosa ci avesse trovato in quel tizio più basso di lei.
Un’altra cosa recava invidia nei suoi confronti, era l’unico a corte che poteva parlare col principe in modo confidenziale.
-padre, quanti cervi uccidiamo!?- chiese il ragazzino nell’eccitazione della sua prima battuta di caccia.
-solo quelli necessari per la cena, Duke-
-uffa! Io volevo divertirmi!-
-figlio mio, la caccia non è un divertimento ma una necessità per vivere e, quindi, bisogna farla con intelligenza nel rispetto di animali e piante-
-ho capito, padre-
-ne ero certo-
-maestà abbiamo avvistato venti capi-
-grazie capo-caccia … allora Duke, quanti ne servono?-
-fatemi pensare … avete detto solo quelli per la cena … otto, ne servono otto!-
-esatto … capo-caccia avete sentito?-
-si maestà, provvediamo subito-
Quella sera il giovane principe venne osannato come un eroe, ma a lui poco importava non vedeva l’ora che tutto finisse per andare nello studio del ministro di scienze per osservare con lui il cielo stellato.
Sebbene avesse solo dieci anni su molte cose aveva già le idee ben chiare.
-Rigailen, quando sarò re farò in modo che con tutti i pianeti a noi vicini ci siano scambi commerciali-
-è un progetto ambizioso, Duke-
-ce la farò, vedrai, anzi ti dirò di più congloberò anche la stella di Vega!-
-lì temo che sarà più complicato di quello che credi-
-e perché!?- chiese con la curiosità tipica dell’età.
-è compito del ministro di politica spiegartelo, non mio-
-dimmelo tu, ti prego, lui è troppo noioso-
-veramente non saprei …-
-dai ti prego, non dirmi di no-
-essia! Ma resterà un segreto tra di noi, intesi?-
-promesso!-
Detto questo il ragazzino si sedette a terra sul tappeto in silente attesa, con negli occhi quel bagliore tipico di chi vuole apprendere.
-devi sapere, ragazzo mio, che i Vegatroniani sono un popolo piuttosto collerico e tendente al conflitto, anche tra gli stessi componenti di una famiglia non c’è un buon rapporto … il loro principale divertimento è organizzare tornei di scontri armati-
-che cosa triste-
-e sì-
Quello che ancora ignoravano era ciò che stava avvenendo nei sotterranei del palazzo reale, i continui rapporti che provenivano da Vega, ben diversi da quanto veniva divulgato per non creare il panico tra gli abitanti, avevano indotto il re ad iniziare un progetto per la difesa del pianeta.
Tale progetto era diviso in due parti, la prima prevedeva la costruzione di un robot che fosse in grado di tenere testa ad un esercito, si componeva di due unità una il robot stesso, l’altra era un disco volante che aveva lo scopo di proteggere lo stesso ed agevolarlo negli spostamenti.
La seconda parte prevedeva nella costruzione di un’astronave da inviare nello spazio alla ricerca di possibili alleati e di nuovi pianeti dove fosse possibile vivere in caso si verificasse la necessità di abbandonare il pianeta.
Più passava il tempo e più Vega aumentava la sua forza bellica, il re decise che era giunto il momento di far intraprendere il viaggio nello spazio alla persona più idonea e, per questo, una sera convocò nel suo studio privato il ministro di scienze.
-vostra maestà ha fatto chiamare?-
-entrate Rigailen, accomodatevi- rispose indicando una sedia –come sapete, da sempre nutro grande ammirazione in voi e nelle vostre capacità-
-troppe lusinghe, maestà-
-affatto, è solo la pura verità … vengo al dunque e vi spiego il motivo della convocazione-
-ditemi, maestà-
-non qui, venite con me- il re si alzò dalla scrivania.
Camminava in silenzio dietro al suo sovrano con una strana agitazione nel petto, seguiti a debita distanza da otto guardie, scesero fin nei sotterranei dove il re si fermò davanti ad un massiccio portone d’acciaio.
Compose una combinazione e questo si aprì rivelando un grande hangar con due velivoli, uno era chiaramente un’astronave, lo si capiva dalla forma affusolata e dalle grandi ali argentee, ma l’altro non riusciva a capire bene cosa fosse.
-mi sembrate in difficoltà, ministro-
-non lo nego, sire-
-tenete, questi sono i disegni … osservateli e tutto vi sarà più chiaro-
-grazie-
Presi i disegni li osservò con molta attenzione uno ad uno, alla sua mente brillante non ci volle molto per capire tutto.
-è un robot molto potente … ditemi la verità maestà, temete un attacco di Vega?-
-sì Rigailen, spero di sbagliarmi … ma tutte le armi che hanno costruito e che stanno costruendo per non parlare dei minidischi da battaglia, mi fanno pensare l’esatto contrario-
-temete una guerra?-
-esatto, ed è per questo motivo che ho fatto costruire anche l’astronave … con lei invierò nello spazio una persona di fiducia con il compito di trovare nuovi alleati ed un pianeta dove poter trovare rifugio nel caso dovessimo fuggire da Fleed-
-capisco … se mi è concesso chiederlo, avete già trovato costui?-
-sì … è per questo motivo che vi ho portato qui-
Capì in quell’istante il motivo della sua convocazione -maestà, non posso, è un compito troppo grande per uno come me!-
-no Rigailen, siete la persona giusta … avete tutte le capacità che servono per questa missione … non siete costretto a rispondermi subito, prendevi il tempo necessario per discuterne con vostra moglie-
-vi ringrazio, maestà-
Prima di uscire il ministro alzò lo sguardo in direzione del volto del robot ed ebbe la sensazione che gli occhi dello stesso si fossero illuminati quasi a voler comunicare qualcosa, ma si convinse che era un’illusione data dalle luce che si spegnevano.
Congedatosi dal re rientrò nel suo appartamento camminando lentamente, troppi pensieri gli giravano nella mente.
Nonostante l’ora tarda, sua moglie, lo aspettava ancora sveglia e lo accolse col suo solito sorriso.
-marito mio, cosa ti turba?-
-il re mi ha fatto una proposta … una proposta molto interessante che non so se accettare … temo per te e la bambina- rispose quasi a fil di voce.
-siedi e raccontami-
Mineima ascoltò in silenzio quanto le raccontò il marito, per poi iniziare a ridere alla fine del racconto.
-non ci trovo nulla di divertente-
-io sì, perché improvvisamente hai scordato chi è la donna che hai sposato, nonché madre di tua figlia-
-questo mai, il mio timore è per la bambina … è ancora così piccola e il viaggio un’incognita-
-Isaima è figlia di un soldato e, fidati, il viaggio non avrà alcun effetto su di lei … marito mio, accetta la proposta di sua maestà-
-essia!-
Forte delle parole e del sostegno della moglie diede al re la sua risposta già il mattino seguente, l’unico che prese male la notizia fu il principe Duke.
-Rigailen, sei cattivo!- esordì il ragazzino entrando nello studio del ministro di scienze.
-cosa succede, ragazzo mio!?-
-tu … tu, non puoi partire! … mi devi insegnare ancore tante cose- rispose tra i singhiozzi.
Rigailen fece un lungo respiro mentre versava un bicchiere d’acqua –vedi ragazzo- disse porgendolo al suo principe –a volte la vita ci pone davanti a delle scelte che agli altri possono sembrare negative, ma non lo sono … e questo è ciò che sta accadendo ora-
-ma perché proprio te? Mio padre non poteva mandare uno di quei brutti antipatici degli altri ministri?-
-ognuno di noi ha delle doti particolari … e per questo viaggio serve una buona conoscenza delle stelle-
-ma se tu parti chi mi insegnerà astronomia?-
-purtroppo nessuno, dovrai studiare da solo … ma stai tranquillo, ho già pensato a tutto, ti lascio una parte dei miei libri, sappi che non sarà facile però-
-ce la farò!- esclamò asciugandosi le lacrime con la manica della tunica –per quando tornerai avrò imparato tutto a memoria ed anche di più!-
-bravo ragazzo, così ragiona un principe! … ed ora al lavoro- l’uomo si alzò portandosi allo scaffale dei libri –posa sulla scrivania quelli che ti passo-
-va bene! … Rigailen?-
-sì- girò il capo e vide che gli occhi del ragazzo avevano uno strano bagliore.
-tra nove anni sarà guerra, Fleed diverrà un pianeta morto e Goldrake mi condurrà da te-
Il tono era di quelli da far gelare il sangue, si sapeva che la famiglia reale era dotata di poteri esp ma l’avervi assistito non fu piacevole, mentre il suo sguardo tornava normale, Rigailen si sforzò di non far capire al ragazzo quanto fosse accaduto anche perché era ancora troppo giovane per poter ricordare quanto avesse predetto.
-ma ti porti via tutti quei libri?-
-no, non temere, te le lascio a sufficienza-
-e io ti prometto che li conserverò con cura-
-ne sono certo … ora mi servono dei bauli dove metterli-
-ci penso io!-
-grazie Duke-
La partenza, preceduta da una solenne cerimonia, avvenne una settimana dopo.
-ministro di scienza Rigailen, alla presenza di tutta l’alta corte a mio testimone, ti affido il compito di trovare pianeti e popolazioni con cui poter instaurare rapporti di dialogo e scambi commerciali-
-ed io lo svolgerò con grande onore-
Anche il capitano delle guardie volle dare la sua benedizione.
-Rigailen, già una volta ti affidai mia figlia e la sorte mi chiede di farlo una seconda volta, ma sono certo che manterrai la parola datami … Mineima, vi auguro buon viaggio ed ogni sorta di bene-
-grazie padre-
-capitano, darò la vita per loro, se necessario-
-ne sono certo-
-Rigailen!- il giovane principe ruppe il protocollo e corse ad abbracciare il suo maestro con le lacrime agli occhi.
-asciugati il viso, ragazzo mio, voglio partite col ricordo del tuo sorriso-
Duke usò il mantello per farlo –così va bene?-
-sì … a presto principe-
-a presto, Rigailen-
L’astronave partì per lo spazio infinito, i suoi occupanti ignoravano d’essere seguiti.
Purtroppo a palazzo si erano già insidiate da tempo delle spie di Vega ed ora due di questi li stavano inseguendo con lo scopo di abbatterli non appena fossero abbastanza lontani da non poter essere soccorso o rintracciati.
L’attacco avvenne dopo dieci giorni di viaggio, l’astronave venne seriamente danneggiata grazie alla presenza di moltissimi piccoli asteroidi che fecero esplodere riuscirono a far credere di essersi disintegrati.
Riuscirono ad atterrare piuttosto rovinosamente su un pianeta poco distante che gli strumenti davano come molto similare al loro.
Tre amici, Gennosuke Yumi Kenzo Kabuto e Genzo Proctor, si trovano in una villa di proprietà di quest’ultimo a godersi il meritato riposo post-laurea.
Udito il frastuono incuranti che fosse notte fonda, i tre si diressero al punto d’origine del rumore trovandosi davanti due persone del tutto simili a loro, un uomo ed una donna con in braccio una bambina, se non fosse stato per il fatto che erano chiaramente alieni li avrebbero scambiati per terrestri.
-wow! Faccio subito delle foto!-
-Kabuto, metti via quel telefono!-
-Proctor, è per il bene della scienza!-
-finitela voi due, non vedete che hanno paura!- li mise a zittire Yumi.
-caro, fanno dei gesti strani … non riesco a capire cosa siano, tu?-
-nemmeno io, moglie mia-
-dobbiamo far capire loro che veniamo in pace- disse Proctor.
-già, e se volessero invaderci?-
-Kabuto, ragiona, ci avrebbero già fatto fuori … Proctor, tu che dici?-
-provo col metodo usato con le scimmie, Yumi … state qui, mi avvicino-
-fai attenzione-
-tranquillo, Yumi, ci tengo alla pelle-
-caro?-
-stai all’erta e pronta a scappare-
-va bene-
Proctor si fermò a pochi passi dai due e sorrise portandosi una mano al petto disse il suo nome, ripetendo il gesto diverse volte.
-che voglia dirci qualcosa?-
-senza dubbio, Mineima … ci sono! Ci sta dicendo il suo nome! … Proctor, si chiama Proctor-
-fai lo stesso anche tu e speriamo in bene-
Quel breve scambio di gesti e parole servì subito a far capire che nessuno era ostile nei confronti degli altri, Proctor utilizzando dei legnetti fece capire ai due Fleediani che l'astronave doveva essere nascosta.
I due extraterrestri capirono subito il messaggio ed invitarono i tre amici a salire a bordo, nonostante fosse molto malridotta, la nave spaziale riuscì a portarli dove Proctor indicò loro.
Li condusse all’estremità della foresta facendoli atterrare dentro una caverna, una volta giunti sul posto fece capire loro di restare nascosti fino al giorno dopo quando col favore della notte i tre amici tornarono e li portarono alla villa.
-caro, ma allora sono dei nobili-
-non saprei, questo castello è un po’ strano, non ha torri-
-forse qui non si usano … ci fa cenno di seguirlo-
-seguiamolo-
Proctor li condusse alla stanza che solitamente usavano i suoi genitori, poi li salutò lasciando volutamente la porta accostata per far capire che non erano prigionieri.
-cosa state facendo?- chiese trovando i due amici che cercavano freneticamente qualcosa sui loro portatili.
-stiamo cercando dei programmi didattici per l’apprendimento infantile, secondo Kenzo quei due potrebbero imparare la nostra lingua in poco tempo- rispose Gennosuke.
-ottima idea, anche perché voi due tra due mesi dovete iniziare a lavorare nei vostri centri di ricerche- precisò Genzo.
-e se mi dessi malato?-
-seeeee, Kenzo, tuo padre mobiliterebbe l’esercito per riportarti a casa!- disse Genzo.
-e la Delta Force!- aggiunse Gennosuke.
-ma che belli amici che mi ritrovo!-
Kabuto aveva avuto una giusta intuizione, l’uso dei programmi per bambini si rivelò molto utile i due Fleediani impararono molto rapidamente la nuova lingua a differenza dei loro nuovi amici che facevano solo un gran disastro di pronuncia facendo scaturire delle frasi che era meglio non tradurre.
L’estate finì e con lei si portò via Kabuto e Yumi, il tempo da ragazzi era finito ora iniziava la nuova vita da uomini e scienziati, prima di partire i tre si promisero di mantenere segreta l’esistenza di Rigailen e della moglie, sarebbe rimasta una cosa tra loro cinque.
L’autunno iniziava a colorare il bosco attorno alla villa, Proctor guardava con espressione cupa in direzione del lago.
-mi sembri pensieroso, amico mio-
-lo sono … come sai, su quello spiazzo voglio costruire il mio centro di ricerche-
-e dov’è il problema, la tua famiglia è molto ricca-
-senza dubbio, ma serve molto più denaro di quello che possiedo per realizzare ciò che voglio-
-dimmi com’è fatto questo denaro che te lo riproduco con la nostra tecnologia!-
Proctor rise –il denaro non si fabbrica, lo si guadagna … o meglio, lo fabbrica lo stato e lo mette a disposizione dei cittadini-
-vado a parlarci io con questo stato-
-non è una persona, è l’insieme delle persone ch governano-
-come il mio re con noi ministri-
-esatto-
-allora come si ottiene questo denaro?-
-lavorando … nel mio caso ci vorrebbe un’invenzione che nessuno ha ancora fatto e che mi dia la possibilità di avere un brevetto … allora sì che avrei tutti i soldi che mi servono-
-su questo pianeta esiste un posto per l’osservazione e le ricerche spaziali?-
-ce ne sono moltissimi, ogni stato ne ha diversi-
-e uno che operi in piena autonomia senza dipendere da capi esterni?-
-magari! Sai i soldi che si farebbe il proprietario solo con le collaborazioni!?-
-allora facciamolo!-
-è un progetto ambizioso e piuttosto impegnativo-
-forse dimentichi che hai due amici dalle capacità superiori alle vostre-
-capacità superiori? … ma certo! … Rigailen, unendo le forze ce la possiamo fare!-
-allora mettiamoci al lavoro!-
Dopo solo un mese il progetto era completo sin nei minimi dettagli, Proctor lo presentò al consiglio mondiale della scienza ottenendo grande approvazione ed il riconoscimento di svariati brevetti che gli fruttarono ben più guadagno di quanto si aspettasse.
Rigailen e la moglie di tutto quel denaro ne vollero solo una piccola parte, il quantitativo necessario a bonificare un pezzo di terreno poco distante dalla villa di Proctor che trasformarono in una fattoria per l’allevamento dei cavalli.
Per non destare sospetti cambiarono i loro nomi e divennero Rigel, Maya e la piccola Venusia, decisero anche che in pubblico con Proctor si sarebbero dati del lei e con Yumi e Kabuto di non conoscersi, tutto questo per la reciproca sicurezza.
Gli anni passarono in fretta, sembrava che fossero appena arrivati sulla Terra ed invece erano lì già da nove anni.
Venusia era cresciuta molto ed il dare una mano con i lavoro della fattoria l’aveva resa più adulta rispetto ai suoi coetanei, ma c’era una cosa che preoccupava Rigel, vedeva sua moglie molto stanca e non era di certo il fatto di essere quasi al termine della seconda gravidanza.
-allora Proctor?- chiese Rigel ansiosamente al termine della visita.
-gli esami vanno bene, ed anche il bambino-
-visto caro, ti preoccupi troppo, è solo stanchezza dell’ultimo mese di gravidanza-
-Mineima- volutamente la chiamò freddamente col suo nome –voglio la verità-
-non essere così duro con lei, non serve-
-no Proctor, mio marito ha ragione … sono malata … è il male dello spazio- rispose lei chinando il capo.
-oh, moglie mia, da quanto?-
-da quando è nata la bambina-
-scusate, fareste capire anche a me di cosa si tratta?- chiese Proctor.
Rigel si alzò andando alla finestra –è una malattia che consuma lentamente chi ne viene colpito fino alla morte-
-ci sarà pure una cura!-
-non esiste Genzo, i nostri medici hanno provato di tutto, ma sono riusciti solo a rallentarne gli effetti- rispose Maya.
-posso fare qualcosa per voi?-
-sì, aiutare mio marito a crescere i nostri figli-
-lo farò, Mineima, lo farò-
-grazie- la donna sorrise tra le lacrime.
Giusto un mese dopo nasceva Mizar, Mineima morì un anno dopo.
Al centro di ricerche tutti si diedero un gran da fare per aiutare Rigel nell’accudire i figli ed a portare avanti il lavoro alla fattoria.
Passarono altri due anni, Proctor, si trovava nella sua villetta, il silenzio della notte venne rotto da un frastuono, uscì sul balcone e vide una luce in lontananza, presa una potente torcia elettrica di diresse verso quel bagliore.
Con suo grande stupore si trovò davanti ad una grossa astronave a metà tra un disco volante ed un robot, sentì spezzarsi un ramo e girato il capo vide un giovane ferito che si avvicinava a lui.
-e tu chi saresti!?- disse ad alta voce.
-è sua altezza imperiale, il principe Duke- rispose Rigel spuntando dal nulla.
-Rigailen- fu l’unica parola che riuscì a pronunciare il giovane prima di svenire.
I due portarono il ragazzo al centro di ricerche per ricevere le cure del caso e lì riprese conoscenza dopo due giorni, subito Proctor mandò a chiamare Rigel.
-ragazzo mio, ero così in pena!- esordì entrando nella stanzetta medica iniziando a parlare nella sua lingua natia –ma dimmi, cosa ti è successo?-
Il giovane chinò il capo –dovevo sposarmi con Rubina, figlia di Re Vega, ma lui senza una spiegazione ha attaccato Fleed … prima che il pianeta cadesse mio padre mi ha messo a bordo di Goldrake e inviato nello spazio … avevi ragione tu, non dovevamo fidarci di loro-
-ora non pensarci, piuttosto, come sei giunto qui?-
-ho seguito la tua rotta, o meglio, ho puntato in direzione del punto da dove giunse l’ultimo segnale della tua nave-
-ora collego molte cose … anche siamo stati attaccati dopo pochi giorni di viaggio e, stando a quanto mi hai raccontato, temo che fossero uomini di Vega anche nel mio caso-
-chiedo scusa, Rigel, potresti farmi un riassunto della vostra discussione?-
-c’è poco da dire, Genzo, il mio pianeta non esiste più … è stato attaccato dagli abitanti della stella di Vega, pianeta a noi vicino e sua altezza è l’unico ad essere sopravissuto-
-mi spiace … dì al ragazzo che qui ha trovato una seconda casa … se vuole-
-o grazie, lo riferisco subito! … Duke, quest’uomo si chiama Proctor, lui ha salvato me e la mia famiglia anni or sono dandoci una casa … ed ora lo farà con te-
Il giovane principe sorrise facendo un cenno di ringraziamento con capo in direzione dello scienziato.
Proctor alla vista di quel sorriso ebbe la sensazione di trovarsi davanti il figlio che tanto desiderava, desiderio che portò alla rottura del suo matrimonio perché non condiviso dall’ex moglie.
Duke rivolse lo sguardo verso il suo maestro –come stanno Mineima e la bambina?- chiese.
A quella domanda Rigel sbiancò e dovette sedersi non sapeva da dove iniziare.
Proctor capì la situazione –mando qualcuno a casa tua, prevedo una lunga chiacchierata-
-grazie, Genzo-
Non appena si fu ristabilito al ragazzo venne insegnata la lingua e gli usi e costumi della sua nuova patria.
-dottore, ho una richiesta da farti- disse una sera posando la chitarra.
-dimmi pure-
-io … io della mia famiglia non ho più nessuno … tu in questi mesi mi hai dimostrato molto affetto … se ti chiamo padre reco offesa?-
-affatto! Non potevi darmi gioia più grande!- rispose abbracciando il ragazzo, poi gli posò le mani sulle spalle e aggiunse –ora dobbiamo trovarti un nome terrestre che ti piaccia-
-non saprei padre, ne ho letti e uditi molti da quando sono su questo pianeta-
-che ne dici di Actarus?-
-Actarus … sì … mi piace-
-essia … da oggi ti chiamerai Actarus!-
Di giorno in giorno il rapporto tra i due divenne sempre più stretto fino ad essere quello tra padre e figlio, Aal compimento dei ventuno anni del ragazzo, Proctor, decise che era giunto il tempo di farlo uscire dal perimetro del centro di ricerche e, per questo, chiese a Rigel cosa ne pensasse.
-non ci vedo nulla di male, anzi, stare in mezzo alla gente può solo fargli bene! Eh eh eh!-
-d’accordo con Actarus e il personale del centro abbiamo deciso dire, a chiunque cerchi di indagare, che il ragazzo si trovava in America dalla mia ex moglie e ha frequentato lì le scuole-
-ottima trovata Genzo! … senti ma con Yumi e Kabuto come la metti?-
-ne abbiamo già discusso, si comporteranno esattamente come con noi, in pubblico faranno finta do non conoscerlo … a proposito di Kabuto, mi ha detto che manderà qui suo figlio Koji per fare uno stage al Centro di Ricerche, però non sa ancora quando-
-ho capito … senti, ragazzo mio, cosa vorresti fare ora che sei libero di muoverti?-
-voglio venire a lavorare nella tua fattoria-
Rigel non credeva alle sue orecchie –non mi sembra un lavoro adatto a te che sei…..-
-solo Actarus, il principe Duke non esiste più-
-se è questo ciò che vuoi, io non posso negartelo-
-grazie … scusatemi, vado nella mia stanza ho un po’ di cose da sistemare-
Nel salotto della villetta scese il silenzio, ognuno dei due uomini guardava il proprio bicchiere, fu Rigel a romperlo dopo svariati minuti.
-rientro a casa anch’io- disse alzandosi.
-ti accompagno-
-quel ragazzo si comporta già come un re, suo padre ne sarebbe orgoglioso- aggiunse sull’uscio prima che la porta venisse chiusa.
I fatti che seguirono sono cosa nota a tutti, l’arrivo di Koji, la guerra contro Vega ed il ritorno a Fleed.
La sera del giorno in cui Actarus e Maria partirono, Rigel, andò sul suo osservatorio ma non per cercare gli alieni com’era solito fare, entrato nella piccola casupola tolse la tela che copriva il telescopio e vi trovò una lettera senza mittente, tanto non sarebbe servito sapeva benissimo chi era.

“Rigailen, mio maestro,
quando leggerai questo scritto io sarò già lontano, e avrò raccontato ogni cosa del tuo passato a mia sorella.
Ho promesso di tornare, ma non mi sarà possibile e non per mia volontà.
Il popolo di Vega attaccherà nuovamente Fleed, ed io dovrò nuovamente combattere.
La guerra verrà vinta ed il nemico annientato definitivamente, ma avrò bisogno dell’aiuto della mia famiglia terrestre che manderò a prendere.
So già quando ciò accadrà, ma non voglio rivelartelo ora perché per quel giorno tu dovrai aver rivelato ai tuoi figli la verità sulle tue origini e sulle loro.
Unica cosa che posso dirti è che passeranno diversi anni.
So che ti arrabbierai, ma lo faccio per il loro bene e per la pace del tuo cuore.
Duke”
Come prima reazione, Rigel, accartocciò la lettera e prese l’accebdino, ma si fermò mettendosi a ridere.
-mi sono arrabbiato- disse riaprendo il foglio per piegarlo bene e rimetterlo nella busta –ragazzo mi hai fregato … farò quanto mi dici, anzi no, quanto il mio re mi ordina … però dai tempo ai loro cuori di far chiudere la ferita che i ricordi di questi anni hanno aperto- aggiunse mentre guardava un punto ben preciso nel cielo stellato.





SECONDA PARTE

“Rigailen, la nave è in viaggio, a breve sarà lì”

Rigel si sveglio di soprassalto imponendosi che si fosse trattato solo di un incubo, si alzò per bere ed aprire le finestre per rinfrescare l’ambiente prima di riprendere il suo sonno.

“Rigailen, la nave è in viaggio, a breve sarà lì”

-ok, ho capito che stanotte non si dorme!-

Uscì dalla stanza e si diresse sul terrazzo che dava sul lago, da qualche anno si erano trasferiti al centro di ricerche, esattamente da quando aveva deciso di chiudere la fattoria a causa dei costi altissimi di gestione.

Venusia e Mizar lavoravano lì, lei nella sezione progetti lui in sala comando oltre che addestrarsi come pilota assieme alla sorella.

Guardava lo specchio d’acqua assorto nei suoi pensieri a tal punto da non sentire dei passi avvicinarsi.

-qualcosa ti turba?-

-no dottore … nulla … non riesco a dormire, tutto qui, mi sa che ho mangiato troppo a cena e sono uscito a prendere un po’ d’aria, tu?-

-anch’io ma perché ho fatto uno strano sogno … ho sognato Actarus che mi diceva di allertare Koji e Tetsuya e di far preparare loro i Mazinga perché dobbiamo partire tutti per Fleed, ed ha anche aggiunto di ricordarti di ordine ricevuto … buffo non trovi?-

-non era un sogno, ha usato i suoi poteri ESP per mettersi in contatto con noi-

-ne ero certo, ma volevo la tua conferma … a te cos’ha detto?-

Rigel chinò il capo –quando partì mi lasciò una lettere dove anticipava questi eventi ma non mi disse quando sarebbero accaduti perché voleva che riferissi ai miei ragazzi la verità sulle loro origini prima che l’evento accadesse … purtroppo non ho mai trovato il coraggio per farlo-

-sei ancora in tempo-

-temo di no, la nave è molto vicina-

-quanto vicina?-

-domattina all’alba entrerà nei nostri radar-

*****

Quella mattina il cellulare suonò molto presto, una mano assonnata lo cercò sul comodino, sonno che svanì non appena vide chi era che chiamava.

-pronto?- ascoltò in silenzio –ho capito, arriviamo quanto prima-

-problemi?- chiese la donna vedendo il marito scuro in volto.

-sì Jun … dobbiamo partire per Fleed, Actarus ha bisogno del nostro aiuto … il pianete è sotto attacco di Vega-

-e come ci arriviamo!?-

-ha mandato un’astronave a prenderci-

*****

Al Centro di Ricerce fervevano i preparativi, ovunque c'era un caos ordinato, l'astronave sarebbe ripartita non appena terminato il carico.

Per primi vennero imbarcati i due Mazinga poi i nuovi mezzi pilotati da Venusia e Mizar, li avevano chiamati Alpha e Omega e racchiudevano in un unico velivolo e vecchi tre mezzi di supporto a Goldrake.

I nuovi velivoli avevano la carena affusolata con ampie ali alle cui estremità erano posizionati dei potenti laser, unitamente allo stabilizzatore di coda si potevano regolare in base all'ambiente di azione, unica differenza tra i due i colori con cui erano dipinti, Alpha carena rossa e stabilizzatore arancione, Omega carena blu e stabilizzatore verde.

Rigel andò sul ponte di comando dell'astronave, dove il pilota stava facendo tutte quelle operazioni che precedevano la partenza.

-ragazzo- disse.

Un giovane sui trent'anni dal bel fisico coi capelli rossi e gli occhi verdi si girò accendendo il traduttore vocale automatico.

-sì?-

-spegnilo, Nebius, sappiamo bene entrambi che non serve, giusto?-

-esatto … ministro Rigailen-

-eh eh eh, ho visto bene allora … sai molte cose di me, esatto? E di te coma mi racconti?-

-esatto … sono il fidanzato della principessa Maria, ed amico di Duke da molti anni … per questo che so chi siete-

-ho capito-

-Duke mi detto di chiedervi a proposito di quel … di quel ...-

-no, mi duole ammetterlo, ma non ci sono riuscito, non ho avuto il coraggio di dire la verità ai miei figli … userò questo viaggio per farlo-

-spero vi riusciate, l'astronave è molto veloce e con il balzo d'iperspazio saremo su Fleed in breve tempo-

Nelle ore successive Rigel tentò più volte di riuscire a parlare con i propri figli, ma tutto fu vano troppe le cose da preparare nel breve tempo a disposizione.

Partirono al calare del sole, ad esclusione di Tetsuya tutti gli altri piloti presero sonno non appena toccarono i sedili, Kabuto Yuma e Proctor iniziarono a studiare con molta attenzione tutti gli strumenti di bordo.

Solo Rigel non riusciva a prendere sonno era troppo nervoso ed agitato per riuscire a dormire, agitazione che non sfuggì al pilota del Great.

-Rigel, qualcosa non va?-

-tutto a posto Tetsuya, sto solo riflettendo tra me e me-

-questa non la bevo, la conosco da troppo tempo-

-mmma no, nno, ti sbagli-

Proctor sentiti dei movimenti strani si avvicino'.

-che succede?- chiese.

-temo che Rigel non stia bene- rispose il ragazzo.

-cosa ti senti Rigel-

-nulla dottor Proctor … è per quella faccenda-

-non credi che sia il momento di tirarla fuori?-

-Yuma ha ragione- aggiunse Kabuto -inizia col raccontarla a lui-

Sentendo che i toni tra i tre non erano i soliti di sempre, ma più confidenziali, Tetsuya chiese dei chiarimenti.

-scusate, fareste capire qualcosa anche a me? Anche perché sembra che ne sappiate parecchio-

-è un po' lunga da raccontare … non so da dove partire, ragazzo-

-che ne dice dall'inizio, Rigel-

-eih la dietro, stiamo per uscire dall'iperspazio!-

Il quasi urlo di Nebius chiuse ogni discorso svegliando chi dormiva.

-tra quanto!?- chiese Sayaka euforica saltando in piedi dal suo posto.

-esattamente … ora!- rispose il pilota.

L'ingresso nell'atmosfera Fleediana venne accompagnato dal segnale d'allarme, in plancia le luci cambiarono dando all'ambiente una sfumatura arancione.

-Venusia? Mizar?-

-non ora papà, dobbiamo organizzarci-

-bambina mia, devo dirvi che....-

-tranquillo papi, staremo attenti, non preoccuparti-

I due fratelli si unirono agli altri piloti per decidere quale formazione d'attacco usare, Tetsuya, essendo il più anziano era anche il capo-squadra.

-questa è la mia idea … Venusia e Mizar uscite e fate un paio di giri giusto per accertarci che nessuno disturbi l’uscita dei Mazinga, poi restate a copertura fino ad uscita ultimata-

-per me va bene, Mizar?-

-anche per me-

-ottimo, Jun, tu resti qui e fai da coordinamento alla squadra-

-ok-

-e io?- chiese Jiro.

-se nessuno ha nulla in contrario puoi venire con me … essendo la mia prima battaglia, quattro occhi sono meglio di due- propose Miza.

-sì sì! … posso papà?-

-vai pure, ma fai attenzione-

-grazie! Vado a cambiarmi-

-allora io vado con Koji-

-no Sayaka, tu resti a bordo-

-e perché, Tetsuya?-

-sei troppo pasticciona, saresti solo d’impiccio!-

-due ragazzini appena istruiti vanno bene, allora!-

-basta così! Ha ragione lui!-

-Koji anche tu? … papà?-

-io non ho parola, è Tetsuya il capo-squadra-

-vi odio!- Sayaka andò a sedersi al suo posto.

Alpha e Omega uscirono non appena l’astronave entrò nell’atmosfera dal pianeta, subito gli strumenti di bordo quasi impazzirono per l’alta quantità di radiazioni al Vegatron registrate.

-sorellina, temo di avere un problema-

-è tutto ok, è perché gli siamo praticamente sopra … coraggio si comincia-

I due velivoli si aprirono a ventaglio mentre sotto di loro infuriava la battaglia.

I minidischi di Vega erano nettamente superiori rispetto al sistema di difesa Fleediamo, anche Goldrake faticava a tener loro testa.

Actarus si accorse subito dei due mezzi da battaglia comparsi da sopra le nuvole di fumo, dal modo di muoversi di quello color rosso riconobbe subito il modo di pilotare di Venusia.

Pochi istanti dopo e comparvero anche i due Mazinga che iniziarono subito ad abbattere i nemici.

-Actarus, gli facciamo vedere noi come si combatte in volo a quei due esibizionisti?-

-con molto piacere, Venusia-

Nel frattempo l’astronave era atterrata e si trovava al sicuro nei sotterranei del castello, dove si trovava la sala comando subito raggiunta dal’equipaggio della stessa-

-ma cosa stanno facendo?- chiese Nebius vedendo Goldrake e Alpha volare uno sopra l’altro.

-è la manovra di allineamento prima dell’aggancio- rispose Maria voltandosi –felice di rivedervi amici, anche se la circostanza non lo è-

-verranno tempi migliori … ti trovo bene-

-grazie dottor Proctor … non vedo Rigel, non ditemi che è rimasto sulla Terra-

-no no, c’è anche lui … avrà sbagliato corridoio, ora lo cerco col tablet-

-no Jun, continua col tuo lavoro- ordinò Kabuto.

-e se si perdesse?-

-figurati, Rigel ha un senso dell’orientamento infallibile- precisò Proctor.

-lei lo conosce meglio di tutti … dove posso sedere?-

-vieni con me-

-grazie, Nebius-

Rigel non si era perso, aveva sfruttato la confusione per restare a bordo e recuperare dalla stiva un bagaglio molto importante da cui prese un rotolo di grossa stoffa color rosso che una volta aperto rilevò il suo contenuto, un completo molto elegante costituito da stivali neri, pantalone rosso e tunica verde al ginocchio dalle maniche ampie a completare il tutto una casacca smanicata color viola lunga fino alle caviglie finemente ricamata con fili d'oro.

-ora viene il difficile- parlò tranquillamente a voce alta, tanto nessuno lo poteva sentire.

Fuori la battaglia continuava a ritmo serrato, i nuovi rinforzi iniziarono ad avere la meglio mentre il grande sole di Fleed si portava verso il tramonto i soldati di Vega svanirono nel nulla.

-eih, ma dove sono finiti!?- urlò Koji via radio.

-si sono ritirati in vista del prossimo attacco- rispose Actarus.

-allora andiamo su Vega a stanarli!-

-non è possibile, Koji, non arrivano da lì ma da un varco spaziale-

-vuoi dire che Vega è disabitata?-

-esatto Venusia-

-scusate … non so voi, ma io vorrei riposarmi e magari mangiare qualcosa-

-anche noi, Tetsuya … vi ho fatto preparare delle stanze a palazzo, seguitavi vi conduco fino agli hangar-

Seguirono Goldrake in formazione di volo a V, ad attenderli trovarono il resto del gruppo e Maria che si precipitò subito a salutare la sua vecchia amica.

-Ve, quanto tempo, ti trovo bene-

-anche non sei cambiata per niente … a parte Nebius- rispose facendo l'occhiolino.

-carino, vero?-

-molto, hai scelto bene-

-scusate se m'intrometto- disse Jun -Venusia, tuo padre non si trova ed anche il suo gps è come svanito-

-l'avrà sicuramente spento senza accorgersi … mi chiedo dove possa essere-

-fratello?- Maria girò la domanda.

-tranquilli, sta bene, sta facendo un giro per il palazzo-

-speriamo non si perdi-

-figurati, Jun, tempo poche ore e avrà fatto conoscenza con almeno metà di tutti quelli che incontra … Actarus, le nostre stanze?-

-Venusia, vi faccio accompagnare da Maria, ho delle cose da fare-

Mentre la sorella faceva quanto richiesto, Actarus andò con Nebius nel suo studio per parlare in privato, appena entrati trovarono una sorpresa, qualcuno sedeva dando loro la schiena.

-posa la pistola e chiudi la porta, da lui non abbiamo sulla da temere- disse il re portandosi verso il suo seggio.

-oh, ma siete voi!- esclamò il pilota nel riconoscere l'ospite.

-eh eh eh, vedo che hai fatto ricostruire tutto com'era, ragazzo-

-esatto … anche tu hai conservato bene le tue vesti- rispose accennando un sorriso prima di diventare serio -Rigailen, da ciò che ho potuto constatare non hai fatto quello che avresti dovuto-

-so di averti deluso … ho provato, tentato diverse volte, ma non ne ho avuto il coraggio … Mizar per giorni entrava nelle stalle convinto di trovarti-

-e Venusia?-

-lei ha reagito subito, probabilmente, perché Proctor l'ha coinvolta quasi subito nel nuovo progetto per realizzare Alpha e Omega-

-o capito, questo non toglie il fatto che tu abbia disubbidito ad un ordine del tuo re-

-cerca di metterti nella mia posizione, tu avresti recato altro dolore ai tuoi figli dicendo loro che erano alieni e non terrestri!?-

-forse mi sarei comportato nello stesso modo … ma ora che siete qui devi trovare quel coraggio … Venusia somiglia moltissimo a sua madre e una persona che conosci bene potrebbe scambiarla per tale-

-una persona che … non vorrai dire che?-

-sì, il generale Yomil è vivo … era prigioniero in una delle colonie i Vega assieme ad altri-

Rigel fece un lungo respiro -mi congedo … ho bisogno di riflettere-

Nebius, attese che la porta si chiudesse prima di parlare.

-perchè non gli hai detto anche il resto?-

-rivedere il proprio suocero e dover rivelare un segreto che si porta dentro da anni mi sembra più che sufficiente, non trovi?-

-hai ragione, non ci avevo pensato … cambiando discorso, come la mettiamo per la cena?-

Actarus corrugò la fronte -cosa intendi dire?-

-semplice, con tutto quello che verrà a galla prevedo una bella bufera … che ne dici se facessimo cenare ognuno nelle proprie stanze e per tuoi amici negli appartamenti del ministro di scienze?-

-l'idea non è sbagliata ma sarebbe ancora peggio … già per il palazzo si mormora per l'eccessiva esuberanza dei terrestri-

-non si può negare il contrario! Quindi facciamo come al solito?-

-esatto, dai disposizione affinché i miei amici abbiamo un tavolo vicino al quello reale-

-ci penso io- rispose alzandosi.

Rigel camminava pensieroso per i corridoi ignorando volutamente gli avvisi di chiamata sulla ricetrasmittente che portava al polso, quel suo girovagare senza meta lo portò davanti alla porta di quello che un tempo era il suo appartamento, preso da una strana sensazione entrò e nella penombra della sera gli parve di vedere la sagoma della defunta moglie che gli sorrideva.

-anche tu, moglie mia, sei venuta a dirmi che devo fare ciò che ho rimandato per troppo tempo … sì Mineima, è giusto che i nostri figli sappiano- venne interrotto dall'ennesimo avviso di chiamata -papà? Sono Venusia … premi il tastino luminoso sul quadrante-

-ah ecco dove sbagliavo!-

-sei sempre il solito! Ma dove ti trovi?-

-in una serra, ci sono un sacco di piante e fiori bellissimi!-

-noi stiamo andando a cena, vedi di raggiungerci il prima possibile-

-tranquilla, c'è giusto una guardia qui vicino a cui chiedere la giusta direzione-

-ecco bravo … ma si può, noi in pensiero e lui tra piante e fiori!-

-meglio così sorellina, dai andiamo che Nebius ci aspetta-

Mentre faceva loro strada, il Fleediano, spiegava il protocollo di corte e quali comportamenti avrebbero visto e quali frasi avrebbero udito.

-il vostro tavolo quello lì in fondo sulla destra … potete sedere solo dopo che l'hanno fatto le loro maestà-

-spero che arrivino presto ho una fame che non potate immaginare!-

-tranquillo Jiro, è questione di momenti-

-grazie, Nebius-

Pochi istanti dopo uno squillo di trombe annunciò l'ingresso dei reali.

-Nebius, scusa, chi è quell'anziano dietro Actarus e Maria?-

Esitò alcuni istanti prima di rispondere a Venusia doveva trovare le parole giuste -chi? … a sì. È il generale capo delle forze armate, Yomil-

-ma non lo sei tu?-

-sì Koji, ma finchè lui è in vita mantiene il suo grado-

-cavoli come siete complicati!-

-ragazzi ci siamo … attenti! Saluto!- ordinò Tetuya e tutti scattarono a fare il saluto militare con tanto di colpo di tacco.

All'anziano generale il gesto piacque molto, ma arrestò il passo sbianchendo in volto non appena incrociò quello serio di Venusia.

-Mineima, figlia mia, sei tornata!-

-mi spiace, mi confonde con qualcun'altro- rispose abbassando il braccio.

-generale, questi sono i Terrestri amici delle loro maestà- precisò un paggio.

-sono dolente, l'età ha giocato un brutto scherzo a questo vecchio, nei vostri occhi ho avuto l'impressione di rivedere lo sguardo di mia figlia partita per lo spazio e mai tornata-

-mi spiace per voi, ma non sentitevi in colpa può capitare a chiunque di scambiare una persona per un'altra-

Tutti troppo presi nel seguire la scena non si accorsero del nuovo arrivato fino a quando questo non parlò.

-non hai sbagliato, hai errato nel nome-

-papà, ma come ti sei vestito!?-

-con gli abiti che indossavo sempre qui a palazzo, Venusia … anzi no, Isaima, questo è il tuo vero nome-

-ho capito il giusto?-

-sì Yomil, è tua nipote e quel ragazzo a fianco è Mizar, secondo figlio mio e di Mineima-

-eih calma, fate capire qualcosa anche a noi!?- chiese Mizar a metà tra lo stupore e l'incredulo.

-è semplice noi proveniamo da Fleed, tua sorella è nata qui e non in America … quest'uomo è vostro nonno-

-perchè non ci hai mai detto nulla!?!?- Mizar ebbe uno scatto di rabbia -se ora non fossimo qui ce l'avresti nascosto a vita!?!?-

-Mizar, abbassa la voce-

-no! Grido quanto mi pare!-

-Mizar!- anche la sorella lo riprese -papà perché?- chiese scura in volto.

-perchè credevo, anzi no, ero convinto che tutto fosse andato distrutto-

-questo lo posso anche capire … ma in tutti questi anni almeno a me lo potevi dire!-

-lo ho sbagliato ma...-

-non era riferito a te- mentre parlava girò lo sguardo carico di rabbia verso Actarus che accennò un passo -stammi lontano!- intimò alzando l'indice verso di lui.

-fammi spiegare-

-non voglio sentire altro!- esclamò prima di correre via.

-Venusia!- la chiamò suo padre, ma lei era già lontana -ho fatto un gran pasticcio- disse chinando il capo.

-no, ho anch'io la mia parte di colpa- lo corresse Actarus -Nebiu?-

-subito … signori, tutti nelle vostre stanza, la cena vi sarà servita lì … così ordina sua maestà!-

I presenti si alzarono dai loro posti e dopo aver eseguito un inchino in mesto silenzio la sala iniziò a vuotarsi.

-vado a cercarla-

-vengo con te, papà- aggiunse Mizar tornato calmo.

-no, restate a palazzo e finite di chiarirvi … penso io a ritrovarla, dopotutto, è con me che è maggiormente in collera … Nebius, Maria andate con loro negli appartamenti di Rigailen-

Senza aspettare la risposta corse nella stessa direzione presa dalla ragazza, grazie ai suoi poteri non fu difficile individuarla, si trovava sulla riva del lago appena fuori del bosco.

Giunto a pochi passi da lei, avendo bisogno di capire quanto fosse realmente arrabbiata,prese un ramo da terra e lo spezzò, Venusia estrasse rapidamente la pistola e la puntò in direzione del rumore.

-non vorrai spararmi?- chiese scherzosamente.

-e se fosse- rispose seria.

-mi sembri parecchio arrabbiata-

-incollerita nera per la precisione! … perché non mi hai mai detto nulla? … possibile che in tutti questi anni non hai mai trovato il tempo per dirmi la verità!?-

-ho sbagliato, ti chiedo scusa … dammi il modo di spiegarti-

-non avvicinarti! Tu sei sempre preso gioco di me, e io, mi sono illusa che tu mi amassi!-

-io ti amo! … se così non fosse che senso avrebbe l’essermi fatto centinaia di viaggi intergalattici solo per portarti a letto!? Anche perché qui le donne certo non mi mancherebbero!-

Quelle parole erano state molto dure ma dovevano servire a farla in qualche modo sbloccare, e vi riuscirono, Venusia iniziò a piangere e così facendo anche la barriera di gelo che aveva alzato si dissolse come una nube di vapore.

Actarus poté avvicinarsi –mi spiace averti detto quelle parole- disse abbracciandola senza trovare resistenza –ma era l’unico modo per farti scaricare la troppa tensione-

-sono una stupida egoista, non vi avevo capito-

-no, non lo sei, in poche ore hai dovuto affrontare un viaggio ed una battaglia piuttosto impegnativa in un luogo che non conosci e questo ti ha caricato di tensione a cui si è aggiunto quanto hai saputo-

-già … devo avvivare papà e chiedergli scusa per come mi sono comportata-

-a quello ho già pensato io-

-e come hai fatto, se stai parlando con me?- chiese alzando lo sguardo.

-con i miei poteri esp … e ha aggiunto che vi chiarirete con calma domani perché ora è troppo impegnato-

-o bella! E cosa starebbe facendo?-

-sta raccontando quanto accaduto in passato a Mizar ed agli altri-

-e me no?-

-lo farò io, ma non qui-

-e dove, scusa-

-qui! … girati-

Venusia si guardò attorno stupita, era negli appartamenti reali, un ambiente altamente sfarzoso.

La prima stanza, quella dove si trovavano, era un salotto con camino attorniato da tre divani una libreria con un tavolo per consultazione alcune sedie e due poltrone, l’ambiente era illuminato da un’enorme finestra che dava su un balcone; un ingresso ad arco chiuso da una tenda rossa conduceva alla camera da letto dove vi era un letto per almeno tre persone un’altra scrivania con sedia e una seconda finestra grande quanto quella dell’altra stanza ed anche questa dava sul balcone, un altro varco ad arco con tenda celava il guardaroba impossibile descrivere la quantità di vestiti che vi erano.

-lì c’è il bagno- Actarus indicò un altro arco chiuso da una porta scorrevole.

-grazie, ho proprio bisogno di una rinfrescata-

Il bagno era completamente d’oro, la vasca sembrava una piscina.

-allora, ti piace?-

-sono senza parole, sentirlo per descrizione è una cosa ma vederlo dal vero cambia tutto-

Actarus fece quella sua risata, nel frattempo si era tolto le vesti eleganti e ne indossava un abbigliamento più comodo composto da un pantalone largo e una corta tunica.

-vieni, mettiamoci comodi che ti racconto tutto-

Sedettero sul letto dove Venusia ascoltò senza interrompere l’intero racconto.

-povero papà, solo ora posso comprendere la sofferenza del portarsi dietro un simile peso-

-non solo lui … io stesso sono stato sul punto di dirti tutto-

-davvero? In quale occasione?-

-quando siamo rimasti bloccati sotto al mare, stavo per dirtelo ma i miei poteri mi hanno mostrato il futuro-

-e di questa battaglia?-

-ho visto solo il mio popolo festante per la vittoria, nulla di più-

-almeno sappiamo chi vincerà!-

-ti prego non divulgare quanto sai, si creerebbe solo confusione-

-non dirlo neanche per scherzo! … piuttosto, se vostra maestà mi presta un pigiama io vorrei dormire-

-e cosa vi fa pensare che voi stanotte dormiate qui?-

-a me non servono i poteri esp per capirlo- rispose con un poco di malizia.

Actarus si diresse al guardaroba ridendo per uscirne poco dopo con una tunica a mezza manica in mano.

-questa dovrebbe andarti bene-

-vediamo subito- con molta naturalezza si tolse gli abiti e l’indossò –allora come sto?- chiese ruotando su se stessa.

Al secondo volteggia la prese al volo –bene- rispose posandole un bacio sulla spalla che lo scollo troppo largo per lei lasciava scoperta prima di guardarla negli occhi.

Actarus si svegliò nel cuore della notte con una strana sensazione di colpa che l’avvolgeva, si era imposto di non farlo perché sentiva distintamente quanto Venusia fosse stanca, ma dopo quel bacio e quello scambio di sguardi tutto avvenne autonomamente e finirono per fare l’amore.

Il giorno seguente le truppe di Vega diedero loro una tregua, Rigel ne approfittò per parlare con i propri figli mentre nella sala del trono venne indetta una riunione strategica.

-maestà non possiamo andare avanti così … il nemico arriva, attacca e svanisce! Bisogna trovare una soluzione!-

-questo la sappiamo bene tutti, barone Ancor, la riunione ha proprio questo scopo!-

-e se usassimo delle microspie?- propose Koji.

-terreste non dire stupidaggini!-

-barone stia zitto, ha parlato anche troppo! … Koji, Continua-

-sì Actarus … le spariamo contro le loro navi madri e quando svaniscono seguiamo il segnale, che ne dite?-

-la proposta è buona, io voto a favore Duke!-

-calma, Nebius, per poterla attuare serve un pilota che sia in grado di muoversi rapidamente senza dare sospetto-

-ci penso io, il Brian Condor è l’ideale!-

-no Tetsuya, tu servi ai comandi del Great- lo ammonì il sovrano.

-lo farà Venusia!- le parole di Proctor spiazzarono tutti.

-padre ne sei sicuro?-

–per poterli piazzare nel più breve tempo possibile serve un pilota abituato alle condizioni difficili, per lei che in nel combattimento in acqua è la migliore sarà uno scherzo-

-essia … ora pensiamo a come darle copertura-

-potremmo usare il trucco della cortina fumogena, che ne dici?- propose Tetsuya.

-mi sembra la soluzione più logica … lanceremo le cariche da qui-

-no, Actarus, ci penseranno Alpha e Omega-

-non ti seguo, padre-

-al primo attacco ci si comporterà come fatto finora con la sola differenza che Alpha e Omega ad un certo punto fingeranno di essere colpiti in modo da liberare la cortina e lasciare campo libero ad Alpha per il piazzamento delle microspie- rispose dando una boccata alla sua pipa.

-ottimo, faremo così- il re si alzò in piedi –potete ritirarvi, signori-

Tutti s’inchinarono e silenziosamente abbandonarono la sala ad esclusione del gruppo di terrestri.

-non sarà troppo pericoloso per Venusia?- chiese Maria a Proctor

-un po’ di rischio c’è, ma saprà cavarsela-

-padre, che potenza darai ai segnalatori?-

-in frequenza medio-bassa per non essere scoperti … almeno non nell’immediato … c’è un laboratorio dove poter provare?-

-si, Nebius, fai loro strada-

-subito Duke-

*****

Nel grande salone l'unico tavolo chiassoso era quello dei terrestri.

-vorresti essere lì con loro, vero?-

-perchè tu no, sorella?-

-sai … finora non mi ero resa conto di quanto mi mancassero i nostri pasti chiassosi alla mensa del centro di ricerche, invece...-

-ti capisco benissimo...-

-emm chiedo scusa-

-dimmi, Nebius-

-dunque Duke … sì insomma … i nobili si lamentano per i modi coloriti dei vostri amici-

-a noi non danno fastidio, anzi, allentano la tensione-

-vuoi che riferisco questo?- chiese con stupore.

-sarebbe da fare … no di loro così “se trovano troppo disdicevole il comportamento degli ospiti possono consumare i pasti nelle loro stanze, così ordina il re!”-

-come ordini- rispose allontanandosi.

-scommettiamo che indovino chi ha sporto lamentela?-

-il barone Ancor, Maria, senza dubbio-

Ovunque regnava un silenzio quasi irreale, il tipico silenzio della calma prima della tempesta.

Dal balcone dei suo appartamenti diede uno sguardo d’insieme, tutt’attorno i soldati montavano di guardia dalle navette di supporto e da quelle più grosse da battaglia si alzava un alone di calore a ricordare che i motori erano in sdand-by pronti a passare ai massimi giri.

Un fruscio dall’interno gli ricordò di non essere solo, Venusia dormiva profondamente, la simulazione per il piazzamento delle microspie ripetuta più e più volte l’aveva stancata parecchio, salutò un soldato che si era accorto di lui prima di rientrare e coricarsi.

La giornata iniziò in maniera piuttosto movimentata, Limien, la figlia del barone Ancor voleva fare un giro su uno dei velivoli dei terrestri, Koji e Tetsuya non volendo certo perdere l’occasione di mettersi in mostra si proposero subito come accompagnatori anche perché la ragazza era piuttosto carina e con un fisico simile a Jun.

-non sia mai! Mia figlia è in età da marito e non andrà di certo da sola in giro con un uomo!-

-ma padre, è solo un breve giro attorno al castello-

-assolutamente no! Non voglio che la tua reputazione venga messa in dubbio!-

-barone, se non avete nulla in contrario, vostra figlia può volare con me- propose Venusia avendo sentito la discussione mentre si avvicinava al gruppo.

-a patto che vi siate solo voi a bordo!-

-barone, vi ricordo che siamo in guerra e per tale ragione ogni pilota deve restare nei pressi del proprio velivolo!- precisò la ragazza sentendosi offesa.

-e va bene, Limien, permesso concesso-

-oh grazie, padre, vado subito a cambiarmi- rispose correndo via.

-Venusia, sappiate che vi ritengo responsabile della sicurezza di mia figlia!-

-non serve che vi ricordi che se siete qui è grazie a me, vero? … sono a bordo di Alpha- disse seccamente allontanandosi.

Preso posto in plancia tra un imprecazione e l’altra iniziò le operazione di verifica e accensione.

-guarda che così ti riempi di rughe-

-fai presto a dirlo, mica ha offeso te!-

Una mano si allungò sulla consolle premendo un tasto, il sedile si girò e Actarus posò ambedue le mani sui braccioli guardandola.

-è come se l’avesse fatto, piuttosto, non fare manovre strane-

-scherzi? Non ho nessuna voglia di ripulire tutto qui dentro- rispose scherzosamente.

Un segnale acustico avvisò dell’arrivo di Limien interrompendo il loro bacio.

-eccola- Venusia tornò ai comandi per far scendere la piattaforma d’imbarco –dove ti trovo dopo?- alla domanda non ricevette rispota, il ragazzo era svanito nel nulla.

Con grande piacere del pilota, Limien, non fece alcuna domanda sui vari strumenti di bordo, Venusia ignorava che la sua passeggera aveva studiato la cosa nei minimi particolare per poterla osservare da vicino perché le sue domestiche personali le avevano riferito che, parlando con quelle del re, avevano saputo che la terrestre passava la notte proprio negli appartamenti reali e voleva capire cosa ci trovasse sua maestà in una donna così sgraziata e dai modi quasi maschili.

-il giro attorno al palazzo è terminato, ora ci spostiamo verso il lago-

-si, vi ringrazio-

Stavano sorvolando lo specchio d’acqua quando scattò il segnale d’allarme seguito dalla comparsa di svariati minidischi che iniziarono a sparare loro contro.

==Venusia rientrate subito!== ordinò il barone via radio.

-non posso, sono troppi sarei un bersaglio facile!-

==resisti, stiamo arrivando!==

-ricevuto Actarus!-

-e io cosa faccio!?-

-stringi bene le cinture e non gridare!-

-e se mi viene?-

-mettiti la sciarpa tra i denti!-

In brevissimo tempo lo scontro divenne serrato e fecero la loro comparsa le tanto attese ammiraglie di Vega.

==Goldrake a squadra, procediamo come da piano==

==ricevuto!==

Fu la risposta in coro.

Come stabilito i due Mazinga si staccarono dalla formazione seguiti da Alpha e Omega e puntarono verso le ammiraglie, giunti alla quota designata i due caccia scattarono.

Omega simulò di essere colpito e librò la nube di fumo mentre Alpha iniziava a sparare le microspie.

==Venusia, ritirata‼‼==

Actarus ebbe la visione di una cella, ma il grido giunse in ritardo, una delle ammiraglie azionò delle potenti ventole che fecero dissolvere la nube, a nulla valse la manovra acrobatica di Alpha.

*****

Aprì gli occhi sentendosi strattonare, un forte mal di testa le ricordò quanto accaduto.

-stupida idiota, il casco si deve sempre allacciare!- disse con rabbia in direzione di Limien.

-scusa, ma come puoi notare siamo al sicuro dentro l’hangar!-

-peccato che sia una nave nemica, cretina!-

-terrestre esigo rispetto!-

-ma quale rispetto, per colpa tua siamo prigioniere!- rispose scansandola via e andando ad aprire uno dei tanti vani laterali della cabina da dove estrasse un fucile, la cintura multi tasche a cui agganciò alcune granate dei caricatori di riserva un kit medico e delle micro cariche che nascose nei tacchi degli stivali.

-vieni dobbiamo uscire da qui-

-per fare?

-cercare di capire dove siamo e comunicarlo a Fleed-

-perché questo coso si è rotto?-

-questo “coso” si chiama Alpha e non è rotto, per uscire potrei benissimo aprire un varco in quelle paratie, ma non spendo dove siamo non voglio trovarmi nello spazio! … sai sparare?-

-io sono una signora, non uso armi!-

-a posto siamo! … stammi dietro e vedi di non perderti-

-con credi di avere a che fare?-

-te l’ho già detto, con una cretina! E ora zitta e parla solo se vedi un nemico!-

Pochi passi nel buio e l’hangar si illuminò a giorno mostrando che non erano per nulla sole, erano circondate da almeno quaranta soldati e da lui, Noram, il signore di Vega copia identica del padre solo più giovane.

Venusia imbracciò subito il fucile,

-degna della tua fama , terrestre-esordì

-e così ci conosciamo, Noram-

-vedo che anche se in minoranza non perdi la tua grinta-

-sono la baronessa Limien di Fleed, ed esigo di essere trattata come il mio rango richiede!-

-veramente per me vali meno del nulla … è la terrestre che voglio-

-re Noram, sappiate che mi ritengo offesa!-

-Limien smettila non sei a palazzo con le tue sciocche amiche! E comunque io ho un nome!-

-lo so benissimo, Venusia, mio padre ha lasciato un rapporto dettagliato su di te e sui tuoi compagni-

-allora taglia corto e dimmi cosa vuoi-

-Fleed e tutte le sue ricchezze, solo che non farò gli stessi errori di mio padre-

-per come la vedo io ti stai comportando nell’identico modo-

-e qui ti sbagli … il suo piano prevedeva che dopo il matrimonio di Duke con mia sorella io entrassi a corte e conquistassi il cuore della principessa Maria-

-e poi?-

-cosa vuoi che ti dica, un incidente di caccia può capitare a chiunque e due donne sole e sconvolte dal dolore non sono di certo in grado di governare nel giusto modo, solo che-

-Vega non ebbe la pazienza di aspettare-

-esatto! Ma il mio piano è migliore … farò mia la regina di Duke!-

-errore, le tue spie ti hanno informato male, sua altezza non è sposato!-

-ti sbagli baronessa, non lo è sulle carte … ma nello spirito sì, e da molto tempo … o mi sbaglio terrestre?-

*****

Nella sala comandi di Fleed era in corso una frenetico lavoro di ricerca.

-allora Jun?-

-ancora niente, Actarus, mi spiace-

-sono ore che stai cercando! Possibile che non riesci a trovare Alpha!?- rispose con rabbia.

Jun scattò in piedi e lo guardò dritto negli occhi gelida –per tua informazione, siamo tutti preoccupati per Venusia, il fatto che sia la tua donna non ti da diritto di trattare male gli altri, chiaro!?-

Chie era presente realizzò che le voci che giravano per palazzo in quei giorni erano fondate e non solo dei pettegolezzi da comari.

-scusami ho perso la testa, il fatto è che mi sento in colpa per non averla fermata in tempo-

-non darti pena, la troveremo- Proctor gli posò una mano sulla spalla.

-grazie, padre-

-e non scordarti che è figlia del tuo ministro di scienze!-

La battuta di Rigel fece ridere tutti allentando la tensione.

-ora torniamo al lavoro!- incitò il re

-questo è l’Actarus che conosco!- aggiunse Jun con un sorriso.

*****

Chiuse in una stanza da letto, Limien, ripensava a quanto aveva udito pocanzi, ancora non le sembrava vero che quella donna potesse essere la prescelta per diventare regina di Fleed, si mise ad osservare Venusia che picchiettava con i pugni sulla parete attorno alla porta d’ingresso e in quel momento capì il perché della scelta del suo re.

Nonostante la terrestre avesse delle profonde occhiaie, segno che la botta ricevuta era stata molto forte e che ancora la facesse soffrire stava facendo qualcosa per tirarle fuori da quella prigione.

-Venusia … ti chiedo scusa, per la mia stupida gelosia ci troviamo in questo pasticcio-

-e invece devo ringraziarti-

-e per cosa?-

-primo per avermi chiamato per nome, secondo perché grazie a te ora possiamo vincere la guerra-

-in che modo?-

-da Fleed staranno sicuramente cercando il segnale di Alpha, che a differenza delle microspie è molto più potente … trovato!- esclamò dando un colpo più forte.

-cosa?-

-il quadro comandi … ora non devo fare altro che far saltare questa porzione di parete e collegare i fili per far aprire la porta-

-e ne sei capace?-

-figurati! Mi sono già trovata in una situazione simile-

-e per i soldati come facciamo? Hanno preso la tua cintura-

-ma non quello che ho nascosto negli stivali … riparati la testa!-

-subito!-

Pochi istanti dopo Venusia era nel corridoio, per sua fortuna c’erano solo tre soldati, uno di loro era tramortito a terra e ne approfittò per sottrargli l’arma con cui colpì a morte gli altri due.

Recuperata Limien iniziarono a percorrere al contrario la strada fatta in modo da ritornare all’hangar dov’era tenuto Alpha, ma si trovarono la strada sbarrata da parecchi soldati, poi vi fu un boato l’astronave tremò e si riempì di fumo.

Quando riaprì gli occhi ebbe l’impressione di trovarsi in un luogo famigliare, ma le serviva la conferma che lo fosse.

-oh, vi siete svegliata finalmente!- disse il medico reale.

-dove mi trovo?-

-che domande, su Fleed! Sua altezza e i vostri amici vi hanno trovato appena in tempo!-

-la flotta di Vega?-

-annientata definitivamente!-

-in che ala del palazzo siamo?-

-non vedete che sono gli appartamenti reali … non capisco il senso di questa domanda-

-era un verifica, dottore, per capire di non essere ancora in mano al nemico … potete andare, rimango io, se serve vi faccio chiamare-

-altezza … come ordinate, altezza-

-milady-

-grazie ancora, dottore-

Actarus accompagnò fuori il medico e prese consiglio sul da farsi in caso di bisogno.

-guarda che non sono mica moribonda- disse vedendolo tornare.

-acidella, allora stai meglio!-

-non proprio, sono ancora un po’ rintronata-

-stavolta hai rischiato grosso, ero davvero in pena-

-sì me la sono vista brutta, ma per fortuna è finita al meglio … Limien, come sta?-

-provata, ma tranquilla che tempo pochi giorni e le passa … piuttosto, vedi di rimetterti in fretta che ci aspetta una grande festa-

-per la vittoria?-

-no … per il nostro matrimonio-
Della squadra partita rientrarono tutti sulla Terra, tutti tranne Rigel Venusia e Mizar … o meglio il ministro di scienze Rigailen ed i figli Isaima e Mizar.

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Edited by LU1980 - 16/9/2013, 18:50
 
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