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GUNDAM CONTEST FANfic: Aster
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GUNDAM CONTEST FANfic: Aster

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icon14  view post Posted on 8/3/2009, 15:59     +1   -1
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QUEST'OPERA E' A CURA DI
ASTER



QUOTE
LA NUDA VERITÀ

Esci dalla mia vita, si disse Scia.
Tolse finalmente la maschera con cui per anni aveva occultato le sue fattezze: basta con le bugie, basta con la faccenda del viso deturpato, basta con le finzioni… d’ora in poi, lui avrebbe affrontato la realtà a volto scoperto. Niente più menzogne nella sua esistenza. Gli Zabi erano stati definitivamente spazzati via, l’onore era salvo, papà era stato vendicato. Se Zeon avesse pure vinto la guerra, sarebbe stato perfetto; disgraziatamente non si può avere tutto, ma il segreto della felicità è sapersi accontentare, e in quel momento lui era ben deciso ad essere felice. Almeno per ora.
In ogni caso, il non dover più tenere quell’affare sul viso era già un bel cambiamento in meglio.
Con un sorriso soddisfatto, Scia si guardò in uno specchio: vide un volto giovane, attraente. Con quel viso scoperto avrebbe affrontato il futuro, con quei lineamenti finalmente liberi dalla maschera quella sera avrebbe partecipato alla grande festa in suo onore.


Impettito, elegantissimo, il viso che finalmente affrontava il mondo restando scoperto, Scia si diresse con passo deciso verso l’ingresso; sulla porta, un vasto usciere dall’uniforme tutta galloni si fece avanti: – Un momento, signore.
– Ecco il mio invito – con un ampio gesto, Scia gli porse il rettangolo di cartoncino.
L’usciere tossicchiò: – Grazie, signore, ma…
– È tutto in regola, no? – Scia fece per entrare, ma i molti galloni dell’usciere continuavano a frapporsi tra lui e l’ingresso del salone.
– Sì, signore, l’invito è in perfetta regola – rispose l’usciere, che continuava a riempire con la sua ampia massa la porta d’ingresso. Dall’interno, voci, risate, musica: la festa era iniziata. Un gradevole profumino annunciava che i rinfreschi stavano per l’appunto venendo serviti.
– Allora? – chiese Scia – Posso entrare?
– Veramente, signore… – l’usciere tacque, imbarazzato.
Tacitando i brontolii che provenivano dal suo stomaco desolatamente vuoto, Scia si permise un sorrisetto: – Capisco… non sei sicuro della mia identità. Sono il maggiore Scia, e suppongo anche di essere l’ospite d’onore di questo ricevimento che è stato dato per festeggiare la caduta degli Zabi; per cui, se tu volessi farti da parte…
Il portiere sospirò: – Non posso farlo, signore. Ho avuto ordini severi.
Scia cominciò a spazientirsi: non amava certo l’atteggiamento lei non sa chi sono io, ma come diceva un antico proverbio terrestre, “quando ci vuole, ci vuole”: – Capisco che tu faccia fatica a riconoscermi, uomo, ma t’assicuro che sono davvero il maggiore Scia Aznabul… o Casbal Rem Daikun, se preferisci! Se proprio ci tieni, puoi identificarmi attraverso le impronte digitali, o della retina, o le vibrazioni della voce, o…
– No, no – rispose conciliante il portiere – So benissimo chi siete, Maggiore. Vi ho riconosciuto subito.
– Bene – Scia parlava con il tono perfettamente calmo di chi sta per perdere le staffe e dare il via ai ruggiti – Se sai chi sono io, allora sai anche che là dentro mi aspettano, visto che guardacaso la festa è in mio onore. Vuoi toglierti finalmente di torno e farmi passare, una buona volta?
Il portiere chinò la testa e sospirò nuovamente: – Signore… non posso. Non posso proprio.
Scia trattenne a fatica l’ululato selvaggio che stava per salirgli alle labbra; con gli ultimi, scarsissimi residui di pazienza che ancora gli restavano, si sforzò di parlare con il tono più calmo e ragionevole che poté trovare: – Sentimi bene, tu: dopo anni e anni di paziente lavoro, sono riuscito a far fuori tutti gli Zabi, dal primo all’ultimo: finalmente ho vendicato papà. Vengo qui su Axis. Viene data una grande festa in mio onore. Mi lavo collo e orecchie come un bravo bambino. Mi lucido gli stivali, mi metto la mia uniforme di gala, arrivo con il regolamentare ritardo tipico dell’ospite d’onore. L’invito è regolare. Tu stesso sai che io sono io.
L’usciere spostò nervosamente da un piede all’altro il proprio considerevole peso: – Sì, signore.
– Bene. Allora, per favore, dimmi: perché non vuoi farmi entrare? Perché, maledetto te?
L’usciere si strinse nelle ampie spalle, con la punta del piede raschiò un imprecisato punto del pavimento: – Perché, signore… questa è una festa in maschera.

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